Comayagua: causas de una masacre

0 commenti
HONDURAS

Apuntan a las fuerzas de seguridad como responsables de la tragedia de Comayagua

El pasado 14 de febrero murieron 360 internos a causa de un incendio en uno de los módulos del penal de Comayagua, en Honduras. Grupos de defensa de los derechos humanos señalan la actuación negligente de las fuerzas de seguridad.
JULIA GAS Y JAVIER PÉREZ MARTÍNEZ / VANCOUVER (CANADÁ)
Fuente: Diagonal Web
LUNES 5 DE MARZO DE 2012.  NÚMERO 169
HONDURAS. Interior de la cárcel de Comayagua donde murieron más de 350 personas / Foto: Fredrik Wass

“Los dos grupos de personas más importantes de una prisión son los reclusos y el personal que los custodia. Y la clave para una prisión bien administrada es la naturaleza de las relaciones entre ambos grupos”. Esta reflexión pertenece al manual La administración penitenciaria en el contexto de los derechos humanos, escrito por Andrew Coyle, director del Centro Internacional de Estudios Penitenciarios de la Universidad de Essex, que también dirigió una serie de cárceles de alta seguridad. Teniendo en cuenta su cita, la actuación de los guardias del penal de Comayagua –a 80 kilómetros de Tegucigalpa (Honduras)–, refleja que no otorgaban la dignidad inherente del ser humano a los presos. Los funcionarios de esta cárcel no sólo no abrieron las celdas, sino que dispararon contra los internos, según el testimonio de los reos que sobrevivieron. (altro…)


Fe y revolución

0 commenti

Fe y revolución — Foto de Annalisa Melandri

(A Esly y Rey, con cariño)

Baja la cabeza un Dios agotado por tanta violencia

en la espalda de Morazán…

pidiendole perdón.

“¿Es hoy, ayer, mañana?” pregunta Pablo.

Nadie contesta.

Ustedes lo saben.

Es hoy, como fue ayer y ojalá no sea igual mañana.

“Invasores llenaron tu morada, querido Honduras.
Y te partieron como fruta muerta,
y otros sellaron sobre tus espaldas
los dientes de una estirpe sanguinaria,
y otros te saquearon en los puertos
cargando sangre sobre tus dolores.”

Otros sembran hoy muerte a la sombra de las palmas africanas…

… 

Otros sueñan…

y luchan.

… 

Hermanos, amanece.

(Y Morazán vigila abrazado a Cristo)

 

 (Annalisa Melandri)

P.S. Espero que Pablo Neruda me perdone.

05/03/2012

 

 



Honduras, la tragedia del Bajo Aguán

0 commenti

Annalisa Melandri — per Peace Reporter — Emergency 


Si è concluso domenica scorsa l’Incontro per i Diritti Umani in Solidarietà con l’Honduras svoltosi a  Tocoa,  nella regione del Bajo Aguán. E’ stato un enorme successo, al di là di ogni aspettativa.

Circa 1300 delegati provenienti da ogni parte del paese e da oltre 19 nazioni del mondo hanno invaso le strade polverose di Tocoa e  le campagne circostanti; con la loro presenza hanno portato solidarietà, amicizia e momenti di allegria tra gli abitanti degli asentamietos di contadini (i territori occupati dove vivono e lottano per le loro terre). Ma hanno anche condiviso momenti di commozione e dolore con i familiari, le vedove e i piccoli orfani degli oltre 50 contadini uccisi negli ultimi due anni per mano dei sicari del latifondista Miguel Facussé Barjum, produttore di palma africana e uomo più ricco dell’Honduras. Con gli altri latifondisti locali si è impossessato con la violenza delle terre che un timido programma di riforma agraria nel 1974 aveva concesso ai contadini, agevolato anche da leggi e decreti “ad hoc” e da un sistema creditizio usuraio che ha costretto alla miseria i lavoratori obbligandoli a vendere. (altro…)


