Nace el Comité de familiares de victimas de ejecuciones extrajudiciales y desapariciones forzadas en la República Dominicana

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NOTA DE PRENSA

CONSTITUCIÓN COMITÉ DE FAMILIARES DE VICTIMAS DE LAS EJECUCIONES EXTRAJUDICIALES EN LA REPÚBLICA DOMINICANA

Desde la  Comisión Nacional de los Derechos Humanos (CNDH), luego de haber constatado que en la República Dominicana  la práctica criminal y violatoria  de los derechos humanos conocidas  como “ejecuciones extrajudiciales”,  antes de ser solo un triste retaje de nuestra historia reciente  más oscura, sigue lamentablemente siendo una triste realidad aplicada en el país sobre todo por la Policía Nacional,  damos a informar a la ciudadanía, a las autoridades nacionales , a la prensa nacional e internacional y a los organismos  internacionales de defensa de los derechos humanos, lo siguiente:

El día 22 de febrero de 2014,  en nuestras oficinas situadas en la Avenida Ortega y Gasset #200 en la Ciudad de Santo Domingo,  se ha constituido formalmente el Comité de Familiares de Víctimas de Ejecuciones Extrajudiciales  (altro…)


Decenio Internacional de los Afrodescendientes: 2015–2024

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Yaritza Reyes Mis República Dominicana 2013, una típica belleza afrodescendiente

Yaritza Reyes Mis República Dominicana 2013, una típica belleza afrodescendiente

La  Asamblea General de las Naciones Unidas ha adoptado por consenso, el 30 de diciembre de 2013, una resolución por la cual se “establece la celebración del Decenio Internacional de los Afrodescendientes del 1 de enero de 2015 al 31 de diciembre de 2024” y cuyo lema será: “Afrodescendientes: reconocimiento, justicia y desarrollo”.

Ese el texto completo del Proyecto de Resolución:

Proclamación del Decenio Internacional de los Afrodescendientes

La Asamblea General

Recordando

su resolución 52/111, de 12 de diciembre de 1997, en la que decidió convocar la Conferencia Mundial contra el Racismo, la Discriminación Racial, la Xenofobia y las Formas Conexas de Intolerancia, y sus resoluciones 56/266, de 27 de marzo de 2002, 57/195, de 18 de diciembre de 2002, 58/160, de 22 de diciembre de 2003, 59/177, de 20 de diciembre de 2004, y 60/144, de 16 de diciembre de 2005, que orientaron el seguimiento general de la Conferencia Mundial y la aplicación efectiva de la Declaración y el Programa de Acción de Durban, (altro…)


Francisco Toloza, entre la miel y el universo de la represión en Colombia

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Por Sara Leukos

Las acciones cometidas por el gobierno de Santos por un lado, ejercen una miel endulzante, desde su discurso público de la Paz y por otra, impone y extiende su modelo represor ante la construcción popular y política de los sectores sociales.

Politólogo, con especialización en sociología, actualmente cursa un Doctorado en Estudios políticos en la ciudad de Buenos Aires– (Argentina). Miembro de la Junta Patriótica Nacional de la Marcha Patriótica.  (altro…)


Hernando Calvo Ospina: “La “pacificazione” in Colombia non si ferma neanche per prendere fiato ”

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di Annalisa Melandri

28/01/2014

Traduzione dallo spagnolo per Tlaxcala di   Francesco Giannatiempo

 

Hernando Calvo Ospina è autore di una dozzina di libri, tra cui “Colombia, laboratorio de embrujos. Democracia y terrorismo de Estado” (“Colombia, laboratorio di stregonerie. Democrazia e terrorismo di Stato”), che tratta della storia del sistema repressivo in questo paese. Di seguito, ci racconta alcune tappe della “tradizione” violenta di uno Stato che mantiene l’immagine democratica.

 

Annalisa Melandri. In America Latina, durante gli anni 70 e 80 la maggior parte dei paesi agonizzavano sotto dittature militari sanguinarie, come nei casi di Cile, Argentina e Uruguay tra gli altri. In Colombia, ad eccezione del Generale Rojas Pinilla che governò tra giugno del 1953 e maggio del 1957 e fu meno repressivo della maggioranza dei governi eletti, non ci sono mai stati né colpi di Stato né giunte  militari in senso stretto. Perché?

