Marcia dei folli — La schizofrenia di Israele tra le macerie della Striscia

15 commenti

questo articolo è stato scritto prima dell’invasione di terra della Striscia e pubblicato da Il Manifesto il 4 gennaio scorso, mi sembra comunque un’ottima analisi politica della situazione.
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di Uri Avnery

Prima di demonizzarlo e bombardarlo a Gaza, Hamas è stato appoggiato da Tel Aviv, per contrastare l’Olp. E con i raid di oggi, lo Stato ebraico, non farà che rafforzare il movimento islamico  

 

Appena dopo la mezzanotte, l’emittente araba di Al Jazeera stava trasmettendo le notizie degli eventi di Gaza. Improvvisamente la telecamera ha inquadrato in alto, verso il cielo scuro. Lo schermo era nero fondo, non si riusciva a distinguere niente. Ma c’era un suono che si poteva sentire: il rumore degli aerei da guerra, uno spaventoso, terrificante boato. Era impossibile non pensare alle decine di migliaia di bambini di Gaza che stavano sentendo, nello stesso momento, quel suono, paralizzati dalla paura, in attesa delle bombe dal cielo. 
«Israele deve difendersi dai razzi che stanno terrorizzando le nostre città del sud», ha spiegato il portavoce israeliano. «I palestinesi devono rispondere alle uccisioni dei loro combattenti nella Striscia di Gaza», ha dichiarato il portavoce di Hamas. Per essere esatti, nessun cessate il fuoco è stato interrotto, perché nessun cessate il fuoco era mai iniziato. Il requisito principale di ogni cessate il fuoco nella Striscia di Gaza deve essere l’apertura dei passaggi. Non ci può essere vita a Gaza senza un flusso costante di rifornimenti. Ma le frontiere non sono state aperte, se non poche ore ogni tanto.

Bloccare un milione e mezzo di esseri umani per via di terra, mare e aria è un atto di guerra, esattamente come il lancio delle bombe o dei razzi. Paralizza la vita nella Striscia di Gaza: elimina gran parte delle fonti che creano occupazione, porta centinaia dimigliaia al limite della morte di fame, blocca il funzionamento della maggior parte degli ospedali, distrugge la distribuzione di elettricità e d’acqua.

Coloro che hanno deciso di chiudere i passaggi — sotto qualsivoglia pretesto — sapevano che non ci sarebbe stato nessun reale cessate il fuoco in queste condizioni. Questo è il fatto principale. Poi ci sono state piccole provocazioni volte deliberatamente a suscitare la reazione di Hamas. Dopo diversi mesi durante i quali i razzi Qassam a malapena si sono visti, un’unità dell’esercito è stata inviata nella Striscia «per distruggere un tunnel che arrivava vicino alla recinzione della frontiera». Da un punto di vista puramente strategico, avrebbe avuto più senso tendere un’imboscata sul nostro lato della frontiera. Ma lo scopo era quello di trovare un pretesto per metter fine al cessate il fuoco, in una maniera che consentisse di addossare la colpa ai palestinesi. E così è stato, dopo diverse piccole azioni del genere, nelle quali alcuni guerriglieri di Hamas sono stati uccisi, Hamas ha risposto con un massiccio lancio di missili, ed ecco, il cessate il fuoco è giunto alla fine. Tutti hanno incolpato Hamas. 

 


Qual è lo scopo? Tzipi Livni lo ha annunciato apertamente: rovesciare il governo di Hamas a Gaza. I Qassam sono serviti solo come pretesto. Rovesciare il governo di Hamas? Suona quasi come un capitolo estratto dalla «Marcia dei folli». Dopo tutto non è un segreto che fu il governo israeliano a supportare Hamas, all’inizio. Una volta interoggai su questo l’allora capo dello Shin-Bet, Yakakov Peri, che rispose enigmaticamente: «Non lo abbiamo creato noi, ma non abbiamo impedito la sua creazione.»
Per anni le autorità d’occupazione promossero il movimento islamico nei territori occupati. Ogni altra iniziativa politica era rigorosamente soppressa, ma lo loro attività nelle moschee era permessa. Il calcolo era semplice, e ingenuo: al tempo l’Olp era considerato il nemico principale, Yasser Arafat il satana. Il movimento islamico predicava contro l’Olp e Arafat ed era perciò visto come un alleato.

