Victor Ancalaf: scenari diversi per i movimenti indigeni ma siamo come una grande isola

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Victor Ancalaf  “werken” (messaggero)  del popolo mapuche  è stato in carcere come prigioniero politico in Cile, per cinque anni, dal 2002 al 2007, accusato secondo una legge che risale agli anni della dittatura di Pinochet di incendio terrorista, senza che a suo carico ci siano state prove valide.
E’ stato recentemente in Europa e in Italia,  in un lungo viaggio che ha avuto lo scopo di testimoniare ancora una volta, la difficile condizione e la strenua lotta del popolo mapuche per i suoi diritti.
 
 
A.M. Victor, sei uscito dal carcere l’anno scorso dopo aver scontato una condanna di cinque anni e un giorno con l’accusa di incendio terrorista. Non si tratta di un capo d’accusa ereditato dalla dittatura di Pinochet?
 
V.A. Sì, infatti. In Cile abbiamo ancora leggi che risalgono alla costituzione politica degli anni ’80. L’applicazione di questa legge nei processi contro il popolo mapuche è stata sempre sproporzionata. Questo non può configurarsi  come atto terroristico perchè non ha mai messo a rischio la vita delle persone. La protesta del popolo mapuche è una protesta senza armi.
 
A.M. Questo vuol dire che si tratta di una protesta pacifica?
 
V.A. No, la protesta mapuche non è e non potrebbe essere pacifica, dal momento che il governo del Cile non è pacifico verso di noi, si tratta di una forma di protesta dove non si mettono a rischio le vite delle persone e dove non vengono utilizzate armi.
 
 
A.M. Sembra che in Cile la Concertación che attualmente sta governando il paese,  oltre a riproporre le stesse leggi repressive della dittatura contro il popolo mapuche, porta avanti anche le stesse politiche neoliberiste di quegli anni. In questo senso che battaglie state conducendo?
 
V.A. Stiamo lottando duramente contro le politiche mercantilistiche neoliberali, perchè le multinazionali che si trovano sul nostro territorio oltre a causare danni ambientali vogliono sterminare la nostra cultura e le nostre tradizioni. Queste imprese, forestali, minerarie, di pesca, hanno causato gravissimi danni al nostro territorio, danni economici ma anche danni sociali. Inoltre non hanno interesse a tutelare i diritti dei lavoratori, a proteggere la mano d’opera e l’impiego, sono per la maggior parte meccanizzate e ad esse non importa nulla dei diritti dei lavoratori cileni.
 
A.M. In America latina e in Europa le lotte sono diverse. Ciò nonostante,  alcune settimane fa a Lima si è tenuto il Vertice Alternativo dei Popoli organizzato dalla rete biregionale Enlazando Alternativas. Credi che dalla sinergia dei movimenti sociali europei e latinoamericani possano nascere buone proposte per il popolo mapuche? Siete in relazione con gli altri movimenti indigeni?
 
V.A. L’esperienza ci insegna che difficilmente riusciamo a trovare solidarietà e appoggio negli altri movimenti indigeni. Si tratta di contesti e scenari diversi. E’ differente lottare contro governi amici come fanno i fratelli boliviani, venezuelani o argentini e invece lottare contro governi nemici come quello cileno che ci mette in carcere, ci ammazza e ci reprime.
Parlando con i fratelli argentini di Wallmapu mi rendo conto che anche loro lottano, questo è vero, ma a differenza di noi, non hanno morti e non hanno prigionieri. Dall’inizio del 2008 già  4 fratelli mapuche sono stati assassinati dalla polizia cilena.
E’ vero, ci sentiamo un po’ isolati, ciò nonostante siamo come “una grande isola” e abbiamo un grande nemico comune che è il sistema mercantilistico mondiale e sicuramente da una lotta a livello globale contro questo sistema possono venir fuori buone proposte anche per il popolo mapuche.
 
A.M. Durante la tua permanenza in Italia hai avuto due incontri nei presidi NO TAV a Torino contro la costruzione delle nuove linee per l’alta velocità. Credi che abbiano delle cose  in comune le due lotte, quella del popolo mapuche e quella del popolo della Val di Susa?
 
V.A. Geograficamente trovo molte somiglianze tra queste grandi montagne italiane e quelle del Alto Bío Bío. E questo è molto importante per le strategie di lotta. La polizia non è abituata a compiere azioni in alta montagna, mentre la nostra gente lotta da secoli a quelle altitudini.
E così anche le nostre lotte, quella degli italiani e quella dei cileni sono molto simili. Anche in Cile, come in Italia è successo che qualche sindaco che precedentemente aveva appoggiato la lotta, in un secondo momento la  ha abbandonata. Io credo che la linea dell’alta velocità della quale si discute in Val di Susa non sia necessaria per il popolo, ma sia importante soltanto ai fini di un discorso economico e commerciale.
 
A.M. Si discute sulla costituzione di un partito mapuche. Credi nella via politica per realizzare obiettivi?
 
V.A. Noi abbiamo realizzato la nostra storia e la storia ci ha insegnato che i partiti politici mai hanno realizzato risultati concreti.
Il partito politico può funzionare soltanto da campana di risonanza ma la sua formazione non è una priorità delle comunità e non sta nella nostra agenda.
 
