Francesco Mastrogiovanni: a due anni dal suo omicidio

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Propongo qui di seguito un articolo del giornalista Antonio Manzo de Il Mattino per ricordare lˈorribile morte di Francesco Mastrogiovanni, anarchico, ucciso in un letto  dellˈospedale di Vallo della Lucania il 4 agosto di due anni fa, nel corso di un TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio). Non era la prima volta che le autorità si accanivano contro Francesco. E non  é il primo caso di morte che avviene nel corso di un TSO.  Nel silenzio più completo e nellˈindifferenza generale.  Antonio Manzo giustamente e coraggiosamente, (visti i tempi), parla di TORTURA commessa contro il “maestro più grande del mondo” come era ricordato dai suoi studenti Francesco e di OMICIDIO commesso contro Francesco. Sono 18 gli imputati,  tra medici e infermieri,  nel processo che si sta svolgendo a Vallo della Lucania, che,  speriamo, gli renda piena giustizia.   (AM)

 

Mastrogiovanni il ricordo di una tortura

di Antonio Manzo — Il Mattino 

«Ti prego, per piacere, blocca la proiezione di questo video… Ma questa è una tortura… Poveraccio, tenta di divincolarsi,tenta di liberarsi dall’atroce letto di contenzione,mai fili di plastica durissima gli segano polsi e caviglie ora sanguinanti…

Boccheggia, vorrebbe gridare… Sognava la rivoluzione, Franco, ma quegli occhi sbarrati sono la resa dell’umanità non la sua sconfitta».

Il cd con il tragico film dell’agonia di Franco Mastrogiovanni tratto dalla videosorveglianza del reparto lager di psichiatria, dura minuti e minuti che non riesci mai a calcolare, perché non ce la fai ad arrivare fino alla fine, perché le intermittenze bloccano la proiezione ma non possono cancellare lo sdegno. Immagini da lager di inizio Millennio.

Non arrivi alla fine del filmato, perché ogni scena ti consegna sempre il rewind di una sofferenza atroce consumata nei primi giorni di agosto di due anni fa, come ricorderanno gli amici di Franco stasera a Vallo della Lucania, a partire dalle diciotto e trenta, nell’aula consiliare del Comune. Ci saranno Rita Bernardini, deputato radicale e Luigi Manconi che alla tortura di Franco ha dedicato un capitolo del libro sull’ Italia delle vittime innocenti,come il giovane Cucchi massacrato in carcere.

Va in onda il video, con le scene della tortura, vedi, ricordi e ripensi, se quell’ uomo era davvero un uomo, su un letto del reparto-lager di un ospedale pubblico e dove era stato ricoverato, con procedure fin troppo sbrigative.Perché bisognava «liberarsi di un pazzo», nell’estate cilentana del 2009. E che, invece, era un «ottimo maestro» per gli alunni delle elementari di Pollica. E che, probabilmente, nella sua vita privata aveva serbato rancore per la Legge che ingiustamente lo aveva inseguito fin dai tempi dell’omicidio Falvella (1972) per arrivare ai controlli asfissianti e non sempre legittimi, come affermato anche da sentenze, delle forze dell’ordine.

Il video, incorruttibile nell’ Italia delle mezze verità,è a gli atti del processo in corso al tribunale di Vallo. Le immagini valgono più delle mille testimonianze nel pur prezioso fascicolo processuale che, nell’ estate di due anni fa, ebbe voglia e coraggio di istruire un pm. Si chiama Francesco Rotondo, lavorò anche il giorno di Ferragosto.E con lui lavorò un onesto medico legale, Adamo Maiese.

Nonfece chiudere la bara di Franco, ispezionando il corpo ferito e straziato ai polsi e alle caviglie. La terra del cimitero di Castelnuovo Cilento, se lui avesse detto si, avrebbe coperto un omicidio.

Eccolo, il povero anarchico di Castelnuovo Cilento su un letto del reparto-lager, tenta di divincolarsi, di liberarsi.

Ma più si muove e più va verso la morte. Nella notte tra il tre e il quattro agosto di due anni fa gli scoppieranno i polmoni.

Muore il 4 di agosto, per l’anagrafe.Ma era già morto, da venerdì 31 luglio 2009 data del ricovero coatto avvenuto dopo un dispiegamento di forze di polizia, anche mezzi navali, che non viene riservato neppure alla cattura dei latitanti della camorra sempre presenti nelle estati cilentane.

Le ultime parole di Franco, profeticamente tragiche: «A Vallo no,perché là mi uccidono» disse a Licia Musto Materazzi,la titolare del campeggio che l’ospitava. E così fu, dopo il ricovero per un trattamento sanitario obbligatorio.

Muore nei giorni dell’estate 2009, anque quella difficile per i conti pubblici, banche e imprese che si accordano sui debiti. A Napoli c’è la festa show, De Laurentis bacia Lavezzi.

Sulle spiagge cilentane, sole e movida.C’è anche Bassolino,allora presidente della giunta regionale. Franco muore, nessuno se ne accorge.

Il Mattino è il primo a raccontare la tragedia, incalza, sfida i silenzi dei tutti in ferie: un uomo torturato e morto in un ospedale pubblico, d’agosto,nessuno lo conosce. Franco era stato perseguitato per decenni perché «noto anarchico» nei fascicoli penali, condannato nel 1999 a circa tre anni di reclusione per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. Fu assolto e scagionato e lo Stato condannato al risarcimento per l’ingiusta detenzione.

L’ennesima ingiustizia dopo quella subita quando nel 1972 ingiustamente arrestato per l’assassinio di Carlo Falvella. Eppure Franco non era pazzo. Lo gridò a squarciagola anche in quelle notti del lager: con gli occhi sbarrati verso il soffitto, aggressivi e dolenti nel pendolo della rassegnazione finale, non trovò nessuno che lo ascoltasse.

C’era un compagno di stanza, anche lui su un letto di contenzione. Uscì vivo, ora è testimone al processo. Si salvò.

Ha già raccontato ai giudici l’agonia di Franco, prim’ancora che il video proiettasse quell’uomo sofferente che non era più uomo. Lasciato morire. Ucciso.

 

  1. Grazie per quest’articolo, per mantenere viva la memoria…

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