Risposta a Jaime Rodriguez, un colombiano in Italia

9 commenti
Jaime Rodriguez, un colombiano che vive in Italia da anni ha lasciato in questi giorni un lungo commento sul sito, raccontando la sua esperienza e la sua vita. E’ una testimonianza educata e gentile e che  merita rispetto, anche se tuttavia rappresenta per così dire, quella che è la versione filogovernativa della realtà colombiana. Perfino nel tentativo di dare la colpa ai “vicini stati latinoamericani” (leggi Venezuela) della distorsione con cui noi europei ci occupiamo della Colombia. La sua lettera mi ha ricordato la conversazione avuta tempo fa con l’ambasciatore colombiano a Roma Sabas Pretelt de la Vega. Sembra che certi discorsi vadano secondo binari stabiliti e rigidi copioni. Tuttavia non è sempre così semplice e la realtà è mutevole e diversa. So bene che non è facile per nessuno e che ognuno ha le proprie ragioni, che anni di guerra civile hanno portato all’imbarbarimento del conflitto, che è facile far passare delinquenza comune per guerriglia, così come è stato facile per i militari dell’esercito far passare giovani innocenti per “pericolosi terroristi”, ucciderli e mettergli addosso una mimetica con il distintivo delle FARC, ma non sono sicura che il popolo voglia per una terza volta Uribe come dice il nostro amico, non sono sicura che il presidente colombiano abbia l’intero consenso nazionale. Piuttosto bisogna sempre scegliere da che parte stare…
Questa è la risposta che ho scritto ieri sera a Jaime e di seguito c’è il suo commento, tanto per riflettere e discuterne, nessuno di noi pretende di avere la palla di vetro o l’elisir della saggezza…
 
 
Caro Jaime, ti ringrazio per l’attenzione e per la sincerità e la delicatezza con la quale mi hai raccontato alcune cose della tua vita.
Non ho motivo per dubitare di quanto tu racconti. Tuttavia permettimi di dirti che  le storie che giungono dalla Colombia, anche da quello stesso popolo che tu giustamente chiami in causa, sono molto diverse.
 
So di persone che se ne sono dovute andare perchè minacciate e costantemente in pericolo di vita per il loro lavoro e per il loro impegno.
 
So di tanti sfollati che hanno dovuto lasciare le loro terre perchè semplicemente gli sono state sottratte dai paramilitari.
 
Ho conosciuto Aida Quilcué , leader del CRIC,  in Italia poche settimane dopo che l’esercito gli ha ammazzato a bruciapelo il marito.
 
Ho amici che si occupano tra pericoli e difficoltà della difesa dei diritti umani in Colombia e ogni volta che escono da casa la  mattina  sperano di poter farvi ritorno.
 
Il giornalista italiano Simone Bruno per aver testimoniato e scritto sull’uso delle armi da parte della polizia durante la Minga indigena dello scorso mese di ottobre, ha ricevuto minacce di morte e ne abbiamo parlato anche in questo sito.
 
Conosco Iván Cepeda che si batte per la giustizia per le vittime dei crimini di Stato e so che due anni fa in una settimana sono stati ammazzate sei persone del MOVICE, in occasione della marcia del 6 di marzo, dopo che Luis Obdulio Gaviria e lo stesso Uribe in televisione hanno detto  che la stessa era stata organizzata dalle FARC.
 
E potrei continuare all’infinito. E so che purtroppo non sono cose inventate nemmeno queste. So anche di tante persone che vorrebbero lasciare la Colombia e che non lo fanno, o perchè non possono, semplicemente non possono, o perchè non lo trovano giusto e preferiscono rimanere nel loro paese a costo di rimetterci la vita.
 
Credo anche che stia  crollando pezzo dopo pezzo la  maschera che è stata costruita ad arte intorno a Uribe e al suo governo.
 
Democrazia? E’ democrazia quella nella quale ha vinto con una  campagna presidenziale finanziata e appoggiata dai peggiori criminali del paese? Quelli sì narcotrafficanti veri.
 
E’ democrazia quella nella quale 2000 giovani, per lo più umili contadini o disoccupati sono stati uccisi dai soldati e fatti passare da guerriglieri solo per avere una promozione o una licenza? 88 dollari il prezzo del loro cadavere pagato da qualche militare dell’Esercito colombiano.
 
E la sicurezza, la tanto decantata sicurezza. Per chi? Per le famiglie ricche, barricate nei loro quartieri, o per persone come te che hanno avuto la possibilità di studiare e di lasciare il paese o per quella dei  politici corrotti. O la sicurezza dell’impunità per i responsabili dei tanti crimini, o di quella di chi  ha messo la politica nelle mani dei paramilitari. Smobilitati dicono. Quando? Dove? Come?
 
Che sicurezza c’era per le 111 persone scomparse nel corso del 2008 e il cui caso è indicato sotto la voce “desaparición forzada”? O per i 42 sindacalisti uccisi nei primi 6 mesi dello stesso anno?
 
E se parliamo del “miglioramento del clima politico, sociale ed economico”  come tu dici, parliamo anche del 48% di bambini che ancora non hanno accesso all’educazione? O di quelli che ancora muoiono per denutrizione?
 
Ma tu queste cose le sai, certo, è il tuo paese. Purtroppo le conosciamo anche noi. E siccome noi stiamo sempre dalla parte dei più deboli, di quelli che non possono e non vogliono andarsene, di quelli che non hanno nemmeno i soldi per il bus per Bogotà, di quelli che non hanno il telefono e che quindi non partecipano ai sondaggi Gallup,  , di quelli che non riescono ad andare a votare perchè troppo lontano da dove vivono, di quelli che difendono la sopravvivenza dei loro cari e dei loro figli (anche quella alimentare) e non certo di quelli che difendono potere e ricchezze sulle povere spalle del popolo colombiano da decenni, continueremo a denunciare tutto questo.
Un caro saluto.
Ah… scusa se ti ho dato del tu.
..
Cara Annalisa
 
Ho letto con molta attenzione i suoi articoli in merito al Presidente Colombiano Alvaro Uribe. Io sono colombiano, Ing. Elettronico laureato in università pubblica a Bogotà. Oggi tutta la mia famiglia abita all’estero, perche siamo stati perseguitati e minacciati…… dovevamo pagare il pizzo.
 
Uno dei miei fratelli è stato sequestrato per motivi estorsivi, e liberato dopo aver pagato una somma per la sua liberazione, anche se abbiamo temuto il peggio. Non eravamo una famiglia benestante ne abbiamo avuto relazioni con la politica ne di destra ne di sinistra.
 
Anche se negli anni 50 i gruppi guerriglieri che nascevano (per conflitti politici all’epoca)erano insorgenti armati che vivevano nella clandestinità ma avevano molto probabilmente degli ideali politici –come i partigiani all’epoca della seconda guerra mondiale in italia-. Purtroppo con il tempo, furono abbandonati quelli ideali politici che in principio gli fecero nascere…. per sostituirli con quelli economici, denari ottenuti attraverso attività illecite quali sequestro, estorsione e delinquenza organizzata; negli anni 80 diventarono “l’esercito” dei cartelli della droga, e negli anni 90 i quando i “Capi” dei cartelli della droga –Rodriguez Gacha, Rodriguez Orejuela, Pablo Escobar, ecc– furono messi “sotto controllo”, la mal chiamata guerriglia diventava “narcoguerriglia”.
 
Era un gruppo di delinquenza organizzata diventato economicamente molto forte, che non cercava più di partecipare nella politica democratica ma di creare un nuovo stato dentro lo stato. Sono riusciti a implementare il più grande sistema di corruzione in tutte le istituzioni dello stato… dal parlamento, fino al catasto.
 
Sono stato testimone vivente del danno economico e psicologico da loro creato. Le multinazionali che stavano investendo in Colombia, iniziarono a chiudere le figliali lasciando migliaia di lavoratori senza posto di lavoro. Le multinazionali che fino a quel momento stavano esplorando il petrolio in Colombia, decisero di spostare l’esplorazione a Venezuela (sempre per causa delle estorsioni, sequestri e attentati agli oleodotti).
 
