L’EZLN nomina un nuovo subcomandante

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di Annalisa Melandri — in esclusiva per L’Indro 20 febbraio 2013

L’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) ha un nuovo Subcomandante. Lo ha dichiarato  lo stesso Marcos in una delle  riflessioni, quella del 13 febbraio scorso,  dal titolo ‘Ellos y Nosotros’, (‘Loro e Noi’) che dal giorno 6 dello stesso mese vengono periodicamente pubblicate  dall’EZLN, nella  pagina web Enlace Zapatista.

Il nuovo leader si chiama Moisés e di lui viene spiegato ben poco, nel solito linguaggio criptico e astratto  dei comunicati dell’EZLN: “Vogliamo presentarvi uno dei molti lui che noi siamo, […] lui sorveglia la nostra porta e nella sua parola parliamo i tutti e le tutte che siamo”.
Vi chiediamo di ascoltarlo, cioè, di guardarlo e così di guardarci”, continua poi Marcos, lasciando quasi il testimone, non senza un pizzico di misteriosa discrezione…

La riflessione successiva, infatti, quella del 14 febbraio, giorno in cui gli zapatisti e le zapatiste onorano i propri morti e che sarà firmata dal  Subcomandate ‘Insurgente’ Moisés, è leggibile sulla pagina internet solo inserendo una password che si può dedurre dalla lettura delle precedenti riflessioni e da indizi contenuti in esse o,  al limite,  molto più praticamente,  richiedendola via mail.

Moisés scrive “di un tempo (che) è giunto, e così il suo momento” e racconta del popolo indigeno, che fin dall’antichità in tutte le tappe principali della storia del Messico, fin dal 1521, data della distruzione da parte degli spagnoli di Tenochtitlán, capitale dell’impero azteco ed odierna Città del Messico, passando per il 1810, inizio della Guerra di Indipendenza e fino al 1910, inizio della Rivoluzione, dice, “sempre siamo stati usati e siamo stati quelli che  hanno dato la propria vita perché altri possano salire al potere”, e lo dice  nello stesso linguaggio intriso di intimismo  e poesia che era stato anche quello del suo predecessore, di Marcos, colui che ora “vigila la finestra” come lo definisce, mentre a lui è stato dato il compito, dallo stesso Marcos, di “vigilare la porta”.

È difficile capire, leggendo il comunicato in lingua originale, scritto usando anche termini ed espressioni tipiche del linguaggio colloquiale indigeno e contadino, cosa vogliano praticamente rappresentare questi due ruoli, quello di guardiano della porta e di custode della finestra. Si intuisce che Marcos conserverà comunque un ruolo di leader, e che rappresenterà l’EZLN e il movimento zapatista all’esterno (e all’estero), quasi come una sorta di incaricato delle relazioni pubbliche (“a lui tocca ricevere le critiche e gli insulti, e i commenti) mentre al Subcomandante Moisés spetterà un ruolo più incentrato sull’organizzazione(e forse ri-organizzazione) interna.

Ma chi è nella realtà, al di fuori di questo linguaggio volutamente  arcaico ed enigmatico, il Subcomandante Moisés?

Gloria Muñoz Ramírez, autorevole giornalista esperta di zapatismo, direttrice della rivista ‘desInformémonos’, che cura anche una rubrica settimanale dal titolo ‘Los de abajo’ sul quotidiano settimanale messicano ‘La Jornada,  scrive che le caratteristiche di Moisés sono quelle di  un “uomo aperto, visionario, politico, stratega militare e soprattutto organizzatore di popoli”.  La sua carriera nell’EZLN sarebbe iniziata nel 1994 come ‘maggiore’, per poi diventare nel 2003 ‘tenente colonnello’.

Arrivato nell’EZLN nel 1983, ebbe come superiore il Subcomandate Pedro, uno dei fondatori con Marcos dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, morto in combattimento a Las Margaritas nel 1994, durante l’insurrezione zapatista di quell’anno, mentre contemporaneamente  Marcos e i suoi scendevano in armi su San Cristòbal de Las Casas.

Il comunicato firmato da Moisés è rivolto a tutte e tutti gli aderenti della ‘Sexta’ in tutto il mondo, con riferimento alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona, del 2006, che dette avvio all’ ‘Altra Campagna’ e con  la quale si ribadì  la condanna a livello internazionale del  capitalismo e del  modello neoliberale da questo imposto, responsabile della iniqua distribuzione della ricchezza  e che a livello nazionale sentenziò la discesa in campo politico, anche se non nella forma classica della partecipazione elettorale, del Movimento Zapatista, (da qui il nome ‘Altra Campagna’, parallela a quella dei candidati alle elezioni).

Moisés invita all’unione di tutti gli sfruttati e i poveri del mondo, di tutti i fratelli indigeni e non indigeni, di tutti i popoli oppressi  dei cinque continenti, invita all’unione di tutti i lavoratori contro i “neoliberali che vogliono essere padroni del mondo e invita soprattutto a considerare il Movimento Zapatista come una scuola, una “piccola scuola”,”umile” ma  già creatrice di libertà.

Marcos non lascia, in questo processo, spiega il Subcomandate Moisés, semplicemente “faremo a turno, lui ed io, per spiegarvi tutto”.

Aveva detto tempo fa Moisés: “Noi prima facciamo la pratica e poi la teoria”. Dopo 19 anni di pratica e di lotta dal basso in Messico e in Chiapas, dopo 19 anni di conquiste e di errori, dopo 19 anni passati a sperimentare, sognare, costruire, riposare e risorgere, il  Movimeto Zapatista si sente forse pronto per fare scuola.

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