Appello urgente in difesa delle associazioni per i diritti umani in Colombia

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Raccogliendo l’invito rivolto alla comunità internazionale dal  MOVICE, Movimento Nazionale delle Vittime dei Crimini di Stato,   lo storico Gennaro Carotenuto, lo scrittore e giornalista Guido Piccoli, la giornalista Stella Spinelli di Peace Reporter e la sottoscritta Annalisa Melandri, si fanno promotori di questo appello per chiedere al governo di Álvaro Uribe le immediate dimissioni del suo consigliere José Obdulio Gaviria, il quale con le sue scellerate dichiarazioni rivolte alla stampa colombiana in cui ha bollato la marcia del 6 marzo scorso promossa dal MOVICE,  come “organizzata dalle FARC” ha messo gravemente in pericolo la vita di tutti coloro che si sono impegnati nella sua organizzazione.
Dal 6 marzo ad oggi, infatti,  già quattro sindacalisti sono stati assassinati e altri 40 tra attivisti sociali, difensori dei diritti umani e semplici cittadini,  hanno ricevuto minacce di morte da un’organizzazione paramilitare che ha firmato i suoi comunicati come “Aguilas Negras en rearme”(Aquile Nere in riarmo).
Vi saremo grati se vorrete aderire numerosi.…(la lista delle adesioni verrà aggiornata continuamente).
 
 
I sottoscritti sono estremamente preoccupati per l’immediato pericolo di vita nel quale versano centinaia di dirigenti di associazioni in difesa dei diritti umani colombiane che hanno organizzato la grande manifestazione contro il Terrorismo di Stato in Colombia dello scorso sei marzo, alla quale hanno preso parte attiva centinaia di associazioni della società civile colombiana e oltre 300.000 persone.
A seguito delle dichiarazioni del consigliere del presidente Álvaro Uribe, José Obdulio Gaviria, che ha bollato la manifestazione come “organizzata dalle FARC”, gli squadroni della morte del gruppo paramilitare che firma le proprie azioni come “Aguilas Negras” hanno assassinato in rapida sequenza quattro dirigenti sindacali e di ONG che avevano promosso la manifestazione, ne hanno sequestrati altri due, minacciato direttamente altri 40, mentre decine di altri versano in immediato pericolo di vita.
Ci uniamo pertanto al MOVICE (Movimento Nazionale delle Vittime dei Crimini di Stato) e a decine di altre sigle della società civile colombiana, nell’esigere le dimissioni di José Obdulio Gaviria, personaggio da più parti accusato di essere organico sia al paramilitarismo che al narcotraffico, ma che continua ad essere tra i più stretti collaboratori del presidente Álvaro Uribe.
Chiediamo inoltre ai governi dell’Unione Europea e al Parlamento Europeo, nonché ai governi latinoamericani, di effettuare urgenti pressioni sul governo colombiano perché difenda l’integrità fisica di tutte le persone sotto minaccia, individui e fermi gli autori dei quattro omicidi e degli altri crimini che si attribuiscono a gruppi paramilitari che il governo colombiano sostiene essere da tempo smobilitati.
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Per adesioni inviare una mail a: id=“emob-fbyvqnevqnqzbivprattznvydotpbz–90″ href=“solidaridadmoviceatgmaildotcom“>solidaridadmoviceatgmaildotcom
 

Acá el testo en castellano del Llamado urgente en defensa de las asociaciones para los DDHH en Colombia.

