Hoy internacionalismo hace rima con América latina

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Internacionalismo hace rima con América latina

por Annalisa Melandri

El triste silencio que se levanta del panorama europeo sobre la masacre del pueblo palestino, que Israel una vez más está llevando a cabo en estas semanas en su enésima operación genocida, no es hipocresía política, sino solamente una lógica consecuencia del descarado apoyo que los gobiernos de los países que integran la Unión Europea están brindando a la operación “Margen Protector”.

A parte de algunas obvias declaraciones de un “cese inmediato del fuego” en ocasión de los bombardeos israelíes a las escuelas de la ONU en Gaza, la postura de la Unión Europea no refleja ambigüedad, sino expresión de apoyo, ya que no se trata de silencio diplomático, sino de tácito consenso al ataque militar de Israel en la Franja de Gaza.

El silencio cómplice de la Unión Europea, cualquier cosa quiera decir, lejos de representar una postura política consensuada entre sus países, es más bien la suma de los silencios cómplices de cada uno de ellos, ya que hasta las Naciones Unidas en esta ocasión, han condenado con más vehemencia que antes, la masacre de civiles palestinos.

28 silencios, tantos son los países miembros de la Unión Europea, que pesan como piedras en esta ulterior página negra de la historia de la colonización, asedio e invasión militar de Palestina.

Italia  lleva alta la bandera del silencio, y en su caja fuerte guarda los contratos de venta de armas firmados con Israel. Mi país es el primer proveedor de armas livianas y aparatos militares a Israel de la Unión Europea y frente al tamaño de los negocios en este sector que hay entre los dos países, todos los llamados que hemos firmado y enviado al gobierno de “centroizquierda” del primer ministro  Matteo Renzi, para que retire su embajador o para que exprese una postura firme de condena, parecen (y finalmente lo son), ridículos.

El 41 por ciento de todas las exportaciones de armas livianas y de sistemas militares de la Unión Europea hacia Israel, salen de Italia, según explica el Observatorio Permanente sobre las Armas Livianas y Políticas de Seguridad y Defensa y el mayor cliente de la industria bélica liviana y de sistemas militares de seguridad de Italia es Israel. (altro…)


Appello agli studenti per boicottare Israele

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Questa lettera è presa dal sito Boicotta Israele, e sarebbe utile farla circolare come meglio si può… attaccarla nelle bacheche delle scuole, ai cancelli o davanti gli ingressi dei parchi. Insomma… impariamo l’importanza dei boicottaggio ! e magari riprendiamo anche quelle belle usanze dell’attacchinare e volantinare in quartiere, nei propri posti di lavoro, nelle scuole… (Grazie Vale! : - ) )

di Boicotta Israele

 

 

Tra qualche giorno, care ragazze e ragazzi delle scuole elementari e medie avrete finito questa fatica. Sarete sicuramente promosse e promossi, ma se anche dovesse esserci qualche complicazione, qualche piccolo inciampo… suvvia non sarà la fine del mondo. Avete una vita davanti e tutto il tempo per recuperare brillantemente qualsiasi rallentamento e andare ancora più avanti. 
Alla vostra età si ha il tempo dalla propria parte, è un prezioso alleato il tempo, non dimenticatelo.  
 
Comunque vada sarà stato un anno importante. Avete imparato tante cose, fatto conoscenze interessanti, avete approfondito conoscenze precedenti…  
 
Ricordate? Ogni mattina vi recavate, casomai un po’ insonnolite/i, con i vostri libri, quaderni, matite, pennarelli, che poi utilizzavate per trascorrere ore piacevoli e interessanti… Fermiamoci qui un momento e pensiamo: siamo sicuri che per tutti i bambini e le bambine del mondo ogni mattina era così ?  
 
Macchè! Sono 100 milioni (fonte-Unicef) i ragazzi e le ragazze che non hanno la possibilità di andare a scuola: guerre, povertà, oppressione…  
 
Prendiamo un esempio non lontano da noi: i vostri fratellini e sorelline palestinesi (sono duecentomila a Gaza) anche quando le bombe avevano smesso di cadere e nessuno sparava più, non potevano andare a scuola con i libri, quaderni, matite negli astucci colorati. Perchè?  
 
Semplicemente perché i burocrati del governo di Israele, che mantiene uno stretto controllo su questa piccola striscia di terra lungo il Mediterraneo e sui suoi abitanti, anche dopo il ritiro dei coloni israeliani nel 2005, ritiene che la carta e l’inchiostro non siano “bisogni umani fondamentali”… e questa non è una bella cosa.  
 
Anzi è una cosa talmente brutta che bisogna mettercela tutta per farli smettere.  
 
Si può fare qualcosa? Certo! Dite ai vostri genitori, per esempio, di non comprare più i prodotti israeliani, che sono quelli che hanno il “codice a barre” che inizia con 729.  
 

Per maggior informazioni leggi qui.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Si condanna ogni azione fascista e antisemita commessa nel nome del boicottaggio

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Sta prendendo sempre più piede in  questi giorni in Italia la campagna di boicottaggio dei prodotti israeliani che anche da questo sito è attivamente appoggiata e promossa.
 
Non stupisce pertanto il fatto che  i fascisti, come già avvenuto in passato in altre occasioni, si pongano al servizio  dei poteri forti e delle potenze imperialiste cercando di inquinarla, confondendola con azioni  razziste e antisemite con il solo scopo di creare confusione e gettare discredito su questo movimento spontaneo e pacifista che sta prendendo sempre più piede e  che si avvale dell’entusiasmo e dalla voglia di partecipazione di migliaia di giovani desiderosi di contribuire in prima persona al raggiungimento della pace e della dignità del popolo palestinese.
 
Il boicottaggio dei prodotti provenienti da Israele  che si sta cercando di portare avanti anche coinvolgendo i sindacati presenti nelle grandi aziende di distribuzione commerciale o nei porti, pratica pacifista e non violenta che in passato ha sancito la fine del regime dell’apartheid in Sud Africa,   nulla ha a che vedere con l’azione  fascista e chiaramente antisemita del boicottaggio dei negozi della comunità ebraica romana e con azioni criminali e chiaramente razziste contro di essa che condanniamo fermamente.
 
 
 
 

Radio Onda Rossa appoggia il boicottaggio

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Comunicato di Radio Onda Rossa relativo al boicottaggio:
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Da più parti si propone di organizzare un boicottaggio dei prodotti provenienti da Israele. Si tratta di iniziative promosse da numerosi movimenti pacifisti al fine di sollecitare il governo di Israele verso un percorso di autentica e giusta pace nei confronti della popolazione palestinese.
 
Queste proposte si sono intensificate dopo la tremenda ggressione dei giorni scorsi dell’esercito israeliano a Gaza che ha ucciso oltre mille palestinesi di cui circa 400 bambini, distruggendo territorio, case e infrastrutture e riducendo alla fame la popolazione.
Molte autorevoli personalità pacifiste si sono fatte promotrici di tali iniziative(una per tutti Naomi Klein), molti siti internet hanno raccolto e rilanciato questo invito al boicottaggio, moltissime donne e uomini si stanno organizzando per poter esprimere con questa azione concreta la loro umanità , anche perchè i governi dell’intero mondo, con rarissime eccezioni, fiancheggiano, anche stavolta, i massacri dello stato colonialista di Israele.
 
IL PUNTO E’ CHE UN BOICOTTAGGIO NON SI REALIZZA SPONTANEAMENTE MA VA ORGANIZZATO!!!
E’ un’organizzazione che deve crescere dal basso e alla quale tutte e tutti possono partecipare.
L’esperienza che prendiamo come insegnamento e riferimento è il grande e partecipato boicottaggio verso l’apartheid del Sud Africa
negli anni ’60 e ’70 che piegò quel regime razzista imponendogli di trattare con l’African  National Congress il passaggio ad una democrazia formale. Così come avvenne anche per il boicottaggio verso le aziende che partecipavano all’aggressione statunitense alla popolazione vietnamita.
 
1)La prima cosa da fare è mettere in movimento tutte le rappresentanze sindacali dei posti di lavoro che si dimostrino sensibili a una iniziativa pacifista e umanitaria come il boicottaggio verso uno stato aggressore. Le rappresentanze sindacali dovranno attivarsi nell’ individuare se l’azienda in cui lavorano ha rapporti commerciali con aziende israeliane o acquista componenti
provenienti da Israele.
Successivamente con assemblee e azioni
sindacali dovranno convincere la direzione aziendale a
interrompere tali rapporti commerciali.
Le aziende più adatte a questo fine sono le catene della grande distribuzione (Coop, Conad, Gs, Panorama, Sma,
Todis ecc., insomma supermercati, ipermercati, centri commerciali e distributori vari).
Sono da prendere in considerazione anche le aziende che producono articoli tecnologici di ogni genere, poichè utilizzano componentistica che proviene da aziende israeliane.
E soprattutto i lavoratori dei porti, degli interporti, degli scali ferroviari e degli aeroporti. Noi tutti ricordiamo
il meraviglioso impegno profuso dai portuali di Rotterdam, Liverpool, Genova, e tanti altri nel far marcire nelle stive delle navi le merci provenienti dal Sud Africa razzista e piegare così il presidente Frederik Willem de Klerk ad avviare colloqui di pace con Nelson Mandela (possiamo affermare che i portuali organizzati dei porti europei, per aver contribuito più di altri alla pace giusta e contro la barbarie, avrebbero dovuto meritare nel ‘900 un premio Nobel per la Pace).
 
2)Seconda cosa da fare è organizzarsi in gruppi di quattro, cinque o
anche più e recarsi davanti ai supermercati, soprattutto il sabato che è giornata di grandi acquisti e informare, parlare, comunicare con i potenziali clienti   della necessità di un acquisto consapevole che non armi le mani infanticide dei militari israeliani.
 
3) Fare pressioni perchè gli amministratori locali più sensibili dichiarino pubblicamente la loro adesione al boicottaggio e sostengano attivamente le relative iniziative nel territorio di loro competenza.
 
4)Si invitano studenti e docenti, presidi e rettori ad aderire a tale boicottaggio nel campo della ricerca e degli scambi culturali e scientifici.
 
 
Link e siti di riferimento:
1)Global BDS Movement (http://bdsmovement.net/)
 
2)Boycott Israel (http://www.mylinkspage.com/israel.html)
 
 
 
 
   
 
 
 

Boicottaggio Israele

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Stampa e diffondi più che puoi questo volantino, davanti ai supermercati, ai centri commerciali, per strada, davanti alle scuole…
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BOICOTTA ISRAELE
Quali prodotti bisogna boicottare?
 
Non è sempre facile per i consumatori riconoscere i prodotti israeliani. Per i prodotti freschi, la frutta, i legumi e le spezie è possibile. Per contro, tutto si complica per i prodotti trasformati che non portano necessariamente traccia della loro origine. Il codice a barre su un prodotto può essere un indizio. I prodotti che sono imballati ed etichettati in Israele hanno un codice a barre israeliano che inizia con 729. Ma alcuni prodotti israeliani sono imballati in Belgio o in Francia (o in altri Paesi, n.d.t.) dalle grandi catene di distribuzione con un codice a barre nazionale.
 
Carmel
Legumi, frutta (avocados, pompelmi… ), vini, cognac, liquori, succhi di frutta, fiori.
La compagnia di esportazione di prodotti agricoli AGREXCO, oggi uno dei più grossi gruppi di esportazione di prodotti agricoli nel mondo. AGREXCO una società gestita dal Ministero dell’Agricoltura israeliano e dalle aziende agricole in ragione del 50% ciascuno.
 
Nestlè
Ditta svizzera che possiede il 50.1% del capitale della fabbrica alimentare israeliana Osem. Nel dicembre 2000 ha annunciato ulteriori investimenti in Israele per milioni di dollari.
Prodotti ed aziende affiliate: Nescafè, Nesquik, Terrier, Maggi, Buitoni, Milkbar, KitKat.
 
L’Oreal
Ha stabilito Israele come suo centro commerciale nel Medio Oriente ed ha aumentato gli investimenti e leattività produttive, che vanno da una nuova linea di produzione a Migdal Haemek, ai progetti di ricerca e sviluppo congiunti con gli Israeliani, operando anche nel campo dell’educazione e delle campagne di servizio pubbliche.
Prodotti ed aziende affiliate: Lacome, Giorgio Armani, Vichy Cacharel, La Roche-Posay, Garnier, Biotherm, Melena Rubinstein, Ralph Lauren Perfumes.
 
Coca-Cola
Nel 1997 il Governo di Israele ha reso omaggio alla Coca-Cola per il suo sostegno continuo ad Israele negli ultimi 30 anni e per il suo rifiuto di aderire al boicottaggio della Lega Araba contro Israele (diversamente dalla Pepsi Cola, che si era conformata al boicottaggio e che solo nel 1992 ha iniziato a commerciare in Israele).
una conferenza della nota sionista Linda Gradstein, corrispondente all’Università di Minnesota.
E’ stato annunciato recentemente che la Coca-Cola, grazie agli incentivi del governo israeliano, costruirà un nuovo impianto sulla terra palestinese rubata a Kiryat Gat.
Prodotti ed aziende affiliate: Fanta, Sprite, Schweppes.
 
