Prigionieri politici mapuche, 56 giorni di sciopero della fame.

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I prigionieri politici mapuche del carcere di Angol si trovano ormai al loro 56° giorno dello sciopero della fame.
Lo rendono noto in un comunicato, il sesto,  del 30 novembre 2007, con il quale confermando la loro ferma decisione di continuare lo sciopero della fame ad oltranza, reiterano anche la loro richiesta per la libertà di i  tutti i prigionieri politici mapuche che si trovano in differenti carceri del paese nonché la smilitarizzazione delle zone nelle quali vivono le comunità e la fine della repressione verso il popolo mapuche.
Lo stato di salute dei prigionieri si aggrava giorno dopo giorno ed è ormai in una fase critica, tanto che il tribunale di Temuco ha ritenuto necessario trasferire alcuni prigionieri in un ospedale dove applicare la nutrizione forzata.
Nel comunicato tuttavia, essi  confermano la loro volontà di rimanere uniti e di resistere ad ogni imposizione riguardo ad una nutrizione forzata, “con la ferma decisione di portare avanti questo sciopero fino ad ottenere quello che chiediamo”.
Questi prigionieri stanno scontando in carcere condanne per 10 anni più giorno per l’accusa di tentato incendio di una foresta appartenente alla Forestal Mininco S.A. Sono stati inoltre condannati a  pagare 425 milioni di pesos come  risarcimento danni. L’applicazione di condanne così eccessive viene fatta in base alla legge antiterrorista n. 18.314 in vigore fin dalla dittatura di Pinochet  e per la quale si può essere accusati e condannati  per terrorismo anche  per atti di protesta o rivendicazioni sociali.
L’applicazione della legge antiterrorismo è stata duramente condannata da Human Right Watch, da Amnesty International, dalla Federazione dei Diritti Umani (FIDH) e dal Comitato dei Diritti Umani dell’ ONU.
Il governo cileno tuttavia non ha preso nessuna decisione in merito alle richieste dei prigionieri politici e inoltre non vengono riconosciute le loro battaglie a livello nazionale , mentre va anche segnalata una campagna sempre più violenta di repressione e criminalizzazione anche dei simpatizzanti e di coloro che appoggiano la lotta mapuche.
 
Il caso di Pedro Cayuqueo
Dall’Istituto dei Diritti Umani della Catalogna fanno sapere che il Signor Cayuqueo, militante mapuche e direttore del quotidiano Azkintuwe era stato invitato nei giorni 27/29 novembre alle giornate “Conflitti dimenticati: il popolo mapuche “nella sede dell’ associazione dei Diritti Umani della Catalogna (IDHAC) a Barcellona.
Il signor Cayuqueo avrebbe dovuto viaggiare dalla località del Sud del Cile dove vive fino a Santiago il venerdì 23 novembre e il sabato successivo 24 novembre aveva un volo prenotato  per Barcellona.
Il giorno della sua partenza per Santiago ha ricevuto una notifica del Registro Civile , centro di documentazione nazionale, che lo informava  che per una causa penale in corso relativa al conflitto mapuche non poteva lasciare il paese e gli veniva pertanto ritirato  il passaporto. Secondo il registro aveva delle multe arretrate da pagare, fatto assolutamente non vero.
Il Sig.  Cayuqueo, condannato nel 2003 per la partecipazione nel recupero di terre usurpate nella zona Triguen ha scontato già la sua pena. Nonostante lo stesso pomeriggio del 23 novembre con il suo avvocato sia poi riuscito  a presentare  un documento dal quale risultava che non aveva nessun carico pendente con la giustizia, le autorità hanno confermato che il passaporto sarebbe stato trattenuto  fino a controlli avvenuti, fatto che gli ha impedito di viaggiare in Spagna e di essere presente alla tavola rotonda.
Ricordiamo quanto accaduto in Italia alle attiviste mapuche Violeta Valenzuela e Jeanette Paillan in occasione della visita di  Michelle Bachelet all’Università di Roma 3, dove la loro pacifica protesta è stata vietata dalle forze  di polizia in accordo con l’ambasciata cilena in Italia.
 
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Ringraziamo Radio Onda Rossa di Roma per lo spazio che concede a sostegno delle iniziative ai prigionieri politici mapuche.
 
 

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