La fame è un’ arma
4 commentiScritto il 21 gen 2011 | 4 commenti | | In: Africa, Immagini/Imagenes
La fame è un’ arma (potenziale)
La fame è un’arma di distruzione di massa si dice spesso. Sicuramente lo è. Può però trasformarsi anche in un’ arma nelle mani dei popoli. E’ avvenuto in Tunisia come mostra la foto. In FB, una persona che stimo molto per il suo lavoro, ha scritto che dovrei togliere l’aggettivo che ho usato e cioè POTENZIALE, in quanto la fame sempre porta rivoluzioni. Non ne sono convinta, altrimenti con un miliardo di persone nel mondo che soffrono completamente la fame e un altro miliardo che sopravvive con meno di due dollari al giorno, il mondo sarebbe in rivoluzione permanente. L’ Africa sub sahariana poi sarebbe una polveriera e paradossalmente la “rivoluzione” è scoppiata in quella parte del continente africano dove meno fame c’ è…
Mi sembra uno spunto di riflessione interessante. Che ne pensate?
Tunisia, 18/01/2011
Fred Dufour/AFP
Fonte: http://diariogauche.blogspot.com/
ringrazio l ’amico Alessandro Vigilante per la segnalazione
Articoli correlati
C'è chi usa la penna come un fucile al servizio di giustizia e verità e chi invece, come strumento di potere. E menzogna e falsità sono strumenti di potere. (AM)
“Colombia Invisible” largometraje de Unai Aranzadi. El nuevo teaser.
FOLLOW AL_Melandri
Commenti recenti
- cutus -> Rendite da fame INAIL agli invalidi del lavoro.
- Gianluca -> Rendite da fame INAIL agli invalidi del lavoro.
- Domenico -> Nicola Cosentino, Gomorra al governo
- antonio -> Detenuti italiani in Repubblica Dominicana: niente di nuovo, anzi
- Alessandro Muraglia -> Rendite da fame INAIL agli invalidi del lavoro.
- Annalisa -> Jeff Rann (Rann Safaris): criminale assassino di elefanti!
- Daniele -> Jeff Rann (Rann Safaris): criminale assassino di elefanti!
- paolo -> Rendite da fame INAIL agli invalidi del lavoro.
- Antonio34 -> Rendite da fame INAIL agli invalidi del lavoro.
- Rosina Valcárcel -> Regalo a Rosina Valcárcel Carnero
Articoli recenti
- Poesía no eres tú (Rosario Castellanos)
- Violencia contra ellas, pandemia en la sombra
- A little space makes us all safer together. #SocialDistancing
- #Polyplas, a los medios, que no sean buitres de la información
- Relacionar dialecticamente el deslinde con el reformismo pequeñoburgués y la necesidad de una amplia alianza antiimperialista
Diritti Umani
Categorie
Siti amici
- Antiper (Politica)
- El Web Guerrillero (Repubblica Dominicana)
- Cristina Castello (Cultura e arte)
- Contraria-mente (Repressioni e resistenze)
- Comunidad de Paz de San José de Apartadó (America latina)
In evidenza
Libri e materiale da scaricare/Libros para descargar
Le mie fotografie su FLICKR
- Senza titolo 01/05/2013Annalisa Melandri ha postato una foto: […]
MEMORIA
Tag
EVENTOS/MEDELLIN
DIRITTI UMANI NEWS
En español
- Aplaudo al pueblo haitiano
- La luz de Diana (Ávila)
- Llamado urgente Perú: América Latina vive tiempos de paz y reconciliación
- Empoderamiento de las mujeres, son 20 años que lo predicamos
- Soy quien fui
- La manipulación en la teoría del “magnicidio” de Salvador Allende
- Hoy internacionalismo hace rima con América latina
- Sobre la educación
- Declaración del Movimiento Poético Mundial por Palestina
- CNDH visita la ex cárcel de La ’40, símbolo de la sangrienta dictadura de Trujillo
YouTube
Artiss YouTube Embed: No video/playlist ID has been supplied
Powered by WordPress | Contatta il Webmaster
anche la creativitá e l´ironia (coraggiosa) nelle manifestazioni, piuttosto che lo scontro con le armi “convenzionali” o con i caschi…
Mi viene di pensare ad Helder Camara, e penso che se la fame è un arma dei potenti il domandarsi perchè c’é la fame è una rivoluzione! E facciamola ‘sta rivoluzione … Ricordatevi io sono Antonio
Carla bella come stai??
Bellissima la fotografia, ma molto idealista. Un tema interessante da porre in questi giorni, sia perché stiamo assistendo a sollevazioni popolari contro regimi corrotti e affamatrori, sia perchè si è perso –da troppo tempo– il gusto per le analisi dei movimenti sociali.
Tre cose:
–il concetto di “fame”. Usiamo la tipologia dettata dalle Nazioni Unite di considerare “povertà” chi sopravvive con meno di due dollari al giorno, (circa un miliardo e mezzo di persone e decine di milioni solo negli Usa) oppure la consideriamo come categoria storica che assume in ciascun paese e in ciascun periodo una valutazione diversa, secondo la percezione di quella parte di popolazione.
Seconda cosa, il soggetto di queste rivolte “potenziali” o “effettive”. Si dice il “popolo”. Ma chi è il popolo? Tutta la popolazione oppure la sua parte più oppressa e sfruttata?
Terza cosa: cosa intendiamo per “rivoluzione”?
La storia delle sommosse per il “pane” passate e presenti ci restituiscono masse di indigenti che chiedono ai governanti di essere “trattati” meglio, oppure chiedono ai governanti attuali di andare via e sostituirli con altri perchè li “trattino” meglio. Per tutte le teorie delle rivoluzioni sociali (non solo di stampo marxista, ma anche borghese), detto in soldoni: per rivoluzione si intende un rivolgimento sociale nel quale una parte della popolazione cambia il regime o sistema sociale esistente e si candida a instaurare un altro regime nel quale la parte insorgente diventa la classe dirigente.
E’ totalmente diversa quindi l’azione di chi fa “rivoluzione” e di chi fa “sommossa”. Il primo è soggetto agente e “autonomo” dai vinvoli precedenti (sociali, economici, giuridici); il secondo è soggetto che accetta la sua subalternità rimanendo sottomesso ad un nuovo gruppo dirigente.
Nessuna “rivolta per il pane” si è trasformata in “rivoluzione” se non nei casi in cui ha incontrato un soggetto politico: cetopolitico borghese, per le rivoluzioni borghesi; ceto politico nazionalista, per i processi di liberazione dal colonialismo; partito comunista, per le rivoluzioni socialiste; soggetto politico che ha conferito “autonomia” al movimento rendendolo capace di instaurare un nuovo regime.
La storia ci restituisce la gran parte dei “moti per il pane” come moti subalterni che venivano strumentalizzati ora da questo ora da quel gruppo politico che non cambiavano di nulla la condizione di fame della popolazione rivoltosa. Mentre le lotte più interessanti e più propositive per i cambiamenti che hanno introdotto, sono state lotte fatte non dagli “affamati”, ma da classi sociali non affamate, ma consapevoli del proprio ruolo nella società e delle proprie possibilità.
Comunque la si pensi, qualunque ideologia si frequenti, non si può non riconoscere che tutto quello che, in una parte del mondo, l’umanità può vantare come “prodotto di civiltà”, quelle cose che ci teniamo strette e che non vorremo perdere, ebbene tutte queste “conquiste” sono state ottenute dall’attività rivoluzionaria della borghesia rivoluzionaria del 600–700 e della classe operaia dell’800–900, e non erano settori di popolazione “affamata.