Hernando Calvo Ospina. Rileggendo la storia, ci rendiamo conto che in Colombia non è mai esistita una vera democrazia e quasi tutti i governi si sono distinti per le gravi violazioni ai diritti umani. Senza andare troppo indietro nel tempo, si prenda in considerazione il governo di Turbay Ayala (1978–1982), visto che ha avuto fondamentali peculiarità nel contesto repressivo. A un mese dal conferimento, promulgò lo Statuto di Sicurezza Nazionale, che fu il più vicino al modello imposto dalle dittature del Cono Sur, stabilendo i meccanismi a sostegno della terribile ondata repressiva che seguì. Le forze armate e quelle di polizia vennero investite di poteri straordinari, addirittura di quelli giudiziari. Venne criminalizzata ogni pratica politica e qualsiasi tipo di protesta sociale, associando tutto alla sovversione. Le forze armate presero il potere in Colombia attraverso un processo risalente agli anni sessanta, e senza danneggiare l’immagine “democratica”, grazie alla presenza di un civile a capo del governo. (altro…)


L’ultima Mirabal vola via

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Doña Dedé Mirabal

Doña Dedé Mirabal

L’ultima Mariposa[1] è volata via. Dedé Mirabal, l’unica delle quattro sorelle sopravvissuta alla barbarie criminale del  regime del dittatore  dominicano Rafael Leónidas Trujillo, è deceduta sabato scorso a Santo Domingo in una clinica dove era ricoverata da giorni per problemi polmonari.  Aveva 88 anni.

Bélgica Adela Mirabal Reyes, Doña Dedé, come era affettuosamente  chiamata qui in Repubblica Dominicana, era la custode della memoria storica e rivoluzionaria della sua famiglia, segnata profondamente dall’atroce assassinio delle sue sorelle, Patria, Minerva e Maria Teresa, avvenuto il 25 novembre del 1960. (altro…)


Víctor Polay Campos: “Sul banco degli accusati. Terrorista o ribelle?” (Il libro– Capitolo V)

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INDICE /Dedica /Prologo /In memoria /Introduzione

Capitolo I

Capitolo II 

Capitolo III

Capitolo IV 

CAPITOLO 5

 

E i diritti umani?

In materia di diritti umani la giurisdizione internazionale è sussidiaria e complementare alla giurisdizione nazionale. La Costituzione Politica del Perù del 1979 e quella del 1993, all’articolo 205, sanciscono il diritto a ricorrere alla giurisdizione internazionale nel caso in cui quella interna non sia esaustiva, riconoscendo a tal fine i Tribunali o gli Organismi Internazionali costituiti attraverso trattati o convenzioni stipulati anche dal Perù e la cui competenza sia stata riconosciuta.

 

E’ così che il Perù sottoscrisse, approvò, ratificò e depositò il Protocollo Facoltativo per i Diritti Civili e Politici, riconoscendo in questo modo la competenza del Comitato per i Diritti Umani dell’ONU il 30 ottobre 1980.

Nell’articolo 205 della Costituzione del 1993 e negli articoli 30 e 40 della Legge 23506, che fanno parte della Giurisdizione Internazionale, si riconoscono come organismi internazionali a cui è possibile ricorrere: il Comitato per i Diritti Umani dell’ONU e la Commissione Interamericana per i Diritti Umani.

L’articolo 40 della Legge di Habeas Corpus e Protezione recita testualmente: ”La sentenza dell’organismo internazionale, alla cui giurisdizione obbligatoria si sia sottomesso la Stato peruviano, non richiede per la sua validità ed efficacia di riconoscimento alcuna revisione o esame previo. La Corte Suprema di Giustizia della Repubblica recepirà le risoluzioni emesse dall’organismo internazionale e disporrà la loro esecuzione”.

Come è noto al popolo peruviano, la dittatura che si prendeva gioco delle leggi nazionali, lo ha fatto anche con gli accordi e i convegni internazionali che potevano andare contro i suoi interessi.

Nonostante il Comitato per i Diritti Umani dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), formato da 13 membri di diversi Paesi del mondo, il 16 novembre 1997 si fosse espresso a favore della mia liberazione o di un nuovo processo con adeguate garanzie, lo stesso Fujimori, in uno dei suoi interventi pubblici, si burlò di questo parere e sostenne che nessuno lo avrebbe obbligato a realizzarlo. (altro…)


La fabbrica degli apolidi

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di Annalisa Melandri* - www.annalisamelandri.it 

in esclusiva per il Corriere delle Migrazioni 

 

“Genocidio civile”,  cosi è stata definita dalle voci più progressiste della Repubblica Dominicana, la sentenza n. 168 del 23 settembre scorso, emessa dal Tribunale Costituzionale di questo paese,  che ha di fatto condannato all’apolidia  migliaia di dominicani di origine  haitiana.

