Cile, indulto per i detenuti stranieri

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122 cittadini peruviani sono stati i primi a fare ritorno in patria. A loro seguiranno altri mille detenuti tra cui anche italiani, spagnoli, israeliani e filippini.
di Annalisa Melandri per L’Indro*
24 ottobre 2012

I primi a uscire dal carcere e a varcare i confini del paese nel quale erano detenuti, il Cile, per ritornare in patria in regime di libertà vigilata, sono stati 122 cittadini peruviani. Lo scorso mese di agosto, alla presenza delle autorità cilene rappresentate dal ministro dell’Interno, Rodrigo Hinzpeter, dal ministro della Giustizia, Teodoro Ribera e dal Direttore Nazionale della Gendarmeria, Luis Masferrer, hanno attraversato la frontiera con il Perú, beneficiando della Legge di Indulto Generale n. 20.588, che era stata approvata all’unanimità dal Congresso, qualche mese prima.

Questa legge rientra nell’ambito della nuova politica penitenziaria, voluta dal governo dell’attuale presidente cileno Sebastián Piñera, di destra, che ha lo scopo di migliorare le condizioni di detenzione nelle carceri del paese e di ridurre l’alto tasso di sovraffollamentodegli stessi, una problematica ormai comune anche a molti paesi europei, l’Italia in testa. (altro…)


Salvador Allende: le perizie confermano che fu suicidio

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La corte d’appello di Santiago pone fine alle polemiche sulla morte del Presidente

SALVADOR ALLENDE SI TOLSE LA VITA

Una serie di perizie forensi cilene ed internazionali riconferma la sentenza dello scorso dicembre
di Annalisa Melandri — per L’Indro *
14 settembre 2012

Martedì scorso, nel 39simo anniversario dell’11 settembre cileno, la magistratura ha scritto definitivamente la parola fine rispetto alle polemiche sulla morte del presidente SalvadorAllende, avvenuta quello stesso giorno, confermando così definitivamente la tesi ufficiale del suicidio.

Quel giorno del 1973, un golpe militare guidato dal generale Augusto Pinochet e realizzato con l’appoggio degli Stati Uniti, pose fine all’esperienza democratica portata avanti nel paese dal presidente Salvador Allende e dal partito Unidad Popular, che aveva vinto le elezioni nel 1970. La via cilena al socialismo’ si chiamava quel progetto politico che sperava di poter raggiungere la trasformazione sociale restando nei parametri della democrazia borghese. (altro…)


El dialogo de América — Salvador Allende con Fidel Castro– Parte 1 de 4

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Cile: immagini di una rivolta

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Fonte delle foto: The Atlantic

 

 

 


Alfonso Podlech: certificato di impunità made in Italy

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“Su mio padre un processo politico”

Angelo M. D’Addesio — 26 luglio 2011

A due settimane dalla sentenza di assoluzione di Alfonso Podlech, il “piccolo Pinochet”, accusato della sparizione di Omar Venturelli nell’ottobre del ‘73 e centinaia di altri prigionieri, la figlia Maria Paz parla della sentenza e della sua lotta personale contro l’impunità per i torturatori.

D. Quale sensazione ha provato lo scorso 11 luglio quando la 1^ Corte d’Assise di Roma ha pronunciato la sentenza di assoluzione per Alfonso Podlech per tutti i reati attinenti alla sparizione di suo padre Omar Venturelli?

P.V. Sono rimasta autenticamente scioccata perché quando ho ascoltato la sentenza, avendo assistito a tutte le udienze, mi sembrava che quella decisione appartenesse ad un altro procedimento. Sono rimasta immobile e subito dopo mi sono girata verso il pubblico ministero chiedendo “Cosa succede adesso? Viene liberato?” e lui guardandomi negli occhi mi ha detto “Si, è libero per sempre”. Lì ho capito l’ineluttabilità della cosa, al di là di qualsiasi appello, di qualsiasi atto da parte nostra, Podlech sarebbe partito all’indomani per il Cile, libero ed innocente. Tale è stato lo shock, da non potermi muovere concretamente dall’aula. A mente fredda nei giorni successivi, ho provato molta rabbia, ripensando al danno reale e non solo morale ed ideologico che è stato provocato, perché quest’uomo ritornato in Cile può già intimorire i testimoni che sono venuti al processo oltre ad aver ottenuto, da assassino torturatore, un certificato di impunità made in Italy, quindi il “massimo della credibilità”, visto che la decisione è stata emessa addirittura in Europa. (altro…)


Absolución de Alfonso Podlech: vergüenza italiana!

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El torturador de Temuco, el ex fiscal  Alfonso Podlech ha sido absuelto en Italia el día de ayer. Después de casi tres años de cárcel “el pequeño Pinochet” recupera su libertad. Era acusado del homicidio del religioso italo chileno Omar Venturelli, desaparecido desde la cárcel en el mes de  octubre de 1973. Sin embargo en estos años muchos han sido los chilenos que han viajado hasta Roma testimoniando las torturas que habían sufrido en la cárcel de Temuco que estaba entonces al mando de Alfonso Podlech. Entre ellos Carlos Lopez Fuentes, ex preso politico condenado en Consejo de Guerra por el Fiscal Militar Podlech a 9 años de cárcel, Jeremías Levinao, mapuche, militante del Movimiento Campesino Revolucionario, que en Temuco sufrió la cárcel y las torturas y su hija Tania. En esta entrevista realizada en Roma el mes de enero 2009 nos contaron  su historia. A la familia de Omar  Venturelli, a Fresia su esposa y a  su hija, a Tania, Jeremías, Carlos, Herman, Pedro, Rayen  y a todos los chilenos y las chilenas que han sufrido torturas, persecución,  exilio y muerte, a los que salieron vivos y que tenían confianza en la justicia italiana y que acompañamos en este camino  siento que es necesario pedirle escusas. La vergüenza que siento como italiana por esta absolución es algo que duele fuerte en el corazón. (AM)

 

Conversamos con los ex presos políticos que estuvieron hace unas semanas atrás (1,2, y 3 de Diciembre) en Roma, testimoniando ante el fiscal italiano Giancarlo Capaldo en contra del ex Procurador Militar Alfonso Podlech Michaud, acusado por la magistratura italiana del homicidio y la desapareción, en octubre 1973, bajo la dictadura de Pinochet, del ex sacerdote ítalo chileno Omar Venturelli. Alfonso Podlech, contra quien existía una orden de captura internacional, fue detenido el 27 de julio de 2008 en el aeropuerto Barajas de Madrid y extraditado en Italia. Carlos Lopez Fuentes, ex preso político condenado en Consejo de Guerra por el Fiscal Militar Podlech a 9 años de cárcel, Jeremías Levinao, mapuche, militante del Movimiento Campesino Revolucionario, que en Temuco sufrió la cárcel y las torturas y su hija Tania. Ellos nos cuentan en esta entrevista, que parece más una conversación entre viejos amigos, los primeros días del golpe del 11 de septiembre de 1973 y lo que siguió después, en Temuco en la región meridional de Chile llamada Araucanía. Y el rol de Alfonso Podlech Michaud en el aparato represivo chileno. También nos hablan del exilio en Francia, donde viven actualmente.

 

A.M. — El martes pasado se encontraron con el fiscal Giancarlo Capaldo. ¿Cómo les pareció el encuentro y qué impresión tuvieron?

Carlos Lopez Fuentes — Yo personalmente pienso que el encuentro con Capaldo fue positivo, porque son testimonios y elementos nuevos que no estaban   en el proceso contra Podlech y   que pueden acelerar el juicio contra él.

Jeremías Levinao — De hecho fue positivo porqué pienso que en mi caso, yo entregué elementos de cómo se utilizaba la tortura durante la dictadura después del golpe y demostré que Podlech era el que ordenaba el castigo de los prisioneros.

