L’operazione psicologica dell’ambasciata USA in Perù

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Da una recente inchiesta del El Commercio, risulterebbe che la popolarità del presidente peruviano Alan García negli ultimi sei mesi, abbia registrato un calo di consensi pari a 17 punti.
Le sue roccaforti continuano ad essere Lima e la costa nord, dove tra l’altro ha ottenuto il maggior numero di voti nelle recenti elezioni presidenziali del maggio scorso.
Varie sono le interpretazioni: secondo l’analista politico Eduardo Toche questa tendenza è dovuta al fatto che la popolazione inizia a esigere l’applicazione di misure governative che possano dare risultati concreti a breve termine.
Altri analisti invece credono che la caduta di popolarità del presidente sia dovuta in realtà al fatto che il popolo lo sente troppo vicino alla destra, troppo interessato alla risoluzione dei problemi dell’oligarchia del paese e veramente troppo onnipresente nei mezzi di comunicazione, quasi come un “maestro di cerimonie”.
Probabilmente hanno avuto un ruolo importante anche le pressioni che sta portando avanti con il Congresso per il ripristino della pena di morte contro i terroristi e lo scandalo che lo ha coinvolto poco tempo fa quando si è visto costretto al riconoscimento di un suo figlio nato fuori dal matrimonio e di cui aveva sempre negato l’esistenza.
Alla luce di tutte queste interpretazioni appare quindi quanto meno senza fondamento la denuncia fatta dall’ambasciata statunitense a Lima secondo la quale esiste un complotto organizzato da imprenditori della destra e da militari per attentare alla vita di Alan García.
Ci sono in merito, alcune considerazioni importanti da fare.
Innanzitutto il rapporto dell’ambasciata statunitense è stato divulgato dalla televisione tramite il Canal N che appartiene alla stessa famiglia proprietaria del quotidiano El Commercio. Secondo questo rapporto, il piano per assassinare Alan García è stato ideato nel mese di ottobre 2006 e dovrebbe essere messo in pratica a Gennaio 2007 con la modalità di un attentato all’aereo presidenziale in uno dei viaggi del presidente in Perù. Questo piano sarebbe stato messo in atto per la crescente preoccupazione da parte di alcuni settori dell’imprenditoria riguardo al fatto che il presidente possa tradire i loro interessi.
L’ambasciatore degli Stati Uniti a Lima ha subito fatto dietrofront affermando che la delegazione diplomatica del suo paese “non considera credibile” l’ipotesi dell’attentato a García ma che ha semplicemente “trasmesso la sua preoccupazione alle autorità peruviane”, le quali dal canto loro hanno avviato le indagini ma hanno seri dubbi sulla veridicità delle affermazioni.
Verrebbe da pensare che il lupo perde il pelo e non il vizio.
E’ evidente una goffa e traballante intromissione da parte della diplomazia degli Stati Uniti negli affari interni del Perù. E’ evidente che per questo viene utilizzato sfacciatamente un mezzo televisivo, infatti non si capisce come un rapporto diplomatico di “intelligence” che dovrebbe avere carattere di massima segretezza possa essere letto per televisione.
Alla fine è evidente, vista la premessa, anche lo scopo di tutto ciò. Dal momento che la popolarità del presidente Garcia è in calo dopo soli sei mesi dalle elezioni e dal momento che settori via via più ampi della popolazione scendono in campo sempre più a voce alta contro García e l’APRA si rende necessaria “un’operazione psicologica”.
Luis Arce Borja direttore de El  Diario Internacional, dalle pagine del suo giornale, ce ne spiega il significato: “le operazioni psicologiche … si applicano in momenti di acuta crisi economica e di fragilità dello stato oppressore, cioè quando la fame, la miseria, la disoccupazione, la sottoccupazione, la miseria estrema aumentano in maniera vertiginosa e i cui effetti accelerano la lotta di classe”
Ora convertire “García Pérez da carnefice in vittima” può essere una operazione psicologica studiata a tavolino. Farlo passare da vittima dell’oligarchia quando in realtà la rappresenta fino in fondo è senz’altro un’operazione psicologica che dovrebbe insinuare questo dubbio nel popolo: se la destra lo vuole morto, evidentemente egli non è dalla parte dei ricchi e potenti, come invece noi crediamo. E come non segnalare che questa operazione psicologica ha anche lo scopo da parte della Casa Bianca di rafforzare la posizione di uno dei pochi vassalli fedeli al governo USA che rimangono in Sud America? 
“Perché uccidere la gallina dalle uva d’oro ?” si chiede Luis Arce Borja  e in effetti indicare come mandanti del complotto i militari e l’imprenditoria peruviana appare evidentemente come un gioco di fantasia, dal momento che nessuno come García difende gli interessi economici dell’oligarchia e dei gruppi di potere in Perù.
Proprio in questi giorni il El Diario Internacional sta pubblicando un lista di nominativi di bambini e bambine torturati e uccisi da militari e polizia durante il conflitto armato interno tra il 1980 e il 2000. Responsabili ne sono i governi genocidi di Belaunde, García Pérez e Fujimori.


