La Santa Cecilia — Ice El Hielo

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LETRA:

Eva pasando el trapo sobre la mesa, 
Ella esta mirando que todo brille como una perla. 
Cuando llegue la patrona, que no se vuelva quejar. 
… No sea cosa que la acuse de ilegal. 

José atiende los jardines, parecen de Disneyland 
Maneja una troca vieja sin la licencia. 
No importa si era taxista allá en su tierra natal 
Eso no cuenta para el Tío Sam.  (altro…)


La Colombia marcia per la pace e la giustizia sociale

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di Annalisa Melandri — in esclusiva per L’Indro - 12 Aprile 2013

Massivo sostegno  alla pace”, così ‘El Tiempo’, il principale quotidiano colombiano, ha aperto la sua edizione online del pomeriggio del  9 aprile scorso, raccontando la manifestazione che si stava svolgendo in quelle stesse ore a Bogotá in appoggio ai  dialoghi  di pace per la soluzione pacifica del conflitto armato che sono in corso in questi mesi a l’Avana, Cuba, tra il governo colombiano e la guerriglia delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia – Esercito del Popolo (FARC-EP).

La manifestazione ha inoltre anche commemorato il 65° anniversario dell’omicidio del leader liberale Jorge Eliécer Gaitán, allora candidato  alla presidenza della Repubblica, avvenuto il 9 aprile 1948, che scatenò il Bogotazo e  che dette (altro…)


Breve Historia de Colombia: 7 de abril 1948 — 9 de abril 2013

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Víctor Polay Campos: “Sul banco degli accusati. Terrorista o ribelle?” (Il libro– Capitolo II)

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Qui parlavamo della decisione di pubblicare il libro di Víctor Polay Campos a puntate inquesto sito.

INDICE /Dedica /Prologo /In memoria /Introduzione

Capitolo I

Capitolo III

Capitolo IV 

Capitolo V

Capitolo VI

 

CAPITOLO 2 

DA YANAMAYO AL CALLAO

Tutta la stampa della capitale diede la notizia del nostro trasferimento da Yanamayo (Puno) a Lima. Tuttavia l’ossequiosità e il servilismo alla dittatura di alcuni giornalisti li portò a scrivere che avevamo fatto gesti osceni e avevamo mostrato il didietro durante lo show che Fujimori aveva preparato al nostro arrivo all’aeroporto del Callao. Ciò che successe è che, siccome eravamo ammanettati con le mani dietro, avevamo dovuto voltarci perché i giornalisti potessero osservare che facevamo la V della vittoria con le dita. Come è noto, la V è un simbolo dell’MRTA. Questi giornalisti “obiettivi” trasformarono un atto di dignità e ribellione in gesti osceni. Smentendo la versione del giornalista de La República, il quotidiano conservatore di Parigi-Francia “Le Figaro” scrisse nella sua edizione di mercoledì 28 aprile 1993 al piè di una nostra foto : (altro…)


Víctor Polay Campos: “Sul banco degli accusati. Terrorista o ribelle?” (Il libro– Capitolo I)

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Qui parlavamo della decisione di pubblicare il libro di Víctor Polay Campos a puntate in questo sito.

INDICE /Dedica /Prologo /In memoria /Introduzione

Capitolo II

Capitolo III

Capitolo IV 

Capitolo V 

 

CAPITOLO  1

FARSA DI PROCESSO

 

Sentenza del Tribunale senza Volto 

Nel Carcere di Yanamayo, a 4.000 metri sul livello del mare, dove mi trovavo recluso dal luglio del 1992, si costruì, per giudicarci, una Sala di Udienze, consistente in un piccolo recinto, diviso in due da un grande specchio, che permetteva di vedere solo da un lato – quello dei giudici – e un apparato di distorsione della voce che emetteva suoni che sembravano prodotti da un robot della Guerra delle Galassie. In questo luogo surreale fummo sottoposti a una parodia di giudizio da parte di “giudici senza volto” che durò due giorni. Il primo per l’accusa e il secondo per l’allegato della difesa e per la sentenza. Non ci furono interrogatorio, presentazione di prove, partecipazione di testimoni, lettura di fascicoli, né nulla che somigli a un processo normale. 

La piccola sala fu riempita per due giorni da un pubblico molto particolare, composto  da capi di polizia e militari, che assistettero per non perdersi lo “storico spettacolo”.

Come fatto inaudito, degno di Ripley, nella stessa Sala di Udienze, dove in teoria avrebbe dovuto amministrarsi la giustizia, fui sottoposto a tortura insieme al mio coaccusato Peter Cárdenas, con percosse e scariche elettriche, e alla fine del secondo giorno di udienza fummo filmati con vestiti a strisce.