 

A.M. — ¿En tu caso, Jeremías, puedes afirmar que la represión era más cruel contra el pueblo mapuche, y que muy diferente a la que se llevó en contra de todos los demás prisioneros políticos?

J.L. - Yo pienso que la represión fue la misma para todo el mundo, pero creo que fue masificada contra el pueblo mapuche por haber participado, de una manera destacada, en la profundización del proceso de la reforma agraria implementada por el gobierno de Salvador Allende. La reforma agraria afectaba al latifundio chileno de la zona y una gran parte de los latifundistas fueron beneficiados después del golpe con la recuperación de las tierras que habían sido expropiadas legalmente por el gobierno de la Unidad Popular. Y es por eso, que pienso que hubo cómo una venganza de la parte de los terratenientes que participaron en la represión. (altro…)


Manifestazione a Roma contro il progetto HidroAysén in Patagonia

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Che cosa è HidroAysén: Un progetto idroelettrico di proprietà di ENDESA, società spagnola che a sua volta appartiene all’italiana ENEL, e a COLBÚN, società di capitali cileni, con il quale si pretende costruire nella Patagonia 5 megacentrali nel fiumi Baker e Pascua, che si costruissero danneggerebbero irrimediabilmente la biodiversità, l’ecosistema e le comunità che lì abitano. Inoltre agli effetti diretti sulla Patagonia, i più di 2000 km di torri e linee elettriche invasive colpiranno a oltre 300 comunità mapuche in 3 regioni del Cile.

Cari connazionali, cari amici:

Il prossimo martedì 14 giugno dalle ore 11:30 alle 13:30, la comunità dei cileni residenti a Roma si manifesterà nuovamente contro il progetto Hidroaysen, in quest’opportunità di fronte alla sede della ENEL, in Viale Regina Margherita 137, Roma.

Questa manifestazione è un appello non solo alla impresa sennò a tutta la comunità italiana, come ripudio a questo progetto, ma non solo:

ENEL minaccia anche altri territori  (sopratutto indigeni), come quello di Panguipulli. Per quello diciamo:

ENEL FUORI DAL CILE!

BASTA DI NEOCOLONIALISMO!

Fonte: www.ecomapuche.com



 


Manuel Olate, ennesima vittima delle manipolazioni sul computer di Raúl Reyes

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Sono stati finalmente concessi il 4 dicembre scorso gli arresti domiciliari al compagno  cileno Manuel Olate, arrestato a Santiago  il 29 ottobre con l′accusa di terrorismo e di essere l′ anello di congiunzione tra la guerriglia colombiana delle FARC e i Mapuche cileni.  Manuel altro non è invece che l′ennesima  vittima  dell´ inutile  tentativo del governo colombiano di isolare politicamente a livello internazionale le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC).

Inutile   perché la solidarietà che riscuotono le FARC  nel mondo  è  direttamente proporzionale alla  repressione e alla violenza subita  dal  popolo colombiano dal terrorismo di Stato  e dalla sua “pulizia” politica.

Membro del Partito  Comunista Cileno e del  Movimento Continentale Bolivariano e responsabile del Movimento di Solidarietà per la pace in Colombia, Manuel era stato arrestato in base ad un ordine di detenzione  emesso dal  Ministro della Corte Suprema  del Cile Margarita Herreros  che in questo modo  rispondeva a una richiesta di estradizione proveniente dalla Colombia.

Le prove della sua colpevolezza   sarebbero venute fuori, a detta del governo colombiano,   ancora una volta da quel vado di Pandora che è il computer portatile del numero due delle FARC, il comandante Raúl Reyes.  Manuel , in base ad alcuni documenti, sarebbe stato accusato di essere un tal  “Roque” presunto finanziatore delle FARC in Cile. In questi giorni la sua difesa sta lavorando alacremente (anche per affrontare il processo nel quale si discuterà della sua estradizione in Colombia) per dimostrare invece che Manuel Olate  è soltanto un simpatizzante politico  del gruppo insorgente colombiano e  che non ha nulla a che vedere con il presunto “Roque”. (altro…)


Appello a sostegno dei 32 prigionieri politici Mapuche in sciopero della fame in Cile

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Pubblico qui di seguito l´ appello dell´ Associazione d´ Amicizia con il Popolo Mapuche,  rispetto alla situazione dei 32 prigionieri politici Mapuche che stanno portando avanti uno sciopero della  fame dal 12 luglio scorso.

