Hernando Calvo Ospina: “Stai zitto e respira a fondo”

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E’ con estremo piacere che annuncio  l’uscita in Italia dell’ultimo  libro dello scrittore e giornalista colombiano  Hernando Calvo Ospina: “Stai zitto e  respira a fondo” in cui ricorda e racconta l’esperienza in carcere  in Ecuador negli anni ’80 in cui subisce prima la sparizione forzata e le torture della polizia segreta, e poi il carcere. Una prosa fluida e brillante ne rendono la lettura estremamente gradevole nonostante il tema affrontato. La traduzione è a cura di Stefania Russo e Annalisa Melandri.

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La presentazione sarà il 25 maggio prossimo:

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Hernando Calvo Ospina: “La “pacificazione” in Colombia non si ferma neanche per prendere fiato ”

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di Annalisa Melandri

28/01/2014

Traduzione dallo spagnolo per Tlaxcala di   Francesco Giannatiempo

 

Hernando Calvo Ospina è autore di una dozzina di libri, tra cui “Colombia, laboratorio de embrujos. Democracia y terrorismo de Estado” (“Colombia, laboratorio di stregonerie. Democrazia e terrorismo di Stato”), che tratta della storia del sistema repressivo in questo paese. Di seguito, ci racconta alcune tappe della “tradizione” violenta di uno Stato che mantiene l’immagine democratica.

 

Annalisa Melandri. In America Latina, durante gli anni 70 e 80 la maggior parte dei paesi agonizzavano sotto dittature militari sanguinarie, come nei casi di Cile, Argentina e Uruguay tra gli altri. In Colombia, ad eccezione del Generale Rojas Pinilla che governò tra giugno del 1953 e maggio del 1957 e fu meno repressivo della maggioranza dei governi eletti, non ci sono mai stati né colpi di Stato né giunte  militari in senso stretto. Perché?

Hernando Calvo Ospina. Rileggendo la storia, ci rendiamo conto che in Colombia non è mai esistita una vera democrazia e quasi tutti i governi si sono distinti per le gravi violazioni ai diritti umani. Senza andare troppo indietro nel tempo, si prenda in considerazione il governo di Turbay Ayala (1978–1982), visto che ha avuto fondamentali peculiarità nel contesto repressivo. A un mese dal conferimento, promulgò lo Statuto di Sicurezza Nazionale, che fu il più vicino al modello imposto dalle dittature del Cono Sur, stabilendo i meccanismi a sostegno della terribile ondata repressiva che seguì. Le forze armate e quelle di polizia vennero investite di poteri straordinari, addirittura di quelli giudiziari. Venne criminalizzata ogni pratica politica e qualsiasi tipo di protesta sociale, associando tutto alla sovversione. Le forze armate presero il potere in Colombia attraverso un processo risalente agli anni sessanta, e senza danneggiare l’immagine “democratica”, grazie alla presenza di un civile a capo del governo. (altro…)


Hernando Calvo Ospina: “La ‘pacificación’ en Colombia no se detiene ni para tomar aliento”

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Annalisa Melandriwww.annalisamelandri.it

por Rebelión 

Hernando Calvo Ospina es autor de una docena de libros, entre los que se encuentra “Colombia, laboratorio de embrujos. Democracia y terrorismo de Estado”, que es la historia del sistema represivo en ese país. Aquí nos cuenta algunas etapas de la “tradición” violenta de un Estado que mantiene la imagen de “democrático”. 

Annalisa Melandri. En América latina en los años ‘70 y ‘80 la mayoría de los países agonizaban bajo dictaduras militares sangrientas como fue el caso de Chile, Argentina y Uruguay entre otros. En Colombia, a excepción del general Rojas Pinilla, que gobernó entre junio de 1953 y mayo de 1957, y fue menos represivo que la mayoría de gobiernos elegidos, nunca han habido golpes de Estado ni juntas militares propiamente dichas. ¿Por qué?

Hernando Calvo Ospina. Al revisar la historia, nos damos cuenta que en Colombia nunca ha existido una verdadera democracia, y que casi todos los gobiernos se han caracterizado por graves violaciones a los derechos humanos.