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    G. ha detto:

    mi piacerebbe chiedere a victor come ritiene sia percepita la questione mapuche sui media cileni. praticamente trascurata sui più importanti, e considerata soltanto nei quotidiani di nicchia, si fa fatica capire se la maggioranza dei cileni la consideri importante, legittima, marginale o infine, violenta. sicuramente è complicata ma nessuno fa molto per spiegarla.

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    G. ha detto:

    rettifico: volevo dire: “come è percepita dalla maggior parte dei cileni”.

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    Pedro ha detto:

    La sociedad chilena recién esta despertando de spués de largos años de censura y oscurantismo dictatorial.Los sucesivos gobiernos de la Concertación han permitido a los monopolios de la prensa (pinochetistas) continuar manipulando la opinión pública y los escasos medios alternativos han fracasado por falta de avisaje y apoyo estatal.
    En esas condiciones, las únicas voces “rebeldes” provienen del valeroso pueblo mapuche y de los estudiantes. Reitero, son las primeras reacciones frente a un prolongado letargo.
    Los medios de comunicación en Chile distorsionan la realidad y su objetivo es crear un manto de IMPUNIDAD para los implicados en violaciones a los derechos humanos. Todo aquel que apoye las justas demandas de los mapuches es reprimido, encarcelado (Elena Varela, cineasta, actualmente prisionera) y sometido a la ley de seguridad interior del estado creada durante la tiranía.
    hace unos días falleció el director general de carabineros y la prensa no tardó en organizar una campaña mediática sin límites con tal de lavar una imagen de rpresión y atropellos.Han llegado al extremo de declararlo´públicamente “general del pueblo”, en circunstancias que desarrolló labores de inteligencia y represión durante la dictadura.
    Para conocer fielmente la opinión d ela mayoría de los chilenos habría que visitar el país, recorrer barrios populares, fábricas, dialogar con la gente y ver hasta donde llega el oder de manipulación de la prensa derechista.
    Es sumamente importante que dirigentes mapuches salgan al extranjero y den a conocer la verdad.Aquella que JAMAS será publicada en los periódicos chilenos. El poder no lo permite.

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    G. ha detto:

    gracias pedro.…

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    Annalisa ha detto:

    Scusa Nardi, io do per scontate tante cose, sulle ragioni della lotta mapuche qui ne è stato scritto aprecchio, invece mi incuriosiva particolarmente questo fatto, di cui mi aveva parlato anche Rayen Kvyeh quando era stata in Italia, deol sentirsi particolarmete “gemellati” con il popolo NO TAV della Val di Susa, forse per lo scopo della lotta che è poi quella per la gestione comunitaria del territorio e delle risorse ad esso legate. E nonè solo questo, è un discorso di “spiritualità” della montagna, che i mapuche sentono molto di più, ma anche nella Val Susa è molto avvertita, storie di cimiteri di montagna rimasti sepolti dalle acque nelle alluvioni… , insomma ci sarebbero degli aspetti e delle analogie tutte da approfondire, purtroppo con Victor il tempo era poco altrimenti lo avrei fatto. Ci potrebbe pensare sempre qualcuno dal Cile, un approfondimento su questo argomento, ogni riferimento…

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    Pedro ha detto:

    Estimado(a) G, soy yo que debo agradecer el interés solidario que demuestran por los agudos problemas sociales que hoy vive mi patria y en especial la lucha secular del pueblo mapuche por recuperar sus tierras y evitar su exterminio cultural. Gracias, igualmente a Annalisa por darme tribuna y poder compartir impresiones con todos ustedes. Eso, indudablemente me enriquece y fortalece mis modestos conocimientos.

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    nardi ha detto:

    oops.. è vero, non avevo guardato in archivio. come non detto. saluti

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    Gabriella ha detto:

    Colto il riferimento, Annalisa, hai ragione, io per prima quando parlo dei mapuche dò molte cose per scontate e parlo della questione a spizzichi e bocconi.…..ma per scriverne seriamente ci vorrebbero sei blog e una competenza molto maggiore della mia (la questione data parecchio in là nel tempo ed è realmente molto, ma molto articolata). Mi riservo di leggere con attenzione tutti i documenti e di parlarne presto con maggiore profondità.….
    A Pedro: todavia gracias y buena suerte.…

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    Annalisa ha detto:

    G. l’approfondimento non era sui mapuche, mi rendo conto che è talmente complesso, hai ragione sui 6 blog, ma sulle similitudini(se alla fine ce ne sono) tra le nostre e le loro lotte, era un discorso che avrei voluto approfondire con Victor. Ti ho postato fra i commenti da te un incontro che aveva a Santiago. Un caro saluto.

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    G. ha detto:

    le similitudini ci sono eccome secondo me, la intervista era molto interessante.…..

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    nardi ha detto:

    dentro pagina12 di domenica c’era questa rivistina (ina perché sono quattro fogli) surcos con questa intervista.
    http://www.surcos.net/verentrevista.php?iddocumento=205

    saluti

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    Annalisa ha detto:

    @ Nardi grazie, sempre gentile. Molto interessante. la diffondo subito ai miei contatti.

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