Continui aggiornamenti sulla situazione a questo link.

Leggi inoltre:

Gli storici cileni con lo sciopero dei Mapuche di Gennaro Carotenuto

La fiera agonia mapuche di Luis Sépulveda


Appello a sostegno di 31  Prigionieri Politici Mapuche in sciopero della fame in Cile

dal 12 luglio 2010.

Italia, 9 agosto 2010

Negli anni 1990 si è costituito l’attuale movimento politico e sociale mapuche, che prosegue la lotta per il recupero del proprio territorio ancestrale e il riconoscimento dei diritti dei popoli indigeni, lotta che ha le sue radici nel conflitto con gli Spagnoli.

Le comunità che si contrappongono al estado chileno rifiutano la politica indigena e l’apertura al libero mercato che comporta una continua invasione del loro territorio originario. La risposta del estado è stata e continua ad essere l’applicazione della Ley Antiterrorista n° 18.314, del 16 maggio 1984, promulgata dalla dittura militare di Augusto Pinochet, che permette di ritenere tali azioni di protesta come “terrorismo”, di condannare numerosi esponenti del movimento, e di sottoporre a stretta sorveglianza le realtà mapuche in una vera e propria “militarizzazione del territorio”. I detenuti indigeni hanno risposto dichiarandosi “prigionieri politici mapuche”, uno status che è stato convalidato nel 2004 da l’allora Relatore Speciale delle Nazioni Unite per gli Affari Indigeni in visita ufficiale in Cile, Rodolfo Stavenhagen, e loro continuano così la loro lotta dall’interno delle mura del carcere.

È evidente il rifiuto del dialogo da parte dell’attuale democrazia cilena, che utilizza ancora oggi diversi strumenti repressivi creati durante la dittatura militare. Oltre a la Legge Antiterrorista n° 18.314, sono tuttora vigenti anche la Ley de seguridad del Estado, (Decreto de 3 marzo 1975) e il ricorso ai tribunali militari in cause civili.

Oggi sono circa 50 i prigionieri politici mapuche detenuti nelle diverse carceri del sud del Cile, a 36 di essi è stata applicata la legge Anti Terrorismo 18.314 e per le stesse accuse hanno luogo doppi processi, da parte della giustizia civile e di quella militare. Dal 12 luglio 2010, 22 prigionieri politici mapuche incarcerati nelle prigioni di Temuco, Concepción, Valdivia, provenienti di diverse comunità in zone di conflitto hanno iniziato uno sciopero della fame, a coloro se ne sono successivamente aggiunti altri dei carceri di Angol, Lebu, per un totale di 31 indigeni attualmente in sciopero della fame.


In allegato l’elenco dei prigionieri politici mapuche in sciopero della fame.(si può vedere nella sezione “Documenti di questo sito”)


Importanti organismi internazionali come Human Rights Watch, la Commissione Interamericana dei Diritti Umani e il Relatore Speciale delle Nazioni Unite  sui Diritti Indigeni hanno segnalato che l’applicazione della “legge antiterrorista” viola i diritti umani dei mapuche reclusi, ostacola il giusto processo e permette l’uso di testimoni ignoti.

Chiediamo che il Cile  rispetti tutti gli accordi internazionali relativi ai Diritti Umani che ha ratificato, di conseguenza  chiediamo che realmente applichi la Convenzione ILO 169 dei popoli indigeni e “tribali” .


Esprimiamo la nostra preoccupazione per il fatto che nessun governo cileno, dal ritorno alla democrazia, abbia voluto instaurare un dialogo vero con i rappresentanti delle diverse comunità indigene che rivendicano il proprio territorio ancestrale nel sud del Cile, in particolare nelle regioni VIII de Los Rios e IX de La Araucanìa, dove la popolazione mapuche raggiunge un’alta percentuale.