Promotori:
Annalisa Melandri, traduttrice
Gennaro Carotenuto, storico, Università di Macerata
Guido Piccoli, scrittore, giornalista
Stella Spinelli, giornalista Peace Reporter
Primi firmatari:
Luigi Ciotti, sacerdote, Italia
Noam Chomsky, linguista, MIT, Stati Uniti
Gianni Minà, giornalista, Italia
Beppe Grillo, comico, Italia
Frei Betto, scrittore, Brasile
Martín Almada, premio Nobel Alternativo per la Pace 2002, Paraguay
Vittorio Agnoletto, parlamentare europeo, Italia
Jose Luíz Del Roio, senatore, Italia/Brasile
Francesco Martone, senatore, Italia
Ramon Mantovani, deputato, Italia
Meri Lao, Meri Lao, musicista e scrittrice, Uruguay/Italia
Hernando Calvo Ospina, giornalista Le Monde Diplomatique, Colombia/Francia
Maurizio Matteuzzi, giornalista Il Manifesto, Italia
Raúl Zibechi, giornalista, Uruguay
Maurizio Chierici, giornalista L’Unità, Italia
Meir Margalit, storico, Israele
Emanuele Giordana,giornalista, Italia
Luciano Scateni, giornalista, scrittore, Napoli
Antonio Vermigli, Rete Redié Resc, Italia
Santiago Alba Rico, scrittore, Spagna
Rocco Altieri direttore Quaderni Satyagraha, Italia
Mario Amorós, storico e giornalista, Spagna
Atilio Borón, filosofo, Argentina
Stella Calloni, scrittrice e giornalista, Argentina
Mario Casasús, giornalista, Messico
James Cockroft, accademico e scrittore, Canada
Geraldina Colotti, giornalista il Manifesto
Marinella Correggia, scrittrice, Italia
Heinz Dieterich, sociologo, Germania/Messico
Carlos Fernández Liria, Universidad Complutense de Madrid
Jeff Halper, antropologo, Israele
Celia Hart Santamaria, giornalista, scrittrice, Cuba
Martin E. Iglesias giornalista, presidente Selvas.org
Gilberto López y Rivas, antropologo, Messico
Loredana Macchietti, editore, Italia
Antonio Mazzeo, giornalista e saggista
Antonio Moscato, Università di Lecce
Harald Neuber, giornalista, Germania
James Petras, sociologo, Stati Uniti
Higinio Polo, giornalista, professore, Barcellona, Spagna
Bernardo Reyes, scrittore, poeta, Temuco, Cile
Francesco Romanetti, giornalista Il Mattino, Italia
Paolo Rossignoli, editore Edizioni Achab, Italia
Ursula Salwa, casa editrice Intra Moenia, Polonia
Pascual Serrano, giornalista Spagna
Gino Solito, direttore amministrativo Intra Moenia, Italia
Carlos Tena, giornalista, Spagna
Juan Torres López, economista, Spagna
Ivonne Trías, scrittice e giornalista, Uruguay
Marco Tropea, editore, Italia
Pepe Viñoles, artista plastico e giornalista,Svezia/Uruguay
Attilio Wanderlingh, giornalista, editore, Napoli
Aldo Zanchetta presidente Fondazione Neno Zanchetta (Lucca)
Roberto Zanini, giornalista Il Manifesto
Anibal Quijano, professore, Perù — Usa
Maurizio Acerbo, deputato Italia
Enzo Apicella, vignettista, Italia
Daniel Viglietti, musicista, Uruguay
Angelo Stefanini, medico, professore, Osservatorio sulla salute globale, Italia
Tana de Zulueta, politica , Italia
Alex Zanotelli missionario comboniano
Antonio Melis, Professore di Letterature ispanoamericane, Università di Siena, Italia
Gianni Vattimo, filosofo, Università di Torino, Italia
Morgantini Luisa Vice Presidente del Parlamento Europeo
Ramon Chao, escritor y periodista español. Sèvres, France
Giulio Girardi, professore, Roma, Italia
Associazioni:
AFADEM/FEDEFAM Associazione dei Familiari dei Detenuti scomparsi e Vittime delle Violazioni dei Diritti Umani Messico
Associazione A Sud
LIMEDDH Lega Messicana per la Difesa dei diritti Umani
Osservatorio per la Pace del Comune di Capannori (Lucca)
Rete di Solidarietà Colombia Vive!
Terre des Hommes Italia
Rete Redié Resc
WENUYKAN, Amicizia con il popolo Mapuche
Associazione nazionale Nuova Colombia
Amisnet, agenzia radiofonica
Associazione Latinoamericana di Cremona, ONLUS
Associazione Onlus “Uno sguardo verso Sud”, Ferrara
Nuestro Canto, Santiago, Chile
Fòrum per la Memòria del País Valencià
Proyecto Colombia Siglo XXI — ONG
Comité Oscar Romero, Madrid, España
Comunidades cristianas populares, Estado español
Comunidad de vanguardia obrera, Madrid, España
Federación de comités de solidaridad con África negra, España
progetto DiarioColombia
Associazione culturale Baobab, Opera (MI), Italia
Testimone di pace, Ovada (AL), Italia
Colectivo de Colombianos Refugiados en España– COLREFE
Associazione Culturale Chico Mendes, Roma, Italia
Asociación de Refugiados latinoamericanos y del Caribe ARLAC, Belgica
Agrupación de exPresas y exPresos Políticos, V Región Valparaiso, Chile
Comision Etica contra la Tortura, Chile
Coordinadora Nacional de exPresas y ExPresos Politicos, Chile.
Soldepaz.Pachakuti
Asamblea por la Paz. Siero. Asturias.
