Panama: rivolta a Colón

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3 morti e 30 feriti durante gli scontri tra i cittadini e la polizia. La popolazione si oppone alla vendita di alcuni terreni dello Stato situati nella Zlc.
di Annalisa Melandri — per L’Indro*26 ottobre 2012

Tre morti, tra i quali un bambino di nove anni, 30 feriti e almeno un centinaio di detenuti, questo il drammatico saldo degli scontri a Panama tra polizia e cittadini, iniziati in seguito alla dura repressione da parte delle forze dell’ordine a Colón, porto situato sulla costa Atlantica del canale di Panama, a circa 80 chilometri dalla capitale.

Il governo, il 19 ottobre scorso, aveva autorizzato la vendita di alcuni terreni dello Stato, situati all’interno della Zona Libera di Colón (ZLC ), la zona franca più grande dell’America latina e la seconda del mondo, in compimento di un progetto di legge, il 529, recentemente firmato dal presidente della Repubblica, Ricardo Martinelli e diventato la Legge n. 72 del 19 ottobre del 2012. Questa va a sostituire il Decreto Legge n. 18 con il quale il 17 giugno del 1948, si creava la Zona Libera di Colón.

La firma della legge ha scatenato immediate e violente reazioni da parte della popolazione che condanna la svendita di un patrimonio pubblico di immenso valore in una zona di importanza strategica nazionale come quella del Canale di Panama, con lo scopo di favorire interessi privati nazionali e stranieri strettamente vincolati al potere politico.

Si parla di 240 ettari di terra, almeno la metà affittati a circa 2mila imprese, dalle quali il governo panamense riceve annualmente per gli affitti circa 33 milioni di dollari. La protesta, iniziata lo stesso giorno della firma della legge, è continuata a oltranza nei giorni seguenti, è stata duramente repressa dalla polizia, che ha fatto un uso sproporzionato della forza, e si è trasformata in sciopero generale di 48 ore a principio di questa settimana fino a quando le autorità hanno effettuato un tentativo di dialogo con la cittadinanza questo martedì, miseramente fallito.

Il ministro della Presidenza, Roberto Henríquez, si è recato infatti a Colón con una delegazione ufficiale e ha cercato di spiegare alla cittadinanza e a tutte le forze sociali e politiche che si oppongono alla firma della legge, i benefici che deriveranno alla comunità diColón dalla vendita delle terre demaniali, invitando “alla tranquillità affinchè cessino i fatti violenti registrati recentemente”.

I proprietari delle imprese della zona franca avrebbero la possibilità di comprare i terreni dove stanno lavorando e ampliare così le loro attività, ha spiegato Roberto Henríquez. Il governo di Ricardo Martinelli ha investito a Colón circa 600 milioni di dollari fin dall’inizio del mandato nel 2009 e spera di concluderlo tra due anni con investimenti pari a un miliardo di dollari. Secondo il governo con la promulgazione della Legge 72 si raccoglieranno i fondi necessari per risolvere i gravi problemi strutturali di questa provincia e cioè 2 miliardi di dollari nei prossimi due anni.

Martedì, a sorpresa, Martinelli, dal Giappone, dove si trova in viaggio ufficiale, ha fatto sapere via twitter che “se il popolo non vuole che si vendano le terre della Zona Libera di Colón, verrà derogata la loro vendita”, come misura alternativa verranno aumentati gli affitti del 100% e il denaro incassato, amministrato dalle autorità locali, sarà impiegato per progetti sociali e strutturali della provincia. In realtà l’applicazione della legge è solo sospesa fino a quando non verranno conclusi i dialoghi con le parti sociali.

Sono diverse le organizzazioni cittadine e i settori sociali che chiedono la cancellazione della legge: sindacati, imprenditori, studenti, movimenti indigeni, alcuni settori della Chiesa Cattolica.

A complicare la situazione una crisi di governo che si trascina da mesi, con al centro una disputa serrata tra Presidenza e Vicepresidenza, un tempo alleate. Martinelli, inoltre, al centro anche dello scandalo tutto italiano delle tangenti Finmeccanica per la fornitura di elicotteri Augusta a Panama, attraversa un momento difficile per quanto riguarda il suo indice di popolarità, forse al momento il più basso dall’inizio del mandato.

Il vicepresidente Juan Carlos Varela è giunto oggi a Colón appoggiando la richiesta dei vari settori della popolazione per la deroga della legge e rispetto al tweet di Martinelli ha affermato che “un paese non si governa via twitter”. In effetti, ha destato molta rabbia il fatto che il presidente Martinelli avesse firmato la legge 72 in tutta fretta lasciando il paese in preda al caos per recarsi in un viaggio che lo ha visto prima in Europa, poi in Giappone e in Vietnam.

Varela, che è anche presidente del ’Partido Panameñista’, appoggiò nel 2009 la candidatura di Martinelli e del partito ’Cambio Democratico’, al quale appartiene il presidente, ma la loro alleanza e amicizia finì nell’ agosto del 2011 quando Martinelli lo sollevò dall’incarico di ministro degli Esteri, rompendo l’alleanza elettorale.

Martinelli lo scorso maggio ha sporto una denuncia civile per 30 milioni di dollari contro il vicepresidente Varela per diffamazione in seguito alle accuse di quest’ultimo rivolte al presidente panamense, di aver ricevuto tangenti da Valter Lavitola per la costruzione di 30 carceri nel paese.

Oggi il vicepresidente si è recato a Colón reiterando l’appoggio ai cittadini in lotta contro la legge per la vendita dei terreni statali e chiedendo la costituzione di una commissione che indaghi sugli abusi commessi dalla polizia negli ultimi giorni. Contemporaneamente ci sono stati anche i funerali del bambino di nove anni, Josuè Patricio Vega, ucciso da un colpo di arma da fuoco all’addome, ai quali hanno partecipato circa 500 persone.

I cittadini di Colón e le varie organizzazioni tra le quali, il ’Partido RevolucionarioDemocratico’, il ’Partido Panameñista’, il ’Frente Amplio por Colón’, l’Associazione Panamense di Dirigenti d’Impresa, l’Associazione di Utenti della Zona Libera di Colón, la Camera di Commercio di Colón, Il Fronte Nazionale pre la Difesa dei Diritti Economici e Sociali, sindacati, il Fronte per la Democrazia, gli studenti universitari, non si arrendono,annunciano un altro sciopero generale nazionale e si dichiarano in mobilitazione permanente fino a quando la legge non sarà derogata definitivamente.

 

*Pubblicato in esclusiva su L’Indro www.lindro.it e qui ripubblicato per gentile concessione

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