A quanto pare agli impiegati di Fujimori non piacque per niente il nostro rifiuto a pentirci e a sottometterci alla dittatura. Dopo poco tempo, per terminare il lavoro, la polizia arrestò il mio avvocato difensore e lo accusò di “tradimento alla patria”. (altro…)


Il mondo sarà una grande striscia di Gaza?

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Il gesto scellerato compiuto dai due terroristi ceceni negli Stati Uniti -  e terroristi sono, sia che abbiano agito come pazzi solitari, sia che lo abbiano fatto  nell’ambito di un progetto più grande — avrà conseguenze nefaste per il già delicato equilibrio psicofisico del paese.  Il paziente era in fase di recupero,  una lunga e sofferta convalescenza dopo quanto accaduto l’11 settembre del 2001.

Gli Stati Uniti si chiuderanno ancora di più in se stessi,  nella convinzione di doversi proteggere da pericoli esterni sempre più grandi e più terribili. Aumenterà la loro convinzione  di essere un paese eletto, sotto continuo attacco delle forze del Male. Obama, che aveva resistito a farlo, si sentirà,  come già faceva il suo predecessore,  spinto da  “investitura divina” a combattere la sua personale crociata contro il demonio integralista, qualsiasi forma esso assuma. (altro…)


“¡Viva las Mariposas!”

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Con immenso piacere segnalo:

Domenica 28 aprile 2013 ore 21.00
Cinema Teatro Dorico — Ancona

Compagnia Marivò e Associazione culturale Ubiqua
presentano
Liberamente tratto da “In the Time of the Butterflies” di Julia Alvarez

di Laura Bastianelli, Elena Bellu, Susanna Mobili

“¡Viva las Mariposas!”

Regia: Laura De Carlo

con:
Laura Bastianelli
Elena Bellu
Susanna Mobili

Tecnico audio-luci:
Marrico Rocchi

Servi di scena:
Michele Grilli, Riccardo Stecconi

Trama:
La bellezza, la vivacità e l’indomabile fragilità delle quattro sorelle Mirabal — passate alla storia come le eroine della lotta di liberazione dominicana contro la terribile dittatura del generale Trujillo, e ancora oggi celebrate in tutto il mondo nella Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne — avevano guadagnato loro il nome di battaglia di las mariposas, le farfalle. Nate in una famiglia benestante e colta, le quattro ragazze rimasero sempre legate da un affetto complesso e profondo, nonostante le notevoli diversità d’indole e destino; la ribelle Minerva sceglie giovanissima di frequentare la facoltà di giurisprudenza per poter diventare l’avvocato degli oppressi, Patria la devota arriva alla guerriglia per le vie imperscrutabili della fede religiosa, la frivola e romantica Mate s’impegna nella causa per amore, mentre Dedè, l’unica sopravvissuta e la meno incline all’impegno politico e alla rivolta, narrando molti anni dopo la loro polifonica storia, si riunisce finalmente e senza riserve alle sorelle.

Note di Regia:
L’esigenza di mettere in scena questo spettacolo nasce dal desiderio di riflettere sui regimi totalitari e su quegli aspetti che li caratterizzano e che troppo spesso fanno capolino in paesi democratici. Così, il controllo dei mezzi d’informazione, la propaganda, lo svilimento della figura della donna ricorrono pericolosamente in luoghi, epoche e culture anche profondamente diversi tra loro.
Fortunatamente, però, quando le persone ordinarie si trovano a vivere capitoli straordinariamente bui della storia, sono portate ad agire in maniera straordinariamente luminosa. È nel desiderio di recuperare una serena quotidianità che viene trovata la forza per affrontare i pericoli e i drammi di una rivoluzione.
Così accade per le quattro sorelle Mirabal, nome di battaglia Mariposas. Nella quotidianità e per difendere la quotidianità, Patria, Minerva, Mate e Dedè diventano eroine della Repubblica Dominicana.
In contrasto impietoso con l’espropriazione dei beni a favore del dittatore, l’abuso organizzato e sistematico delle ragazzine, le misteriose sparizioni degli oppositori, le torture, le uccisioni spiccano il sole cocente dell’isola caraibica, gli scherzi tra sorelle, il merengue, l’allegria, i colori vivaci, i sapori dolci.
Al centro dello spettacolo la vita di queste donne comuni: gli amori, i figli, le risate, la religione, la rivoluzione. Una rappresentazione che restituisca la complessità tridimensionale alle quattro donne nelle loro molteplici sfaccettature, umori, idee, sentimenti, salvandole dal rischio di venire appiattite nell’iconografia di eroine rivoluzionarie.
Laura De Carlo

