Organizzazioni per la difesa dei diritti umani avvertono sul rischio della decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti sul debito pubblico argentino

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DICHIARAZIONE STAMPA FIDH 

Parigi, 30 luglio 2014 – In un documento pubblicato  nella giornata di ieri e frutto dell’ iniziativa di un suo organismo membro argentino, il Centro di Studi Legali e Sociali (CELS), la FIDH ed altre 100 organizzazioni per la difesa dei diritti umani di  tutto il mondo, hanno denunciato le nefaste conseguenze sui diritti umani che implica la decisione adottata dalla  Corte Suprema degli Stati Uniti di respingere un ricorso relativo al debito pubblico  dell’ Argentina.

Il rifiuto della Corte Suprema convalida così   la decisione del  tribunale di grado inferiore e obbliga   l´Argentina al pagamento ai creditori, conosciuti anche come “fondi avvoltoi”,  che avevano acquisito titoli  del debito sovrano dopo l’ultimo default del paese e che non avevano accettato   gli accordi di ristrutturazione del 2005 e del 2010.

Questa decisione potrebbe condurre di nuovo l’Argentina al blocco dei pagamenti e potrebbe avere un impatto negativo sulla sua capacità  di rispettare e proteggere i diritti umani.

Le organizzazioni firmanti avvertono che questo conflitto  sul debito pubblico tra l’Argentina, i fondi avvoltoi e il sistema giudiziario degli Stati Uniti non deve essere visto come un caso isolato, ma piuttosto come l’espressione di una problematica globale che ha ripercussione sull’applicazione effettiva dei diritti umani.

Questo caso dimostra la necessità  di mantenere un equilibrio tra gli interessi dei creditori e i debitori che  garantisca che gli Stati possano adempiere con l’ obbligo di proteggere e far rispettare i diritti umani. Come riconosciuto dalle Nazioni Unite  “le strategie in materia di debito estero devono essere disegnate in modo da non ostacolare il miglioramento delle condizioni che garantiscono l’esercizio dei diritti umani e dovrebbero, tra le altre cose,  assicurare che gli Stati debitori raggiungano  un tasso di crescita sufficiente per soddisfare i loro bisogni in campo sociale, economico e di sviluppo e per ottemperare con i loro obblighi verso il rispetto dei diritti umani”.  La Corte Suprema degli Stati Uniti  ha perso opportunità di rispettare questo principio.

Leggi l’articolo del CELS qui (in spagnolo e in inglese)

Leggi la dichiarazione congiunta Debito Pubblico Argentina e Diritti Umanai qui (in spagnolo e in inglese) con la lista delle organizzazioni firmanti

Contatti stampa FIDH:

José Carlos Thissen (spagnolo, francese e inglese) – Tel: +51 9541 31650 / +598 9105 7321 (América Latina)

Audrey Couprie (spagnolo, francese e inglese) — Tel: +33 6 48 05 91 57 (Parigi)

 

La FIDH (Federazione Internazionale dei Diritti Umani) è  una ONG internazionale di difesa dei diritti umani che federa 178 organizzazioni presenti in circa 120 paesi del mondo. Dal 1922 lavora per il rispetto dei diritti civili, politici, economici, sociali e culturali, così come enunciati nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.  

 

FIDH – Federación Internacional de Derechos Humanos

Comunicado de prensa

100 organismos de defensa de los derechos humanos denuncian las repercusiones negativas de la decisión de la Corte Suprema de los Estados Unidos sobre la deuda argentina

 

 

París, 30 de julio de 2014.- En una carta a iniciativa de su organismo miembro en Argentina, el Centro de Estudios Legales y Sociales (CELS), publicada ayer, la FIDH y 100 otras organizaciones de derechos humanos del mundo entero denunciaron las consecuencias nefastas sobre los derechos humanos que implica la decisión de la Corte Suprema de los Estados Unidos de desechar un recurso relativo a la deuda soberana de la Argentina.

