Nestor Troccoli, l’unico torturatore del Plan Condor è stato scarcerato!

6 commenti
di Claudio Tognonato
«Ritardi» nei carteggi tra Italia e Uruguay: torna in libertà il capitano Nestor Troccoli, detenuto a Regina Coeli per la scomparsa di 6 cittadini italiani e 30 urugaiani. Era il solo dei 140 arrestati del Plan Condor a essere in prigione
L’ex capitano di vascello Néstor Troccoli, uruguayano, già membro dell’intelligence della dittatura del suo paese, accusato della scomparsa di sei cittadini italiani e arrestato a Salerno il 23 dicembre 2007 è stato rimesso in libertà. Il tribunale del riesame di Roma prima, la Cassazione uruguayana poi, ed infine Carlos Abin, ambasciatore del Uruguay in Italia, hanno ognuno fatto del loro peggio. Di 140 mandati di cattura nei confronti dei responsabili delle giunte militari e dei servizi di sicurezza che negli anni ’70 hanno orchestrato il Plan Cóndor, la multinazionale del crimine organizzata da militari cileni, argentini, uruguaiani, paraguaiani boliviani e brasiliani, solo uno era finito in carcere. Ora anche lui è libero.
Néstor Troccoli è stato scarcerato il 23 aprile. In realtà sarebbe uscito di prigione prima se non ci fosse stata una richiesta di estradizione della magistratura uruguayana che lo accusa della scomparsa di trenta cittadini del suo paese che erano fuggiti in Argentina nel 1978 e lì sono diventati desaparecidos. Troccoli, che da due anni risulta residente a Marina di Camerota e ha passaporto italiano, è fuggito verso l’Italia quando ha capito che sarebbe stato arrestato in Uruguay. Il militare è stato tra i primi a riconoscere l’uso della tortura negli interrogatori, ha ammesso di averla praticata sui prigionieri, ma precisa di non aver mai ucciso un detenuto. Il compito del Plan Cóndor era quello di coordinare internazionalmente il sequestro, la tortura, l’uccisione e la scomparsa dei corpi. Un lavoro pulito, messo a punto da Augusto Pinochet e Jorge Videla, che non prevedeva problemi di giurisdizione, né lunghe procedure di estradizione.
Dopo anni di indagini e su istanza dei familiari delle vittime il pubblico ministero Giancarlo Capaldo ha chiesto al gip Luisanna Figliolia di emettere un mandato di cattura nei confronti di Troccoli. Dal 1999 Capaldo raccoglie informazioni su questa sorta di internazionale del terrorismo di stato, dieci anni per ricavarne, dopo solo qualche giorno, una istanza di scarcerazione del tribunale del riesame.
Troccoli, che era stato rinchiuso a Regina Coeli il 24 dicembre, il 17 gennaio 2008 aveva ottenuto l’annullamento dell’ordinanza di custodia cautelare. Troccoli, però, non è stato scarcerato perché era stata avviata una richiesta di estradizione da parte di Luis Charles, giudice della magistratura dell’Uruguay. Solo che trascorsi i 90 giorni che prevede il trattato stipulato tra i due paesi, le carte non erano arrivate alla Corte d’Appello di Salerno che ha concesso la scarcerazione per scadenza dei termini.
Come mai la documentazione non è arrivata a destinazione? A questo punto nasce un giallo con accuse reciproche tra le diverse parti che sono intervenute in questo lungo pellegrinaggio. Anche se il risultato non cambia è importante chiarire che, ancora una volta, tutto gioca a favore dell’impunità dei militari. Come all’epoca dei desaparecidos «nessuno si è accorto di nulla». Ma per fortuna i familiari delle vittime non accettano, dopo 30 anni, che un torturatore torni in libertà per negligenza o peggio. «Ci sono ancora alcune situazioni da chiarire», dice Cristina Mihura, moglie del desaparecido Bernardo Ardore, rappresentate dei familiari. Cerchiamo di ricostruire la vicenda. Innanzitutto non si capisce come mai la Corte di Cassazione dell’Uruguay abbia ricevuto i documenti italiani solo il 13 febbraio. Come mai, considerando che in quel momento mancavano solo 38 giorni alla scadenza dei termini, l’Uruguay ha impiegato un mese per tradurre in italiano il dossier? E poi come mai la Cassazione, a 9 giorni alla scadenza, ce ne mette altri 6 per spedire le carte in Italia.
Martedì 18 marzo gli incartamenti sono arrivati a Roma e qui entra in gioco l’ambasciatore Carlos Abin. Aveva tre giorni a disposizione per consegnare alla Farnesina i documenti che motivavano l’estradizione, ma ha deciso che era meglio controllare per bene il voluminoso dossier — ha dichiarato — per assicurarsi che tutto fosse a posto. Aveva tre giorni, ma non si è accorto che gli atti processuali hanno una scadenza e ha depositato i documenti alla Farnesina il 31 marzo, otto giorni dopo la data di scadenza. «Evidentemente l’ambasciatore Abin non è l’unico responsabile — precisa Cristina Mihura — se al posto di temporeggiare avesse consegnato gli incartamenti, Troccoli sarebbe rimasto in carcere».
In Uruguay la vicenda è arrivata ai vertici dello stato. Il presidente Tavaré Vázquez difende l’operato del suo ambasciatore, ma la Corte di Cassazione non vuole essere incolpata e l’avvocato dei familiari ha chiesto al governo le dimissioni dell’ambasciatore. Forse è il caso di ricordare che dopo la dittatura militare (1973–1985) l’Uruguay ha sancito la legge della caducità che impedisce il processo ai militari responsabili di violazioni dei diritti umani. Ora il governo di sinistra vuole riaprire il capitolo, si raccolgono firme per un referendum abrogativo, ma ci sono molti contrasti interni.
L’Italia ha condannato alcuni responsabili della scomparsa di cittadini italiani in Argentina. Queste condanne sono meritevoli, così come il lavoro di chi ha gestito e reso possibile questi traguardi, ma c’è poco da festeggiare. Quando la condanna arriva a 30 anni di distanza è una condanna storica, i familiari delle vittime ringraziano, ma non si dica che questo è giustizia. I condannati non erano né in aula né in Italia, nessuno li ha disturbati. Non si erano nemmeno preoccupati di procurarsi avvocati difensori, sapevano che sarebbero stati condannati, ma sapevano anche che la condanna non sarebbe stata mai eseguita. In Spagna Adolfo Scilingo sta scontando una condanna a 640 anni per i voli della morte, noi in Italia abbiamo fatto scappare nel 2000 Jorge Olivera e ora il torturatore Nestor Troccoli è tornato in libertà.