Abu Mazen, un «pollo spennato»
Con l’esplodere della prima intifada nel 1987, il movimento islamico si rinominò ufficialmente Hamas (l’acronimo arabo di «movimento islamico di resistenza») e si unì alla lotta. Anche allora lo Shin-bet non mosse un dito contro di loro per quasi un anno, mentre i membri del Fatah erano imprigionati o uccisi in gran numero. Solo dopo un anno lo sceicco Ahmed Yassin e i suoi colleghi furono arrestati. Da allora la ruota ha girato. Hamas è il satana odierno, e l’Olp è considerato da molti in Israele quasi una branca del movimento sionista. La conclusione logica per un governo di Israele interessato alla pace sarebbe stata quella di fare ampie concessioni alla leadership di Fatah: la fine dell’occupazione, la firma di un trattato di pace, la fondazione dello stato di Palestina, il ritiro entro i confini del 1967, una soluzione ragionevole al problema dei rifugiati, il rilascio di tutti i prigionieri palestinesi. Questo avrebbe sicuramente arrestato l’ascesa di Hamas.
Ma la logica ha una scarsa influenza sulla politica. Niente del genere è accaduto. Al contrario, dopo l’uccisione di Arafat, Abu Mazen, che ha preso il suo posto, è stato definito da Ariel Sharon un «pollo spennato». Ad Abu Mazen non è stato concesso il minimo margine di operatività politica. I negoziati, sotto gli auspici americani, sono diventati una barzelletta. Il più autentico leader di Fatah, Marwan Barghouti, è stato mandato in carcere a vita. Al posto di un massiccio rilascio di prigionieri, ci sono stati «segnali» meschini e offensivi.
Abu Mazen è stato umiliato sistematicamente, Fatah ha assunto l’aspetto di una conchiglia vuota, e Hamas ha ottenuto una risonante vittoria alle elezioni palestinesi — le elezioni più democratiche mai tenute nel mondo arabo. Israele ha boicottato il governo eletto. Nella successiva battaglia interna, Hamas ha assunto il controllo della Striscia di Gaza. E ora, dopo tutto ciò, il governo di Israele ha deciso di «rovesciare il governo di Hamas a Gaza».
Il nome ufficiale dell’azione bellica è «piombo fuso», due parole tratte da una canzone infantile su un giocattolo di Hanukkah. Sarebbe stato più appropriato chiamarla «guerra delle elezioni». Anche nel passato le azioni militari sono state intraprese durante campagne elettorali. Menachen Begin bombardò il reattore nucleare iracheno durante la campagna del 1981. Quando Shimon Peres affermò che si trattava di una trovata elettorale, Begin alzò la voce al comizio seguente: «Ebrei, davvero credete che io potrei mandare i nostri figli coraggiosi alla morte, o, peggio ancora, ad esser fatti prigionieri da degli animali, solo per vincere le elezioni?». Begin vinse.
Ma Peres non è Begin. Quando, durante la campagna del 1996, ordinò l’invasione del Libano, tutti erano convinti che si trattasse di una trovata elettorale. La guerra fu un fallimento, Peres perse le elezioni e Netanyahu salì al potere. Barak e Tzipi Livni stanno ora ricorrendo allo stesso vecchio trucco. Secondo i sondaggi, la prevista vittoria di Barak gli ha fatto guadagnare 5 seggi della Knesset. Circa 80 morti palestinesi per ogni seggio. Ma è difficile camminare sui cadaveri. Il successo potrebbe evaporare in un istante, se la guerra cominciasse a essere considerata un fallimento dall’opinione pubblica israeliana. Per esempio, se i missili continuano a colpire Beersheba, o se l’attacco di terra porta a un pesante numero di vittime tra gli israeliani.
Un esperimento scientifico
Il momento è stato scelto con cura anche da un altro punto di vista. L’attacco è cominciato due giorni dopo Natale, quando i leader americani e europei sono in vacanza. Il calcolo: anche se qualcuno volesse provare a fermare la guerra, nessuno rinuncerebbe alle vacanze. Il che ha garantito diversi giorni senza alcuna pressione esterna. Un’altra ragione che rende il momento appropriato: sono gli ultimi giorni della permanenza di Bush alla Casa bianca. Ci si aspettava che questo idiota assetato di sangue appoggiasse entusiasticamente l’attacco, come in effetti ha fatto. Barack Obama non ha ancora iniziato il suo incarico, e ha quindi un pretesto per rimanere in silenzio: «C’è un solo presidente».