La operación psicológica de la embajada EEUU en el Perú

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Según una recièn encuesta de El Comercio, parecería que la popularidad del presidente peruano Alan García en los últimos seis meses de gobierno hubiera registrado una tendencia a la baja de 17 puntos.

Sus  baluartes siguen siendo Lima y la costa norte, donde obtuvo los votos que le permitieron ganar en las elecciones del pasado mes de mayo.

Hay diferentes interpretacciones de esto: para el analista político Eduardo Toche esta tendencia se debe  al hecho que la población ha comenzado a exigir medidas que tengan resultados concretos a corto plazo.

Otros analistas creen que  la caída de popularidad del presidente en realidad se debe  al hecho de que la gente lo percibe  demasiado cercano a la derecha , demasiado interesado en  la resolución de sus problemas y en verdad también demasiado presente en los medios televisivos casi como un “maestro de ceremonias”. 

A la luz de esas interpretaciones parece entonces  sin fundamento la denuncia hecha por  la embajada estadunidense en el Perù según la cual existe un complot organizado por grupos empresariales de la derecha  conjuntamente  con los militares para atentar contra  la vida del presidente Alan García.

Hay unas reflexiones importantes qué hacer.   

Antes que todo la instancia de la embajada de EEUU ha sido difundida por la televisión  por medio de Canal N que pertenece a la misma familia propietaria del diarío El Comercio. Según esa instancia, el complot  para asesinar al presidente García ha sido planeado en el pasado més de octubre y debería ser realizado durante el més de   enero 2007 en la forma de un ataque al avión presidencial en uno de sus vuelos domésticos en el Perú. Ese complot  habría  sido planeado por la creciente preoccupacción de algunos sectores de el empresariado sobre la posibilidad  de que el presidente pudiera traicionar sus intereses.

El embajador de los Estados Unidos en Lima ha dado marcha atrás afirmando que la delegación diplomatica de su país “no cree posible”  la suposición  del atentado contra García pero que ha simplemente “comunicado su preocupación  a las autoridades peruanas” las cuales están investigando la veradicidad de esas noticias.

El lobo muda el pelo más no el celo.

Es evidente una desgarbada y tambaleante injerencia de parte de la diplomacia de Estados Unidos en los asuntos internos de Perú. Es evidente que para eso se utiliza atrevidamente un medio televisivo, y no se entiende como una instancia diplomática de inteligencia que debería tener carácter de secreto pueda ser leído en televisión.

Es evidente, por fin, después la premisa que hicimos, también el objetivo de todo esto. Ya  que la popularidad del presidente García registra una baja  solamente seis meses después de las elecciones y dado que que sectores siempre más extensos de la población levantan la voz contra García y el APRA se hace necesaria una “operación psicológica”.

Luis Arce Borja director de El Diario Internacional, desde esas paginas  nos explica lo que signifíca: “las operaciones psicológicas…se aplican en épocas de agudas crisis económicas y de fragilidad del Estado opresor. Es decir cuando el hambre, la miseria, la desocupación , el subempleo y la extrema miseria aumentan en forma vertiginosa, cuyos efectos aceleran la lucha de clases”.

Ahora convertir “García Pérez de victimario en victima” puede ser una operación psicológica planeada a la medida.

“Para qué matar a la gallina de los huevos de oro?” se pregunta Luis Arce Borja y efectivamente señalar a  los militares y al empresariado como los artifices del complot  parece verdaderamente como un juego de fantasia ya que nadie como García defiende los intereses económicos de la oligarquía y de los grupos de poder en el Perú.

Precisamente  en estos días El Diario Internacional está  publicando un listado de nombres de niños y niñas torturados y asesinados  por los militares y policias durante el conflicto armado interno entre el 1980 y el 2000. Culpables son los gobiernos genocidas de Belaunde, García Pérez y Fujimori.

 

 

 


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