Rabbia contadina nel Bajo Aguán

0 commenti

Homenaje a las victímas del Bajo Aguán — Foto Annalisa Melandri

Articolo per il manifesto  - 21 febbraio 2012
TERRA TERRA
Rabbia contadina nel Bajo Aguán 
ANNALISA MELANDRI
Tocoa, nella regione del Bajo Aguán, una delle più fertili dell’Honduras.
Oltre 1.300 persone hanno partecipato qui, a un Incontro Internazionale di solidarietà che si è concluso domenica. L’incontro, così come la costituzione nel novembre scorso di un Osservatorio permanente dei diritti umani, sono un tentativo di reagire al clima di violenza e di sistematiche violazioni dei diritti umani contro i contadini organizzati in questa regione.
Non si tratta ormai di casi isolati: omicidi, minacce, militarizzazione del territorio e delle comunità, detenzioni arbitrarie sono diventate una vera e propria politica, una strategia economica di stato. (altro…)

Repressione in Bajo Aguán: Brigata Internazionalista fermata dai militari

0 commenti

Foto Giorgio Trucchi

 

Oggi pomeriggio, 19 febbraio, dopo la chiusura dell’Incontro Internazionale dei Diritti Umani in solidarietà con l’Honduras, la Brigata Internazionalista alla quale  partecipavo e che  si stava recando  in visita alle comunità di contadini nelle terre occupate dagli stessi,  è stata fermata da un comando militare composto da oltre 13 soldati armati di M16 d’assalto che dopo aver fatto scendere tutti i partecipanti (oltre trenta persone tra giornalisti, difensori  dei diritti umani e osservatori internazionali) hanno concentrato le loro “attenzioni” su un gruppo di contadini della comunità di Marañones, dell’associazione Movimiento Campesino Unitario Aguán (MUCA).   (altro…)


Honduras: riflettori accesi sul Bajo Aguán

0 commenti

 

Río Aguán — foto Annalisa Melandri

di Annalisa Melandri — www.annalisa melandri.it

TOCOA, BAJO AGUÁN — Ci troviamo a Tocoa, dipartimento di Colón, nella regione del Bajo Aguán,  una delle zone più fertili dell’ Honduras e forse di tutta l’America centrale.

Questa  terra fa gola a molti, per questa terra i tre latifondisti più potenti del paese, Miguel Facussé, René Morales e Reynaldo Canales, con la complicità e l’avallo dello Stato stanno portando avanti una vera e propria guerra contro le  comunità contadine e rurali, guerra  che in due anni, dal 2010 ad oggi, ha registrato  un bilancio di oltre  50 contadini uccisi dai membri degli “eserciti” privati di questi  signori che agiscono  in totale complicità e sinergia  con le forze di repressione dello Stato honduregno, polizia ed esercito, anche nello scambio delle  divise. I contadini raccontano perfino  di stranieri,  forse colombiani,  al soldo dei latifondisti locali.

Fervono proprio in questi giorni i preparativi per l’ Incontro Internazionale dei Diritti Umani in solidarietà con il Bajo Aguán, che inizia formalmente oggi e che andrà avanti per i prossimi tre  giorni. L’incontro è nato dalla necessità di un gran numero di diverse associazioni  e dall’appello diffuso dal recentissimo  Osservatorio Permanente dei Diritti Umani dell’Aguán, (altro…)


Honduras desde adentro: COPINH

1 commento

 

Como parte de la serie de documentales “Honduras desde adentro”, les presentamos ahora el capítulo dedicado al Consejo Cívico de Organizaciones Populares e Indígenas de Honduras, COPINH. Ellas y ellos están como todas las organizaciones del país, inmersos en la cotidiana lucha por la defensa de la vida y sus reivindicaciones sociales.

Por estos días, su lucha se centra en el rechazo a la Ley de Minería que lleva adelante el ilegítimo gobierno de Porfirio Lobo.


I demoni del cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga: Chávez, Fidel e il Foro di San Paolo

3 commenti

Carl Marx muore e per le sue idee si ritrova all’inferno. Tre mesi dopo il diavolo chiama  San Pietro: San Pietro? Sì? Parla il diavolo in persona  (o in demonio), abbiamo qui un peccatore abbastanza noioso. I miei demoni iniziano a sindacalizzarsi e a chiedere la settimana di 40 ore, credi  che puoi  redimerlo? Io ci ho provato in tutti i modi e niente… Te lo mando quindi.