Questo silenzio non fa presagire nulla di buono per il mandato di Obama. La linea fondamentale è stata: non bisogna ripetere gli errori della seconda guerra del Libano. Questo è stato ripetuto incessantemente in ogni notiziario e talk show. Ma ciò non toglie che la guerra di Gaza sia una replica pressoché identica della seconda guerra del Libano. Il concetto strategico è lo stesso: terrorizzare la popolazione civile attraverso attacchi aerei costanti, seminando morte e distruzione. I piloti non corrono alcun pericolo, in quanto i palestinesi non hanno una contraerea. Il calcolo: se tutte le infrastrutture che consentono la vita nella Striscia sono letteralmente distrutte, e si arriva quindi alla totale anarchia, la popolazione si solleverà e rovescerà il regime di Hamas. Abu Mazen rientrerà poi a Gaza al seguito dei carri armati israeliani. In Libano questo calcolo non ha funzionato. La popolazione bombardata, cristiani inclusi, si è radunata attorno a Hezbollah, e Nashrallah è diventato l’eroe del mondo arabo. Qualcosa di simile accadrà probabilmente anche questa volta. I generali sono esperti nell’usare le armi e nel muovere le truppe, non nella psicologia di massa.
Qualche tempo fa scrissi che il blocco di Gaza può essere inteso come un esperimento scientifico, mirato a scoprire quanto si può affamare una popolazione prima che scoppi. Questo esperimento è stato portato avanti con il generoso aiuto dell’Europa e degli Stati uniti. Finora non è riuscito. Hamas è diventato più forte e la gettata dei Qassam più lunga. La presente guerra è una continuazione dell’esperimento con altri mezzi. Potrebbe essere che l’esercito «non abbia alternativa» se non riconquistare la Striscia, perché non c’è altro modo per fermare i Qassam, se non quello — contrario alla politica del governo — di arrivare a un accordo con Hamas. Quando partirà la missione di terra, tutto dipenderà dalla motivazione e dalla capacità dei combattenti di Hamas rispetto ai soldati israeliani. Nessuno può prevedere quanto accadrà.
Giorno dopo giorno, notte dopo notte, Al Jazeera trasmette immagini atroci: brandelli di corpi mutilati, parenti in lacrime in cerca dei loro cari tra le dozzine di cadaveri, una donna che solleva la sua bambina da sotto le macerie, dottori senza mezzi che cercano di salvare le vite dei feriti.
In milioni stanno vedendo queste immagini terribili, giorno dopo giorno. Queste immagini saranno impresse nella loro mente per sempre. Un’intera generazione coltiva l’odio. Questo è un prezzo terribile, che saremo costretti a pagare ancora a lungo dopo che gli altri effetti della guerra saranno stati dimenticati in Israele.
Ma c’è un’altra cosa che si sta imprimendo nelle menti di questi milioni: l’immagine dei corrotti e passivi regimi arabi. Visto dagli arabi, un fatto s’impone su tutti gli altri: il muro della vergogna. Per il milione e mezzo di arabi a Gaza, che stanno soffrendo così terribilmente, l’unica apertura al mondo che non sia dominata da Israele è il confine con l’Egitto. Solo da lì può arrivare il cibo che consente la vit
a, da lì arrivano i medicinali che salvano i feriti. Al culmine dell’orrore questo confine resta chiuso. L’esercito egiziano ha bloccato l’unica via d’accesso per cibo e medicinali, mentre i chirurghi operano senza anestetici.
Per il mondo arabo, da un capo all’altro, hanno fatto eco le parole di Hassan Nashrallah: «I leader egiziani sono complici in questo crimine, stanno collaborando con il «nemico sionista» che cerca di rompere il popolo palestinese». Si può assumere che non intendesse solo Mubarak, ma anche tutti gli altri leader, dal re saudita al presidente dell’Anp. Se si guarda alle manifestazioni in tutto il mondo arabo, se si ascoltano gli slogan, se ne deduce l’impressione che i loro leader sono visti da molti come patetici nel migliore dei casi, come meschini collaborazionisti nel peggiore.
Questo avrà conseguenze storiche. Un’intera generazione di leader arabi, una generazione imbevuta dell’ideologia nazionalista secolare araba — i successori di Nasser, di Hafez al-Assad e Yasser Arafat– sarà messa fuori scena. In campo arabo, l’unica alternativa percorribile è l’ideologia del fondamentalismo islamico.
Questa guerra è un presagio infelice: Israele sta perdendo l’occasione storica di fare la pace con il nazionalismo arabo secolare. Domani potrebbe essere davanti a un mondo arabo uniformemente fondamentalista, un Hamas mille volte più grande.

