Per ogni donna

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Per ogni donna forte, stanca di dover apparire debole

C’è un uomo debole stanco di dover apparire forte

Per ogni donna stanca di dover agire come una tonta

C’è un uomo stanco di dover simulare di sapere tutto

Per ogni donna stanca di dover essere qualificata come un essere emotivo

C’è un uomo al quale è stato negato il diritto a piangere e ad essere delicato

Per ogni donna considerata poco femminile quando compete

C’è un uomo che si sente obbligato a competere affinché

Non si dubiti della propria mascolinità

Per ogni donna stanca di sentirsi oggetto sessuale

C’è un uomo preoccupato di sembrare sempre disposto

Per ogni donna che si sente attaccata ai suoi figli

C’è un uomo a cui si è negato il piacere alla paternità

Per ogni donna che non ha avuto accesso ad un lavoro o salario soddisfacente

C’è un uomo che deve assumere la responsabilità economica di un altro essere umano

Per ogni donna che non conosce i meccanismi di una automobile

C’è un uomo che non ha appreso i segreti dell’arte del cucinare

Per ogni donna che avanza di un passo per la sua propria liberazione

C’è un uomo che riscopre il cammino alla libertà.

Centro per il Controllo Popolare – Comuna socialista en construccion – Ataroa

Barquisimeto – Esd. Lara – Repubblica Bolivariana del Venezuela

Link: Conferenza Mondiale delle Donne — Caracas 2011


Iniziativa a sostegno della Conferenza Mondiale delle Donne

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Serata a sostegno della Conferenza Mondiale delle donne della base – Caracas 2011

promossa dal  Coordinamento Romano Donne

Venerdì 18 giugno h. 21,00

Via dei Volsci 26 (San Lorenzo)

Non c’è liberazione della donna  senza rivoluzione, non c’è rivoluzione senza liberazione della donna!


Il coordinamento nazionale per la Conferenza Mondiale delle Donne – Caracas 2011 sostiene la rivolta di Joy

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Il coordinamento nazionale per la Conferenza Mondiale delle Donne – Caracas 2011 sostiene la rivolta di Joy

Joy è la donna nigeriana che – nell’agosto del 2009 – ha denunciato un tentativo di stupro compiuto da Vittorio Addesso, ispettore capo del Cie di Via Corelli, a Milano, dove allora si trovava rinchiusa. In quell’occasione fu aiutata da una compagna di reclusione, Hellen, come lei vittima della “tratta”.

Dopo le proteste scoppiate nel Cie contro “il pacchetto sicurezza” di Maroni, le due donne vennero portate in carcere insieme ad altre migranti. Al processo denunciarono di esser state spogliate e picchiate dagli uomini di Addesso, il quale avrebbe preteso “prestazioni sessuali gratuite”. In tribunale, però, non vennero credute: la giudice decise di denunciarle per calunnia e di condannarle a sei mesi per le rivolte.

Dopo essere stata a San Vittore, poi nel carcere di Como, ora Joy ed Hellen sono di nuovo in un Cie, a Modena, in attesa dell’espulsione in Nigeria: ovvero di una probabile condanna a morte per aver cercato di fuggire alla “tratta”. Per questo, Joy ha tentato il suicidio.

La polizia stupra nei Cie” è stato lo slogan ripetuto nelle manifestazioni di solidarietà a Joy ed Hellen. La polizia stupra nei Cie, aggiungendo al già nutrito repertorio di metodi repressivi quello “classico”riservato alle donne. Niente di nuovo sotto il sole. Carceri e tribunali – strumenti cardine del dominio di classe – non offrono speranze di riscatto per gli oppressi.

La libertà di Joy ed Hellen, la nostra libertà, si ottiene con la lotta. Rompiamo le gabbie. Chiudiamo i Cie, luoghi di detenzione e di tortura. Il governo vuole costruirne altri vicino agli aeroporti. Impediamolo.

Impediamo le deportazioni.
Libertà per Joy ed Hellen. No allo stato di polizia.

Martedì 8 giugno alle 14,30, tutte davanti al tribunale di Milano, dove avrà luogo il cosiddetto “incidente probatorio” e il confronto tra Addesso, Joy ed Hellen.