COSAL
Unión Universal Desarrollo Solidario
Associazione “Marianella Garcia Villas” di Sommariva Bosco (CN)
Asociación Latinoamaricana de Derechos Humanos, Gotemburgo, Suecia
Osservatorio Italiano sulla Salute Globale (OISG)
Corriente Izquierda socialista Rosario
Amigos de la PAZ en COLOMBIA y en el MUNDO
SolidalTour
Sinistra Critica
Taller Andino de Comunicacion Popular — Agencia de los Pueblos En Pie
G.A.MA.DI. Organizzazione scientifica culturale
La VOCE mensile del G.A.MA.DI.
Comité de Solidaridad con América Latina de Xixon-Asturies
LIBERA — associazioni nomi e numeri contro le mafie
PAX CHRISTI — movimento cattolico internazionale per la pace
Centro Sociale Autogestito Ex Canapificio di Caserta.
Abuelas de Plaza de Mayo
International Peace Observatory, Italia
L’Associazione Alessandria a Colori
Corporación Americanía, Colombia
associazione di volontariato ABNA’AL ARD (figli della terra)
associazione ALON FC (Associazione Locale Obiezione e Nonviolenza)
Circolo di Roma “Julio Antonio Mella” Associazione Nazionale di Amicizia Italia Cuba
Aderiscono:
Juan Cristóbal, poeta, scrittore, premio nazionale di poesia, Perù
Sandy Di Donato, insegnante, Napoli
Simonetta Strampelli, traduttrice, Falconara
Gianni Fossati, Ass. Amicizia Italia Cuba, Italia
Enrique Lacoste Prince, caricaturista Kaos en la Red Cuba
Marcella Long, sociologa, Bermuda
Lara Foglia Manzillo, architetto, Napoli
Rosina Valcárcel giornalista scrittrice, Perù
Arick Asherman, Rabino, Israele
Gwen Backwell, insegnante, Israele
Elio Capellutti, attivista diritti umani, Israele
Zully Flomenbaum, life couch, Israele
Hibat Maroum, attivista diritti umani, Israele
Virginia Paradinas, fotografa, Israele
Salim Shawamra, attivista diritti umani, Israele
Valentina Figuera, traduttrice, Venezuela
Andrés Bianque, Chile
Valentina Figuera, traductora, Venezuela
Frederico Elias, MP: 34 634265362
Karla Perez, Los Latinos en Montreal Inc. Montreal, Canada
Fabio Marcelli, vice presidente Associazione Internazionale Giuristi Democratici, Italia
Roberto Bellardini, cooperante, Italia
Anna Camposampiero, SDL intercategoriale , Italia
Roberto Cortese, segretario nazionale SDL intercategoriale , Italia
Fernanda Perri, Transform Italia
Teresa Maisano, sociologa Italia
Elvio Basotti, impiegato, Bedizzole (BS)
Simone Bruno, attivista, Colombia
Marco Pettenella, Italia
Valerio Anastasio, Italia
Alessandro “Espo” Esposito, portavoce Giovani Comunisti di Bergamo, Italia 
Maria Serena Lunghi, cooperante, Italia
Marco Papacci, secretario Circulo de Roma
Asociacion Nacional de Amistad Italia-Cuba
Fabio Bovi, informatico Vinovo (torino)
Chiara Repetto, Italia
Beppe Bravi, Italia
Paolo Roversi, Italia
Elvira Corona, Italia
Micòl Savia, avvocato, Italia
Julia Kendlbacher, consultora, Brasil
Gavino Puggioni, Italia
sergio moccia –cittadino– giugliano in campania, Napoli
Carla Brandoli, Modena, Italia
Andrea Donofrio, giornalista, Spagna
Carmine Simeone, Martina Franca (TA) — Italia
Franco Verderi, redattore, Italia
p. Rossano Breda, Missionario Comboniano
Gianluca Bifolchi, attivista diritti umani, Italia
Davide Capizzi, Roma
Gino Buscaglia, giornalista, Svizzera
Valeria Montano, PhD student, Italia
Antonio Graziano, cooperante e giornalista, Uruguay
Valerio Evangelisti, Scrittore, Bologna, Italia
Fabio Sallustro, traduttore ZNET, Italia
Paolo Brugnara, studente
Lillo Rizzo, Photoreporter Freelance, Francia
Gabriella Raffaele, docente bibliotecaria — Napoli
Tania Bartolacci, studentessa, Italia
Giulio Raffi, Italia
Claudia Cernigoi, giornalista, Trieste, Italia
Colombo Dario, Lecco / Italia
Laini Francesco, Lecco / Italia
Manfredi Lo Sauro, Italia
Circolo Culturale L. Fumagalli Como, Italia
