L’ALBA fa sentire la sua voce anche nel santuario del commercio internazionale  

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Si e’ tenuta recentemente l’VIII Conferenza Ministeriale dell’ OMC (WTO per la sua sigla in inglese), l’ Organizzazione Mondiale del Commercio. I paesi dell’ALBA (Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America), il 15 dicembre, appena 48 ore prima della chiusura dei lavori della conferenza hanno diffuso un documento che rappresenta un “approccio senza precedenti” in sede OMC e che farà senza dubbio discutere, dal titolo: “Comunicazione dello Stato Plurinazionale della Bolivia, della Repubblica di Cuba, della Repubblica dell’ Ecuador, della Repubblica del Nicaragua e della Repubblica Bolivariana del Venezuela”.

Umberto Mazzei, direttore dell’Istituto di Scienze Economiche di Ginevra, riporta per Rebelión parte del testo della comunicazione:

Constatiamo che ogni volta si utilizzano metodi sempre più sofisticati per impedire la partecipazione di tutti i Membri e dare invece vita a una parvenza di un processo di inclusione e consenso. Appena un giorno prima della riunione formale del Consiglio Generale del 30 novembre del 2011 si sono presentati i risultati intoccabili di consultazioni effettuate nell’ambito di un ristretto gruppo; intoccabili in quanto secondo i responsabili riflettono equilibri ottenuti delicatamente e per tanto suscettibili soltanto di essere messi a conoscenza degli altri Membri”.

Continua il documento: “Il commercio è uno strumento e non un fine. Non concepirlo in questo modo porterebbe immancabilmente a uno scenario di liberalizzazione commerciale estrema tra economie con grandi differenziali di produttività e competitività e, quindi, alla distruzione della base produttiva dei paesi in via di sviluppo”. Secondo i paesi ALBA “in pratica l’OMC si è trasformata in una organizzazione che non è retta da tutti i suoi Membri, nella quale le decisioni non sono prese con consenso e dove le riunioni delle negoziazioni non sono aperte alla partecipazione di tutti i Membri”.

Fa notare Mazzei che l’ALBA ha presentato alcune proposte degne di note tuttavia “l’intervento decisivo” e’ stato proprio questo documento che ha messo fine alle intenzioni di far passare in modo illegale un testo come se si trattasse di una Dichiarazione Ministeriale concordata con tutti i paesi Membri.

Questo per fare in modo che alcuni progetti cari alle imprese multinazionali dei paesi sviluppati o di quelli in via di sviluppo che si sottomettono a politiche neoliberiste ispirino proposte negli organismi internazionali che cercano sempre di erodere il diritto sovrano di portare avanti politiche nazionali e creare, in cambio, ambienti in cui le imprese apolidi possano agire con disinvoltura”.

Non c’è mai stata nella OMC una protesta tanto chiara, ferma, coraggiosa ed opportuna” conclude Umberto Mazzei.

I paesi che hanno tenuto riunioni “privilegiate” con la segreteria dell’OMC diretta da M. Pascual Lamy sono stati i soliti noti: Unione Europea, Stati Uniti, Australia e Giappone, “gli amici del sistema” come vengono definiti.

Ancora una volta invece sono i paesi dell’ALBA che denunciano le manovre poco chiare e antidemocratiche dei grandi della Terra in seno agli organismi internazionali.

Accadde la stessa cosa all’ONU durante le negoziazioni in tema di ambiente. A Copenaghen nel 2010, la Bolivia denunciò accordi sottobanco tra Cina, Stati Uniti, Brasile, Sudafrica e India imposti all’assemblea degli altri con modalità non consone alle procedure.

Finalmente il monopolio imposto con la prepotenza dei signori della Terra, quelli che pretendono di dare lezioni di democrazia al mondo, viene messo in discussione da un gruppo di paesi che non sono disposti ad abbassare più  la testa.

L’America latina si dimostra ancora come il luogo da dove partire per poter immaginare un mondo diverso.

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