Para no ir muy lejos miremos el de Turbay Ayala (1978–1982). Este tuvo particularidades fundamentales dentro del marco represivo. A un mes de posesionado promulgó el Estatuto de Seguridad Nacional, que fue lo más cercano al modelo impuesto por las dictaduras del Cono Sur, estableciendo los mecanismos para sustentar la terrible ola represiva que llegó. Las Fuerzas Militares y de policía fueron investidas de facultades extraordinarias, incluidas las judiciales. Se criminalizó toda práctica de oposición política y a todo tipo de protesta social, asociando todo con la subversión. Las Fuerzas Armadas tomaron el poder en Colombia, en un proceso que venía caminando desde los años sesenta, y sin dañar la imagen “democrática” al tener a un civil al frente del gobierno. (altro…)


Víctor Polay Campos: “Sul banco degli accusati. Terrorista o ribelle?” (Il libro– Capitolo IV)

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Riprende, dopo una pausa, la pubblicazione del libro di Victor Polay Campos “Sul banco degli accusati. Terrorista o ribelle?” tradotto in italiano da Marisa Masucci.

INDICE /Dedica /Prologo /In memoria /Introduzione

Capitolo I

Capitolo II 

Capitolo III

Capitolo V

Capitolo VI

 

 

CAPITOLO IV

Nella residenza dell’ambasciatore del Giappone

LA SOLIDARIETÀ  DEI NOSTRI COMPAGNI…

Nel dicembre del 1996 fa il giro del mondo la notizia che un commando del MRTA, capeggiato da Néstor Cerpa Cartolini, ha occupato la residenza dell’ambasciatore del Giappone. La stampa mondiale punta gli occhi sul Perù, Le Monde, uno dei quotidiani più prestigiosi del pianeta, e la sua rivista Le Monde Diplomatique, edita nelle principali lingue del mondo e con una tiratura globale di quasi due milioni di copie, trattano questo evento in due interessanti articoli.

 

Le radici della violenza

Articolo pubblicato sul quotidiano Le Monde il 10 gennaio 1997 e riprodotto su La República domenica 19 gennaio 1997

Alain Abellard

Com’è che un gruppo proveniente da un movimento di guerriglieri militanti sconfitti, che non conta su nessun appoggio popolare, sia arrivato – con un’efficacia che ha sorpreso il mondo intero – ad attaccare la residenza dell’ambasciatore del Giappone a Lima, il 17 dicembre 1996? Dove il Movimento Rivoluzionario Túpac Amaru ha trovato l’energia e i mezzi per concepire ed attuare, in Perù, il più spettacolare sequestro di ostaggi mai realizzato nel continente americano? (altro…)


Colombia, degenera il conflitto agrario nel Catatumbo

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di Annalisa Melandri — in esclusiva per L’Indro - 26 Giugno 2013

In Colombia, una protesta di circa 4mila contadini, (il cui numero si è quadruplicato negli ultimi giorni)  nella regione del Catatumbo (Norte de Santander), nella zona nordorientale del Paese  al confine con la Repubblica Bolivariana del Venezuela, iniziata pacificamente, è stata repressa duramente dall’esercito, provocando due morti e oltre trenta 30 feriti, alcuni in gravi condizioni. Decine i detenuti, anche nei giorni precedenti.

La situazione è degenerata il 22 giugno scorso, quando militari antisommossa del reparto mobile ESMAD e della controguerriglia  hanno attaccato i manifestanti che stavano cercando di occupare il piccolo aeroporto di Ocaña, dopo che da giorni si stava (altro…)


La Colombia punta alla Nato o viceversa?

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di Annalisa Melandri — in esclusiva per L’Indro — 5 Giugno 2013

In queste ultime settimane, l’impressione che offre l’attento esame di alcuni avvenimenti di carattere non solo politico ma anche economico e strategico che hanno avuto luogo in America latina, è  che la Colombia sembra ormai decisa a volersi allontanare  il più in fretta possibile — a  passi lunghi e ben distesi — dal progetto di integrazione regionale che fu tanto caro a Hugo Chávez e Néstor Kirchner, gli ex presidenti di Venezuela e Argentina entrambi ormai scomparsi.

Prima a livello economico, con la costituzione e promozione dell’Alleanza del Pacifico, un progetto neoliberale (altro…)


L’America latina scopre i riciclatori di professione

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di Annalisa Melandri — in esclusiva per l’<a href=“http://www.l” onclick=“javascript:_gaq.push([’_trackEvent’,‘outbound-article’,‘http://www.l’]);“indro.it” target=“_blank”>Indro  — 8 Maggio 2013

Sembrerebbe un problema marginale, e forse in parte lo è, rispetto a quelli sicuramente di maggior e più urgente impatto sociale e umano che affliggono ancora oggi l’America latina e i Caraibi,  e tuttavia non va sottovalutato, almeno per quanto riguarda la sua proiezione a lungo termine. Se il riciclaggio dei rifiuti nel Nord del mondo rappresenta  una sfida comunque alla portata dei  governi che a pieno titolo vogliono entrare nell’Olimpo della civiltà, nel Sud del mondo, per questo aspetto, siamo ancora gli albori della modernità. Eppure qualcosa si muove. (altro…)


Condena a Ríos Montt: ¿cambia algo en Guatemala?

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Condena a Ríos Montt: ¿cambia algo en Guatemala? 

Marcelo Colussi*

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[Llegamos aquí] “para servir a Dios y a nuestro rey y señor, y procurar de ganar honra, como los nobles varones deben buscar la vida, e ir de bien en mejor. 

Bernal Díaz del Castillo (Siglo XVI)

“Los derechos establecidos, tanto en las leyes nacionales como en los convenios internacionales de la OIT, son sistemáticamente incumplidos en las fincas, incluso con la complicidad estatal.”

CODECA (2013)

 

Guatemala fue el primer país de Latinoamérica en tener una organización estatal de defensa de los derechos humanos, un ombudsman. Ello no significó, sin embargo, que la situación de los mismos mejorara sustancialmente en estos años: fue, fundamentalmente, algo cosmético. Ahora el país acaba de ser el primero del mundo en sentenciar a un ex jefe de Estado por delito de genocidio. ¿Qué cambiará con ello?

Resulta aventurado decir qué vendrá en el corto plazo. Lo cierto es que luego de la condena al general Ríos Montt la sociedad en su conjunto se tensa, se pone al rojo vivo. Quizá sin habérselo propuesto expresamente, este juicio coloca sobre la mesa verdades de las que se habla poco, o nada. En estos momentos, sin dudas con algo de sesgo, todo pareciera girar en torno a si hubo o no hubo genocidio. Así planteadas las cosas, de esta forma tendenciosamente simplificada, la cuestión se reduce a si el militar de marras está “bien” condenado, o no. Pero la situación es mucho más compleja.  (altro…)


Regalo a Rosina Valcárcel Carnero

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Hoy 1 de mayo es  el cumpleaños de mi amiga Rosina Válcarcel Carnero[1], hija del poeta Gustavo Válcarcel y de Violeta Carnero, ella misma poeta, antropóloga, escritora, estudiosa, periodista, militante. Cumple sus 65 años:

PALABRAS

Hoy tomo las huellas de mis 65 años, los pasos de la romántica pálida, trasnochada, fuera de moda. El alba escribe en mi calle. Música del coro de los astros. Mi vida, un latido irregular susurra, rodeada de visiones sobrenaturales. La rosa roja ya no florecerá ni estas manos podrán decirles cómo los quiero. Vuela mi corazón a lugares remotos. Vana es la fe. El remero me aguarda.

Ros. 30, abril, 2013.

Ese es mi regalo para ella:

Estas dos fotografías como el poema son parte del libro “Obra Poética (1947–1987)” Ediciones Unidad   (altro…)


Intervista a Sandra Ramírez, vedova di Manuel Marulanda Vélez

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“E’ questo rispetto per la donna e la possibilità di progredire come persone, combattenti e professioniste”

di Hernando Calvo Ospina –20 novembre 2012

 

Intervista realizzata da Hernando Calvo Ospina, e pubblicata inizialmente dal quotidiano messicano La Jornada, 10/11/12

Sembra nervosa. E’ la prima volta che concede un’intervista. La incontro a l’Avana. E’ una delle 13 donne che formano il gruppo di 30 persone che, per le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, FARC, stanno negoziando con il governo colombiano un possibile — e anelato– processo di pace. Con grande semplicità, ma anche con una naturale eleganza, fa parte di quel 40 per cento di donne combattenti. Accompagna le sue parole con i movimenti delle mani e il luccichio dei suoi occhi neri. Si chiama Sandra Ramírez ed è la vedova del leader storico dell’organizzazione guerrigliera, Manuel Marulanda Vélez. Alle mie prime due domande, risponde come se si trattasse di un discorso. Spengo il registratore per ricordarle che non le sto facendo un’intervista: voglio conversare con lei. Allora sorride e rivolge lo sguardo verso qualche luogo lontano, e inizia, con i suoi ricordi lontani e recenti.

“Verso il 1981 nella regione contadina dove vivevo con la mia famiglia iniziarono a transitare dei guerriglieri. Mio padre gli faceva da guida affinché conoscessero la regione. Mi stupì che c’era una donna al comando di quel gruppo. A causa delle condizioni economiche non fu possibile continuare gli studi secondari, e siccome quella donna era diventata un riferimento per me, poco dopo decisi di entrare nelle FARC. (altro…)


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