Monsignor Jacques Gaillot: “In Francia regna l’ingiustizia”

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Di Hernando Calvo Ospina

Fonte: http://hcalvospina.free.fr/spip.php?article317

Sono pochi i francesi che conoscono il nome della massima autorità della Chiesa cattolica del paese. La stragrande maggioranza di loro sa però chi è monsignor Jacques Gaillot. Uomo estremamente umile, dallo sguardo sereno e dalla voce pacata, che senza enfasi dice quello che vorremmo sentirci dire da molti politici. Nasce l’ 11 settembre del 1935 a Saint-Dizier, una piccola città della Francia. A 20 anni fu costretto a lasciare il seminario per prestare il servizio militare in Algeria, durante la guerra di liberazione contro il colonialismo francese. Racconta che fu una fortuna per lui non aver dovuto imbracciare le armi, perché era stato destinato ai lavori sociali e alla vita nella comunità.

- Monsignor Gaillot, cosa ha significato per lei aver vissuto quella guerra?

Quell’ esperienza cambiò la mia vita. Feci conoscenza con l’ islam, una religione molto diversa da quella cattolica e della quale non ne sapevo niente. Venni a sapere che i musulmani avevano fede in un solo Dio, che pregavano e che erano ospitali. Furono come fratelli per me. Questa interreligiosità influì sulla mia fede. La violenza della guerra mi convertì in un militante della non-violenza. Fondamentalmente l’ Algeria fu come un seminario per me.

- Dopo 22 mesi in Algeria è inviato a Roma e nel 1961 ordinato sacerdote. Nel 1982 fu nominato vescovo della città di Evreux in Francia ma viene sollevato da questo incarico pastorale il 13 gennaio del 1995? Come mai?

Alcuni giorni prima di quella data ero stato chiamato a comparire davanti alle autorità del Vaticano senza conoscerne il motivo. Con mio stupore, nel giro di poche ore fui dichiarato colpevole e in meno di un giorno fu decretata la mia espulsione dalla diocesi. Il cardinale Bernardin Gantin, prefetto della Congregazione dei Vescovi mi propose di firmare le dimissioni e in cambio avrei potuto mantenere il titolo di onorificenza di vescovo emerito di Evreux. Non firmai nulla. Mi nominarono allora vescovo di Partenia (1), una diocesi situata nell’ attuale Algeria, che non esisteva dal secolo V.

Con le mie poche cose lasciai la diocesi di Evreux. Non avevo dove alloggiarmi e mi sistemai per un anno a Parigi in un edificio occupato da famiglie senza dimora e da stranieri senza documenti. Poi fui accolto presso la Comunità dei Missionari Spiritani.

- Cosa spinse secondo lei il Vaticano a prendere questa decisione così drastica? Forse le sue posizioni politiche e il suo impegno sociale? Vediamo: nel 1983 fu uno dei due vescovi che votò contro il testo dell’ episcopato sull’ utilizzo del nucleare come forza di dissuasione. Nel 1985 appoggiò la sommossa palestinese nei territori occupati da Israele e incontrò Yasser Arafat a Tunisi. Nel 1987 invece di partecipare al pellegrinaggio per la Vergine di Lourdes preferì viaggiare fino in Sud Africa per incontrare un militante anti-apartheid in carcere. Nel 1988 dalla rivista Lui sostenne il sacerdozio agli uomini sposati. Lo stesso anno si dichiarò a favore della benedizione agli omosessuali. Il 2 febbraio del 1989 pubblicò sulla rivista Gai Pied un articolo dal titolo “Essere omosessuale e cattolico”. Dal 1994, si è dedicato completamente alle associazioni di sostegno agli emarginati tanto che la chiamano il “vescovo dei senza”: senza documenti, senza domicilio… Non crede che questo sia sufficiente a farsi dei nemici negli ambienti di potere ecclesiastico e civile?

Ancora oggi non ne le ho prove ma fonti affidabili mi hanno confidato che il governo francese, in modo particolare il ministro degli Interni di allora, Charles Pascua, ebbe a che vedere con la decisione del Vaticano. Non dimentichiamo che in Francia questo ministero è quello che si occupa anche delle religioni.

Penso che un mio libro che criticava la legge sull’immigrazione fu la goccia che fece traboccare il vaso.

Il Vaticano e il governo francese vollero isolarmi. Tuttavia, nel 1996 per il primo anniversario della mia partenza da Evreux, alcuni amici crearono in internet l’associazione Partenia (1), facendomi diventare così un “vescovo virtuale”. Il Vaticano non avrebbe mai immaginato che sarei riuscito a dar vita all’ unica diocesi in espansione, con il più grande numero di fedeli al mondo e di differenti lingue.