La negativa de la Corte Suprema para procesar este caso valida la decisión de un tribunal inferior forzando a Argentina a pagar a los acreedores también conocidos como “fondos buitres” que habían adquirido títulos de deuda soberana después del ultimo default de la Argentina, pero no aceptaron los acuerdos de reestructuración de 2005 y 2010. Esta decisión podría conducir de nuevo a la Argentina a un cese de pagos y tener un impacto negativo en su capacidad de respetar, proteger y cumplir todos los derechos humanos.

Las organizaciones firmantes advierten que este conflicto sobre la deuda soberana entre la Argentina, los fondos buitres y el sistema judicial de los Estados Unidos no debe ser visto como un caso aislado, sino más bien como la expresión de un problema global que afecta a la aplicación efectiva de los derechos humanos.

Este caso demuestra la necesidad de mantener  un equilibrio entre los intereses de los acreedores y los deudores que garantice que los Estados puedan cumplir con sus obligaciones de proteger y cumplir los derechos humanos. Como reconocido por las Naciones Unidas, “las estrategias en materia de deuda externa deben ser diseñadas de manera que no obstaculicen la mejora de las condiciones que garantizan el ejercicio de los derechos humanos y deberían, entre otras cosas, asegurar que los Estados deudores logren una tasa de crecimiento suficiente para satisfacer sus necesidades sociales, económicas, de desarrollo, y para cumplir con sus obligaciones con los derechos humanos”. La Corte Suprema de los Estados Unidos perdió la oportunidad de respetar este principio.

Leer el artículo de CELS aquí: (en español e inglés)

Leer la declaración conjunta Deuda Soberana Argentina y Derechos Humanos aquí: (en español e inglés)

 

 

Contactos prensa:

 

José Carlos Thissen (español, francés, inglés) – Tel: +51 9541 31650 / +598 9105 7321 (América Latina)

Audrey Couprie (español, francés, inglés) — Tel: +33 6 48 05 91 57 (París)

 

 

La FIDH (Federación Internacional de Derechos Humanos) es una ONG internacional de defensa de los derechos humanos que federa a 178 organizaciones en cerca de 120 países. Desde 1922, trabaja por los derechos civiles, políticos, económicos, sociales y culturales, tal como están enunciados en la Declaración Universal de Derechos Humanos.

 


Il Paraguay teme il nucleare argentino

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di Annalisa Melandri — In esclusiva per L’Indro  — 10 luglio 2013

Santo Domingo - La decisione del Governo argentino di costruire una centrale nucleare  di nuova generazione nella Provincia di Formosa, a soli 35 chilometri dalla frontiera  con il  Paraguaynon  piace affatto alle autorità del piccolo Paese latinoamericano.

Un rapporto diffuso dal Ministero della Salute di Asunción e consegnato al Ministro degli Esteri, informa infatti che in caso di emergenza il Paese più colpito sarebbe proprio il Paraguay.
In particolare la radioattività, informa il rapporto, «potrebbe  contaminare le riserve d’acqua delle città che si trovano sulle rive dei fiumi Paraguay e Paraná», un bacino d’utenza di circa  tre milioni di persone.

Il Governo argentino ha annunciato la decisione a San Pietroburgo in Russia, durante la Conferenza Internazionale Ministeriale sull’Energia Nucleare nel Secolo XXI, senza tuttavia  informare le autorità del Paraguay che avrebbero, nel frattempo, redatto due note, una indirizzata a Yukiya Amano, direttore generale  dell’Organizzazione dell’Energia Atomica e una per il Ministro degli Esteri argentino Héctor Timermann, chiedendo maggiori informazioni rispetto al progetto.

Il quotidiano paraguayo ‘ABC Color’,  avrebbe inoltre  confermato la notizia, grazie anche a indiscrezioni trapelate dalle autorità locali di Formosa.