Dopo un certo periodo di tempo e ritornata la normalità all’inferno, il diavolo si domanda che fine abbia fatto  quel tal Marx  e telefona all’ attico, cioè al  cielo ancora una volta. Sì,  pronto? Parla il diavolo… posso parlare con Dio? Dio? Quale Dio?  qui siamo tutti uguali…

Barzelletta comunista

di   Annalisa Melandri – www.annalisamelandri.it

 

In  questa pagina é possibile leggere il testo integrale delle dichiarazioni del cardinale   Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di  Tegucigalpa (Honduras) a Eduardo Stein Barillas, coordinatore della Commissione della Verità e della Riconciliazione (CVR) installata  dall’attuale governo di Porfirio Lobo per indagare sui fatti avvenuti “prima e dopo” il  colpo di Stato del 28 giugno 2009.

E’  strano che una CVR chiamata a svolgere  indagini su un colpo di Stato lo faccia soltanto rispetto al prima e al dopo. Sembra strano,  ma non lo é.  (altro…)


El cardenal Oscar Rodríguez Maradiaga y sus demonios: Fidel, Chávez y el Foro de Sao Paulo

1 commento

Carl Marx se muere y por sus pensamientos va a dar al infierno. Tres meses después el diablo llama San Pedro: -¿San Pedro? — Sí.- Habla el diablo en persona (o en demonio). Resulta que tengo un pecador demasiado latoso. Mis demonios comienzan a sindicalizarse y a pedir una semana de 40 horas. ¿Crees que puedas corregirlo?, yo ya hice de todo, y nada. Te lo envío pues. Después de un tiempo y devuelta la normalidad al infierno, el diablo se pregunta qué habrá pasado con el Marx ese y decide hablar al penthouse, o sea al cielo otra vez: -¿Sí, bueno? Habla el diablo… ¿puedo hablar con Dios?”

-¿Dios? ¡Cuál Dios, aquí todos somos iguales!

Chiste comunista

 

escrito por Annalisa Melandri - www.annalisamelandri.it

En esta página es posible leer el texto integral de  las declaraciones hechas por el cardenal  Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arzobispo de Tegucigalpa (Honduras) a Eduardo Stein Barillas, coordinador de la Comisión de la Verdad y la Reconciliación (CVR)  instalada por el actual gobierno de Porfirio Lobo para investigar los hechos ocurridos “antes y después” del golpe de Estado del 28 de junio de 2009.

Parece extraño  que una CVR llamada a  investigar sobre un golpe de Estado lo haga  solamente respecto al “antes y después” de los hechos. Parece extraño pero no lo es.

La CVR ha sido designada  por el gobierno  Lobo, el mismo gobierno que se ha generado desde el  golpe de Estado, un gobierno salido de elecciones desarrolladas en un país fuertemente militarizado, entre hostigamientos, amenazas u homicidios selectivos, en un clima social de terror  y violencia generalizada y   sin la presencia de  observadores internacionales. Elecciones  que  al principio han sido reconocidas solamente por un puñado de países encabezados por Estados Unidos. La comunidad internacional sin embargo, en el transcurso de estos dos  años,   ha reconocido en varias formas el actual gobierno de Porfirio Lobo (y por ende las elecciones) y  por lo tanto se ha vuelto cómplice  de las graves y multíplices violaciones de los derechos humanos que ocurrieron en Honduras durante los días del golpe de Estado y que siguen hasta hoy como demuestran las noticias que llegan a diario desde el país. (altro…)


Honduras: El Parlatino abre las puertas a los golpistas

0 commenti

Con 135 votos a favor y 53 en contra y a pesar de la oposición fuerte y firme de Venezuela y de todos los países del ALBA (Alianza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra América) a un ingreso  incondicional, Honduras ha sido readmitido aunque con reservas,  en el seno del Parlatino, el Parlamento Latinoamericano con sede en Panamá. Y eso   no obstante las graves y reiteradas denuncias de violaciones de los derechos humanos que se siguen cometiendo en el país desde junio de 2009 cuando un golpe de Estado derrocó el gobierno legítimo del presidente Manuel Zelaya.