Per anni, i guerriglieri furono invitati a partecipare a tavoli di negoziazione, ma loro presero in in giro continuamente ai governi in carica; alcune volte non si sono ne anche presentati. Hanno chiesto e ottenuto “zone di distensione” cioè zone libere della presenza dello stato per “facilitare il clima della negoziazione” che poi si è dimostrato venivano utilizzate come zone per formazione militare, reclutando i figli minorenni dei contadini della zona e ricevendo armi provenienti da aerei russi che sorvolavano la zona.
 
Tutti i Colombiani ci siamo stancati e molti siamo stati costretti a lasciare il nostro paese vittime della guerriglia negli anni che furono considerati “l’esodo dei Colombiani” dal 1999 al 2001.
 
Le politiche di Uribe iniziarono ad ottenere risultati per tutelare i cittadini per bene. Io sono tornato un paio di volte negli anni 2005 e 2007, e il riscontro con tutta la popolazione è stato molto positivo.
 
Molti contadini erano riusciti a riprendere possesso dei terreni di proprietà –da dov’erano fuggiti per causa della violenza-, e avevano ripreso le loro attività economiche. La soddisfazione dei lavoratori, commercianti e impresari ringraziano a Uribe le garanzie istituite per svolgere e tutelare le proprie attività.
 
Io umanamente vi chiedo di documentarvi direttamente con la popolazione….. ho avuto la possibilità di sentire molti dei miei amici che partecipavano attivamente in movimenti di sinistra e oggi invece condividono e appoggiano incondizionatamente le politiche del presidente Uribe. Non ci sono dubbi dell’intero consenso nazionale da lui ottenuto in una vera democrazia…. il popolo lo vuole rieletto per la terza volta, e chi, meglio che la stessa popolazione per misurare il miglioramento del clima politico, sociale ed economico di uno stato ???
 
E’ chiaro…. non tutto sono rose e fiori, ma non riesco a capire come facciano gli stranieri a criticare le politiche di Uribe quando la popolazione ne va fiera. Sarà magari che le “politiche in contrapposizione” dei vicini stati latinoamericani con politiche di sinistra, riescono a presentare una realtà sufficientemente distorta approfittando del proselitismo “anti-americano” ????
 
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    Alessia Lai ha detto:

    link autore:

    FONTE: RINASCITA

    Lo aveva detto. Se fosse stato estradato negli Stati Uniti o in Italia avrebbe portato alle cronache il nome di Uribe come alleato delle AUC. Salvatore Mancuso (foto), l’ex paramilitare e capo supremo delle Autodefensas Unidas de Colombia è stato spedito negli Usa lo scorso anno, e dal carcere di Washington nel quale si trova dal maggio del 2008 ha rilasciato una intervista che coinvolge l’attuale presidente colombiano, che probabilmente riuscirà a correre per un terzo mandato, nella cosiddetta “parapolitica”.
    Mancuso, estradato per comparire in un processo per narcotraffico, riciclaggio di denaro e finanziamento del terrorismo, ha riconosciuto giovedì scorso, in una intervista rilasciata al settimanale Cambio, che i comandi della disciolta organizzazione paramilitare colombiana di destra sostennero l’elezione del presidente colombiano Álvaro Uribe nel 2002 e spinsero la popolazione a dargli il voto. “La gran maggioranza di noialtri appoggiò Uribe perché ricevemmo istruzioni in tal senso dai nostri comandanti”, ha affermato Mancuso.
    “Il discorso ideologico di Uribe sembrava ricalcato sul nostro ma dentro una cornice di legalità, lo appoggiammo immediatamente”, ha spiegato l’ex capo delle AUC, che ha aggiunto che chiedevano alla gente se apprezzavano le proposte di Uribe e che “Ci rispondevano di sì e allora di dicevamo che noi lo appoggiavamo e, in questo modo, orientavamo la gente a votare per lui”. Mancuso ha quindi ricordato che la campagna elettorale di Uribe parlava di “sicurezza democratica” basata sulla lotta ai gruppi armati operanti in Colombia. Una politica che ancora oggi Uribe porta avanti nei confronti delle FARC, alle quali non intende concedere un’amnistia generale, al contrario di quanto fece nel 2006 con i paramilitari di destra, senza dubbio per gli stretti legami che a questi lo univano. Mancuso è infatti uno dei tanti capi AUC che nel 2006 hanno accettato di consegnarsi alle autorità usufruendo della vergognosa legge del perdono varata proprio da Uribe: amnistia generale, pene ridottissime per un massimo di otto anni nei casi di massacri, possibilità di essere integrati nelle Forze Armate o di sicurezza. Deluso come altri suoi colleghi dal processo di normalizzazione uribista – su pressione dell’opinione pubblica internazionale fu trasferito nel super carcere di Itaüí e i tempi per un suo rilascio si allungarono – Mancuso cominciò a parlare già qualche tempo fa, ma mai tirando in ballo direttamente il capo dello Stato, forse nella speranza che questi non lo facesse estradare in altri Paesi.
    Le cose sono andate diversamente, e ora l’ex capo delle milizie di destra colombiane parla della sua situazione statunitense affermando che la sua situazione è incerta e gli causa sconforto e paura “perché il cammino che abbiamo intrapreso per raggiungere la pace, la ripar