NOI NON SIAMO COMPLICI
LOTTIAMO UNITE
Coordinamento nazionale
per la Conferenza Mondiale delle Donne – Caracas 2011
conferenzadonneatliberodotit
http://conferenzamondialedonne.wordpress.com/


Giorgiana vive!: Teniamocela aperta questa ferita

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Il Coordinamento Romano Donne per la Conferenza Mondiale delle Donne di Caracas 2011 partecipa con un proprio striscione oggi alle 18 a Ponte Garibaldi al presidio in memoria di Giorgiana Masi, vittima del Terrorismo di Stato…

 

 

 

 

UN FIORE A GIORGIANA MASI, VITTIMA DEL TERRORISMO DI STATO

 

 

 

 

Il 12 maggio di 33 anni fa veniva assassinata dal piombo dello stato borghese la compagna Giorgiana Masi,  durante un sit-in indetto dai Radicali per l’anniversario della vittoria referendaria sul divorzio. Tale vicenda ha nell’allora Ministro degli Interni Francesco Cossiga il mandante politico e morale e, nelle “squadre speciali” da lui formate con l’avallo di tutto l’arco istituzionale dell’epoca, i vigliacchi esecutori dell’omicidio di una ragazza non ancora ventenne, colpita alle spalle e uccisa poi una seconda volta dal giudice che, dopo aver esaminato il caso, nel 1981 optò per l’archiviazione “in quanto sono rimasti ignoti i responsabili del reato”. Cossiga ha sempre sostenuto la tesi del “fuoco amico” di fantomatici autonomi e, a un certo punto si puntò il dito persino contro l’allora latitante Andrea Ghira (uno dei massacratori del Circeo), versioni poi smentite dalla pubblicazione delle celebri foto di Tano d’Amico , dove si vede chiaramente un’agente in borghese sparare e scappare via;  sui fatti di quel giorno D’Amico dirà:“Il segreto sulla morte di Giorgiana tiene non perchè non lo conosce nessuno, ma perchè lo condividono in molti”. Una conclusione tale deve essere accompagnata da un bilancio severo sul movimento di quegli anni, criticando la componente opportunista promotrice del successivo reflusso negli argini imposti dal Capitale, portando avanti invece l’esempio delle componenti rivoluzionarie che attaccarono frontalmente il padronato e i suoi apparati coercitivi. A distanza di così tanto tempo la conclusione logica dei compagni di allora e dei militanti di oggi è che lo stato non processa mai se stesso. Oggi, da Carlo Giuliani a Stefano Cucchi, sono ancora i giovani, i lavoratori, i disoccupati, gli immigrati a pagare con la vita la barbarie del capitalismo, di cui ogni governo è sempre sostenitore e difensore! Ieri come oggi, in  momenti di acuta  crisi  politica economica e sociale,  lo stato accentua il suo carattere repressivo contro quanti continuano a lottare per la difesa dei propri diritti (lavoro, casa, istruzione, sanità) e per la costruzione di una società migliore. 

 

NOI NON DIMENTICHIAMO ! GIORGIANA VIVE NELLE NOSTRE LOTTE!                                                              Le compagne

 

“Se la rivoluzione di Ottobre fosse stata di Maggio,
se tu vivessi ancora,
se io non fossi impotente di fronte al tuo assassinio,
se la mia penna fosse un’arma vincente,
se la mia paura potesse esplodere nelle piazze,
coraggio nato dalla rabbia strozzata in gola,
se l’averti conosciuta diventasse la nostra forza,
se i fiori che abbiamo regalato alla tua coraggiosa vita nella nostra morte
almeno diventassero ghirlande nella lotta di noi tutte donne, se..
Non sarebbero le parole a cercare di affermare la verità,
ma la vita stessa, senza aggiungere altro”
 

 

Costruiamo la Conferenza Mondiale delle Donne – Venezuela 2011 

 

 

Dall’appello del Comitato Promotore Internazionale: Noi, milioni di donne di tutti i continenti viviamo sulla nostra pelle la povertà, la disoccupazione, lavori con bassi salari e con pochissimi diritti alla sicurezza, subiamo la guerra e siamo obbligate a migrazioni di massa, (…). La maggior parte di noi donne di tutto il mondo è doppiamente sfruttata e oppressa dal capitalismo, in quanto parte della classe lavoratrice e, allo stesso tempo, in quanto oppresse per la nostra condizione di genere e per ampie masse in quanto parte dei paesi dipendenti e dei popoli e culture oppressi.Cresce la consapevolezza che è necessario uno scambio internazionale delle esperienze, una cooperazione, azioni di solidarietà e lottare per la liberazione della donna in un mondo completamene liberato dallo sfruttamento e dall’oppressione.