 

 

 

(traduzione di Nicola Vincenzoni)

 

 

 

 

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    Gavino ha detto:

    Cahavez ha espulso l’ambasciatore israeliano dal Venezuela. Giornali e TV italiani nascondono la notizia.
    http://www.quinews.it/2009/01/07/chavez-espelle-ambasciatore-israeliano-da-venezuela/

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    maria rubini ha detto:

    grazie infinitamente della notizia gravino!!

    io ho postato l’intervento dimarcos al festival della rabbia degna, intervento fuori programma dedicato alla palestina. splendido. breve ma efficace.
    alziamo le voci, ribelliamoci, accidenti!!
    grazie ancora della notizia

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    maria rubini ha detto:

    A través de un comunicado emitido por la Cancillería de la República Bolivariana de Venezuela, se anunció la decisión de expulsar al embajador de Israel en el país, en solidaridad con el pueblo palestino que continúa sufriendo ataques por parte de las fuerzas militares de esta nación del Medio Oriente

    República Bolivariana de Venezuela

    Comunicado

    El Gobierno de la República Bolivariana de Venezuela presencia una vez más, junto a los Pueblos del mundo, el horror de la muerte de niños y mujeres inocentes, producto de la invasión de la Franja de Gaza por tropas israelíes, y del bombardeo inclemente que, desde cielo y tierra, descarga sistemáticamente el Estado de Israel sobre territorio palestino.

    En esta hora trágica e indignante, el Pueblo de Venezuela manifiesta su solidaridad irrestricta con el heroico Pueblo palestino, comulga en el dolor que embarga a miles de familias por la pérdida de seres queridos, y les tiende la mano al afirmar que el Gobierno venezolano no descansará hasta ver severamente castigados a los responsables de estos crímenes atroces.

    El Gobierno de la República Bolivariana de Venezuela condena tajantemente las flagrantes violaciones del Derecho Internacional en las que ha incurrido el Estado de Israel, y denuncia su utilización planificada del terrorismo de Estado, con lo cual este país se ha colocado al margen del concierto de las Naciones.

    Por las razones antes mencionadas, el Gobierno de la República Bolivariana de Venezuela ha decidió expulsar al Embajador de Israel y a parte del personal de la Embajada de Israel en Venezuela, reafirmando su vocación de paz y su exigencia de respeto al Derecho Internacional.

    El Gobierno de la República Bolivariana de Venezuela ha instruido a su Misión ante la ONU para que, junto a la mayoría de gobiernos que así lo reclaman, se presione para que el Consejo de Seguridad aplique medidas urgentes y necesarias para detener esta invasión del Estado de Israel contra el territorio palestino.

    El Presidente Hugo Chávez, quien ha sostenido encuentros con altos representantes del Consejo Mundial Judío y siempre se ha opuesto al antisemitismo como a cualquier tipo de discriminación y de racismo, hace un llamado fraterno al pueblo judío a través del mundo para que se oponga a estas políticas criminales del Estado de Israel que recuerdan las peores páginas de la historia del siglo XX.

    Con el genocidio del Pueblo palestino, el Estado de Israel nunca podrá ofrecerle a su Pueblo la perspectiva de una Paz tan necesaria como duradera.

    Caracas, 6 de enero de 2009

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    Gavino ha detto:

    Il premio Nobel per la Pace, Mairead Maguire, ha scritto al Segretario-generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, e al Presidente dell’Assemblea-generale delle Nazioni Unite, Miguel D’Escoto, aggiungendo la propria voce agli appelli di giuristi internazionali, organizzazioni per i diritti umani, individui, ecc., affinché l’Assemblea generale dell’Onu consideri seriamente la creazione di un Tribunale Criminale internazionale per Israele (ICTI) a seguito delle atrocità israeliane in corso contro il popolo di Gaza e del resto della Palestina.
    http://www.infopal.it/leggi.php?id=10339&PHPSESSID=5592772f3572b892354ac4065435c357

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    Anonimo ha detto:

    bè gavino, forse oggi è una giornata positiva, nel senso che qualcosa inizia a muoversi. speriamo!!

    ANSA-GAZA: ‘E’ CAMPO CONCENTRAMENTO’, SCONTRO VATICANO-ISRAELE

    TEL AVIVA: CARD.MARTINO PARLA COME HAMAS
    CITTA’ DEL VATICANO — Santa Sede e Israele di nuovo ai ferri corti, mentre continua ad infuriare la battaglia a Gaza e si rende piu’ problematico un viaggio del Papa in Terra Santa per il prossimo maggio. Oggi il card. Renato Raffaele Martino, presidente del ‘Pontificio Consiglio Giustizia e Pace’ e personaggio di spicco della Curia romana, ha osservato che la Striscia ”assomiglia sempre di piu’ ad un campo di concentramento”. In serata, e’ arrivata durissima la replica del governo israeliano, che ha accusato il porporato di usare la terminologia di ”Hamas”.

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    maria rubini ha detto:

    ero maria. grazie per le informazioni gavino.

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    Annalisa ha detto:

    Maria, Gavino, cari amici, ringrazio io voi per essere così partecipi e importanti. Spesso non riesco ad essere in tempo su niente, come per esempio adesso nel segnalare la notizia dell’espulsione dell’ambasciatore israeliano dal Venezuela, un gesto di grande coerenza e solidarietà verso il popolo palestinese. Meno male che ci siete voi, vi ringrazio e vi abbraccio forteeeeee…

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    Gavino ha detto:

    La risposta di Israele a Chavez:
    “Il Venezuela – si legge in una nota del ministero degli Esteri israeliano – deve scegliere da che parte di questa guerra si pone. Deve scegliere tra quelli che lottano contro il terrorismo e quelli che lo appoggiano. Non è una sorpresa che il Venezuela abbia di nuovo dichiarato al mondo da che lato si posiziona”.
    http://www.dazebao.org/news/index.php?option=com_content&view=article&id=2699:gaza-israele-e-hamas-valutano-la-tregua-ma-il-governo-olmert-allarga-loffensiva&catid=87:medio-oriente&Itemid=277
    Notizie d’agenzia informano che il governo venezuelano invierà aiuti ai palestinesi.

