Diserbanti a giudizio in Argentina

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La vittoria delle “Madri di Ituzaingó Anexo”

DISERBANTI A GIUDIZIO IN ARGENTINA

Un’importante sentenza condanna per la prima volta le fumigazioni con agrotossici

 

di Annalisa Melandri — in esclusiva per L’Indro*

 

Le deridevano e le chiamavano “locas”, pazze, come le Madri di Plaza de Mayo. Le Madri diItuzaingó Anexo, un piccolo quartiere alla periferia della cittadina argentina di Córdoba, erano invece arrabbiate e preoccupate per quanto stava accadendo nella loro comunità. Alcune avevano visto morire lentamente i propri figli, colpiti da mali devastanti e incurabili, altre avevano perso i loro neonati a causa di malformazioni. Qualcosa non andava, troppe malattie congenite, troppi casi di cancro e leucemia tra gli abitanti di quella zona rurale circondata completamente da piantagioni di soia. Troppe morti sospette.

Sono stati i bambini e i giovani i più colpiti dai tumori e dalle leucemie. Ventenni uccisi da cancro al cervello, adolescenti con leucemie di vario tipo, strane malformazioni riscontrate tra i neonati. In dieci anni, su una popolazione di 5mila persone, sono stati riscontrati 193 casi di cancro, oltre a numerosi casi di labbro leporino, palatoschisi, lupus.
Nel maggio del 2006 le prime analisi su 30 giovani del quartiere dimostrarono la presenza di pesticidi nel sangue in 23 di loro. Nel 2007 invece l’Organizzazione Panamericana della Salute che aveva svolto proprie indagini concluse che “Ituzaingó Anexo può considerarsi un luogo contaminato. I contaminanti più importanti sono i pesticidi e l’arsenico”. Tra le raccomandazioni emesse dall’OPS “incrementare il controllo sulle fumigazioni clandestine effettuate a distanze minori da quelle permesse per legge”. Una specifica commissione del Ministero della Salute creata nel 2009 per decreto da Cristina Fernández tuttavia emisesoltanto questa laconica conclusione: “In Argentina non esistono sufficienti dati sugli effetti del glifosato sulla salute umana, per cui sarebbe importante promuovere la realizzazione di studi pertinenti”.

Andrés Carrasco, ricercatore e direttore del Laboratorio di Embriologia Molecolare della Facoltà di Medicina dell’Università di Buenos Aires è stato tra i principali testimoni dell’accusa nel corso del processo. Ha redatto un rapporto, noto come “rapportoCarrasco”, che ha scatenato numerose polemiche e contestazioni anche nel mondo scientifico, (ma che è stato pubblicato nel 2010 dalla rivista Chemical Research in Toxicology) nella quale haevidenziato come, con dosi di glifosato 1500 volte inferiori a quelle utilizzate nelle fumigazioni sui campi di soia, si riscontravano già danni embrionali negli anfibi, tradizionalmente utilizzati in questo tipo di studi.

Le madri, dopo la conferma avuta dagli esami clinici, che le morti e le malattie avvenute nel quartiere erano da mettere direttamente in relazione con le fumigazioni che avvenivano nei campi di soia transgenica intorno alle loro case, si mobilitarono e sporsero due denunce, una nel 2004 e una nel 2008, presentando come prove le fotografie degli aerei mentrefumigavano nei pressi delle loro case.

Il processo si è concluso il 21 agosto scorso con la condanna a tre anni di carcere con la condizionale del produttore agricolo di soia Francisco Parra (un altro è stato assolto per insufficienza di prove) e di Edgardo Pancello, il pilota dell’aereo.

Sofia Gatica

Sofia Gatica

Tuttavia la sentenza ha lasciato l’amaro in bocca alle donne e ai vari collettivi ed associazioni ambientaliste che si erano riunite nella sigla Paren de Fumigar (Smettete di Fumigare) in quanto i condannati non faranno nemmeno un giorno di carcere, ma svolgeranno soltanto lavori socialmente utili e saranno interdetti per dieci anni dall’uso dei pesticidi.

“Chi mi restituirà mia figlia?”, ha gridato la portavoce e co-fondatrice dell’associazione delle Madri di Ituzaingò, Sofìa Gatica, all’uscita del tribunale. Si dice convinta che, anche se si tratta di una sentenza storica, questo non fermerà le fumigazioni.

Sofìa è stata la prima a Ituzaingò ad avere sentore che qualcosa di strano stava accadendo, dando così avvio alle ricerche e alla battaglia contro l’uso illegale del glifosato nei pressi del centro abitato. Ha ricevuto quest’anno negli Stati Uniti, a San Francisco, il premio GoldmanEnvironmental Prize, uno dei più importanti concessi in materia di difesa dell’ambiente ed ecologia.