Esprimiamo con forza la nostra preoccupazione per lo stato di salute dei prigionieri, per il gravissimo deterioramento fisico conseguente a questo tipo di protesta pacifica.

Esprimiamo preoccupazione anche per le famiglie di tutti i prigionieri politici mapuche, con particolare attenzione ai bambini, che da molto tempo subiscono abusi e violenza da parte della polizia, oltre alle condizioni di povertà e marginalità a cui sono costretti.

Chiediamo alle Istituzioni Internazionali e alle Organizzazioni non Governative per i Diritti Umani, fare un attento controllo e una speciale attenzione a ciò che accade in Cile, un interessamento attivo e immediato alla situazione di grave violazione dei diritti umani, un monitoraggio dei luoghi di detenzione con particolare attenzione al tentativo del governo cileno di mascherare i fatti, invece ascoltare le vittime, le associazioni umanitarie, nazionali ed internazionali e i difensori dei diritti umani che spesso sono stati ostacolati e, in alcuni casi, perfino  perseguitati.


In virtù delle relazioni fra Cile e Italia nel quadro dell’Accordo d’ Associazione con l’Unione Europea, chiediamo di appoggiare le azioni civili di protezione in favore delle vittime di questo lungo conflitto  e di sensibilizzare il pubblico  sulla problematica Popoli indigeni e Diritti Umani.


Facciamo nostre le richieste dei Prigionieri Politici Mapuche:


- Fine dell’applicazione in Cile della legge anti-terrorista 18.314

- Fine della militarizzazione del territorio ancestrale mapuche

- No ai tribunali militari

- Diritto a un giusto processo

- No alla discriminazione e repressione

- Libertà a tutti i prigionieri politici mapuche

Associazione di Amicizia con il Popolo MAPUCHE in Italia

Per le adesioni a questa iniziativa si prega rivolgersi alla sezione “contatto” di  www.ecomapuche.com



Inoltre potete esprimere la vostra protesta scrivendo a:

  • Sr. Sebastián Piñera Echenique, Presidente de la República, Palacio de la Moneda, Santiago, Chile. Fax:+56269049 58, E-mail: opiniónatpresidenciadotcl; Internetatpresidenciadotcl; mhansenatpresidenciadotcl


  • Sr. Andres Molina Magofke, Intendente de la IX Región de La Araucanía, Chile

Fax: 0056–45-968630 , 0056–45-968218, Fono: 0056–45-968600 , 0056–45-968200
Vicuña Mackenna N° 290  Temuco, Chile – contacto email  www.laaraucania.cl


  • Sr. Cristián Larroulet Vignau, Ministro Secretaría General de la Presidencia, Palacio de La Moneda, 1160 Entrepiso, Santiago, Chile, Fax: + 562 69 04 329, E-mail: gjoignantatminsegpresdotcl ;


  • Sr. Felipe Bulnes Serrano, Ministro de Justicia, Morandé 107, Santiago Casilla 21, Santiago, Chile, Fax: + 562 698 70 98, E-mail: minju@reuna. cl ; minjuatminjusticiadotcl  ; rmadridatminjusticiadotcl ;


  • Sr. Alfredo Moreno Charme, Ministro de Relaciones Exteriores, Teatinos 180, Santiago, Chile., Santiago, Chile, Email: aguerraatminreldotgovdotcl  (Directora Dirección de Derechos Humanos);


  • Sr. Hugo Gutiérrez Gálvez, Presidente de la Comisión de Derechos Humanos, Nacionalidad y Ciudadanía de la Cámara de Diputados, E-mail: hgutierrezatcongresodotcl


  • Senador Sr. Andrés Chadwick Piñera, Presidente de la Comisión de Derechos Humanos, Nacionalidad y Ciudadanía del Senado, E-mail: ddhhsenatsenadodotcl