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    Alessia Lai ha detto:

    azione e la verità è stato interrotto”, con la sua estradizione e quella di altri dodici ex capi delle AUC, incriminati per i suoi stessi reatiper decisione di Uribe e del suo governo perché, secondo Mancuso, si sarebbero impauriti dopo che alcuni comandanti iniziarono a “ricostruire la verità” dei fatti. Riguardo alla questione del perché è stato estradato, Mancuso ha affermato provocatoriamente che questa risposta spetta al governo colombiano.
    Di fronte all’affermazione del governo Uribe che i paramilitari estradati “giocavano con il processo”, Mancuso ha denunciato che il giudice generale Mario Iguarán e il giudice che segue il suo caso “dissero in questo stesso carcere che non c’è evidenza che io, in particolare, avessi commesso dei crimini quando stavo nel carcere di Itagüí (carcere nel quale era detenuto in Colombia, ndr)”.
    “La verità importante la sappiamo noi comandanti, con il nostro invio negli Usa hanno estradato la verità”. Una nuova minaccia contro Uribe. La chiamata in causa del presidente è infatti piuttosto vaga, ma Mancuso potrebbe avere in serbo le prove del legame tra l’attuale presidente della Colombia e le Autodefensas. Tanto che l’ex paramilitare ha poi avvertito che tuttavia “mancano molti” membri del congresso nelle indagini sullo scandalo della cosiddetta “parapolitica” (quasi 70 persone sono state giudicate legate alle AUC) la maggior parte di questi membri della coalizione di governo.

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    carlos ha detto:

    Questo tal “Jaime”, che mescola ad arte pietismo e menzogna, non puo’ che essere un agente della disinformazione e della guerra psicologica del regime uribista.
    Altro che delicatezza! Chiedete alle vittime del terrorismo di Stato, delle motoseghe paramilitari e dei “falsi positivi” cosa provano per Uribe!
    Che poi sia stata la guerriglia ad impiantare in Colombia la corruzione, beh, e’ una cazzata storica che non merita nemmeno una risposta, al piu’ una grassa risata…

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    guido piccoli ha detto:

    cara Annalisa, la forma “Suave” della lettera del presunto JR non può nascondere la caterva di balle e falsificazioni che ci propina. E con questo, non assolvo e non santifico la guerriglia (basta leggere i commenti vecchi per verificarlo) ma da qui a sposare le infide s*****aggini di JR ce ne passa. Concordo con Carlos. Lo penso sempre: troppo ospitale tu.… Anche se la gentilezza e l’ospitalità sono sempre una bella cosa.

