17 commenti
In occasione del 5° anniversario del massacro nella Comunità di Pace di San José de Apartadò del 21 febbraio 2005
Italia e Colombia a confronto:
Tra democrazia, Mafiosità e cittadinanza
                                                                                                                                                                                
22 febbraio 2010 – ore 15.00
Provincia di Roma, Palazzo Valentini
Sala Luigi Di Liegro 
Programma
 
“La storia della Colombia raccontata dal Tribunale Permanente dei Popoli”.
Gianni Tognoni  - Segretario Generale del Tribunale Permanente dei Popoli - TPP , Fondazione Basso-Sezione internazionale.
 
Cultura e pratiche mafiose in Italia e in Colombia
Fabio Neri –  Sociologo. Ha studiato le strategie di controllo del territorio da parte delle organizzazioni criminali ed economiche in Italia.
Ricardo Vargas – Docente. Ha studiato le strategie di controllo del territorio da parte delle organizzazioni criminali ed economiche in Colombia (intervento in teleconferenza da Bogotà)
 
Popolazione e Diritti Umani tra democrazia e mafiosità
 Tonio Dell’Olio — LIBERA. Associazioni, nomi e numeri contro le Mafie
 Emmanuel Rozental — Attivista e militante dei movimenti sociali in América    Latina
 
Terrorismo in Colombia tra propaganda e realtà
      Breve Proiezione del Documentario “Falsos Positivos di Simone Bruno e Dado Carrillo, 2009
Guido Piccoli - giornalista e scrittore
 
La  negazione dei diritti umani. Economia, legislazione e società civile
      Fabio Evangelisti – Commissione Esteri della Camera dei Deputati
 
Conclusioni
Andrea Proietti —  Presidente Rete Italiana Colombia Vive!
LIBERA. Associazioni, nomi e numeri contro le Mafie www.libera.it , href=“liberadotinternationalatliberadotit“>liberadotinternationalatliberadotit,
Rete italiana di solidarietà con le comunità di pace e in resistenza civile colombiane, Colombia Vive Onlus http://www.reteitaliana-colombiavive.org   , href=“reteitalianadisolidarietaatgmaildotcom“>reteitalianadisolidarietaatgmaildotcom,
In collaborazione con la Provincia di Roma 
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    cuba libera ha detto:

    Magari un ricordo, non sarebbe una cosa sbagliata
    - Cuba, morto operaio dissidente Zapata E’ morto all’ospedale dell’Avana, dove era stato ricoverato dopo 85 giorni di sciopero della fame, il 44enne operaio dissidente cubano Orlando Zapata. Per Elizardo Sanchez,portavoce Comm.diritti umani e Riconciliazione nazionale, “ciò che hanno fatto è in realtà omicidio” perché,nonostante la gravità delle con– dizioni di salute,Zapata “è stato por– tato in terapia intensiva solo lunedì”. Zapata era uno dei 75 dissidenti dete– nuti a Cuba dal 2003. Era stato condan– nato a 36 anni per vari reati, fra cui vilipendio della figura di Fidel Castro

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    Annalisa x italia libera ha detto:

    Le morti in carcere o per il carcere non fanno onore a nessuno Stato, ben venga quindi il ricordo, doveroso. Queste non hanno nulla a che vedere con i regimi più o meno democratici.
    Ricordiamo quindi/pertanto le morti il carcere anche della democratica Italia:
    In sintesi
    • 1.027 detenuti suicidi in 20 anni (1990–2009)
    • 1 suicidio su 3 avviene in cella d’isolamento
    TENTATI SUICIDI: negli ultimi 20 anni (1990 — 2009)
    sono stati 14.840, con una frequenza media di 148 casi ogni
    10.000 detenuti.
    AUTOLESIONISMI: negli ultimi 19 anni (1990 — 2008)
    sono stati 98.342, con una frequenza media di 1.045 casi
    ogni 10.000 detenuti.
    OGNI ANNO SI REGISTRA IN MEDIA
    • 1 suicidio ogni 20.000 persone abitanti in Italia
    • 1 suicidio ogni 924 detenuti nelle carceri italiane
    • 1 suicidio ogni 283 detenuti in regime di 41-bis
    • 1 tentato suicidio ogni 70 detenuti
    • 1 atto di autolesionismo ogni 10 detenuti
    • 1 sciopero della fame ogni 11 detenuti
    • 1 rifiuto delle terapie mediche ogni 20 detenuti
    Fonte: http://www.ristretti.it
    P.S. proprio oggi scrivendo queste righe apprendo la notizia di un suicidio ieri a Brescia e due oggi nel carcere di Fermo e in quello di Padova

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    mc ha detto:

    Hai perfettamente ragione Annalisa. Le carceri sono un’infamia pressoché ovunque. Ma le cifre sui suicidi dietro le sbarre in Italia, per quanto scandalose, non possono oscurare un fatto, anzi, due. Il primo: Orlando Zapata Tamayo era, non un detenuto qualunque, ma un “prigioniero di coscienza”, come tale certificato da Amnesty International. Vale a dire: si trovava in carcere “esclusivamente” per reati d’opinione. Il secondo: per reati d’opinione — genericamente indicati come “desacato del comandante en jefe” e “desobediencia” — aveva accumulato 36 anni di carcere. Trentasei anni, Annalisa. Sei più dei 30 anni che in molti paesi civili sono considerati il massimo della pena. E questo credo che ci dica — o meglio, ci gridi — qualcosa di molto specifico sulla realtà del regime cubano. Inoltre non credo che Zapata Tamayo possa essere considerato semplicemente “un suicida”. Zapata Tamayo è morto a causa d’una protesta estrema — uno sciopero della fame– contro le condizioni carcerarie a Cuba, e per la mancanza di un’adeguata assistenza. Orlando Zapata Tamayo è una vittima della repressione in paese che sistematicamente calpesta la libertà d’espressione. E, come tale credo meriti qualcosa di più d’un infastidito elenco di statistiche affastellate solo per nascondere la verità sulla sua morte.

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    alvise ha detto:

    Annalisa, il tuo commento e lo squallido elenco dei suicidi in carcere in Italia, è un ignobile tentativo di giustificare quello che non è giustificabile: il regime di Cuba e lo stato di polizia al quale questo paese è sottoposto. Se l’ideologia prende il posto della ragione, non vedo come si possa discutere e confontarsi.

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    pierluigi Prosecchi ha detto:

    Il mal comune, non fa mezzo gaudio. Nulla toglie la tragicità della situazione carceraria Italiana, che comunque è monitorata e denunciata.
    Cuba, come ogni dittatura usa i sistemi coercitivi, per levare di mezzo le persone. Zapata muore dopo 85 giorni di sciopero della fame, arrivati dopo 28 giorni di torture fatte dagli aguzzini pagati dallo stato cubano. Qualcuno pagherà per questo? Quanti giornali cubani hanno parlato di questo? Ci sarà, un approfondimento di Rendy Alonso, che ci parlerà della situazione carceraria cubana?Annalisa, la tristezza mi assale, quando una persona come te, che si presenta paladina dei diritti umani, non racconta la situazione di un povero martire morto perchè professa le sue idee, ma evidentemente in quel paese libero e socialista, professare le proprie idee, porta alla morte.

    Poi che dire delle Dames en Blanco, derise, incolpate di essere spie, proprio da i commentatori abituali del tuo blog. Erano mesi che denunciavano la cosa, ma siccome sono persone che non chinano la testa, rimane solo da denigrazione.

    Bene ora il povero Uomo è morto, proviamo a credere alle dames, invece di ritenerlo un fatto poco più che folcloristico. In fin dei conti parlano dei loro figli e mariti.

    Proviamo veramente a dire che a Cuba si va in galera per 36 (trentasei) anni, solo perchè si ha espresso la propria idea.

    Oppure le sofferenze cubane sono diverse, da quelle colombiane, Honduregne, o le persone della lista che tu hai messo.

    Annalisa il mal comune non è mezzo gaudio, sono 2 mali e basta.

    Orlando Zapata Vive!!!!