Posto unico € 8
per info e prenotazioni: infoatubiquazdotit — 392.7353468


Venezuela al voto: intervista a Marcelo Colussi

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Intervista a Marcelo Colussi, analista politico italo-argentino

di Annalisa Melandri in esclusiva per l’Indro — 10 aprile 2013

In caso di vittoria del’Opposizione, i rapporti con Cuba e il processo di integrazione con l’Alba subiranno un cambio di rotta

Sebbene la campagna elettorale in vista delle elezioni di domenica prossima, 14 aprile, in Venezuela sia formalmente iniziata solo lo scorso 2 aprile, questa effettivamente  aveva preso avvio già poche ore dopo la morte del presidente Hugo Chávez, avvenuta il 5  marzo.

Per i venezuelani sarà il terzo appuntamento elettorale in poco meno di un anno, caratterizzato questa volta dall’assenza, per lo meno sul piano  fisico,  del leader della Rivoluzione Bolivariana, Hugo Chávez Frías.

Sono state settimane intensissime queste, sia per Nicolás Maduro, il candidato ufficiale del ‘chavismo’ ma anche presidente in carica, il “figlio di Chávez” com egli stesso si definisce, sia per Enrique Capriles Radonsky, il candidato dell’opposizione, riuniti nella Mesa de Unidad Democrática (MUD).

Quello che distingue questa campagna elettorale, e non poteva essere diversamente dal momento che è iniziata sull’onda del dolore e della commozione popolare per la morte del presidente, è sicuramente la forte connotazione spirituale , con unaspiccata impronta religiosa venata di sincretismo, che ha assunto. Inevitabilmente, viste le circostanze e visto il paese, il Venezuela, dove il cattolicesimo si inserisce e si fonde quotidianamente con elementi di religioni diverse. (altro…)


Javier Couso: La guerra non vuole spettatori

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di Annalisa Melandri

per il manifesto – 16 gennaio 2013

José Couso morì l’8 aprile del 2003 a Baghdad, in seguito all’attacco di un blindato statunitense contro l’Hotel Palestine, dove in quel momento alloggiava la gran parte della stampa internazionale.

Aveva 38 anni, era sposato con due figli e quel giorno, dal balcone del 14°piano dell’hotel insieme ad altri colleghi, stava seguendo i preparativi per l’imminente invasione della città da parte delle truppe statunitensi, dopo tre settimane appena dall’inizio dell’invasione in Iraq. Era operatore della televisione spagnola Tele5, con lui morì anche il cameraman ucraino della Reuters, Taras Protsiuk, che si trovava sul balcone del piano superiore.

Il 9 aprile, il giorno successivo all’attacco contro il Palestine e contro altre sedi della stampa indipendente, non controllata dal Pentagono, l’esercito statunitense occupò Baghdad, senza immagini in diretta. L’unica immagine che la comunità internazionale vedrà di quel giorno sarà quella della statua di Saddam Hussein che viene tirata giù dagli iracheni.

Javier Couso è il fratello di José. Giornalista come lui, dal giorno della sua morte sta portando avanti una strenua battaglia per avere giustizia per la morte di José.

In questa intervista ce la racconta e ci spiega a che punto sono le indagini.

 

Javier, sono passati ormai dieci anni dall’assassinio di tuo fratello José a Baghdad; tu e la tua famiglia li avete trascorsi nella ricerca di giustizia. A che punto è il caso oggi?  (altro…)


Morbo di Chagas, una malattia “dimenticata”

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Tre ricercatori  argentini hanno sviluppato un prototipo di vaccino orale per la malattia (o morbo) di Chagas, endemica in America latina, presente in 21 paesi. È conosciuta anche come  ‘l’Aids dei poveri’.

Si tratta del  biochimico Christian Magni, della dottoressa Ana Rosa Pérez e del  biologo Iván Marcipar che hanno ottenuto per questa loro scoperta, oltre a un finanziamento di 820mila pesos argentini (oltre  160mila dollari) dal  laboratorio francese Senofi, anche un premio dal Consiglio Nazionale delle Ricerche Scientifiche e Tecniche (CONICET), in quanto il progetto rappresenta “un progresso scientifico destinato a combattere le così dette malattie dimenticate”, “orfane” o neglette, come viene appunto considerata spesso la malattia di Chagas.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità a livello mondiale circa 10 milioni di persone hanno contratto il morbo, e sono localizzate  soprattutto in America latina; di queste circa due o tre milioni sono i malati cronici. Oltre 25 milioni di persone nel mondo sono a rischio. Nel  2008 il morbo ha ucciso oltre 10mila persone. (altro…)


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