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    Pedro ha detto:

    Para metir y comer pescado hay que tener cuidado.
    Bien se cuida don Jaime de silenciar el asesinato de sindicalistas y lîderes polîticos por el aparato represivo.
    Nada dice del agronegocio de la palma africana o palma aceitera. Los paîses crudo-dependientes, esencialmente Estados Unidos y europa no estân dispuestos a modificar sus patrones de consumo enêrgetico, asî el derroche sea lo mâs significativo de dicho modelo.
    Es un “beneficio” para la humanidad este proyecto?
    Cierto, cuando por humanidad entendemos en estricto sentido en lôgica de consumo, a unas pocas franjas de la poblaciôn que consumen el 80 por ciento de los recursos naturales en el mundo, destruyendo como sucede en Malasia, en Colombia y Ecuador no solo territorios con especifidades en biodiversidad y ecosistemas, sino identidades culturales, de pueblos originarios, comunidades afrodescendientes, y campesinos a quienes se niega su sobrevivencia.
    Aparentemente, don Jaime no miente… pero es muy hâbil para ocultar la verdad.
    Colombia, segûn su enfoque debe ser la ûnica naciôn en el mundo donde las trasnacionales son sinônimo de progreso y bienestar.
    Concuerdo “anche io”, demasiada bondad de parte de nuestra querida anfitriona.

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    Doppiafila ha detto:

    Eh sí, il testo di Jaime pare un po’ eccessivo anche a me: le multinazionali del petrolio — ad esempio — sono andate in Venezuela perché lí c’é piú petrolio, non per gli attentati; non “tutta la popolazione” é contenta — e chi non é contento non puó dirlo, altrimenti finisce “falso positivo” (o additato come terrorista); e le politiche di Uribe non tutelano i cittadini “per bene” ma quelli allineati, privando gli altri dei loro diritti fondamentali.
    Peró, peró… su una cosa sono d’accordo: esiste consenso maggioritario attorno ad Uribe. Glielo hanno costruito addosso i media (specialmente la TV), e finché non gli volteranno le spalle loro resterá in sella. La buona notizia — credo — é che il processo é gia in corso; quella cattiva e che potremmo finire dalla padella alla brace: chi sará il nuovo beniamino dei potenti????
    Saluti, Doppiafila

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    Anonimo ha detto:

    Sinceramente non capisco come si possa parlare di consenso in un paese in cui l’astensionismo sfiora il sessanta (leggasi 60) per cento! O l’opinione di una parte della piccola borghesia di Bogotà inebetita dalle tv dei Santos vale per un paese di 44 milioni e passa di persone…

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    Giorgio ha detto:

    Santa Marta,Barranquilla,Palomino e tutta la costa caraibica colombiana.
    Il Narcogoverno Uribista continua a sguinzagliare paracos che fanno limpieza dei basureiros, chiedono il pizzo a piccole tiende,bar e a qualsiasi attività commerciale. Se non paghi ti ammazzano.
    Giusto ieri parlavo con un lavoratore dell’ostello dove mi trovo,uno di quelli che lavora 12 ore al giorno per 15000 pesos se gli va bene, i paracos regnano in Colombia, controllano la Sierra Nevada, minacciano correntemente Piedad Cordoba e chi cerca una via pacifica alla guerra civile colombiana.
    Sono in procinto di recarmi sulla Sierra Nevada..lo stesso lavoratore dell’ostello mi coglie di sorpresa dicendomi che per andarci devo avere il permesso dei paramilitari.Vediamo come andrà finire Jaime nel tuo democratico paese dove Caracol, il Desafio e la muñecas de la mafia sono la bibbia e l’oppio del tuo popolo.

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    Annalisa ha detto:

    Ciao Giorgio, mi fa piacere sentirti e soprattutto che puoi testimoniare “dal vivo” i grandi successi della politica di Uribe, quella per cui secondo alcuni, godrebbe di grande consenso. Grazie ancora e sprattutto fai attenzione. Un abbraccio

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