Il Presidente del Paraguay, Federico Franco, in conferenza stampa ha dichiarato di essere disposto anche a ricorrere alle istanze internazionali, prima l’OSA (Organizzazione degli Stati Americani) e poi l’ONU e  di  respingere «rispettosamente  ma energicamente» l’installazione di una centrale nucleare sulla linea di frontiera.
«L’Argentina, per una situazione meno importante, ha fatto reclamo a L’Aja» ha ricordato, riferendosi alla cosiddetta ‘crisi delle cartiere’  avvenuta nel 2006 tra Uruguay e Argentina, quando l’Uruguay decise unilateralmente di costruire due cartiere  sul fiume Uruguay, condiviso da entrambi i Paesi. L’ Argentina  ricorse allora alla Corte Internazionale dell’Aja, accusando il  Paese vicino di aver inquinato il fiume.

L’Argentina, con le sue tre centrali nucleari, di cui quella di Embalse è la più grande in America latina,  è un Paese leader nella regione per quanto riguarda l’utilizzo pacifico dell’energia nucleare. Attualmente il  Governo presieduto dalla Presidente Cristina Fernández è in fase di rilancio del  Piano Nucleare del 2006 con la ristrutturazione della  Commissione Nazionale per l’Energia Atomica, fondata nel 1950 e che  aveva risentito negli  ultimi anni della mancanza di investimenti e di risorse. Il Vecchio Piano Nucleare è diventato politica di stato nel 2009 e regolamentato da  una  legge.

Il reattore CAREM (Centrale Argentina di Elementi Modulari), un progetto di ultima generazione a bassa potenza (25MW) che verrà costruito a Formosa, è il primo disegnato completamente in Argentina.  Attualmente a Buenos Aires è in costruzione il suo prototipo.

 

 

 

 


Nicolás Maduro vince le elezioni in Venezuela. L’opposizione golpista scatena la violenza

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di Annalisa Melandri — in esclusiva per L’Indro 17 aprile 2013

Alle 23.16 ora locale di domenica sera, 14 aprile, il presidente del Consiglio Nazionale Elettorale (CNE) ha diffuso i risultati del processo elettorale che si era svolto per tutta la giornata in Venezuela.
Un po’ più tardi del previsto – già  il nervosismo era palpabile anche per  alcune dichiarazioni di inconformità rispetto ai  tempi e per euforiche dichiarazioni su presunti risultati a lui favorevoli da parte del candidato di opposizione della Mesa de la Unidad Democrática (MUD), Enrique Capriles Radonsky -  e  con un 99,12 per cento di sedi elettorali scrutinate, Tibisay Lucena Ramírez, comunicava ai venezuelani che Nicolás Maduro si era confermato presidente eletto con un 50,66 per cento (7.505.338 voti) contro il 49,07 per cento (7.270.403 voti) ottenuto da Enrique Capriles.

Un margine strettissimo, di appena 234.935 voti, pari al 1,59 per cento. I risultati finali di poche ore dopo, confermeranno la tendenza: Nicolás maduro ottiene il 50,75 per cento (7.559.349 voti) contro il 48,98 per cento (7.296.876 voti) di Enrique Capriles, per un 1,77 per cento di scarto

L’opposizione non riconosce il risultato – La violenza

Un margine tanto stretto che ha portato Capriles nelle ore successive a non riconoscere il risultato, a definire Nicolás Maduro presidente “illegittimo”, a chiedere il riconteggio manuale  del 100 per cento dei voti (anche se nella serata di domenica, alla presenza di tutte le forze politiche era già stato riconteggiato il 54 per cento dei voti, come da prassi) e a convocare ‘la piazza’, incitando i suoi sostenitori a scendere per strada in cacerolazos (proteste rumorose usando pentole e mestoli) e alla protesta di fronte alle sedi regionali dei Consigli Elettorali.

Sono ore decisive in Venezuela queste, il CNE ha confermato Maduro alla presidenza del paese e ha invitato Capriles a chiedere, come si fa generalmente in questi casi, il riconteggio dei voti secondo le procedure istituzionali. Le autorità hanno invitato alla calma e al senso di responsabilità civile.
Troppo tardi, lo sconsiderato appello rivolto da Enrique Capriles ai suoi era stato ormai raccolto, con conseguenze disastrose:
 si parla di almeno sette  morti tra i sostenitori di Maduro, decine di feriti, veicoli bruciati, sedi del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV) assaltate e date alle fiamme, assediata la casa della presidente del CNE, assaltata la sede del canale televisivo TeleSUR, assaltati e distrutti supermercati e centri medici dove lavoravamo medici cubani, scontri con le forze dell’ordine.

