Messico, è rivolta contro la riforma dell’educazione

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di Annalisa Melandri — in esclusiva per L’Indro — 26 aprile 2013

E’ nato da nemmeno un mese  il Movimiento Popular Guerrerense in uno degli stati più meridionali del Messico, il Guerrero,  ma sta già facendo parlare di sé dando filo da torcere alle autorità locali.

Mercoledì scorso, circa duemila (alcune fonti parlano anche di cinquemila) persone,  maestri, studenti  ed attivisti sociali che lo compongono, sono scesi per le strade a Chilpancingo de lo Bravo, la capitale, armati di bastoni e con i  volti coperti, mettendo a ferro e fuoco per ore le sedi dei principali partiti politici e alcuni uffici governativi protestando contro la riforma del settore educativo approvata recentemente dal governo.

Voluta dal neoeletto presidente Enrique Peña Nieto (del Partido Revolucionario Institucional, PRI),  che la aveva annunciata già a dicembre dello scorso anno, gode di ampio consenso  anche tra il Partido de la Revolución Democrática (PRD)  e il Partido de Acción Nacional (PAN), all’opposizione. Si tratta di una riforma che fa parte del Pacto por México, il progetto di governo firmato tra le principali forze politiche del paese all’indomani dell’elezione di Peña Nieto. 

Nata con l’intenzione di limitare lo smisurato potere del Sindicato Nacional de Trabajadores de la Educación (SNTE), nel suo settore il più grande dell’America latina, con oltre un milione di iscritti – ricordiamo che la sua leader Alba Esther Gordillo fu arrestata per appropriazione indebita e per corruzione lo scorso febbraio – in realtà si tratta di una riforma di stampo neoliberale, che apre la strada alla privatizzazione dell’educazione, e che soprattutto non ha fatto i conti con la base del settore educativo, come critica il Movimento Popolare.

Ma perché, visto che la riforma era condivisa dalle principali forze politiche del paese, è esploso il conflitto con tanta violenza e perché proprio nello stato del Guerrero ?

Il Guerrero è uno degli  stati più poveri del Messico (il municipio di Cochoapa nel 2006 era considerato il più povero dell’intero paese), dove maggiori sono le contraddizioni tra il mondo arretrato delle campagne e quello simil occidentale delle  zone turistiche di grido, come per esempio Acapulco, ed è quello a più alta conflittualità sociale, che trae origine proprio da queste disuguaglianze. Il 17 per cento della popolazione è rappresentato da indigeni, che vivono ritirati soprattutto sulle zone montagnose e che sono il settore più povero ed emarginato.

«Un pezzo di paese indomabile, ardente come la sierra che scivola verso la Costa Grande» così  lo definisce la giornalista messicanaLaura Castellanos nel suo saggio “México armado” (Messico armato). Oltre alle attività turistiche del porto di Acapulco «tutto il resto è miseria, emarginazione, analfabetismo,  malattie endemiche e violenza». Basterebbe solo questo per spiegare la violenza che si è scatenata in questi giorni per le strade di Chilpancingo. Aggiungiamo che i due principali leader delle lotte rivoluzionarie contadine di questa regione negli anni ’60 e ’70 erano i due maestri rurali  Genaro Vàzquez Rojas e Lucio Cabañas, usciti entrambi dalla Scuola Normale Rurale Raúl Isidro Burgo di  Ayotzinapa, una delle tante strutture educative create nelle zone rurali a partire dal 1920 per diffondere l’educazione tra i settori più emarginati della popolazione.

Vengono da lontano quindi, nel Guerrero, le rivendicazioni per un’educazione di qualità ed accessibile a tutti;  si tratta dello stato, dopo quelli di Oaxaca e Chiapas, dove più basso è l’indice di alfabetizzazione. Oggi tuttavia le  problematiche  non sono cambiate  rispetto a quelle degli anni ’60: mancanza di personale, gravi carenze strutturali, salari al limite della miseria.  

Il Movimento Popolare del Guerrero, che sta portando avanti le rivendicazioni, è nato appena qualche settimana fa, in maniera quasi spontanea: il 10 aprile scorso, nello zócalo, la piazza centrale, di  Chilpancingo, celebrando l’anniversario della morte di Emiliano Zapata,  si sono dati appuntamento oltre ai  maestri “dissidenti” e agli studenti, ampi settori popolari che hanno  aggiunto alle rivendicazioni proprie del settore educativo, rappresentato dalla Coordinadora Estatal de Trabajadores de la  Educación Guerrero, in sciopero da oltre un mese, la loro rabbia accumulata da decenni di abbandono e isolamento.

La marcia che ne è scaturita, formata da oltre 40 mila persone, ha riunito indigeni, maestri, studenti, associazioni di genitori, difensori dei diritti umani, polizie comunitarie e sindacati di vari settori. Quella stessa sera è stata installata la  Asamblea Popular Guerrarense,  organo direttivo del movimento formato dai rappresentanti di tutte le associazioni presenti.

La radicalizzazione, verso azioni più violente si è avuta qualche giorno dopo, il 19 aprile, quando è  stata occupata la sede del Congresso di Chilpancingo e successivamente mercoledì scorso, 23 aprile, una giornata intera di guerriglia urbana.

Non ci sono stati grandi scontri con le forze dell’ordine, il governatore dello stato, Ángel Aguirre Rivero, ha dichiarato che «se volevano dei martiri, non glieli daremo», assicurando comunque che i responsabili per i danni alle cose pagheranno; infatti vari ordini di cattura  sono stati emessi in queste ore contro decine di manifestanti.

La riforma è stata approvata a tempo di record dalla Camera dei Rappresentanti il 20 dicembre scorso e dal Senato il 21 dicembre. Successivamente trattandosi  di una riforma costituzionale,  i vari stati hanno dovuto approvarla per la sua entrata in vigore, che è avvenuta a febbraio.

La riforma prevede la creazione di un Sistema Nazionale di Valutazione Educativa, che godrà di ampia autonomia, con compiti di supervisione, e prevede anche la creazione di un Sistema di Informazione e Gestione Educativa che dovrà censire le scuole, i maestri, e gli alunni, concederà  più autonomia alle scuole  per la loro gestione interna,  oltre a varie altre modifiche di tipo amministrativo.

I maestri che  criticano la riforma lo fanno sulla base dell’argomentazione che non è stata approvata a seguito di una discussione con tutti i rappresentanti del settore educativo, ma solo tra i vertici dei vari partiti politici e che quindi si tratta  di una riforma profondamente antidemocratica, che si tratta solo di una riforma amministrativa che non contribuirà ad aumentare il livello qualitativo dell’educazione in Messico  e che permetterà libertà  di licenziamento ed  arbitrarietà sulla base delle segnalazioni del Sistema Nazionale di Valutazione Educativa; contestano infine, che si tratta di una riforma di tipo neoliberale che  impone  la diffusione del pensiero unico sulla base della sopravvalutazione di  concetti come come profitto, produttività ed efficienza.  Nello specifico, i maestri dello stato del Guerrero reclamano inoltre la concessione del 6 per cento del PIL per la «costruzione, manutenzione, equipaggiamento, mobilio, materiale didattico, servizi basici ed altre necessità del sistema educativo».

Il Messico destina solo il 5,3 per cento del PIL all’educazione primaria e il 3,3 per cento a quella secondaria.

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