Tutti gli altri marchi coinvolti:
Estèe Lauder (cosmetici), Timberland, Delta Galin, Marks&Spencer, Victoria’s Secret, GAP, Banana Republic, Structure, J-Crew, J.C.Penny, Pryca, Lindex, DIM, Donna Karan/DKNY, Playtex, Calvin Klein, Hugo Boss (abbigliamento),
McDonald’s (catene alimentari), Nokia (telefonia), Sara Lee, Playtex, Dim, Ambi Pur, Bali, Kiwi, Lovable, Wonderbra, Sanex (intimo), Bassetti (tessile), Jaffa (prodotti agricoli) Qualità Sreet, Smarties, After Eight, Lion, Aero, Polo, Danone (alimenti), Caterpillar/CAT (mezzi agricoli e abbigliamento).
 
Aziende italiane che investono in Israele:
Generali (assicurazioni e finanza), Telecom, Tim, Tiscali, Luxottica, Unicredito, Alenia, Fiat, ENI.
 
Catene di distribuzione commerciale:
Auchan, Carrefour, LaRinascente, Panorama
 
Diffondi questo testo e fallo girare più che puoi
 

Lettera del prof. André NOUSCHI, storico ebreo, all’ambasciatore di Israele in Francia

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Scritta il 3 gennaio e pubblicata il 12.01.2009 sul giornale algerino le Matin
 
Il professor André Nouschi, 86 anni, ebreo nato a Constantine, storico di fama mondiale, Professore onorario all’Università di Nizza, ha inviato questa lettera all’ambasciatore di Israele a Parigi.
 
Signor Ambasciatore,
 
Per lei oggi è shabbat, dovrebbe essere un giorno di pace ma è un giorno di guerra. Per me, da molti anni, la colonizzazione e il furto israeliano delle terre palestinesi mi esaspera. Le scrivo dunque a diversi titoli: come Francese, come Ebreo per nascita e come artigiano degli accordi tra l’Università di Nizza e quella di Haiffa.
 
Non si può più tacere davanti alla politica di assassinii e di espansione imperialista di Israele. Vi comportate esattamente come Hitler si è comportato in Europa con l’Austria, la Cecoslovacchia. Disprezzate le risoluzioni dell’ONU come quelle della Società delle Nazioni ed assassinate impunemente donne, bambini; non invocate gli attentati, l’Intifada. Tutto questo è conseguenza della colonizzazione ILLEGITTIMA e ILLEGALE. CHE É UN FURTO.
Vi comportate come ladroni di terre e voltate la schiena alla morale ebrea. Vergogna a voi! Vergogna a Israele! Scavate la vostra tomba senza rendervene conto.
 
Perché siete condannati a vivere con i Palestinesi e con gli stati arabi. Se vi manca questa intelligenza politica, allora non siete degni di far politica e i vostri dirigenti dovrebbero andare in pensione. Un paese che assassina Rabin, che glorifica il suo assassino, è un paese senza morale e senza onore. Che il cielo e il vostro Dio condanni a morte Sharon, l’assassino.
 
Avete subito una disfatta in Libano nel 2006.
 
Ne subirete altre, spero, e manderete a morire giovani Israeliani perché non avete il coraggio di fare la pace.
 
Come gli Ebrei che hanno sofferto tanto possono imitare i loro boia hitleriani ? Per me, dal 1975, la colonizzazione mi trae a mente vecchi ricordi, quelli dell’hitlerismo.
 
Non vedo nessuna differenza tra i vostri dirigenti e quelli della Germania nazista.
 
Personalmente, vi combatterò con tutte le mie forze come l’ho fatto tra 1938 e 1945, fino a quando la giustizia degli uomini distrugga l’hitlerismo che sta nel cuore del vostro paese. Vergogna, Israele. Spero che il vostro Dio scaglierà contro i suoi dirigenti la vendetta che si meritano. Come Ebreo, come ex-combattente della Seconda Guerra mondiale, sento vergogna per voi. Che Dio vi maledica fino alla fine dei secoli! Spero che sarete puniti.”
 
André Nouschi, professore onorario all’Università.
 
