Muore Hugo Chávez

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di Annalisa Melandri — in esclusiva per L’Indro — 6 Marzo 2013

È morto Hugo Chávez, il presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, ieri pomeriggio, martedì 5 marzo,  a Caracas, alle 16.25 ora locale, le 22.55 in Italia. Chávez era ricoverato dal 18 febbraio scorso  presso l’Ospedale Militare Carlos Arvelo,  dopo essere rientrato da Cuba,  dove  l’11 dicembre aveva subito  un delicato intervento chirurgico, il quarto, per la rimozione di una  grave forma tumorale al colon che lo aveva colpito due anni fa.

Ne ha dato l’annuncio direttamente dall’ospedale, in un comunicato trasmesso a reti unificate  il vicepresidente Nicolàs Maduro, in lacrime e a tratti con la voce rotta dalla commozione.

Appena lunedì il ministro del Potere Popolare per la Comunicazione e l’Informazione del Venezuela, Ernesto Villegas, aveva dichiarato che le condizioni del Comandante Hugo Chávez erano peggiorate per sopraggiunte complicazioni e per una nuova infezione. Si percepiva la gravità della situazione anche dai toni degli altri  comunicati dei vari esponenti  del Governo,  specialmente quelli del vicepresidente Maduro, che  invitavano la popolazione alla calma e a resistere ai tentativi destabilizzanti portati avanti da un settore dell’opposizione vincolato anche a forze esterne al paese. Era ormai chiaro che la  morte del presidente era imminente, giorni, forse ore.

Hugo Chávez non appariva in pubblico dall’11 dicembre scorso, quando annunciando il suo imminente viaggio a Cuba per l’intervento chirurgico, aveva fatto appello ai venezuelani  perché in caso di “sopravvenute circostanze” che lo inabilitassero, in uno scenario di nuove elezioni scegliessero come suo successore  Nicolás Maduro.

Non è ancora chiaro quello che succederà a livello politico nel Paese. La Costituzione vuole che in questi casi, in un lasso di tempo di 30 giorni vengano convocate nuove elezioni, mentre il vicepresidente  assume la presidenza pro tempore.

Nicólas Maduro ha comunicato che le Forze Armate e la Polizia Nazionale sono dispiegate in tutto il territorio  nazionale per garantire la pace e la sicurezza della cittadinanza e in questo momento è necessario “coraggio e interezza” da parte di tutta la popolazione, mentre il presidente dell’Assemblea Nazionale Diosdato Cabello ha lanciato  un appello all’opposizione a rispettare il dolore della famiglia e dei venezuelani che hanno appoggiato Chávez in questi anni di governo.

In Venezuela è stato decretato  il lutto nazionale per sette giorni. Oggi e domani il popolo potrà salutare il suo presidente i cui resti saranno velati presso la cappella dell’ Accademia Militare mentre venerdì  prossimo avrà  luogo la cerimonia ufficiale per i funerali con i capi di stato stranieri.

Hugo Chávez aveva 58 anni, ed era originario  dello Stato di Barinas. Di formazione militare, tentò nel 1992  un colpo di Stato,  fallito, contro il presidente Carlos Andrés Peréz,  il cui Governo era accusato da ampi settori popolari di corruzione e di repressione. Venne arrestato e grazie a grandi mobilitazioni  ottene l’aministia e fu liberato due anni dopo.

Nel 1998 con il Movimento Quinta Repubblica da lui fondato, vinse le elezioni  con il 56,2 per cento dei voti. Fu la prima di una lunga serie di vittorie  elettorali, tra le quali il referendum revocatorio del 2004, che  lo portarono a governare il paese  fino al giorno della sua morte.

Superò indenne, anzi rafforzato nel consenso popolare, anche due tentativi di colpo di Stato, quello dell’ 11 aprile 2002 realizzato con la complicità provata degli Stati Uniti e del governo spagnolo di José María Aznar e quello di pochi mesi  dopo, conosciuto come “paro petrolero”, uno sciopero a oltranza dei lavoratori del settore petrolifero.

L’ultimo appuntamento elettorale, ad ottobre dello scorso anno, già malato,  ma che ha affrontato con grande spirito ed ottimismo, lo ha visto vincitore con il 55,08 per cento dei voti contro Henrique Capriles (44,30 per cento). Avrebbe governato per altri quattro anni.

Lascia un’eredità incommensurabile e passa alla storia per aver cercato,  ed esserci a suo modo riuscito,  di realizzare quello che era il sogno di Simón Bolívar, il Libertador, e cioè l’unità della Patria Grande latinoamericana. Proprio a Bolívar infatti si ispirava Hugo Chávez tanto da dargli il nome della rivoluzione che ha portato avanti nel suo paese, la Rivoluzione Bolivariana, di forte impronta sociale, supportata dalla teoria politica del Socialismo del XXI Secolo,  ma anche tanto da cambiare il nome della nazione, da Repubblica del Venezuela a Repubblica Bolivariana del Venezuela,  con la nuova Costituzione del 1999.

Al di là  degli organismi di integrazione regionale  quali l’Alba, l’ Unasur, la Celac, il Mercosur, creati e impulsati dalla ferma   volontà di Hugo Chávez,  ha contribuito a creare nella regione una rinnovata coscienza politica fervida e piena di consapevolezza umanista alla quale hanno attinto a piene mani tutti i governanti progressisti che sono venuti dopo di lui, dagli argentini  Néstor Kirchner e Cristina Fernández, al boliviano Evo Morales, all’ecuadoriano Rafael Correa.

Le conquiste sociali nel suo paese, raggiunte grazie ad una redistribuzione più equa dei proventi del petrolio e sempre negate da un’opposizione becera e servile agli  interessi stranieri sempre riconducibili agli Stati Uniti, l’ “impero”,  con il quale Hugo Chávez manteneva una sfida costante e aperta,  sono ogni anno  dimostrate e riconosciute dalle varie agenzie delle Nazioni Unite, quali per esempio l’ECLAC, la  Commissione Economica per l’America latina.

Solo il cancro ha potuto sconfiggerlo.

 

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