La CNDH-RD expresa solidaridad al periodista Fausto Rosario Adames

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La Comisión Nacional de los Derechos Humanos condena las recientes amenazas denunciadas contra la vida del  estimados y valorado periodista, además que amigo,  Fausto Rosario Adames, el pasado 22 de junio.

La noticia de un plan orquestado para atentar a su vida y directo desde altos oficiales activos de la Policía Nacional y algunos abogados de nuestro país,  lleva,  a la vez que nos indigna como defensores de derechos humanos y ciudadanos,  a la memoria los terribles años de la dictadura trujillista y los doce años de Balaguer, cuando las voces disidentes y opositoras eran calladas con plomo y sangre, y que  tanta ignominia,  terror y daño han llevado a nuestro país.

Recordamos que no es la primera vez que la vida de Fausto corre severo peligro, hace tres años fue asesinado el ciudadano Sergio Rafael Rojas porque fue intercambiado por él y las circunstancias de ese delito nunca fueron aclarecidas por las autoridades ya que el autor del crimen  fue asesinado por miembros de la Policía Nacional en un “presunto intercambio de disparos”. (altro…)


Bertha Cáceres: E’ una lotta forte e pericolosa, ma degna, che rappresenta il retaggio che conserviamo di popolo ribelle

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Bertha Cáceres — Foto di Giorgio Trucchi /Opera Mundi

Lo scorso 24 maggio, mentre si stavano  recando nella zona del Río Blanco,  dove da quasi tre mesi  la popolazione indigena di etnia lenca della zona si trova in mobilitazione pacifica  contro  l’approvazione del progetto idroelettrico Agua Zarca, la dirigente del Copinh (Consiglio Civico di Organizzazioni Popolari e Indigene dell’Honduras),  Bertha Cáceres[1] e il comunicatore Tomás Gomez,  furono arrestati – e rilasciati dopo 24 ore – nel corso di  un’operazione congiunta di esercito e polizia con l’accusa – falsa — di detenzione illegale di arma da fuoco.

Oltre all’evidente illegittimità della detenzione, effettuata senza ordine di cattura e con la costruzione di prove e testimonianze false contro Bertha, va ricordato che  sia la  dirigente indigena che altri membri del Copinh sono soggetti  dal 2009 alle misure cautelari di protezione emesse dalla Corte Interamericana dei Diritti Umani, a seguito delle numerose minacce di morte che hanno ricevuto fin dal colpo di Stato di quell’anno. (altro…)


¿Por qué clama el Catatumbo?

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¿Por qué clama el Catatumbo?

por Annalisa Melandriwww.annalisamelandri.it

Los diálogos de paz de  La Habana, Cuba,  entre la guerrilla de las Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia – Ejército del Pueblo (FARC-EP) y el gobierno colombiano, parecen haber  destapado en la tierra de Macondo una   inmensa Caja de Pandora.

Solo con soñar la paz, todo se  vuelve  posible.

No apenas en la isla caribeña, patria de nuestro padre  Fidel y de nuestra madre, la dignidad latinoamericana,  cuyo 60 aniversario celebramos justo en estos días,  las delegaciones han  abordado  el tema de la reforma agraria, eje neurálgico de la justicia social,   en Colombia, desde esa misma tierra   –cuya tenencia ahora el reto consiste en democratizarla,  cuyo trabajo es tiempo de dignificar– desde ese mismo elemento básico de la naturaleza,  surge el nuevo clamor del pueblo.

Los campesinos de  esa  polvorera  silente  que ha sido hasta hoy en día el Catatumbo,  reclaman,  piden  y gritan por  derechos ancestrales; reclaman,  piden y gritan todo lo que Catatumbo  está reclamando, pidiendo y gritando desde aquel  nefasto  29 de mayo de 1999,  cuando un estado asesino abrió las puertas de su más florida región a las garras sangrientas de su ejército aliado a la violencia paramilitar. (altro…)


In Cile gli studenti chiedono un nuovo “paradigma”

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di Annalisa Melandri — in esclusiva per L’Indro — 3 luglio 2013

Sono tornati nuovamente a far parlare di sé gli studenti cileni, in mobilitazione da settimane.  Violente proteste degli studenti delle scuole secondarie e delle università  hanno preceduto le  elezioni primarie per la scelta dei candidati presidenziali che si sono tenute  proprio domenica scorsa.