Ringraziai subito il Vaticano e il signor Pascua perché mi avevano permesso di raggiungere rapidamente l’altra sponda, dove scoprii una nuova vita. Mi sono aperto a più libertà e libero da tutti gli attacchi mi sono pienamente ritrovato in azione con gli esclusi. Posso vivere con la gente, condivido le loro allegrie le loro pene. E’ stato incredibile. Anche se Pascua è indagato per vari reati e la Chiesa perde ogni giorno più fedeli.

- Come considera la Chiesa cattolica al giorno d’oggi?

La Chiesa ci ha insegnato che Dio ha voluto portarci le disgrazie per poi condurci alla rassegnazione. Questo non è cristiano. La Chiesa fa intervenire Dio per obbligarci ad obbedire e a non pensare. Pochi discorsi su Dio mi parlano di lui ma quando qualcuno mi parla degli esseri umani allora mi parla davvero di Dio. L’ Istituzione resta immobile sul suo piedistallo, lontano dal popolo e da Dio. E continuando così la Chiesa si trasformerà in una setta perché molti si stanno avvicinando ad altre religioni. La Chiesa vive un’emorragia

Deve cambiare, modernizzarsi, accettare che le coppie hanno il diritto di divorziare e di usare il profilattico; che le donne possono abortire, che uomini e donne possono essere omosessuali e sposarsi; che le donne possono arrivare al sacerdozio e avere accesso alle alte sfere decisionali; si deve rivedere la disciplina del celibato perché i sacerdoti possano amare come ogni altro essere umano, senza dover vivere relazioni clandestine, come delinquenti.

La situazione attuale è malsana e distruttiva per gli individui e per la Chiesa. Il Vaticano è l’ ultima monarchia assoluta d’Europa. La Chiesa deve accettare la democrazia a tutti i livelli. Si deve cambiare modello perché quello attuale non è evangelico.

- Che pensa della Teologia della Liberazione che si diffuse così tanto in America latina?

Me ne interessai perché è una teologia che parla dei poveri. Non parla della liturgia, né del catechismo e nemmeno della Chiesa, parla dei poveri. Insegna che sono gli stessi poveri che devono prendere coscienza della necessità della loro liberazione.

Io ed altri fummo molto sensibili agli insegnamenti di Don Eleder Cámara in Brasile, un grande teologo(2), del vescovo Leónidas Proaño in Ecuador (3), del vescovo Oscar Romero in El Salvador e di altri sacerdoti soprattutto latinoamericani. Fu un colpo terribile per me quando l’arcivescovo Romero venne ucciso mentre celebrava una messa, il 24 marzo del 1980. Aveva lasciato la Chiesa dei potenti per stare con i poveri. Questa conversione di Mons. Romero mi sembrò ammirevole.

In America latina sono esistiti sacerdoti e religiose che hanno imbracciato le armi (4). Io non mi permetto di giudicarli perché quella è la loro scelta ma non sono d’accordo perché sono un non-violento.

Evidentemente la Teologia della Liberazione è pericolosa per i potenti. Quando i poveri sono sottomessi e accettano il loro triste destino, non c’è nulla da temere, sono una manna dal cielo per i ricchi che possono dormire tranquilli. Ma sei poveri si svegliano prendendo coscienza della loro condizione , convertendosi in attori di cambiamento, questo impaurisce il potere.

Se i poveri prendono la parola nella stessa Chiesa e mettono in dubbio l’Istituzione, è terribile. E la Chiesa dice: Questi sono comunisti! Attenzione! E quindi regolarmente dittatori, governi, repressivi e il Vaticano si alleano per combattere insieme.

Purtroppo non ci sono molti ribelli nella Chiesa perché l’ Istituzione forma all’obbedienza e alla sottomissione.

- Come vede la situazione sociale ed economica in Francia?

Io giudico una società in funzione di quello che fa per i più bisognosi. Ovviamente non ne posso dare che un giudizio severo perché la Francia non rispetta il diritto e l’essere umano.

Per me il problema principale è l’ingiustizia che regna dappertutto. Quelli che stanno al potere non investono nei poveri. Abbiamo un governo che favorisce solo i ricchi. E ci sono tre milioni di poveri in Francia!.