 

 

 

 

Il Coordinamento Romano Donne partecipa alla costruzione della CMD per dare il proprio contributo alla rinascita di un movimento combattivo delle donne. Anche nel nostro paese, la donna subisce feroci attacchi alla propria libertà. La vergognosa campagna reazionaria contro la RU486  contro il diritto ad una maternità consapevole, condotta dal Vaticano e la sua corte e supportata da questo governo di fascisti, razzisti, leghisti e mafiosi è solo un esempio. Crediamo che sia importante unire le forze di tutte le donne che oggi lottano e si mobilitano in ordine sparso, per ricominciare a ricostruire un percorso comune, per arricchirci con lo scambio di esperienza ed uscirne rafforzate!       Uniamo le nostre volontà per dare un impulso al movimento mondiale combattivo delle donne!                     Non c’è emancipazione della donna senza Rivoluzione!Non c’è rivoluzione senza emancipazione della donna! Lottiamo Unite!     

Coordinamento Romano Donne                                                     

 

 

 

 

Per adesioni, info (iniziative e materiali ecc.) e contatti: href=“coordinamentoromanodonneatyahoodotit“>coordinamentoromanodonneatyahoodotit                                                                 

 339 — 8489559 (Chiara); 327–1843601(Giorgia)

annalisamelandriatyahoodotit  (annalisamelandriatyahoodotit)    (Annalisa)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Il nuovo decreto legge anti-stalking: la sicurezza delle donne vale meno di quella di un’automobile

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Per il furto con scasso, un reato contro la proprietà,  sono previsti fino a sei anni di reclusione. Per il reato di “stalking” cioè la persecuzione generalmente commessa da ex mariti, conviventi o fidanzati ai danni di una donna al massimo è prevista la condanna fino a quattro anni di reclusione.
 
E’ stato approvato oggi il Ddl anti-stalking che introduce l’articolo 612-bis nel codice penale per  “chiunque molesta o minaccia taluno con atti reiterati e idonei a cagionare un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero a ingenerare un fondato timore per l’ incolumita’ propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero a costringere lo stesso ad alterare le proprie scelte o abitudini di vita”. Un reato quindi contro  la persona, punibile da oggi con una pena fino a un massimo di quattro anni.
 
E’ stato inoltre respinto l’emendamento presentato da Barbara Pollastrini (PD),  che prevedeva la possibilità di patrocinio gratuito per le vittime di stalking, che quindi dovranno farsi carico di tutte le spese legali  nel caso decidessero di sporgere denuncia. Il  patrocinio gratuito sarebbe stato sicuramente  un valido sostegno per tutte quelle donne che si trovano in situazioni difficili e che non sanno come venirne fuori. La possibilità di godere del patrocinio gratuito avrebbe potuto aiutarle nella già di per sé difficile decisione di sporgere denuncia contro un familiare che nella stragrande maggioranza dei casi è stato o è una persona affettivamente e sentimentalmente vicina alla vittima. E’  noto inoltre come simili situazioni avvengano in ambienti già di per sé difficili per la donna,  soprattutto dal punto di vista economico. Difficoltà quella economica,  che rappresenta un notevole impedimento per le donne a liberarsi di alcuni meccanismi che oltre allo stalking comprendono spesso anche casi di violenze fisiche. Le donne economicamente indipendenti o comunque più abbienti  infatti, sicuramente hanno meno impedimenti  a ricostruirsi una vita anche lontano dal luogo di residenza originario,  o a cambiare città se non paese, indipendentemente dal fatto di aver  presentato o meno denuncia.
 
Generalmente chi commette stalking è una persona con gravi turbe psichiche che ha problemi ad accettare percorsi di cura e difficilmente rispetterà per esempio il divieto di avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla persona offesa, così come difficilmente terrà conto del richiamo orale che potrebbe venirgli dal Questore, come previsto dal Ddl. Se padri separati,  queste persone, almeno allo stato attuale delle cose continuano a vedere i propri figli, spesso usandoli o plagiandoli  per continuare a commettere violenze contro le ex mogli.
 
Resta inoltre il problema gravissimo della lentezza giudiziaria. Oggi una donna che denuncia il proprio coniuge per violenze in famiglia deve aspettare mediamente due anni o tre per vedere il suo fascicolo sul tavolo di un giudice in prima udienza. Passeranno altrettanti anni probabilmente per arrivare a una condanna definitiva. In tutto questo periodo di tempo è lasciata completamente sola dalle istituzioni a gestire situazioni difficili e pericolose che spesso sfociano in vere e proprie tragedie.
 
Più che il problema della pena, resta grave infatti quello del  grande vuoto delle istituzioni, completamente assenti  dal momento in cui una donna sporge denuncia   fino a quello in cui viene emessa una condanna spesso inutile ed irrisoria, periodo durante il quale può veramente accadere di tutto.
 
 

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