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    spartaco ha detto:

    Caro Pierluigi, certo che dovremo protestare per la morte nel carcere cubano di Zapata, avvenuta in un modo inaccettabile, ma il punto è un altro: la protesta per i crimini che avvengono nelle carceri cubane, oppure per i crimini che si consumano nelle galere di qualsiasi altro Stato, è opportuno farle soltanto dopo aver conquistato l’autorevolezza di indignarci nella protesta contro ciò che avviene a pochi metri dalle nostre comode residenze.
    Credo che era questo il senso del post di Annalisa, evitiamo di fare politica come fossimo alla curva dello stadio, da tifosi, responsabilizziamoci in primis per i crimini che avvengono sotto casa, e così saremo credibile nel criticare altri.
    Io che per motivi di studio mi occupo della realtà delle carceri di vari paesi, posso assicurarti che massacrano i propri oppositori tanto le democrazie quanto le non-democrazie. Ogni potere tende a riprodurre se stesso e ogni Stato esercita una repressione tanto più feroce quanto più il sistema di potere ha contraddizioni.
    Senza piangere sui fatti di cronaca di qua e di là, dovremo riprendere dunque una mobilitazione permanente e robusta contro ogni crimine di Stato a partire da quelli più vicini, ovvio no?.
    E poi rilanciare quel dibattito, sopito, che puntava all’abbattimento dello Stato, di ogni Stato, ossia riprendere il dibattito del movimento comunista rivoluzionario (e in parte anarchico), e rimettere all’ordine del giorno la prospettiva del superamento dello Stato, per un sistema di potere autogestionario.
    Il resto sono chiacchiere da bar dello sport.

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    Paolo Rossignoli ha detto:

    Ho trovato interessante come ha affrontato la vicenda Enrique Ubieta Gómez, a questo indirizzo trovate il suo l’articolo (in spagnolo)
    http://la-isla-desconocida.blogspot.com/2010/02/zapata-un-muerto-util.html

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    pierluigi Prosecchi ha detto:

    Caro Spartaco, trovo interessante la tua disamina:

    Cito:-qualsiasi altro Stato, è opportuno farle soltanto dopo aver conquistato l’autorevolezza di indignarci nella protesta contro ciò che avviene a pochi metri dalle nostre comode residenze.

    Forse hai ragione, ma queste cose oltre che a me bisogne dirle anche ad Annalisa che il suo blog, già ho detto fonte incredibile di notizie, parla per il 90% di mondo, in particolare di Sud/ centro america.

    I vari siti, di politica internazionale, riviste come Limes.

    Insomma tutta gente che si fanno gli affaracci degli altri, senza pensare ai propri.

    Spartaco ma come mai questa felice intuizione, proprio quando si parla di Cuba. Cosa vuoi che mettiamo la polvere sotto il tappeto, così la casa rimane in apparenza pulita.

    Non voglio fare polemiche, trovo che la morte di un prigioniero politico, è degna di una discussione.
    Spartaco, ma sullo scandalo dei falsi positivi, come giustamente questo blog denuncia, hai commentato che bisogna guardare prima a casa propria?
    Spartaco perdonami, ma il tuo commento non mi convince, lo trovo un po’ opportunista.

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    Anonimo ha detto:

    E del narco Stato Colombia nessuno ne parla dato che i commenti dovevano essere su questo tema????
    Due primizie:
    1)Scoperto il narco esercito dell’impero
    cioe l’esercito colombiano stava trasportando con aerei militari e strutture
    del “Mondo libero” NOVE TONNELLATE DI COCAINA dirette in Europa.….!!!!!!!!
    2) Che ne dite della scoperta della piu grande fossa comune di piu di 2000 corpi fatti a pezzi orrendo ricordo delle fossi comuni delle SS!!!!!
    Che ci dicono del Narco Uribe, num.82 nella lista dei narcotrafficanti piu pericolosi del mondo, lista fatta non molti anni fa dalla CIA.….
    Si doveva parlare di Colombia e come al solito si finisce con le solite litanie
    sataniche contro Fidel e Chavez.….
    Insomma si va in direzione del mare e ci si ritrova sempre in montagna…Per questo noto un forte calo di interventi dei quattro gatti che siamo noi della sinistra progressista…
    In ogni caso i nostri eroi Italo Padani pensassero al vergognoso disastro morale ed economico in cui si trova Narco Italia
    basta vedere la fotografia di un senatore
    della oligarchia berlusconiana abbaracciato con un boss della mafia calabro padana.…Guardatevi lo squallore di Narco Italia prima di emettere dei giudizi su altri paesi.…..