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    Pedro ha detto:

    12 Reglas infalibles para la redacciôn de noticias sobre Medio Oriente en medios de comunicaciôn.
    Anônimo
    1. En oriente Prôximo son siempre los ârabes quienes atacan primero, y siempre es Israel quien se defiende. Esa historia se llama “represalîa”.
    2. Ni ârabes, ni palestinos, ni libaneses tienen derecho a matar civiles. A eso se llama “terrorismo”.
    3. Israel tiene derecho a matar civiles. Eso se llama “legîtima defensa”.
    4. Cuando Israel mata civiles en masa, las potencias occidentales piden que lo hagan con mayor comedimiento. Eso se llama “reacciôn de la comunidad internacional”.
    5. Ni palestinos ni libaneses tiene derecho a capturar soldados israelîes dentro de las instalaciones militares con centinelas y puestos de combate. Aeso hay que llamarlo “secuestros de personas indefensas”.
    6. Israel tiene derecho a secuestrar a cualquier hora a cuantos palestinos y libaneses se le antoje. Su cifra ronda los 10 mil, 300 de los cuales son niños y 1000, mujeres. No se precisa prueba alguna de culpabilidad. Israel tiene derecho a mantener secuestrados presos indefinidamente, ya sea autoridades democrâticamente elegidas por los palestinos. A eso se le llama “encarcelamientos de terroristas”.
    7. Cuando se menciona la palabra “Hezbollah”, es obligatorio añadir en la misma frase “apoyados y financiados por Siria y por Irân”.
    8. Cuando se menciona “Israel”, estâ terminantemente prohibido añadir: “apoyados y financiados por Siria y por Irân”. Eso podrîa dar la impresiôn de que el conflicto es desigual y de que la existencia de Israel no corre peligro.
    9. En informaciones sobre Israel, hay que evitar siempre que aparezcan las siguientes locuciones. “Territorios ocupados”, “Resoluciones de la ONU”, “Violaciones de los Derechos Humanos” y “Convenciôn de Ginebra”.
    10. Los palestinos, lo mismo que los libaneses, son siempre “cobardes” que se esconden entre una poblaciôn civil que “no los quiere”. Si duermen en casa con sus familias, eso tiene un nombre: “cobardîa”.Israel tiene derecho a aniquilar con bombas y misiles los barrios donde duermen. A eso se le llama “acciôn quirûrgica de alta precisiôn”.
    11. Los israelîes hablan mejor inglês, frncês, castellano o português que los ârabes. Por eso merecen ser entrevistados con mayor frecuencia y tener mâs mâs oportunidades que los ârabes para explicar al gran pûblico las presentes reglas de redacciôn (de la 1 a la 10). A esto se le llama “neutralidad periodîstica”.
    12. Todas las personas que no estân de acuerdo con las sobredichas Reglas son, y asî debe hacerse constar, “terroristas antisemitas de alta peligrosidad”
    (fuente http://www.sin permiso.info).

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    Annalisa ha detto:

    Pedro, nuestros periodistas las estudiaron muy bien estas reglas. El Corriere de la Sera le gana a todos…

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    Dammuso ha detto:

    Superficiale il commento su Chavez e la solidarietà bolivariana, al solito la propaganda vince l’ipocrisia, mentre 120.000 morti ammazzati in venezuela al governo di miraflores non interessano per niente.
    Gavino: fai un giretto alla morgue di bello monte il lunedì mattina se non ti spaventa girare per Caracas dove immagino tu non abbia mai messo piede. Verdad?!