Juliana Deguis Pierre, nata in Repubblica Dominicana 28 anni fa da genitori haitiani, aveva presentato infatti ricorso a questa corte   contro una sentenza di un Tribunale Civile che le  aveva negato la restituzione del documento d’identità dominicano sottrattole tempo fa da un funzionario della Giunta Centrale Elettorale. Juliana, nata e cresciuta in Repubblica Dominicana, non è mai stata ad Haiti nemmeno in vacanza e fino ad oggi pensava di essere cittadina dominicana. Il  Tribunale Costituzionale era l’ultima istanza alla quale la giovane aveva fatto appello, sperando di concludere così positivamente la sua odissea iniziata nel 2008, quando l’ufficio del registro pubblico dove si era presentata per ottenere il documento di identità, non solo glielo aveva negato ma le aveva sottratto anche  il  certificato di nascita sulla base di irregolarità nella posizione migratoria dei genitori haitiani.

La sentenza del tribunale inoltre, violando la stessa Costituzione dominicana (art.110) che sancisce esplicitamente l’ irretroattività della  legge, ha dato  disposizione all’organo elettorale di istituire  un registro di tutti i cittadini dominicani di discendenza haitiana nati dal  1929 ad oggi. La situazione di ognuno  – almeno di quelli ancora in vita, si tratta infatti di circa  tre generazioni di persone – sarà  attentamente valutata e poi inoltrata al  Ministero dell’Interno e Polizia per l’applicazione di quanto stabilito da un Piano Nazionale di Regolarizzazione che le autorità stanno approntando.

Le conseguenze di tutto ciò non sono ancora chiare ed è difficile prevedere cosa accadrà a quanti non riuscissero a dimostrare la legalità della posizione migratoria dei loro genitori. (altro…)


Hernando Calvo Ospina: “La ‘pacificación’ en Colombia no se detiene ni para tomar aliento”

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Annalisa Melandriwww.annalisamelandri.it

por Rebelión 

Hernando Calvo Ospina es autor de una docena de libros, entre los que se encuentra “Colombia, laboratorio de embrujos. Democracia y terrorismo de Estado”, que es la historia del sistema represivo en ese país. Aquí nos cuenta algunas etapas de la “tradición” violenta de un Estado que mantiene la imagen de “democrático”. 

Annalisa Melandri. En América latina en los años ‘70 y ‘80 la mayoría de los países agonizaban bajo dictaduras militares sangrientas como fue el caso de Chile, Argentina y Uruguay entre otros. En Colombia, a excepción del general Rojas Pinilla, que gobernó entre junio de 1953 y mayo de 1957, y fue menos represivo que la mayoría de gobiernos elegidos, nunca han habido golpes de Estado ni juntas militares propiamente dichas. ¿Por qué?

Hernando Calvo Ospina. Al revisar la historia, nos damos cuenta que en Colombia nunca ha existido una verdadera democracia, y que casi todos los gobiernos se han caracterizado por graves violaciones a los derechos humanos.

Para no ir muy lejos miremos el de Turbay Ayala (1978–1982). Este tuvo particularidades fundamentales dentro del marco represivo. A un mes de posesionado promulgó el Estatuto de Seguridad Nacional, que fue lo más cercano al modelo impuesto por las dictaduras del Cono Sur, estableciendo los mecanismos para sustentar la terrible ola represiva que llegó. Las Fuerzas Militares y de policía fueron investidas de facultades extraordinarias, incluidas las judiciales. Se criminalizó toda práctica de oposición política y a todo tipo de protesta social, asociando todo con la subversión. Las Fuerzas Armadas tomaron el poder en Colombia, en un proceso que venía caminando desde los años sesenta, y sin dañar la imagen “democrática” al tener a un civil al frente del gobierno. (altro…)


La resurrezione del “Brujo Pití”

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Ha promesso a tutti, prima di morire, che una volta morto sarebbe risorto, esattamente a mezzanotte, tra il 15 e il 16 gennaio. 

Il “Brujo Pití” , lo stregone Tití Liriano, haitiano, è passato a miglior vita il 12 gennaio e da tre giorni  centinaia di suoi connazionali, ma anche dominicani, aspettano nei pressi della casa dove viveva, la sua resurrezione. 

Tití Liriano viveva a Verón,  nei pressi di Bavaro, nota località turistica nella parte orientale della Repubblica Dominicana. Una zona di contrasti stridenti, dove all’orizzonte  l’azzurro del cielo  si fonde con il verde perenne della canna da zucchero che cresce rigogliosa alle spalle dei resort di lusso da una parte, e con il punto esatto dove il Mar dei Caraibi tocca l’Oceano Atlantico dall’altra.  (altro…)


Bilbao: Derechos humanos, Solución, Paz.

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Bilbao, oltre centomila persone in solidarietà ai prigionieri ETA, chiedendo il trasferimento in carceri più vicine alle loro famiglie. Centomila terroristi?

Altre foto qui.


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