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Papa Francisco I: entrevista a Graciela Rosenblum presidenta de la Liga Argentina por los Derechos del Hombre

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Articulo en su versión en italiano publicado en exclusiva por  el periódico L’ Indro

por Annalisa Melandri 

En Argentina, el nombramiento del cardenal  Jorge Mario Bergoglio como papa  ha creado profundas fracturas al interno de la misma sociedad civil.

El periodista Horacio Verbitsky quien desde años está desarrollando estudios serios y rigurosos respecto las complicidades de la Iglesia Católica con el régimen militar,  denunciadas en varios libros entre los  cuales “La isla del silencio”,  ha reiterado sus acusaciones  desde sus editoriales en el diario Página 12.

Adolfo Pérez Esquivel, premio Nobel por la Paz, sorprendentemente en este debate ha tomado postura a favor del papa, llegando a contradecirse él mismo. En una entrevista del 2005 denunciaba la complicidad de Bergoglio con la dictadura afirmando “Yo creo que muchos obispos tenían un doble discurso, cuando yo estaba en prisión mi señora hablaba con los obispos y decían: Sí lo vamos a atender, vamos a ver que podemos hacer y después hacían  todo lo contrario. La actitud de Bergoglio creo que se inscribe dentro de toda esta política de pensar que todos aquellos que trabajan socialmente con los sectores más populares, más necesitados eran comunistas, subversivos, terroristas”.

Diferente la reacción de Estela de Carlotto, presidenta de la Asociación Abuelas de Plaza de Mayo, histórica  asociación que trata de devolver a sus legitimas familias los nietos (hoy por lo general hombres y mujeres de alrededor 30 y 40 años) quienes fueron substraídos recién nacidos a sus madres antes de matarlas o desaparecerlas, quien ha tenido palabras muy duras hacia el nombramiento del ex cardenal Bergoglio.  (altro…)


La storia di Yorio e Jálics

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Il coinvolgimento di Bergoglio e di una Chiesa omertosa nel sequestro dei due gesuiti argentini

di Annalisa Melandri — in esclusiva per l'Indro- 20 Marzo 2013

 

Fu l’argentino Emilio Mignone, avvocato, scrittore, difensore dei diritti umani,  vicepresidente dell’Assemblea Permanente per i Diritti Umani  di Buenos Aires e fondatore del Centro di Studi Legali e Sociali (CELS) nel suo libro "Chiesa e Dittatura” del 1986 a citare per primo il coinvolgimento di Bergoglio nel sequestro dei due gesuiti Orlando Yorio e  Francisco Jálics avvenuto il 23 maggio 1976. (altro…)


Intervista a Graciela Rosenblum, presidente della Lega Argentina per la Difesa dei Diritti dell’Uomo su Papa Francesco

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Bergoglio e le reazioni della società civile

L’elezione di Papa Francesco ha creato profonde spaccature: “Bergoglio non agì in difesa dei diritti fondamentali del popolo argentino”

di Annalisa Melandri in esclusiva per L’Indro — 20 marzo 2013

In Argentina la nomina del cardinale Jorge Mario Bergoglio al soglio Pontificio ha creato profonde spaccature all’interno della società civile.
Il giornalista Horacio Verbitsky che da anni sta compiendo studi accurati e rigorosi sulle complicità della Chiesa Cattolica con il regime militare, denunciate in numerosi libri tra i quali ‘L’isola del silenzio’, ha reiterato le sue denunce dalle pagine del quotidiano ‘Página 12′ del quale è editorialista.
Adolfo Pérez Esquivel, premio Nobel per la pace, sorprendentemente in questo dibattito ha preso posizione a favore del Papaarrivando anche a contraddire se stesso. In questa intervista del 2005 denunciava la complicità di Bergoglio con la dittatura  (afferma: «Molti vescovi avevano un doppio discorso. Quando io ero in prigione mia moglie parlava con i vescovi che promettevano aiuti e poi facevano esattamente il contrario. L’attitudine di Bergoglio si iscrive in tutta questa politica per la quale tutti quelli che lavorano socialmente con i poveri erano comunisti, sovversivi, terroristi»). Diversa la reazione di Estela de Carlotto, presidente dell’associazione Abuelas de Plaza de Mayo, storica associazione che cerca di restituire alle loro legittime famiglie i nipoti (oggi generalmente uomini e donne di circa 30/40 anni) che vennero sottratti appena nati alle loro madri prima di ucciderle o fatte sparire, che ha avuto parole molto dure rispetto alla nomina dell’ex cardinale Bergoglio come Papa.