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    Gavino ha detto:

    Potrebbe essere che all’obitorio di bello monte non abbia mai messo piede il lunedì mattina. Mi spieghi questi 120.000 morti ammazzati, Dammuso?
    Da parte mia posso dirti che in Italia (Repubblica democratica, fondata sul lavoro), c’è più di un morto il giorno nei posti di lavoro, cui si aggiungono i morti per malattie da lavoro. Nessun governo si è mai preoccupato di questi fatti dolorosi. Né si preoccupa l’attuale governo italiano della strage di palestinesi, anzi sostenuto dai mass media, strizza l’occhio agli israeliani.
    Il governo venezuelano ha stabilito interventi umanitari nella strisci di Gaza, ha denunciato all’Onu il massacro del popolo palestinese da parte dello stato d’Israele. Ipocrisia?

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    abdel al rachid ha detto:

    CREDO che qua’si faccia molta demagogia sparando cifre a casaccio (120.000 morti ammazzati .…dimendicandosi che non tutto avviene per caso )
    pongo una serie di domande a chi spara cifre “da bolletino della NED-AID E COMPAGNIA BELLA
    MI POTETE DARE INFORMAZIONI SELLE OPERAZIONI DEI NARCOTRAFFICANTI CHE OPERANO NELLO STATO DI ZULIA,LE BANDE DI KILLER CHE SI FANNO CHIAMARE LE AQUILE NERE?
    SE PURE FOSSE VERO CHE CI SIANO 120.OOO MORTI AMMAZZATI IN QUEL DI CARACAS IN QUESTA CONTA SONO COMPRESI GLI ASSASSINI POLITICI(SINDACALISTI ‚MILITANTI DI SINISTRA, EFFETTUATI DAI PARAMILITARI NARCOTRAFFICANTI CHE OPERANO IN CARACAS E COPERTI DAI “PITEYANKEE”?
    CI SI DIMENTICA CHE L’ATTUALE SITUAZIONE EREDITATA DA CHAVEZ E’I CONSEGUENTI RISVOLTI SOCIALI ATTUALI DERIVANO DELLA GRANDE RAPINA ECONOMICA EFFETTUATA DAL FMI PER OPERA DEI PEREZ,prima ‚DAI CARMONA POI PERCHE’ E’ FACILE FARE DEMAGOGIA SE NON SI TENGONO PRESENTI QUESTI FATTI OGGETTIVI .…CHI MI SA DIRE CHI E’ IL SIGNOR MOISES NAIM(DAL NOME DOVREBBE ESSERE DI ORIGINI EBRAICHE ) MINISTRO DEL GOVERNO DEL DITTAROLLO Andrés Pérez,(Il direttore di Foreign Policy è Moisés Naim, venezuelano legato alla lobby sionista, già ministro del commercio e dell’industria nel governo di Andrés Pérez e — giacché parliamo di assassinii a Caracas — uno dei responsabili del ‘pacchetto’ neoliberista che scatenò la ribellione del popolo venezuelano e il massacro del febbraio 1989. Ultimamente attacca il Venezuela da una colonna offertagli dal quotidiano spagnolo ‘El País’”…
    BEH TORNDO AL TEMA L’AZIONE DI CHAVEZ E’ DEGNA DI UN VERO DIFENSORE DEI DIRITTI UMANI E LA SUA OAZIONE VERSO IL GENOCIDA GOVERNO DIISRAELE FA ONORE AL GENERE UMANO ..IL RESTO COME DICEVA MIA NONNA FATIMA SONO CACCOLE DI CIUCO

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    abdel al rachid ha detto:

    se avete un po’ di pazienza vi regalo un articolo sulle mistificazioni da “obitorio”

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    Dammuso ha detto:

    !20.000 sono i morti ammazzati di questi ultimi dieci anni in tutto il venezuela,non a caracas. 12.000 all’anno in media, quasi uno al minuto. Che non ha “ereditato” da nessuno. Abdel al rachid : capisco quando qualcuno scrive di venezuela senza conoscere e senza esserci mai stato e al massimo spulcia aporrea. Tu sei uno di questi

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