  1. avatar
    Pedro ha detto:

    Una ofensa a la memoria de las víctimas del fascismo en Latinoamérica. Una vez más, la IMPUNIDAD pisotea prevalece a la verdad y la justicia.

  2. avatar
    Celia ha detto:

    Davanti a certi fatti vergognosi si rimane senza parole.
    Chissà come mai questo genere di torturatori si sentono sempre con le spalle coperte…

  3. avatar
    Eliolibre ha detto:

    Un altro esempio che il fascimo impera impunito in tutto il mondo, Cuba esclusa, per questa viene vergognosamente aggredita da tutti i fascismi, compresa molta sinistra italiana.

  4. avatar
    uomo di peso ha detto:

    Ragazzi
    io conosco Carlos Abin…
    Nopn avete e nn hanno capito niente… Carlos è un uomo democratico. Nn un uomo di malaffare coinvolto in uno scandalo più grosso di lui…

  5. avatar
    Pedro ha detto:

    Quién liberó a Pinochet cuando estuvo prisionero por la justicia inglesa?
    No fueron precisamente sus cómplices.
    Los traidores que conciliaron con los fascistas.
    Hoy, acaban de nominar “general del pueblo” al jefe nacional de Carabineros, muerto en un accidente aéreo. Recibió honores oficiales, funerales de estado a pesar de su destacada participación en violaciones a los derechos humanos durante la dictadura.
    Impunidad, cinismo, traición vs Justicia, Verdad y Consecuencia.
    Vrguenza, tristeza y decepción.

  6. avatar
    Margarita uruguaya contro le buggie e ommissioni! ha detto:

    sono la figlia di carlos abin, e sono stanca del tema ma continuo a informarmi, come immagino che chi non si lascia prendere dai rumori, e i commenti senza informarsi voglia sapere la verità ne dirò solo alcune che mancano: 1) l’ambasciatore è stato perseguitato da troccoli negli anni 70 giacchè partecipava nel GAU e da li erano quasi tutti i torturati e desaparecidos uruguayani, amici di Carlos. quindi prima prova che lui mai abreve fatto aposta una dimora ne negligenzia nei confronti della estradizione di troccoli. 2) è importante anche sapere che l’ambasciatore non ha ricevuta nessuna communicazione ne telefonica ne niente quando è arrivato il documento, era a barcellona con me e mia madre per motivi personali e non di vacanza. 3) i rimasti nell’ambasciata hanno messo i documenti che non cè bisogno della presenza dell’ambasciatore per enviare alla farnessina già che di questo tipo ne arrivano tanti e si mandano direttamente con una nota verbale scritta da una secretaria e di solito portata dall’autista o qualcuno dell’ambasciata, ma ripeto non cè bisogno della presenza dell’ambasciatore! ugualmente i dipendenti diplomatici hanno ricevuto il importante documento e sapendo dell’asenza dell’ambasciatore ne hanno lo stesso fatto nulla! lo hanno messo in cassa forte e non hanno chiamato per avvisare nulla, che altrimenti l’ambasciatore si sarebbe preso un aereo immediatamente e abreve mandato subito un protocolo da seguire con urgenza mentre arrivaba, tipo: ” enviatelo immediatamente alla farnessina”. perchè l’ambasciatore ha dovuto lasciare la carica? semplice! se ne era andato in urgenza a barcelona e non aveva avisato al ministerio di afari esteri in uruguay del suo viaggio giacchè era pianificato nella settimana santa prima di pasqua e i permessi bisogna chiederli in anticipo! quindi, il presidente ha accetato la dimissione per un errore amministrativo, una semplice scapata fuori giurisdizione, grave ma che tanti fanno, e in realtà spagna è quasi tanto lontana come il sud de italia quindi europa è sufficentemente collegata come per andare e venire senza problemi e ricevere telefonate ovunque… questo è stato l’errore di mio padre, per cause famigliari, che non sto a spiegare, ma semplicemente per amore e preocupazione su di noi, la sua famiglia, e che ha lasciato per 4 giorni l’ambasciata che giusto sono stati gli sfortunati giorni di arrivo del documento che già veniva in ritardo! per ultimo come ciglieggina sulla torta: ha portato i documenti e nella farnessina che c’era il caos di cambio di governo, li hanno persi, sono stati, seccondo l’avvocato del caso, portati a tempo ma non sono mai arrivati a salerno!! strano!!? troppe casualità nefaste! qualcuno poteroso ha voluto che cosi fosse, ma non ho prove quindi non ne parlo più.. e ultima delle ultime: troccoli, essendo italiano, sostiene l’avvocato del

Lascia un commento a Pedro Trackback URL: