In Cile gli studenti chiedono un nuovo “paradigma”

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di Annalisa Melandri — in esclusiva per L’Indro — 3 luglio 2013

Sono tornati nuovamente a far parlare di sé gli studenti cileni, in mobilitazione da settimane.  Violente proteste degli studenti delle scuole secondarie e delle università  hanno preceduto le  elezioni primarie per la scelta dei candidati presidenziali che si sono tenute  proprio domenica scorsa.

Tuttavia, quella degli studenti cileni, può definirsi ormai una mobilitazione permanente.  (altro…)


La Bolivia reclama all’Aia l’accesso al mare

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di Annalisa Melandri in esclusiva per L’Indro — 30 aprile 2013

Gli analisti politici considerano che sia di portata “storica”, anche se di esito incerto, la denuncia presentata dalla Bolivia, il 24 aprile scorso, contro il Cile, presso la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia, con lo scopo di recuperare l’accesso al mare perduto con la Guerra del Pacifico (1879–1883).

Sono anni  ormai che la Bolivia sta mettendo sul tavolo del dibattito nazionale, ma anche regionale e infine internazionale, lo spinoso argomento, che considera di vitale importanza per la sua economia. Come conseguenza della  Guerra del Pacifico, conosciuta anche come Guerra del Guano e del Salnitro, combattuta tra il Cile e il Perú e la Bolivia, questi ultimi persero importanti porzioni del loro territorio. Il Perú perse la regione di Tarapacá e la Bolivia perse i porti di Antofagasta e Cobija (circa 400 km. di costa sull’oceano Pacifico) oltre a un importante zona della regione di Antofagasta ricca di risorse naturali, e una porzione della regione di Atacama.

La guerra era iniziata  per ragioni economiche: la regione di Antofagasta era ricchissima di salnitro, conosciuto come ‘oro bianco’ importantissimo per la fabbricazione di polvere da sparo, di guano, fertilizzante naturale prodotto dagli escrementi degli uccelli e di miniere di rame. Le miniere di salnitro di Antofagasta erano sfruttate da compagnie cilene controllate da imprese britanniche.  (altro…)


Salari più alti in Cile

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Il presidente Piñera anticipa la riforma sull’innalzamento del salario minimo, in un paese che non è stato sconvolto dalla crisi mondiale

di Annalisa Melandri — in esclusiva per L’Indro — 13 Marzo 2013

Il presidente del Cile, Sebastián Piñera, ha annunciato domenica scorsa la  proposta di  un disegno di legge al Congresso per l’aumento del salario minimo (pari a circa un 3,63 per cento), che verrà portato a non meno di 200mila pesos, (circa 424 dollari) e per la concessione di un buono per le famiglie  più disagiate.

L’intera operazione economica avrà un costo di 200 milioni di dollari. (altro…)


L’acqua alla fine del mondo

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L’acqua alla fine del mondo” e il nuovo progetto editoriale e giornalistico di Elvira Corona, free lance già autrice di Lavorare senza padroni” viaggio nelle imprese recuperadas d’Argentina — Emi edizioni.

Lo promuove qui tramite il Crowdfounding e manca veramente poco alla sua realizzazione ! E’ importante sostenerlo, visita la pagina per vedere come!!!

Qui di seguito la descrizione:

Reportage in Cile, dall’Aysen all’Atacama a raccogliere le storie delle persone che dovrebbero rinunciare alle loro case, terre, fiumi ea quel paradiso naturale che è la Patagonia, per fare spazio alle dighe che la società HidroAysen (con la partecipazione di Enel) vuole costruire. Scopo dichiarato per la costruzione delle dighe è quello di fornire più energia elettrica al paese, ma sono in molti a dire che l’energia in realtà non è necessaria all’uso civile ma verrà destinata principalmente alle miniere del nord del Cile di proprietà delle multinazionali, dove lavorano anche minatori sfruttati, che ogni giorno mettono a rischio la loro vita per guadagnarsi da vivere. La zona che beneficerebbe maggiormente dell’energia elettrica prodotta è proprio quella del nord, attraversata dal deserto di Atacama. In questa zone si trova la miniera dove rimasero intrappolati i 33 minatori nell’agosto del 2010. Da quando questo megaprogetto è stato reso pubblico, la società civile si è mobilitata per cercare di bloccarlo e a tutt’oggi, in mezzo a una selva di provvedimenti, concessioni, e dubbi coinvolgimenti delle istituzioni i lavori non sono ancora partiti.

Maggiori info qui:

http://www.renovablesverdes.com/aprueban-en-chile-la-construccion-de-mega-proyecto-hidroelectrico/

e qui:

http://www.patagoniasinrepresas.cl/final/

 


Cile: il vertice del popolo mapuche

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Bandera mapuche

I mapuche  da anni chiedono la restituzione di terre che considerano  di loro proprietà ancestrale.

di Annalisa Melandri in esclusiva per L’Indro — 16 gennaio 2013

Inizia proprio oggi, mercoledì 16 gennaio, il vertice mapuche sul cerro (collina) Ñielol, nei pressi di Temuco nel sud del Cile, organizzato dall’associazione Consejo de Todas las Tierras, Consiglio di Tutte le Terre, che raggruppa le  maggiori organizzazioni rappresentanti del popolo mapuche, gli abitanti nativi originari del Cono Sud del continente americano (che vivono attualmente tra Argentina e Cile) e che ha convocato il vertice in seguito alla recrudescenza delle tensioni tra la popolazione indigena  e il governo cileno, nel corso delle quali, a causa di un incendio appiccato in una  proprietà terriera, è morta una coppia di anziani latifondisti.

Nella regione dell’Araucanìa, a circa 700 chilometri a sud della capitale Santiago, nel corso dell’anno appena concluso e dopo un biennio di relativa tranquillità,  si è registrato infatti un considerevole aumento del conflitto sociale che vede scontrarsi,  spesso lasciando dietro di sé morti e feriti,  i  mapuche — soprattutto i settori più radicali riuniti nel Coordinamento Arauco Malleco (CAM) — e i Carabinieri e l’Esercito cileni. (altro…)


Colonia Dignidad, nazismo e impunità in Cile

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Quattro gerarchi ancora alla guida dell’ ex Colonia Dignidad.La setta religiosa di Paul Schäfer responsabile di abusi sui bambini e collaboratrice con la dittatura di Pinochet

Di Annalisa Melandri — in esclusiva per L’Indro *- 21 Dicembre 2012

Due deputati cileni, Lautaro Carmona (Partito Comunista) e Sergio Aguiló (Sinistra Cristiana),  hanno chiesto lo scorso mese di novembre alle autorità del loro paese di porre fine ai benefici dei quali godrebbero quattro cittadini tedeschi, ex dirigenti della tristemente nota Colonia Dignidad, i quali  nonostante siano stati condannati  per sequestro, privazione illegale della libertà, complicità in violenze sessuali contro minori, associazione a delinquere e altri reati finanziari, continuano ad agire pubblicamente come leader della comunità e a promuovere iniziative pubbliche in nome di essa.

La Colonia Dignidad, ribattezzata recentemente come  “complesso turistico” Nuova Villa  Baviera,  è una comunità che si trova nei pressi di Parral, nella regione del Maule, in Cile. Fu fondata  negli anni ’60 da un tedesco, Paul Schäfer Schneider, ex membro della Gioventù Hitleriana e medico della Wehrmachtil quale in Germania dopo la guerra, aveva creato presunte società caritatevoli che si occupavano di bambini. Nel 1961 si rifugiò in Cile (probabilmente aiutato dalla potente organizzazione Odessa) in seguito alle accuse di abusi sessuali su minori. In Cile, insieme ad un nutrito gruppo (circa 300 persone) di tedeschi che erano emigrati con lui,  fondò la Colonia Dignidad, che con il tempo divenne  una vera e propria setta di matrice religiosa, alla guida della quale si assunse come leader e capo indiscusso.  Alcuni dei residenti alla Colonia divennero suoi più stretti collaboratori e complici in tutta la serie infinita di orrori che si commisero all’interno della comunità, altri, la maggior parte, ne divennero  loro malgrado vittime, come i bambini,  dei quali abusò sistematicamente fin dal principio. (altro…)


Cile, indulto per i detenuti stranieri

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122 cittadini peruviani sono stati i primi a fare ritorno in patria. A loro seguiranno altri mille detenuti tra cui anche italiani, spagnoli, israeliani e filippini.
di Annalisa Melandri per L’Indro*
24 ottobre 2012

I primi a uscire dal carcere e a varcare i confini del paese nel quale erano detenuti, il Cile, per ritornare in patria in regime di libertà vigilata, sono stati 122 cittadini peruviani. Lo scorso mese di agosto, alla presenza delle autorità cilene rappresentate dal ministro dell’Interno, Rodrigo Hinzpeter, dal ministro della Giustizia, Teodoro Ribera e dal Direttore Nazionale della Gendarmeria, Luis Masferrer, hanno attraversato la frontiera con il Perú, beneficiando della Legge di Indulto Generale n. 20.588, che era stata approvata all’unanimità dal Congresso, qualche mese prima.

Questa legge rientra nell’ambito della nuova politica penitenziaria, voluta dal governo dell’attuale presidente cileno Sebastián Piñera, di destra, che ha lo scopo di migliorare le condizioni di detenzione nelle carceri del paese e di ridurre l’alto tasso di sovraffollamentodegli stessi, una problematica ormai comune anche a molti paesi europei, l’Italia in testa. (altro…)


Cile: immagini di una rivolta

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Fonte delle foto: The Atlantic

 

 

 


Alfonso Podlech: certificato di impunità made in Italy

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“Su mio padre un processo politico”

Angelo M. D’Addesio — 26 luglio 2011

A due settimane dalla sentenza di assoluzione di Alfonso Podlech, il “piccolo Pinochet”, accusato della sparizione di Omar Venturelli nell’ottobre del ‘73 e centinaia di altri prigionieri, la figlia Maria Paz parla della sentenza e della sua lotta personale contro l’impunità per i torturatori.

D. Quale sensazione ha provato lo scorso 11 luglio quando la 1^ Corte d’Assise di Roma ha pronunciato la sentenza di assoluzione per Alfonso Podlech per tutti i reati attinenti alla sparizione di suo padre Omar Venturelli?

P.V. Sono rimasta autenticamente scioccata perché quando ho ascoltato la sentenza, avendo assistito a tutte le udienze, mi sembrava che quella decisione appartenesse ad un altro procedimento. Sono rimasta immobile e subito dopo mi sono girata verso il pubblico ministero chiedendo “Cosa succede adesso? Viene liberato?” e lui guardandomi negli occhi mi ha detto “Si, è libero per sempre”. Lì ho capito l’ineluttabilità della cosa, al di là di qualsiasi appello, di qualsiasi atto da parte nostra, Podlech sarebbe partito all’indomani per il Cile, libero ed innocente. Tale è stato lo shock, da non potermi muovere concretamente dall’aula. A mente fredda nei giorni successivi, ho provato molta rabbia, ripensando al danno reale e non solo morale ed ideologico che è stato provocato, perché quest’uomo ritornato in Cile può già intimorire i testimoni che sono venuti al processo oltre ad aver ottenuto, da assassino torturatore, un certificato di impunità made in Italy, quindi il “massimo della credibilità”, visto che la decisione è stata emessa addirittura in Europa. (altro…)