La decisión fue tomada durante la  XXVI Asamblea Ordinaria de la  organización regional y demuestra la prevalencia de posturas conservadoras y pro-imperialistas dentro de ella.

Aunque entre los principales objetivos del Parlatino está el de  “defender la democracia” y entre sus fines el repudio de las  violaciones de los derechos humanos, la condena de la acción imperialista en América Latina (el golpe de Estado en Honduras se ha dado con el  apoyo  incondicional  de los Estados Unidos) y la defensa de la democracia participativa, la presente resolución de hecho es una legitimación del gobierno de Porfirio Lobo, el mandatario hondureño elegido con elecciones farsa en el mes de noviembre de 2009 en un contexto social caracterizado por violencia y fuerte militarización del país.

Porfirio Lobo no es nada más que la cara “democratizada”  de su predecesor Roberto Micheletti, el golpista de la primera hora, el que dio disposición al ejército de Honduras de sacar del país en pijama en la madrugada  su presidente Manuel Zelaya y de meterlo en un avión con destino Costa Rica.

Un gran acto de pragmatismo el que se ha llevado a cabo  en Panamá. Lo ocurrido en junio de 2009 en Honduras, pero sobre todo las violaciones de los derechos humanos que varias asociaciones y periodistas independientes siguen denunciando no obstante el silencio de la comunidad internacional,  ha testimoniado las debilidades de la llamada integración de los gobiernos de izquierda latinoamericanos en las situaciones de crisis.

A pesar de las voces de condena  y  las amenazas  que el  Venezuela de Chávez y toda el área del ALBA levantan  desde hace meses, a pesar de la condena de la  UNASUR (Unión de Naciones Suramericanas) que de hecho está bastante dividida sobre la posición  respecto a Honduras, el enésimo golpe de Estado en América latina sazonado con estrellas y rayas ha sido encajado bastante pasivamente.

Si bien es cierto que la región vive  fermentos nuevos y que  su economía está marchando en carriles  diametralmente opuestos (sobre todo en  sentido geográfico) a los recorridos apenas hace unas décadas con la entrada en la escena de nuevos partners  comerciales como China y algunos países de Oriente Medio, también es cierto que este cambio de  paradigma  tiene demasiadas connotaciones ideológicas y se mueve por ahora solamente y sin embargo no completamente,  en un plano  comercial y económico pero aún no en lo político y militar.

El imperio sigue lanzando sus  tiros y creando sus baluartes. Honduras es solamente el último en orden cronológico. Obtenido en el tiempo muy breve de una noche. Manuel Zelaya, el presidente legítimamente electo del país, Mel como le llamaban cariñosamente sus seguidores,  se había desviado peligrosamente y repentinamente hacia izquierda. Su decisión de llevar el país al área del ALBA no podía ser aceptada por Washington.

Hablando  en el  idioma  “de la  guerra fría”, se podría decir que los  Estados Unidos no iban a   permitir ulteriores  infiltraciones comunistas  en el área del Caribe.

Sólo que estamos en 2010 y no en 1960 o en los años de las  dictaduras militares  y  de las guerras sucias y de Manuel  Zelaya todo se puede decir menos que sea un comunista.

En el caso del golpe de Estado en Honduras, los Estados Unidos han  actuado con casi las mismas estrategias políticas y militares de esas  épocas.

Incluso algunos de los hombres usados  en esta ocasión han sido  los mismos. John Dimitri Negroponte, para citar  uno. Un  hombre de la estrategia de la lucha anticomunista de  Estados Unidos en América Central, ex jefe de la CIA en Vietnam y ex embajador en Honduras entre 1981 y 1985,  fundador  de los escuadrones de la muerte Contra nicaragüenses y líder del  Batallón 3–16 en Honduras junto con el militar  hondureño Billy Joya.

El mismo Billy Joya, que está acusado de haber cometido delitos de lesa humanidad en su  país contra los estudiantes y la población civil, nombrado por Micheletti como su asesor personal inmediatamente después del golpe.

En  la América Latina rebelde e indómita  aparece cada vez más aislada políticamente  la  Colombia  (y  en otra medida  Chile y Perú) y entre los subversivos del Sur y los “halcones del Norte”, Caribe y Centro América aparecen como un baluarte extremamente militarizado y controlado.  Empezando desde México, donde llegan  en abundancia a través de desde Estados Unidos armas y dólares como respuesta a las emergencias del narcotráfico y de las migraciones. Y las emergencias siempre sirven para otras cosas. Ya lo saben.

