Víctor Polay Campos: “Sul banco degli accusati. Terrorista o ribelle?” (Il libro– Capitolo III)

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Qui parlavamo della decisione di pubblicare il libro di Víctor Polay Campos a puntate in questo sito.

INDICE /Dedica /Prologo /In memoria /Introduzione

Capitolo I

Capitolo II 

Capitolo IV

Capitolo V

Capitolo VI

CAPITOLO III

A NEMESI

“Nemesi” è il nome della dea greca della vendetta. Con questo appellativo la dittatura battezzò il centro di reclusione della Base Navale. Il suo obiettivo era intimorirci e renderci ancora più indifesi. Quando  arrivammo in questa prigione non sapevamo ancora che avremmo passato gran parte della nostra vita sotto il manto del silenzio e dell’isolamento in un regime di detenzione inumano.

Che succede con Polay?

Manuel D’Ornellas

 

Sull’Expreso, 14 ottobre 1993

Manuel D’Ornellas, riconosciuto uomo di stampa, fu editorialista del quotidiano Expreso per lunghi anni e referente importante della stampa nel nostro Paese. Rappresentava senza alcun dubbio un’opinione rilevante e senza sospetti di simpatie o vincoli con le organizzazioni armate e, al di là delle discrepanze, sapeva essere rispettoso con l’avversario che secondo lui meritava questo trattamento.

Riproduciamo questo articolo per compararlo con l’attuale atteggiamento dell’Expreso, che sta seguendo una linea politica giornalistica che propugna l’odio eterno e la divisione dei peruviani.

Molta gente che contempla attonita la caduta personale di Abimael Guzmán si chiede quale sarà l’attuale atteggiamento del suo omologo del MRTA, Víctor Polay Campos: anche lui si dedicherà a scrivere lettere condiscendenti come quelle quasi striscianti che è andato producendo l’ex “Presidente Gonzalo”?

Le informazioni di cui disponiamo indicano che no, assolutamente. Polay sta resistendo con maggiore stoicismo di Guzmán alla reclusione nello stesso carcere del Callao, sottopoto a condizioni carcerarie altrettanto rigorose di quelle imposte al dirigente senderista per meno tempo.

Polay non ha ceduto come ha fatto Guzmán, il quale – qualcuno ha ancora dubbi?- con le sue letture epistolari, sta negoziando un trattamento migliore nel carcere sotterraneo. Polay è un uomo di azione diretta, Guzmán un terrorista da salone, whisky e televisore a colori. L’uno si sbaglia come l’altro ma è fatto di fibra più resistente.

Per questo il governo del presidente Fujimori non ha potuto esibire il dirigente emmerretista, sebbene possa vantarsi, basandosi sui fatti, che il movimento di Polay sia stato virtualmente smantellato. Probabilmente per la sua obsolescenza ideologica: l’MRTA è calco e copia dei diversi movimenti guerriglieri che sorsero come funghi velenosi per tutta l’America Latina negli anni Sessanta e Settanta; non si può negare, al contrario, che ci sia una certa originalità concettuale nel “pensiero Gonzalo”.

Lo Stato peruviano è riuscito a piegare intellettualmente Abimael Guzmán. Meno male. Ma non è riuscito ancora a sottomettere mentalmente Víctor Polay Campos. Bene anche questo, perché l’integrità morale è sempre encomiabile.

E’ importante ricordarlo, adesso che si corre il serio pericolo di trasformare Guzmán, per imperativi tattici, in un personaggio quanto meno degno di essere ascoltato con attenzione, dimenticando che probabilmente è il più grande assassino della storia del Perù; direttamente responsabile di milioni di morti e che per di più, come si è saputo più tardi, si divertiva guardando i video di attentati cruenti come quelli di Tarata.

D’altra parte le lettere e gli interventi pubblici di Guzmán sono mossi fondamentalmente dall’intenzione di eradicare definitivamente il terrorismo comunista. Utilizzarli adeguatamente è, in questo senso, un obbligo ineludibile del regime. Ma senza dimenticare mai né trattare di dissimulare le caratteristiche etiche di quel soggetto.

Nel libro Conversando con el doctor, di Luis Jochamowitz, edizioni El Commercio, vengono riportate alcune dichiarazioni di Vladimiro Montesinos su supposte conversazioni con me. Ciò che è vero è che ci siamo visti una sola volta, l’undici giugno 1993, per quindici minuti e l’unica cosa reale è stata il mio energico rifiuto ad appoggiare la dittatura nonostante le offerte di ricompense e le minacce di fucilazione. Adesso sappiamo che a Montesinos piaceva vantarsi con i suoi invitati, per darsi più importanza; così si spiega che vantasse dialoghi con me. In ogni caso, sembra che il mio atteggiamento fermo rimase registrato nella sua mente perché nella conversazione che abbiamo trascritto dal libro di Jochamowitz non fa che riconoscere il mio chiaro rifiuto a cedere di fronte alla dittatura.

Primi incontri

“E’ un buon uomo, è un tipo (incomprensibile [1]) la prima volta che lo tirai fuori, perché volli fare un lavoro simile a quello svolto con Guzmán, lo utilizzai con (incomprensibile) se riusciva ad avere (incomprensibile) pura sfacciataggine, se ne uscì con la madre, mi disse di tutto per circa venti minuti (incomprensibile), della pressione della dittatura: fra due anni quando ci saranno le elezioni voi sarete per strada ed io sarò fuori.

“Sì, certo, mi disse, io non ricorrerò ad aggettivi (incomprensibile) vuole dialogare o non vuole dialogare. No, con i reazionari non voglio dialogare e, dopo tre mesi, mi disse: voglio dialogare con (incomprensibile) faremo un dialogo, vuole una comunicazione umana rispetto a ciò che è la finestra del mondo e che io dissi: che succede fuori. Noi pensavamo di scambiare idee (incomprensibile) e lui se ne esce con il pregiudizio de Los Molinos (incomprensibile), lei si ricorda de Los Molinos ed io che c’entro con Los Molinos (incomprensibile) con Alan García e che per quello eliminammo López Albújar, e che quella fu la rappresaglia del partito e l’operazione per uccidere López Albújar e questa è la soluzione che meriterete voi.

“Considerate quelle prospettive, perché mi ha chiamato? Per dialogare, se lei dice che mi vuole uccidere. Bene, se un giorno avrà questa opportunità, lo faccia – gli dissi. Io non sono monco – gli dissi.

“Bene, non dichiarerò nulla – mi disse – arrivederci. Non mi dette neanche la mano, mi lasciò così, un poco maleducato, e il giorno del compleanno andai […].

“Allora lei è dogmatico, totalitario (incomprensibile) esposizione retorica e cose di questo genere, però il tipo è rigido, è l’uomo più flessibile, è un uomo che accetta di più il dialogo, è un uomo più esperto e più violento, più (incomprensibile) nonostante che conoscendo come direbbe, speriamo che qualche giorno esca e venga (incomprensibile) sarebbe la maggiore soddisfazione per me, intanto conversiamo.

“Bene, io a mio modo la saluto, è stato un piacere. Speriamo che quello la (incomprensibile) continuare a conversare con lei, per vedere se riesco a convincerla che si sta sbagliando (incomprensibile).

“Si sbagliò o non si sbagliò, come dicono, bene mi dicono, il lungo tempo in cui sono stato qui mi ha fatto riflettere sul fatto che probabilmente la scelta che ho fatto ha potuto essere sbagliata, non dico che sia stata sbagliata, può esserlo stata (incomprensibile) annuncio una possibilità, lo dico senza anticipazioni. Probabilmente quando verrà il prossimo anno (…) cose così”.

(Video 872 e 873: “Riunione Alex-Kouri-Dr.” 28 gennaio 1998)

Dal libro: Vladimiro – Expediente2 “Conversando con el doctor”, Luis Jochamowitz

– Compilatore Impresa Editoriale El Commercio S.A. aprile 2002

 

 

 

Nonostante la Costituzione del 1993 abbia dato origine alla Defensoría del Pueblo e successivamente sia stato eletto il Dr.Jorge Santistevan de Noriega come primo Difensore del Popolo, questa istituzione non fu mai autorizzata a visitarci.

In pratica le leggi della Repubblica non vigevano nella nostra prigione.

Non mandarono nemmeno mai alla Defensoría del Pueblo il regolamento del carcere, perché vi si contemplavano l’utilizzazione di “camicie di forza”, castighi con sospensione di alimenti ecc. e sarebbe stata una conferma da parte delle autorità del fatto che uno dei loro obiettivi era spezzare o fare impazzire i detenuti dell’MRTA perché non ci sottomettevamo alla dittatura.

III Relazione del Difensore del Popolo al Parlamento della Repubblica 1990–2000

Jorge Santistevan de Noriega

6.1. Casi più gravi di non adempimento al dovere di collaborazione.

6.1.1. Impedimento all’ingresso alla base Navale del Callao (pratiche N° 145 e N° 3613–99-DP-ADH-PP).

Dalle investigazioni fatte fino ad ora potremmo segnalare che il regime di vita dei detenuti nella Base Navale del Callao non risulta regolato da norme chiare, situazione che spiegherebbe la negazione delle autorità militari a fornire il regolamento dello Stabilimento Penale della Base Navale. Riteniamo che questa mancanza di normative specifiche sul regime applicabile ai detenuti danneggi il principio di legalità, in quanto l’esecuzione della pena deve essere adeguatamente regolamentata: luogo di compimento, regime penitenziario, doveri e diritti dei detenuti e trattamento penitenziario.

Allo stesso modo la reclusione di civili in carceri o basi militari è discutibile dal punto di vista legale. In effetti l’art. 134 del Codice di Procedura Penale stabilisce che è l’Istituto Nazionale Penitenziario ad essere il responsabile della direzione e del controllo tecnico e amministrativo del Sistema Penitenziario Nazionale. Da ciò si deduce che il compimento della pena di tutti i detenuti del Paese si trovi sotto la sua giurisdizione.

Bisogna aggiungere che le norme riguardanti inizialmente il regime applicabile ai detenuti per terrorismo e tradimento alla patria avevano previsto la creazione di carceri di massima sicurezza, ma non di carceri all’interno di basi militari. D’altra parte, le norme che ampliano la competenza del foro militare per giudicare i civili non gli conferiscono competenza nel controllo dell’esecuzione delle pene dei condannati da detto foro.

La Defensoría del Pueblo considera necessaria la revisione del regime di vita dei detenuti nella Base Navale del Callao, con il fine di introdurre modifiche che diminuiscano i livelli di afflizione dovuti alla privazione della libertà. In tal senso sarebbe conveniente definire un regime di visite settimanali e dirette, aumentare le ore d’aria e permettere l’ingresso di quotidiani, riviste e radio. Tutto ciò finché non si prenda la decisione, che l’istituzione raccomanda, di trasferire tutti i detenuti dalla Base Navale ai centri penitenziari che si trovano sotto il controllo dell’INPE[2].

Quando questa relazione stava per essere conclusa, si è venuti a conoscenza che i detenuti dell’MRTA della Base Navale hanno iniziato un altro sciopero della fame con l’obiettivo di ottenere modifiche del regime penitenziario. Essi chiedono la fine del prolungato isolamento, diritto all’informazione, visite familiari settimanali e modifica della legislazione penitenziaria che viene loro applicata.

Di fronte a questa nuova situazione, il Difensore del Popolo ha sollecitato informazioni sullo stato di salute dei detenuti al dottor Alberto Bustamante Belaunde, Ministro della Giustizia, il che ci permetterebbe di valutare la problematica proposta dagli stessi.

Infine dobbiamo ricordare che, in conformità all’articolo 16 della Legge Organica della Difesa del Popolo, non ci può essere impedita in nessun caso la realizzazione del nostro lavoro di supervisione in nessun centro di detenzione del Paese. Perciò, e in ragione dei gravi atti realizzati sin dall’inizio dai funzionari responsabili dell’investigazione difensiva, abbiamo considerato il presente come il principale atto di inadempimento al dovere di collaborazione, che dobbiamo porre a conoscenza al Parlamento della Repubblica (Vedi capitolo 5)

Inadempimento al dovere di collaborazione

Tenente Generale FAP Óscar Granthon Stagnaro, Presidente del Consiglio Supremo di Giustizia Militare

Numero di pratica Informazione richiesta o atto richiesto Condotta del funzionario
Art. e 3613–99/ DP-ADH-PP E’ stato chiesto di permettere ai funzionari della Defensoría del Pueblo di entrare nella Base Navale del Callao ed avere un colloquio con i detenuti dell’MRTA al fine di verificare lo stato di salute degli stessi. Non ha permesso l’ingresso né l’ottenimento di informazioni sullo stato di salute dei detenuti

 

 

 

Capitano di Vascello AP Augusto Zegarra Oviedo, Capo della Base Navale del Callao

Numero di Pratica Informazione richiesta o atto richiesto Condotta del Funzionario
145–99/ DP-ADH-PP Sono state richieste informazioni sul regime di vita dei detenuti attraverso la consegna del Regolamento dello Stabilimento Penale della Base Navale e sulla destinazione della corrispondenza del detenuto Miguel Rincón Rincón, presumibilmente intercettata dal suo ufficio Risposta insufficiente

 



[1] nel testo in spagnolo viene riportata tra parentesi la parola “ininteligible”

 

[2] INPE: Istituto Nazionale Penitenziario del Perù

 

 

 

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