La bambina di Sofìa oggi avrebbe 13 anni. Morì nel 1999, tre giorni dopo la nascita, per unagrave malformazione congenita ai reni. La donna, condividendo il suo dolore e i suoi dubbi con altre madri dello stesso quartiere iniziò a sospettare che le gravissime malattie che affliggevano molti vicini ed amici fossero da mettere in relazione con quei voli che piccoli aerei effettuavano vicinissimi alle loro case per spargere i pesticidi sui campi di soia che lecircondavano.

Sofìa non si arrende nemmeno oggi. In dieci anni di lotte, lei e le sue compagne hanno ottenuto qualche vittoria importante, come l’ordinanza municipale nel 2003 che proibisce le fumigazioni a meno di 2500 metri dai centri abitati e la creazione, nel 2009 della Commissione Nazionale di Ricerca sugli Agrochimici.

Anche questa sentenza non può considerarsi una sconfitta. Si tratta del primo processo contro l’uso illegale dei pesticidi non solo in Argentina, ma anche nel resto dell’America latina.

Il Dr. Lorenzo Rodríguez, presidente del tribunale che ha emesso la sentenza, ha dichiarato che “è stata una causa difficilissima per essere la prima che si porta avanti contro questo tipo di crimine”, che è stato necessario tipificare nell’ordinamento giuridico argentino, dal momento che non esisteva una giurisprudenza precedente. Sebbene esistano processi per crimini ambientali in Argentina e in tutta l’America latina, non esistono sentenze che riguardano l’uso dei pesticidi.

In particolare, in questo caso è messo sotto accusa il Roundup, nome commerciale che la multinazionale Monsanto ha dato a un erbicida che contiene come principio attivo ilglifosato.

Il glifosato è stato scoperto nel 1970 dalla Monsanto, la maggior produttrice di prodotti chimici per l’agricoltura e sementi OGM. Da allora questo prodotto ha trovato ampio uso nelle piantagioni di soia transgenica. I semi di soia prodotti dalla Monsanto infatti si chiamano Soia Roundup Ready (Soia RR) per indicare che la soia che ne deriva è resistente all’erbicida. Acquistando le sementi si è obbligati anche ad acquistare l’erbicida corrispondente, incrementando il monopolio della multinazionale che controlla a livello mondiale tutti i vari livelli della produzione agricola della soia su scala industriale.

La controversa Monsanto è stata spesso al centro di inchieste e scandali. Produttrice negli anni ‘60 del potente erbicida conosciuto come “agente arancio” usato in Vietnam per disboscare le foreste e poter scovare così i rifugi sotterranei dei Vietcong (e che ha causato la morte e malattie di migliaia di vietnamiti e soldati statunitensi), nel 2007 negli Stati Uniti ha ricevuto una condanna per “pubblicità ingannevole” per aver pubblicizzato il Roundup come prodotto “biodegradabile”.

A principio di quest’anno la multinazionale è stata condannata in Francia all’indennizzo a favore di un coltivatore che ha riportato gravissimi danni neurologici per inalazione del prodotto chimico Lasso di sua produzione. Solo nel 2007 il Lasso è stato proibito e ritirato dalla Francia e da altri paesi dell’Unione Europea per la sua comprovata alta tossicità non sufficientemente segnalata nelle indicazioni che forniva la Monsanto, mentre era proibito fin dagli anni ’80 in Canada, Belgio e Stati Uniti.

L’uso dei diserbanti, e del glifosato in modo particolare, è fondamentale per le grandi piantagioni di soia transgenica, il “deserto verde” argentino come viene chiamato. In Argentina si è passati da circa 30 milioni di litri/kg utilizzati agli inizi degli anni’90 agli oltre 350 milioni dell’ultimo anno.

L’Argentina possiede 19 milioni di ettari coltivati a soia ed è il primo esportatore mondiale di prodotti derivati dalla soia. La sua produzione è passata dai 30 milioni di tonnellate del 2001 ai circa 50 del 2010 con un incremento della superficie coltivata del 60% nello stesso periodo (fonte: Abecem). L’incremento della produzione si deve proprio all’uso smodato dei diserbanti e all’utilizzo dei semi OGM.

In dieci anni, tra il 1997 e il 2007 la produzione di soia transgenica è passata dal 23% al 95% e in Brasile dal 2% al 66%. Praticamente in tutta l’America latina si coltiva esclusivamente soia OGM e i principali importatori sono l’Unione Europea e la Cina. Nonostante le polemiche sull’uso di semi geneticamente modificati, non ci sono studi scientifici certi sulla loro pericolosità immediata, ma nemmeno studi che la escludanocategoricamente a lungo termine.

*Pubblicato in esclusiva su L’Indro www.lindro.it e qui ripubblicato per gentile concessione.

Vedi anche: Il mondo secondo Monsanto

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