  • Sr. Carlos Portales, Misión Permanente de Chile ante las Naciones Unidas en Ginebra, 58 rue de Moillebeau (4º piso),  CH-1209, Ginebra, Fax: + 4122.734.52. 97, Email: misginchile@ minrel.gov.cl


  • Sr. Carlos Appelgren, Missione del Cile nella Unione Europea, 106 rue des Aduatiques, 1040 Bruselas, Bélgica, Fax.: +32 (02) 736 49 94,Email: embachileatembachiledotbe  (embachileatembachiledotbe)  


  • Catherine Ashton, the High Representative of the European Union for Foreign Affairs

COMM-SPP-HRVP-ASHTONatecdoteuropadoteu  (COMM-SPP-HRVP-ASHTONatecdoteuropadoteu)  


  • Sr. Jaime Pérez Vidal, Jefe de la Delegación de la Unión Europea in Chile

delegation-chileatecdoteuropadoteu  (delegation-chileatecdoteuropadoteu)  


  • Nicola Ardito, Consejero Jefe de Sección Política, Comercio, Información y Prensa de la Delegación de la Unión Europea en Chile.  delegation-chileatecdoteuropadoteu  (delegation-chileatecdoteuropadoteu)  


  • Sr. Cristian Barros Melet , Ambasciata del Cile in Italia, , Via Po 23, 00198 Roma

Tel: 0039–06 8841449   Fax:0039–06 8412348  email: cnromaitatchileitdotit  (cnromaitatchileitdotit)  


  • CECT-SE Comisión Etica Contra la Tortura, Secretariado Europeo H.EDELSTAM   cectatsecretariadoeuropeodoteu  (cectatsecretariadoeuropeodoteu)  



Si annette inoltre link  elenco  alle ambasciate nei rispettivi paesi:

Ambasciate europee in Cile: http://ec.europa.eu/delegations/chile/travel_eu/embassies/index_es.htm

Ambasciate e consolati del Chile nel mondo. http://chileabroad.gov.cl/


Nota: Qualora voi vogliate scrivere direttamente alle autorità, si prega inviare copia al seguente indirizzo:  wenuykanatgmaildotcom  (wenuykanatgmaildotcom)  






Gustavo Valcárcel : poema a Luís Corvalán

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Murió el  21 de julio en su casa de Santiago a los 93 años de edad,  don Luís Corvalán, figura histórica del movimiento obrero chileno y ex secretario general del Partido Comunista de Chile desde 1958 hasta 1990.
Detenido en la isla Dawson tras el golpe militar en 1973, fue liberado  por una amnistía de 200 presos políticos y canjeado por el disidente ruso Vladimir Bukovsky. Recibió asilo político en URSS y regresó a Chile en solamente en 1988. En el día de hoy fue homenajeado por más de tres mil personas. Lo recuerdo con éste poema de Gustavo Valcárcel, notable y revolucionario poeta peruano. (AM)

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  ESTE es Corvalán el muy querido,
ducho en campos de concentración
en luchas proletarias, en ternuras
de esposo y padre, de combatiente y hombre
de militante sin arrugas
de soldado que ignora lo que es la rendición.

Cuando te pienso entre mil muros
se me cae el alma para arriba
y se une a ella a la gran ronda
que pide libertad para tus sueños.

Quizá sabrás, Luís Corvalán,
que el mundo gira veloz hacia la izquierda
que la rosa busca al pan a todo trance
porque se acerca el día de ambos para todos
y quieren estar juntos
en matrimonio de amor indisoluble.

Obrero mayor del porvenir chileno
aprieto mis insomnios con los puños
agarro a la soledad de los cabellos
meto en su jaula a la tristeza
me paro en la noche.Palpo.Oigo.Grito.Veo:
en medio de la adustez de los alambres
en la grupa del tiempo del recuerdo
de espaldas al cadalso puesto a punto
al centro de la negrura mal cuajada
lo único que brilla es el ensueño
de tu roja alegría comunista.
                         (Gustavo Valcárcel)


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