Tuttavia, quella degli studenti cileni, può definirsi ormai una mobilitazione permanente.  (altro…)


Il Paraguay teme il nucleare argentino

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di Annalisa Melandri — In esclusiva per L’Indro  — 10 luglio 2013

Santo Domingo - La decisione del Governo argentino di costruire una centrale nucleare  di nuova generazione nella Provincia di Formosa, a soli 35 chilometri dalla frontiera  con il  Paraguaynon  piace affatto alle autorità del piccolo Paese latinoamericano.

Un rapporto diffuso dal Ministero della Salute di Asunción e consegnato al Ministro degli Esteri, informa infatti che in caso di emergenza il Paese più colpito sarebbe proprio il Paraguay.
In particolare la radioattività, informa il rapporto, «potrebbe  contaminare le riserve d’acqua delle città che si trovano sulle rive dei fiumi Paraguay e Paraná», un bacino d’utenza di circa  tre milioni di persone.

Il Governo argentino ha annunciato la decisione a San Pietroburgo in Russia, durante la Conferenza Internazionale Ministeriale sull’Energia Nucleare nel Secolo XXI, senza tuttavia  informare le autorità del Paraguay che avrebbero, nel frattempo, redatto due note, una indirizzata a Yukiya Amano, direttore generale  dell’Organizzazione dell’Energia Atomica e una per il Ministro degli Esteri argentino Héctor Timermann, chiedendo maggiori informazioni rispetto al progetto.

Il quotidiano paraguayo ‘ABC Color’,  avrebbe inoltre  confermato la notizia, grazie anche a indiscrezioni trapelate dalle autorità locali di Formosa.

Il Presidente del Paraguay, Federico Franco, in conferenza stampa ha dichiarato di essere disposto anche a ricorrere alle istanze internazionali, prima l’OSA (Organizzazione degli Stati Americani) e poi l’ONU e  di  respingere «rispettosamente  ma energicamente» l’installazione di una centrale nucleare sulla linea di frontiera.
«L’Argentina, per una situazione meno importante, ha fatto reclamo a L’Aja» ha ricordato, riferendosi alla cosiddetta ‘crisi delle cartiere’  avvenuta nel 2006 tra Uruguay e Argentina, quando l’Uruguay decise unilateralmente di costruire due cartiere  sul fiume Uruguay, condiviso da entrambi i Paesi. L’ Argentina  ricorse allora alla Corte Internazionale dell’Aja, accusando il  Paese vicino di aver inquinato il fiume.

L’Argentina, con le sue tre centrali nucleari, di cui quella di Embalse è la più grande in America latina,  è un Paese leader nella regione per quanto riguarda l’utilizzo pacifico dell’energia nucleare. Attualmente il  Governo presieduto dalla Presidente Cristina Fernández è in fase di rilancio del  Piano Nucleare del 2006 con la ristrutturazione della  Commissione Nazionale per l’Energia Atomica, fondata nel 1950 e che  aveva risentito negli  ultimi anni della mancanza di investimenti e di risorse. Il Vecchio Piano Nucleare è diventato politica di stato nel 2009 e regolamentato da  una  legge.

Il reattore CAREM (Centrale Argentina di Elementi Modulari), un progetto di ultima generazione a bassa potenza (25MW) che verrà costruito a Formosa, è il primo disegnato completamente in Argentina.  Attualmente a Buenos Aires è in costruzione il suo prototipo.

 

 

 

 


Toda la “potencia moral” de Venezuela también para Julián Conrado

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Si se calla el cantor muere la rosa
de que sirve la rosa sin el canto
debe el canto ser luz sobre los campos
iluminando siempre a los de abajo.

(Mercedes Sosa)

Inicia  hoy,  15 de julio y se prolongará hasta el día 19 del mismo mes, la campaña internacional (#TodosPorJulianAsiloYa twitteando a @ NicolasMaduro) para pedir al gobierno de Venezuela  la liberación y la concesión de asilo político a Guillermo Enrique Torres Cuéter, mejor conocido como Julián Conrado, el “cantor” de las FARC, quien fue detenido en Venezuela el 31 de mayo de 2011 en una operación conjunta de la policía colombiana y venezolana.

Muchas voces  en estos días están exigiendo coherencia revolucionaria a  Nicolás Maduro, presidente de la República Bolivariana de Venezuela, quien en los días pasados  había  expresado la posibilidad de que su gobierno otorgara  el asilo político  al técnico de la Cia Edward Snowden: “Que nosotros en Venezuela somos una potencia moral; y que, por tanto, si el joven Snowden necesita la protección humanitaria y él cree que debería venir a Venezuela, Venezuela está a la orden para proteger a este valiente joven de manera humanitaria”. (altro…)


Per Julián Conrado tutta la “potenza morale” bolivariana

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Si se calla el cantor muere la rosa
de que sirve la rosa sin el canto
debe el canto ser luz sobre los campos
iluminando siempre a los de abajo.

(Mercedes Sosa)

 

E’ iniziata oggi 15 luglio e proseguirà fino al giorno 19 dello stesso mese, la campagna internazionale (#TodosPorJulianAsiloYa da inviare a @NicolasMaduro) per chiedere al governo venezuelano la liberazione e la concessione dell’asilo politico a  Guillermo Enrique Torres Cuéter, meglio conosciuto come Julián  Conrado, il «cantor» delle FARC, arrestato in territorio venezuelano il 31 maggio del 2011 in un’operazione congiunta di  polizia venezuelana e colombiana.

Sono molteplici le voci che chiedono oggi coerenza  rivoluzionaria a Nicolás Maduro,  presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela, il quale  nei giorni scorsi si è espresso favorevolmente ad una eventuale concessione di asilo politico al tecnico della Cia Edward Snowden: «In Venezuela siamo una potenza morale e quindi se  il giovane Snowden ha bisogno della protezione umanitaria e se lui pensa che dovrebbe venire nel nostro paese, il  Venezuela é disposto a proteggere questo giovane coraggioso in maniera umanitaria». (altro…)


Langosta

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Colombia, degenera il conflitto agrario nel Catatumbo

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di Annalisa Melandri — in esclusiva per L’Indro - 26 Giugno 2013

In Colombia, una protesta di circa 4mila contadini, (il cui numero si è quadruplicato negli ultimi giorni)  nella regione del Catatumbo (Norte de Santander), nella zona nordorientale del Paese  al confine con la Repubblica Bolivariana del Venezuela, iniziata pacificamente, è stata repressa duramente dall’esercito, provocando due morti e oltre trenta 30 feriti, alcuni in gravi condizioni. Decine i detenuti, anche nei giorni precedenti.

La situazione è degenerata il 22 giugno scorso, quando militari antisommossa del reparto mobile ESMAD e della controguerriglia  hanno attaccato i manifestanti che stavano cercando di occupare il piccolo aeroporto di Ocaña, dopo che da giorni si stava (altro…)


L’America latina condanna la prepotenza imperialista

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di Annalisa Melandri — in esclusiva per L’Indro

5 luglio 2013

La proibizione dei governi di Francia, Portogallo, Spagna e Italia, il 2 luglio scorso, di far volare sul proprio spazio l’aereo presidenziale boliviano dove viaggiava il presidente Evo Morales di ritorno dal vertice in Russia dei paesi esportatori di gas, sospettando che sullo stesso si fosse imbarcato  Edward Snowden, ha provocato come prevedibile, in America latina un coro di proteste generalizzate contro quello che è stato definito dal governo boliviano «un atto di prepotenza imperialista».

L’aereo di Morales, dopo circa 13 ore di peripezie, sorvolando il cielo di mezza Europa e vedendosi negare l’atterraggio prima da Francia, poi a ruota da Portogallo, Spagna e Italia, rischiando di rimanere senza carburante,  ha ottenuto l’autorizzazione infine dal governo austriaco ad atterrare all’aeroporto di Vienna per uno scalo tecnico. Una decisione, quella dei quattro Paesi europei, presa  in aperta violazione dei trattati internazionali rispetto all’immunità diplomatica dei capi di Stato e ovviamente eterodiretta dall’intelligence statunitense e che dimostra  da un lato il servilismo becero quanto illogico della vecchia Europa, dall’altro l’isteria degli Stati Uniti  rispetto al caso Snowden, ormai sfuggito definitivamente al loro controllo. (altro…)


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