Molti nostri concittadini credono che i lavoratori immigrati privi di documenti approfittino del sistema, senza sapere che anche loro ricevono il formulario delle tasse a casa. Sono riconosciuti dalle amministrazioni ma siccome non sono in regola non possono beneficiare di nessun aiuto sociale. Questa è un´estorsione da parte dello Stato.

E la Chiesa in questo? Prendiamo ad esempio quanto accaduto il 23 agosto del 1996 quando quasi un migliaio di poliziotti antisommossa mille poliziotti delle squadre speciali forzarono a colpi di ascia le porte della chiesa Saint Bernard de la Chapelle a Parigi tirando via con la forza trecento stranieri irregolari. Ero arrabbiato e sconvolto perché era stato lo stesso vescovo a chiedere la loro espulsione. E quando si cacciano degli esseri umani che cercano protezione in una chiesa si sconsacra quella chiesa. E disgraziatamente continua a succedere.

E che si fa con i clandestini? Si ammassano in centri di detenzione, dandogli un trattamento degno di un campo di concentramento. E’ quello che succede oggi in Francia. Nelle carceri si verifica un suicidio ogni tre giorni. E’ terribile. L’ unico orizzonte che hanno i detenuti è il suicidio. Non si era mai visto. In Europa, la Francia ha il record più altro di suicidi per impiccagione in carcere.

- Di fronte a questa terribile situazione, dove è il discorso del governo sulla crisi economica?

In questa crisi economica non sono i ricchi ad esserne toccati, ma i più poveri. L’ anno scorso eravamo contro la legge del sistema pensionistico perché favorisce i ricchi e penalizza i poveri.

Oggi molti francesi vanno dal medico, dal dentista o dall’ oculista quando non possono fare altrimenti. E a volte è tardi. Le conquiste sociali si stanno lentamente perdendo in tutti i settori.

E la crisi rovina le famiglie. Se qualcuno compra una casa e poi perde il lavoro e non ne trova un’ altro, la deve vendere. Questo porta problemi di droga e di delinquenza.

L’edilizia sociale non è una priorità politica perché quelli che stanno al potere posseggono belle ville. Si costruisce poco in edilizia sociale e la gente non sa dove andare. Si lascia la gente per strada mentre ci sono molti edifici vuoti a Parigi.

Quando arriva l’inverno il governo parla di “piani”. Allora si aprono palestre o sale per ospitare qualche centinaia di persone che non hanno alloggio. Ma non è dei piani invernali che si ha bisogno, è di alloggi dignitosi. E´ una vergogna, è disumano, non è cristiano lasciar morire di freddo centinaia di persone per strada in Francia.

Come disse lo scrittore Víctor Hugo: “Facciamo la carità quando non riusciamo a imporre l’ingiustizia”. Perché non è carità quello di cui si ha bisogno. La giustizia va alle cause, la carità agli effetti. Io non dico che non si debba aiutare con un piatto di minestra o un cappotto chi sta per strada. Esistono delle urgenze. Io la sera di Natale sono stato invitato a donare un piatto caldo di minestra a chi non aveva nulla. L’ho fatto ma la mia coscienza non è tranquilla, lo sapete? Ci sono delle cause strutturali che costringono la gente alla miseria e sono quelle che dobbiamo combattere.

La cosa più triste è che la gente si abitua alle ingiustizie. E io dico: sveglia! Vergognatevi! Indignamoci contro l’ingiustizia!

Oggi l’ingiustizia è presente in tutta la Francia. Esistono oasi di ricchezza, di lusso esorbitante ed estensi ghetti di miseria. In Francia esiste una evidente violazione dei diritti dell’uomo. Quindi dobbiamo lottare per far rispettare i diritti delle persone.

- L´anno scorso ci sono state massicce manifestazioni di protesta contro diversi progetti del governo che però non ha fatto marcia indietro.

Io credo che quando non si rispetta il popolo che si esprime per strada, non si prepara il futuro. In Francia rimase un sentimento di rabbia. Non può continuare così, non si può continuare a mettere la polizia da tutte le parti per contenere il disagio del popolo. Questo ci ha portato ad avere uno stato di polizia.

L’ ingiustizia non porta la pace. Tutto il contrario. C’è del fuoco sotto la pentola. Quando c’è ingiustizia che cova sotto la cenere, il coperchio salterà.

- Le sue lotte per la giustizia non sono solo in Francia. Anche in altri luoghi si sono fatte sentire le sue parole e le sue azioni. Mi faccia alcuni esempi.

