L’ultima Mirabal vola via

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Doña Dedé Mirabal

Doña Dedé Mirabal

L’ultima Mariposa[1] è volata via. Dedé Mirabal, l’unica delle quattro sorelle sopravvissuta alla barbarie criminale del  regime del dittatore  dominicano Rafael Leónidas Trujillo, è deceduta sabato scorso a Santo Domingo in una clinica dove era ricoverata da giorni per problemi polmonari.  Aveva 88 anni.

Bélgica Adela Mirabal Reyes, Doña Dedé, come era affettuosamente  chiamata qui in Repubblica Dominicana, era la custode della memoria storica e rivoluzionaria della sua famiglia, segnata profondamente dall’atroce assassinio delle sue sorelle, Patria, Minerva e Maria Teresa, avvenuto il 25 novembre del 1960.

Le tre donne, accompagnate  dall’autista Rufino de la Cruz (anch’egli assassinato), quel giorno  stavano facendo ritorno da una visita in carcere ai loro mariti, detenuti per le loro attività politiche contro la dittatura, quando il veicolo sul quale viaggivano fu fermato da uomini armati che le giustiziarono senza pietà. Il loro assassinio decretò l’inizio della fine del regime di Trujillo. Nessuno, né il mandante  –lo stesso Trujillo– né i sicari, pagarono  per il crimine commesso. Questi ultimi,  nonostante furono condannati a  20 e 30 anni di carcere, tempo dopo lasciarono il paese con la complicità delle autorità militari.

Minerva e Manolo con Minou

Minerva Mirabal e suo marito Manolo Tavárez Justo, in particolare furono i fondatori del clandestino Movimiento Revolucionario 14 de Junio. Manolo fu ucciso il 21 dicembre del 1963, quando, ormai morto il dittatore Trujillo, stava dirigendo la lotta contro il Triunvirato, un governo conservatore e repressivo succeduto al colpo di Stato militare nel 1963 contro il presidente democraticamente eletto Juan Bosch.

Doña Dedé  ha cresciuto oltre ai suoi figli (uno dei quali, Jaime David,  è stato vicepresidente della Repubblica, ministro dell’Ambiente e attualmente ricopre l’incarico di  ministro dello Sport) anche i  sei figli delle sue sorelle. I figli di Minerva e Manolo, rimasero orfani infatti di entrambi i genitori  in tenera età. Minou, che aveva appena quattro anni quando Minerva sua madre fu uccisa, oggi  è una deputata al Congresso ed è stata vice ministro degli Affari Esteri.

Dedé ha conservato con cura e amore  la casa di famiglia di Ojo de Agua nel municipio di Salcedo, (nella provincia ribattezzata nel 2007 provincia Hermanas Mirabal),  nel nord del paese, trasformandola in un museo visitato ogni anno da migliaia di dominicani.

Ha fatto sì che le Nazioni Unite dichiarassero nel 1998,  il 25 novembre Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, in memoria dell’omicidio delle  sue sorelle.

Si trattò di un omicidio politico, certo, ma non solo. Trujillo era ossessionato da Minerva, la più bella, la più intelligente, la più determinata.

Un’ossessione da uomo ferito, come sicuramente si  sentì il satrapo in occasione della festa che organizzò a San Cristobal il  13 ottobre dell’anno 1949   alla quale aveva invitato  la famiglia Mirabal al completo. In quelle occasioni era impossibile rifiutare il suo invito ed era proibito abbandonare la festa prima di lui. Trujillo,  che aveva già  visto e conosciuto Minerva precedentemente, era rimasto infatti affascinato dalla ragazza. Alla festa  la invitò a ballare e tra qualche giro di merengue e alcune avances, approfittò per interrogarla sulle sue posizioni politiche. Minerva lo respinse  con determinazione e sfrontatezza, specificando che non le piaceva la sua politica. Si racconta  che gli mollò anche uno schiaffo, episodio tuttavia smentito da Dedé nel suo libro “Vivas en su jardìn”, perché, racconta: “Minerva non ebbe bisogno delle mani per dargli uno schiaffo. Le bastarono le sue parole e il suo atteggiamento”.

La famiglia, consapevole della brutta piega che aveva preso la festa, decise di abbandonarla repentinamente. Da quel momento Trujillo iniziò a perseguitare Minerva e i suoi.

Violenza politica e violenza di genere, che in un abbraccio mortale soffocarono la sua giovane vita.  Violenza perpetrata sia per le sue  idee politiche ma anche per aver osato respingere  l’uomo,  in questo caso  incarnazione del potere politico.

mirabal2La vendetta, in questa storia che sembra ricordare un’antica tragedia greca,  compie un giro perverso su se stessa, diventando al contempo vendetta politica e passionale.

Violenza politica e violenza di genere,  che hanno  rappresentato l’espressione più estrema e aberrante del maschilismo, quando il potere (sessuale) dell’uomo diventa anche potere (politico) dello Stato.

Violenza che proprio grazie all’impegno costante di Doña Dedé, l’umanità intera oggi può  condannare  ogni 25 novembre. Doña Dedé da quel fatidico giorno ha infatti commemorato la morte delle sue sorelle ogni anno.  Anche nei momenti più difficili, quando, una volta eliminato fisicamente l’uomo Trujillo, gli è sopravvissuto il potere politico che il dittatore incarnava e sotto altre spoglie  ha continuato  a reprimere e perseguitare il popolo dominicano.

Accadeva per esempio –racconta Dedé nel suo libro–  durante il governo di Joaquín Balaguer: “Durante i primi dodici anni del governo di Joaquín Balaguer non si poteva quasi parlare delle sorelle Mirabal e tutti quelli che partecipavano agli omaggi che religiosamente realizzavamo ogni 25 novembre, venivano perseguitati, come se si trattasse di una manifestazione sovversiva”.

Nonostante  tutto, è  volata via  serena Dedé. Da tempo le “fibre del rancore” erano morte in lei. Soleva ripetere: “io non porto rancore, conservo la memoria”.

Aveva dato un senso al dolore.



[1] Mariposa vuol dire farfalla in spagnolo. Era questo il nome in codice usato dalle sorelle Mirabal nell’associazione clandestina 14 de Junio nella quale militavano.

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