Fonte: il quotidiano algerino ” Le Matin DZ ” http://www.lematindz.net/news/2332-le-professeur-andre-nouschi-ecrit-a-lambassadeur-disrael-a-paris.html
 
Traduzione A.DOLCI
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Perchè boicottare Israele

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Il codice a barre israeliano inizia con 729

Qui un volantino da copiare,  stampare e diffondere il più possibile…

 

Israele : boicottaggio, ritiro degli investimenti e sanzioni — 10/01/09
di Naomi Klein
Fonte: Megachip
 
È ora. Un momento che giunge dopo tanto tempo. La strategia migliore per porre fine alla sanguinosa occupazione è quella di far diventare Israele il bersaglio del tipo di movimento globale che pose fine all’apartheid in Sud Africa.
Nel luglio 2005 una grande coalizione di gruppi palestinesi delineò un piano proprio per far ciò. Si appellarono alla «gente di coscienza in tutto il mondo per imporre ampi boicottaggi e attuare iniziative di pressioni economiche contro Israele simili a quelle applicate al Sudafrica all’epoca dell’apartheid». Nasce così la campagna “Boicottaggio, ritiro degli investimenti e sanzioni” (Boycott, Divestment and Sanctions), BDS per brevità.
 
Ogni giorno che Israele martella Gaza spinge più persone a convertirsi alla causa BDS, e il discorso del cessate il fuoco non ce la fa a rallentarne lo slancio. Il sostegno sta emergendo persino tra gli ebrei israeliani. Proprio mentre è in corso l’assalto, circa 500 israeliani, decine dei quali artisti e studiosi rinomati, hanno inviato una lettera agli ambasciatori stranieri di stanza in Israele. La lettera chiede «l’adozione immediata di misure restrittive e sanzioni» e richiama un chiaro parallelismo con la lotta antiapartheid. «Il boicottaggio del Sud Africa fu efficace, Israele invece viene trattato con guanti di velluto.… Questo sostegno internazionale deve cessare.»
 
Tuttavia, molti ancora non ci riescono. Le ragioni sono complesse, emotive e comprensibili. E semplicemente non sono abbastanza buone. Le sanzioni economiche sono gli strumenti più efficaci dell’arsenale nonviolento. Arrendersi rasenta la complicità attiva. Qui di seguito le maggiori quattro obiezioni alla strategia BDS, seguita da contro-argomentazioni.
 
1. Le misure punitive alieneranno anziché convincere gli israeliani. Il mondo ha sperimentato quello che si chiamava “impegno costruttivo”. Ebbene, ha fallito in pieno. Dal 2006 Israele accresce costantemente la propria criminalità: l’espansione degli insediamenti, l’avvio di una scandalosa guerra contro il Libano e l’imposizione di punizioni collettive su Gaza attraverso un blocco brutale. Nonostante questa escalation, Israele non ha dovuto far fronte a misure punitive, ma anzi, al contrario: armi e 3 miliardi di dollari annui in aiuti che gli Stati Uniti inviano a Israele, tanto per cominciare. Durante questo periodo chiave, Israele ha goduto di un notevole miglioramento nelle sue relazioni diplomatiche, culturali e commerciali con moteplici altri alleati. Ad esempio, nel 2007, Israele è diventato il primo paese non latino-americano a firmare un accordo di libero scambio con il Mercosur. Nei primi nove mesi del 2008, le esportazioni israeliane verso il Canada sono aumentate del 45%. Un nuovo accordo di scambi commerciali con l’Unione europea è destinato a raddoppiare le esportazioni di Israele di preparati alimentari. E l’8 dicembre i ministri europei hanno “rafforzato” l’Accordo di Associazione UE-Israele, una ricompensa a lungo cercata da Gerusalemme.
È in questo contesto che i leader israeliani hanno iniziato la loro ultima guerra: fiduciosi di non dover affrontare costi significativi. È da rimarcare il fatto che in sette giorni di commercio durante la guerra, l’indice della Borsa di Tel Aviv è salito effettivamente del 10,7 per cento. Quando le carote non funzionano, i bastoni sono necessari.
 