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    roberto ha detto:

    In merito alla morte di Orlanda Zapata, ho trovato su Aporrea un video molto interessante, che segnalo in calce.
    Molto opportunamente, secondo me, Annalisa ha mostrato statistiche sulle condizioni carcerarie italiane; se si vuole usare questo episodio per dimostrare che a Cuba non c’è democrazia, ciò vorrebbe dire che migliaia di episodi in Italia dimostrano ancora di più l’assenza di democrazia; dunque il punto non è sul sistema (socialista versus capitalista). D’altronde il video racconta una verità ben diversa: si tratta di un delinquente comune (arrestato, fra l’altro, per aver fracassato un cranio a colpi di machete).
    Ecco il link:
    http://www.youtube.com/watch?v=Znz2gUrcZmI&feature=player_embedded#

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    Paolo Rossignoli ha detto:

    La mancata adeguata assistenza citata dal cavallini, viene smentita proprio dalla madre del povero Zapata,
    vedere il video
    http://www.youtube.com/watch?v=b8kfIpv5VMU

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    mc ha detto:

    Rossignoli, Rossignoli…davvero non ti rendi conto che quel video peggiora — almeno agli occhi di chi non abbia il prosciutto sui medesimi — la posizione del governo cubano? È del tutto evidente che quest’ultimo, consapevole di averla fatta grossa — ovvero: di aver lasciato che le condizioni di Zapata si deteriorassero oltre il limite di guardia — ha messo la povera donna di fronte ad una classica offerta che non si può rifiutare: se vuoi che ricoveriamo tuo figlio in un ospedale decente devi “declarar”. Se mai dovesse esserci un processo per la morte di Zapata, quel video — un’ovvia ricerca d’alibi — sarebbe una prova d’accusa, non di difesa. Comunque sia, se davvero qualcuno vuol perdere il suo tempo per conoscere il “pensiero di Cavallini” può andarsi a leggere quest’articolo — http://2americhe.com/pezzi/CUBA__quemuerazapata.html. Ci sono tutti i link necessari per considerare tutte le opinioni. Dall’articolo di Ubieta Gomez sul Granma, alla riflessione del companero Fidel, al servizio completo trasmesso dalla tv cubana (nel quale si può vedere anche il video della madre di Zapata). Giù giù fino al patetico intervento di Alessandra Riccio sulla rivista di Gianni Minà.

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    Paolo Rossignoli ha detto:

    la tua scontatissima conclusione sul video avrei già potuta scriverla nel mio post, da tanto che sei prevedibile su tutto quello che Cuba mostra, e lasciarti dormire qualche ora in più in quel di Miami.
    C’è la possibilità di vedere il video, farsi una propria idea e valutare se le tue affermazioni sulla “mancata adeguata assistenza” sono frutto di fonti inadeguate o se sei solamente in malafede.

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    mc ha detto:

    Rossignoli, io credo che, per farsi davvero un’idea, vadano visti tutti i video e valutate tutte le fonti. E credo anche che vada usata la logica. Di dichiarazioni in video e scritte della madre di Zapata ce ne sono molte. E tutte — tranne quella presentata dal governo e risalente ai giorni in cui, ormai in fin di vita, Orlando veniva trasferito all’ospedale Almejiera (quello di lusso dove si curano i capoccia cubani e gli stranieri che pagano in dollari) — dicono una cosa riassumibile in questo semplice concetto: “Mio figlio è stato torturato ed ucciso”. Mi chiedo: la madre di Zapata ha mentito sempre, o ha mentito una sola volta? Ha mentito sempre sotto la pressione dei dissidenti, della Cia, della mafia di Miami e via elencando, o ha mentito una sola volta, quando aveva davanti a sé le telecamere d’un governo dalle cui decisioni dipendeva la vita del figlio? Lasciamo che ciascuno risponda secondo coscienza a questo quesito. E lasciamo che ciascuno giudichi secondo coscienza il tentativo del governo di far passare per “delinquente comune” quello che Amnesty International — molto rigorosa nei suoi criteri di valutazione — considerava invece un prigioniero di coscienza. A me personalmente, resta un solo dubbio; era più infame il silenzio dietro il quale le autorità cubane erano solite coprire fatti come quello di Zapata, o è più infame — come avvenuto in questo caso — la pubblica denigrazione della vittima di turno?

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    Paolo Rossignoli ha detto:

    Tra le tante cose del video, la madre del povero Zapata, quando dichiara che il governo ha fatto di tutto per curare e salvare il figlio, non sa di essere ripresa dal video, si vede benissimo dalle inquadrature e tu, con la tua esperienza di ex giornalista dell’unità, non dovresti nemmeno metterlo in dubbio.
    Nella telefonata al programma televisivo di Miami, in diretta o no che sia, dichiara che le autorità hanno persino un rene pronto (immagino artificiale) e questa telefonata non è stata prodotta dalle autorità cubane ma dall’emmittente.
    Il povero Zapata, è stato abbandonato da quella “dissidenza” che invece di convincerlo a desistere, ha volutamente cercato in lui, un martire da mostrare al mondo. Questa è la parte più infame della storia, e infami sono quelli che continuano a utilizzare questa triste vicenda per la meschina aggressione verso le autorità cubane, negando l’evidenza che hanno fatto di tutto per salvarlo.
    Il governo cubano, conoscendo la qualità etica e morale che vi contraddistingue, si deve dotare di questi strumenti e di queste testimonianze per rispondere alla montagna di infami calunnie che in pochi minuti riversate in tutti i mezzi di comunicazione del mondo, mostrandovi per quello che siete…

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    pierluigi Prosecchi ha detto:

    Vedi Rossignoli, la tua difesa estrema, alla dittatura castrista, ti fa perdere di vista i veri motivi, del gesto. Conta poco, di cosa ha detto la madre, con camera nascosta– chissà perchè usare questi metodi tristi-davanti ai medici con figlio morente a pochi metri.Ed è altrettanto triste constatare che lo sciopero della fame sia una soluzione così estrema e anche l’unica forma di protesta nelle mani di questi detenuti, essendo del tutto impossibile riuscire a ottenere una vittoria in fase processuale” .
    Insomma, anche a livello internazionale la morte di Zapata ha lasciato il segno. Forse, anche i più vicini a Cuba questa volta non hanno digerito il modo in cui è stata gestita la questione Zapata, tanto meno hanno condiviso i modi con cui le autorità dell’Havana hanno fatto svolgere le esequie dell’uomo. Perchè di un uomo si tratta, indipendentemente dalle sue idee politiche. E c’è polemica anche per i commenti delle autorità dell’Havana. “Raul Castro ha detto che per quanto fosse dispiaciuto quella di Zapata era stata una morte ascrivibile alle responsabilità degli Stati Uniti. Insomma, c’è sempre nelle autorità cubane questa idea fissa di confronto con Washington. Dall’Havana hanno detto: è colpa degli Usa se Zapata è morto. Noi non abbiamo mai torturato come invece è avvenuto a Guantanamo. E continuano a ripeterlo. Questo modo di rispondere aggirando il problema come fai tu Rossignoli, equivale a non rispondere. Quello che invece bisognerebbe fare, almeno quello che sostiene A.I, è quello di avviare immediatamente un’inchiesta sulla morte di Orlando Zapata e poi, l’unico modo che c’è per mettere fine agli scioperi della fame è quello di liberare tutti i detenuti politici”.

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    Annalisa ha detto:

    credo che sull’argomento si sia detto tutto ciò che si poteva dire. Il resto sono solo ripetizioni.

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