Países como  Costa Rica, Puerto Rico, Panamá, República Dominicana, y muchas islas e islotes del Caribe y en un futuro próximo  Haití, (apenas a 90 km de las costas de Cuba) tan pronto el cólera habrá cumplido su tarea   y la división de su territorio entre las potencias se habrá terminado,  le permiten a Estados Unidos mantener los ojos bien abiertos hacia el Sur rebelde.  Otro país  de esta área en el ALBA,  además de Nicaragua,  no podía ser aceptado.

Es por eso que el haber dejado correr y sobre todo haber legitimado ahora el golpe de Estado con la readmisión de Honduras en el Parlatino, aunque con reserva  (una delegación viajará al país en enero para evaluar la situación de los derechos humanos),  representa una debilidad para no decir un fracaso   de la Alianza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra América.

Lejos de  ideologías  y sentimentalismos sobre la  integración latinoamericana promovida por el ALBA, está un pueblo,  el de Honduras, oprimido,  que sigue luchando  contra una dictadura che solamente pocos siguen llamando así.

Nadie en América latina, no hay que tener temores en decirlo, ha tenido la fuerza y el peso político y militar  para oponerse a ella.

Es optimista al respecto Carolus  Wimmer, diputado al Parlatino del Partido Comunista de Venezuela (PCV) : “es obvio que en el Parlatino se desarrolla una fuerte lucha política e ideológica, entre las viejas tendencias de derecha y las nuevas posiciones progresistas y antiimperialistas que poco a poco se abren espacio.    Debemos en el Parlatino introducir una cláusula democrática similar a la aprobada este sábado en la XX Cumbre Iberoamericana. Nunca debemos aceptar ninguna forma de golpe. Con  un mayor trabajo coordinado, más allá de las representaciones del ALBA,  hay que ganar ese espacio internacional, pero eso lo lograremos sin duda en el futuro”.

Más cuidadoso  aparece el diputado  Gustavo Hernández, del Partido Patria Para Todos, che afirma contundente que  con esa resolución “no  perdió el ALBA, sino  la democracia en el continente”.

Respecto a la XX Cumbre Iberoamericana,  a la que se refiere  Carolus  Wimmer, hay que decir que  Ricardo Martinelli,   el  presidente de  Panamá ha propuesto en esta sede también la reintegración de Honduras en el seno de la OEA (Organización de Estados Americanos) de donde el país  había sido expulsado después del golpe de Estado.

Los Estados Unidos que de esta organización hacen parte, por medio de su representante por la diplomacia en América latina Arturo Valenzuela, informan que consideran aceptable la reintegración de Honduras en la  OEA   solamente después del regreso de Manuel Zelaya en el país.

Manuel Zelaya actualmente es Coordinador General del FNRP, el heterogéneo Frente Nacional de Resistencia Popular,  que a precio de uno estilicidio continuo de muertos (militantes, campesinos, indígenas y periodistas) está lentamente buscando la vía de la democracia representativa en la vida política del país.

Probablemente  Zelaya tarde o temprano logrará regresar a  Honduras (donde  por orden del gobierno golpista de Micheletti ha sido emitida contra de él una  orden de detención por abuso de poder, fraude y falsificación de documentos públicos) y probablemente se recortará un espacio político en oposición a los mismos poderes que lo han sacado del  país tan poco elegantemente hace un  año y medio. Los mismos poderes que mientras tanto han sido reintegrados en todos los circuitos económicos y políticos de donde habían sido excluidos solo parcialmente y por un corto plazo de tiempo.

Si eso sucederá sería un juego bastante triste y patético. La vida política de la nación en lugar de ser como un “espejismo que deforme la conciencia del pueblo” hondureño  debería transformarse en una  “trinchera de lucha” como se afirma en los comunicados de prensa del FNRP.

Solo entonces se podría decir que la democracia haya triunfado.

Por Annalisa Melandri — www.annalisamelandri.it









Pagina 2 di 212