Prigionieri politici colombiani decretano sciopero della fame in vari penitenziari del paese
I guerriglieri colombiani detenuti in alcuni istituti carcerari del paese hanno dichiarato il 20 marzo giornata nazionale di sciopero della fame in segno di protesta contro la decisione del ministro della Giustizia Juan Carlos Esguerra di concedere l’autorizzazione a una visita di verifica nelle prigioni da parte di una Commissione Internazionale di Osservazione della Situazione dei Diritti Umani negli Istituti Carcerari e della Situazione delle Prigioniere e Prigionieri Politici in Colombia. La Commissione era integrata, tra gli altri membri, dall’ex senatrice Piedad Cordoba, portavoce di Colombiane e Colombiani per la Pace. Il ministro colombiano ha inoltre negato l’esistenza di prigionieri politici nel paese. Il riconoscimento di un conflitto sociale e politico da parte del governo, sarebbe un segnale importante di volontà di risoluzione dello stesso. Le FARC, Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, avevano chiesto la visita negli istituti penitenziari come condizione per la liberazione di 11 membri delle forze di sicurezza dello Stato che si trovano ancora nelle loro mani. Nelle prigioni colombiane ci sono oltre 8.000 prigionieri politici . (A.M.)
COMUNICATO PUBBLICO
PRIGIONIERE E PRIGIONIERI POLITICI DICHIARANO GIORNATA NAZIONALE DI SCIOPERO DELLA FAME
La Fondazione Lazos de Dignidad COMUNICA alla Comunità Nazionale e Internazionale che Collettivi di Prigioniere e Prigionieri Politici di 11 penitenziari colombiani ci hanno informato che a partire dal 20 marzo del 2012 hanno dato inizio a una GIORNATA NAZIONALE DI SCIOPERO DELLA FAME chiedendo che il governo colombiano autorizzi la visita della Commissione Internazionale di Osservazione della Situazione dei Diritti Umani negli Istituti Carcerari e della Situazione delle Prigioniere e Prigionieri Politici in Colombia.
Patria es Solidaridad: dal Venezuela solidarietà con i prigionieri politici colombiani
Nonostante il governo colombiano si neghi a considerarli tali, sono più di 7500 i prigionieri politici rinchiusi in condizioni disumane nelle prigioni della Colombia. Proprio il fatto di non accettare il loro status di prigionieri politici (questo vorrebbe dire considerare i guerriglieri come belligeranti e non come terroristi) fa parte della strategia con la quale lo Stato continua a negare la matrice politica e sociale del conflitto che da più di 50 anni affligge il paese.
7500 sono gli attivisti, i politici, i sindacalisti, appartenenti ai movimenti giovanili, difensori dei diritti umani, intellettuali e guerriglieri che, ognuno a suo modo, e dalle proprie trincee di lotta, rappresentano le mille sfaccettature della resistenza politica e sociale colombiana, invisibilizzata sistematicamente agli occhi dell’opinione pubblica internazionale.
La giornalista colombiana Azalea Robles parla di “distorsione mediatica” dei prigionieri politici nelle carceri colombiane, contrariamente a quanto accade invece per i prigionieri nelle mani della guerriglia, per i quali invece si ha una vera e propria sovraesposizione nei mezzi di comunicazione del paese.
D’altra parte si sa che in Colombia l’ opposizione politica ha poche vie di scampo: sottoterra in una delle centinaia di fosse comuni che ogni tanto vengono alla luce o dietro le sbarre di una prigione. E’ il volto purtroppo ancora troppo nascosto di un paese che l’opinione pubblica internazionale continua a chiamare “democrazia”. (altro…)