L’Indro’ ha intervistato in esclusiva Graciela Rosenblum, presidente della Lega Argentina per i Diritti dell’Uomo (altro…)


El martirio de Monseñor Enrique Angelelli

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Qui il film

Angelelli, La Palabra Viva


Le complicità della Chiesa con la dittatura argentina

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Processo in Argentina per l’omicidio di due sacerdoti
Trent’anni dopo, una sentenza rivela la grande condanna per i vertici ecclesiastici

di Annalisa Melandri in esclusiva per L’Indro — 22 febbraio 2013

Una sentenza di un tribunale argentino della provincia de La Rioja, emessa a dicembre ma diffusa solo la settimana scorsa, con la quale si condannano all’ergastolo alcuni ex militari argentini per l’omicidio di due sacerdoti avvenuto nel 1976, parla esplicitamente dicomplicità’ della Chiesa Cattolica, indicandola come ‘un’istituzione che mostrò in molte delle sue autorità silenzio, adesione e complicità con il processo della dittatura’.

Sono stati condannati per crimini contro l’umanità gli ex militari Luciano Benjamín Menéndez, che all’epoca era comandante  del III Corpo dell’Esercito,  Luis Fernando Estrella e  Domingo Benito Vera. (altro…)


Elvira Corona: Lavorare senza padroni

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LAVORARE SENZA PADRONI

Viaggio nelle imprese «recuperadas» d’Argentina

Elvira Corona

EMI, 2011, 14 euro

«Questo non vuol essere un lavoro esaustivo del tema, né tanto meno un saggio. Le storie raccontate possono essere invece utili per offrire alcuni spunti di riflessione e punti di vista differenti su di un fenomeno che ha contribuito a un cambiamento di prospettive nella società argentina.» Così la giornalista free-lance, Elvira Corona, descrive il suo libro.

Ben oltre dall’offrire soltanto «spunti di riflessione» o «punti di vista» sul fenomeno, quello che il testo propone invece è un esauriente panorama delle storie più emblematiche delle Ert, Empresas recuperadas por sus trabajadores (Imprese recuperate dai propri lavoratori) in Argentina dopo la grave crisi del 2001, che mise allora veramente in chiaro l’inadeguatezza e il fallimento del modello neoliberale imposto agli argentini dagli organismi finanziari internazionali.  (altro…)


Herman Schiller rifiuta il premio “Perfil” alla Libertà d’Espressione

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Herman Schiller

In una lettera del 13 settembre scorso inviata al direttore della società  editrice  Perfil, il giornalista argentino Herman Schiller ha rifiutato il Premio alla Libertà d’Espressione  che  doveva  condividere con il giornalista ecuadoriano  César Ricaurte.

Si legge nella lettera:

“Ho deciso di non accettare  il Premio alla Libertà d’Espressione che concede questa società  editrice. Il riconoscimento, come mi era stato comunicato telefonicamente dal portavoce dell’azienda, signor Ariel Cohen, doveva essere condiviso con Julián Paul Assange, fondatore ed editore di  WikiLeaks e autentico combattente  per il diritto all’informazione, che in questo momento  si trova rifugiato presso l’ambasciata ecuadoriana  a Londra. Ció nonostante, dopo alcuni giorni, un altro portavoce dell’ azienda, Patricia Daniele, mi ha informato che non sara’  Assange (altro…)


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