2. Israele non è il Sud Africa. Naturalmente non lo è. La rilevanza del modello sudafricano è che dimostra che tattiche BDS possono essere efficaci quando le misure più deboli (le proteste, le petizioni, pressioni di corridoio) hanno fallito. Ed infatti permangono reminiscenze dell’apartheid profondamente desolanti: documenti di odentità con codici colorati e permessi di viaggio, case rase al suolo dai bulldozer e sfollamenti forzati, strade per soli coloni. Ronnie Kasrils, eminente uomo politico sudafricano, ha detto che l’architettura della segregazione da lui vista in Cisgiordania e a Gaza nel 2007 è “infinitamente peggiore dell’apartheid”.
 
3. Perché mettere all’indice solo Israele, quando Stati Uniti, Gran Bretagna e altri paesi occidentali fanno le stesse cose in Iraq e in Afghanistan? Il boicottaggio non è un dogma, è una tattica. La ragione per cui la strategia BDS dovrebbe essere tentata contro Israele è pratica: in un paese così piccolo e così dipendente dal commercio potrebbe effettivamente funzionare.
 
4. Il boicottaggio allontana la comunicazione, c’è bisogno di più dialogo, non di meno. A questa obiezione risponderò con una mia storia personale. Per otto anni i miei libri sono stati pubblicati in Israele da una casa editrice commerciale chiamata Babel. Ma quando ho pubblicato “Shock Economy” ho voluto rispettare il boicottaggio. Su consiglio degli attivisti BDS, ho contattato un piccolo editore chiamato Andalus. Andalus è una casa editrice attivista, profondamente coinvolta nel movimento anti-occupazione ed è l’unico editore israeliano dedicato esclusivamente alla traduzione in ebraico di testi scritti in arabo. Abbiamo redatto un contratto che garantisce che tutti i proventi vadano al lavoro di Andalus, e nessuno per me. In altre parole, io sto boicottando l’economia di Israele, ma non gli israeliani.
 
Mettere in piedi questo programma ha comportato decine di telefonate, e-mail e messaggi istantanei, da Tel Aviv a Ramallah, a Parigi, a Toronto, a Gaza City. A mio avviso non appena si dà vita ad una strategia di boicottaggio il dialogo aumenta tremendamente. D’altronde, perché non dovrebbe? Costruire un movimento richiede infinite comunicazioni, come molti nella lotta antiapartheid ricordano bene. L’argomento secondo il quale sostenendo i boicottaggi ci taglieremo fuori l’un l’altro è particolarmente specioso data la gamma di tecnologie a basso costo alla portata delle nostre dita. Siamo sommersi dalla gamma di modi di comunicare l’uno con l’altro oltre i confini nazionali. Nessun boicottaggio ci può fermare.
Proprio riguardo ad ora, parecchi orgogliosi sionisti si stanno preparando per un punto a loro favore: forse io non so che parecchi di quei giocattoli molto high-tech provengono da parchi di ricerca israeliani, leader mondiali nell’Infotech? Abbastanza vero, ma mica tutti. Alcuni giorni dopo l’assalto di Israele a Gaza, Richard Ramsey, direttore di una società britannica di telecomunicazioni, ha inviato una e-mail alla ditta israeliana di tecnologia MobileMax. «A causa dell’azione del governo israeliano degli ultimi giorni non saremo più in grado di prendere in considerazione fare affari con voi né con qualsiasi altra società israeliana.»
Quando è stato interpellato da The Nation, Ramsey ha affermato che la sua decisione non è stata politica. «Non possiamo permetterci di perdere neppure uno dei nostri clienti: è stata pura logica difensiva commerciale.»
È stato questo tipo di freddo calcolo che ha portato molte aziende a tirarsi fuori dal Sud Africa due decenni fa. Ed è proprio questo tipo di calcolo la nostra più realistica speranza di portare giustizia, così a lungo negata, alla Palestina.
 
Traduzione di Manlio Caciopo per Megachip
 

Campagna di boicotaggio contro Israele

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Gaza: Guernica è uscita dalla tela e si è trafigurata in realtà in questo inferno

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Non so che succede fuori da questo inferno, ma mi auguro fortemente che le masse si mobilitino, così come ad Atene hanno fatto per la morte di un ragazzino ucciso da un fascista travestito da poliziotto.
Qui siamo quasi a 300 morti, molte le donne e i bambini.
E’ il momento una volta per tutte di mettere Israele in un angolo, e condannarlo per i suoi atroci crimini contro l’umanità Alzate la vostra voce di indignazione, come noi urliamo di dolore e disperazione.
Guernica è uscita dalla tela e si è trafigurata in realtà in questo inferno.
Vik in Gaza

Vittorio Arrigoni
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