Continuiamo a lottare per il popolo palestinese. Israele è uno Stato coloniale che ruba la terra palestinese ed esclude questo popolo con la forza. Da più di 60 anni la Palestina vive sotto occupazione israeliana e nell’ ingiustizia. E la cosiddetta comunità internazionale fa ben poco o nulla. Per questo ci stiamo mobilitando ovunque per esercitare pressioni sul governo israeliano. E una delle azioni è boicottare i prodotti che provengono da Israele , e principalmente quelli prodotti nei territori occupati. La gente non sa che 50 prodotti agricoli si producono in Palestina a esclusivo beneficio di Israele. Mentre i palestinesi vivono nelle ingiustizie non esisterà la pace.

Cuba. Questo è un paese che ha un futuro. Ho potuto constatare che è un popolo degno, coraggioso e solidale. A Cuba ci può essere povertà ma non esiste la miseria che si vede in qualsiasi altro paese dell’ America latina o della stessa Francia o degli Stati Uniti. Nonostante l’embargo imposto dagli Stati Uniti, tutti hanno assistenza sanitaria ed educazione gratuite e nessuno dorme per strada. E’ incredibile!

Faccio parte del Comitato Internazionale per la Liberazione dei Cinque Cubani detenuti negli Stati Uniti per la loro lotta contro le azioni terroriste che si stavano organizzando a Miami. Sono in questo Comitato perché mi sono reso conto che si stava commettendo una grave ingiustizia e questo non poteva essere tollerato.

- Che pensa del modo in cui la stampa francese tratta i processi sociali e politici alternativi che si stanno sviluppando in America latina? E perché questa stampa ha la tendenza a ridicolizzare presidenti come Evo Morales o Hugo Hugo Chávez?

Questo comportamento della stampa si deve al fatto che, regolarmente la Francia appoggia a chi non dovrebbe. E’ questione di interessi. Questi presidenti non fanno quello che chiedono i ricchi, mentre la Francia spesso è da quella parte. Come in Africa.

E la partecipazione delle donne in politica in America latina è straordinaria. Per esempio una donna alla guida del Brasile! In Francia non siamo stati capaci di avere nemmeno una donna Primo Ministro. Siamo così maschi! Ah, sì, una volta abbiamo avuto la signora Edith Cresson, ma non rimase molto tempo, fu massacrata a causa della sua condizione femminile! Siamo maschi e volgari come non si può immaginare.

Oggi non è la vecchia Europa che dà l’esempio, è l´America latina. Dobbiamo guardare in quella direzione.

- Mons. Gaillot, infine, due ultime domande: Come é considerato lei dagli altri membri della Chiesa cattolica? E come cittadino ed essere umano vede una alternativa alla situazione sociale in Francia?

In generale le mie relazioni con gli altri vescovi sono cordiali anche se alcuni preferiscono ignorarmi. Questo si, non mi mandano mai nessun documento della Conferenza Episcopale e nemmeno mi invitano più all’ assemblea annuale a Lourdes. Non credo che Roma voglia farmi tacere , questa sarebbe una punizione estrema. Questo non è piacevole ma quello che mi rasserena è essere in pace con la mia coscienza, dire quello che penso e denunciare che non accetto questo stato di cose.

Per la seconda domanda… ho speranza negli uomini e nelle donne. Continuiamo ad andare avanti. Esistono movimenti cittadini che stanno creando un tessuto associativo alternativo. Vedo molte battaglie che nascono e che si sviluppano poco a poco. E’ formidabile! Ognuno deve trovare il cammino per lottare con gli altri. .

Unità: si questo è quello che può salvare la democrazia e i diritti umani. E’ questo quello che mi dà speranza.

Hernando Calvo Ospina.

Note:

1) http://www.partenia.com/

2) Fu arcivescovo di Olinda y Recife. Muore il 27 agosto del 1999.

3) Chiamato il “Vescovo degli indios” e anche il “Vescovo Rosso”. Esercita il suo lavoro pastorale nella città di Riobamba. Muore il 31 agosto del 1998.

4) Sono vari i sacerdoti e le suore che si sono uniti alla guerriglia. Il primo è stato é stato Camilo Torres, morto in combattimento il 15 febbraio del 1966 in Colombia. In Nicaragua durante la guerra contro la dittatura dei Somoza, molti seguirono il suo esempio. Ernesto Cardenal fu il più famoso.

Traduzione di Annalisa Melandri – www.annalisamelandri.it

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  1. parigi, martedì « delle due l'urna - [...] rimangono invece per lo più silenziosi all’estremità della tavolata. Si parla di Monsignor Jacques Gaillot, ex vescovo della città …

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