Caterina Livide, studentessa, Università di Siena
Enrico Cardinali
Andrea Benetton, Lomazzo, Como
Nicoletta Mastroleo, Firenze
Massimo Civitelli,dipendente, Italia
Giuliana Cupi, redattrice di Fabio News, Torino
Corrado Vazzoler, ingegnere, Italia
Pierpaolo Franceschini, studente, Santiago de Compostela
Paolo Zanardi, impiegato
Patrizia Donadello, Comitato SankaraXX, Italia
Francesca Esposito, Italia
Nello Margiotta, docente, Italia
Elisa Gianardi, studentessa Università la Sapienza, Roma
Agostino Saglietti , impiegato, Torino (Italia)
Nadia Ballestrin, insegnante, Torino (Italia)
Bruno A. Bellerate, profesor universitario
Valentino Morandini
Paolo Maccioni, pubblicista, scrittore
Alberico Falanga operatore sociale Napoli
Daniele Maurizi, Fotoreporter Italia
Laura Avino
Leonardo Rosario Andino, professore, Italia
Massimo Bonora, Ferrara
Marina Montacutelli, ricercatrice
Paul Walder, periodista, Chile
Nicoletta Manuzzato, giornalista Latinoamerica-online.it
Federica Scalvini, Brescia\Italia
Claudio Maruzzo, Torino
Alfredo Baldoni
Alida Grisetti, studentessa, Italia
Ramon Da Re, estudiante, Italy
Raul Fitipaldi, periodista, Florianópolis, Brasil
Tali Feld Gleiser, traductora, Florianópolis, Brasil
Giulia Del Ministro
Claudio Mocci, studente, Sassari
Nikos Klitsikas, storico, Grecia
Raffaella Grossi, Bolivia
Esther Maria Frances Pau Italia
Pedro Peñaloza Flores, obrero, ex preso político,Suiza
Diletta Varlese, giornalista Andinamedia
Martino Mai, studente, Italia
Roberto Bugliani, saggista, Italia
Valerio Lupini, impiegato, Roma, Italia
Francesca Trebelli, Italia
Lucio Castracani, Italia
Vittorio Di Tomaso, studente universitario, Italia
Cristina Fontanarosa, studentessa di filosofia, Napoli, Italia
Eugenio Lorenzano, guida turistica e giornalista , Piano di Sorrento (NA)
Fabio Veneroni, presidente ALAC, Cremona, Italia
Duccio Basosi, storico, Firenze, Italia
Matteo Bortolon, Firenze, Italia
Stefania Presutto, San Severo, Foggia, Italia
Fabio Bertocchi, Brescia, Italia
Alba Marcucci, Italia
Anna Biagini, Macerata, Italia
Roberto Iannucci, Italia
Massimo Cavallini, giornalista, Italia
Roberto Ventrella, designer, Napoli, Italia
Carlos Barrientos Restrepo, empleado, Colombia
Vladimir Cuellar Medina
Claudio Mendoza, Director Nuestro Canto, Cile
Mauricio Ramirez
Ulises Nieves
Davide Giono, ingegnere, Italia
Leandro Rufini, Italia
Graziella Mattaliano, docente, Italia
Raffaele Mazzuzzi, Impiegato, Sardigna
Carlos Pérez
Amparo Salvador Villanova, presidenta Fòrum per la Memòria del País Valencià
Matteo Volgarino, Italia
Gustavo Guzmán Castillo — Partido Verde Madrid (España)
Giovanni Morlino, Assegnista INAF, Italia
Pancho Castro, Periodista, Colombia
Juan José Uncilla Achotegui, trabajador de la administración vasca
Miguel Puig, Obrero, Uruguay/Islas Canarias
Miguel Ángel Giménez Casado, Madrid, España
Itziar Aldamendi Gomendio, Madrid, España
Dolores Moreno, Madrid, España
Carlo Carlet, med.veterinario, Turriaco (Gorizia), Italia
Paola Foglia, ingegnere, Italia
Renzo Coletti, Pensionato, Genova
Juan Diego García, Sociólogo, España-Colombia
Pablo A. Batista Marrero (La Palma, Canarias)
Gianni Meazza, Assoc. Dimensioni Diverse, Milano, Italia
Rosanna Meazza, Assoc. Dimensioni Diverse, Milano, Italia
Alessandro Casolari, presidente “Uno sguardo verso Sud”, Ferrara, Italia
Barbara OrmeñoC. psicologa, movimento Humanista
Francesca Fioravanti
Alex Buaiscia
Adriana Reyes-Lúa
Jaime Valdés Defensoría Internacional de los Derechos de los Pueblos Ginebra Suiza.
Patrizio Ponti, cooperante, Italia
Corrado Maestrelli, Torino
Apolinar Patiño Plata Pensionado Colombia
Ana Cristina Vargas, antropologa,Università degli Studi di Torino — Italia, Fondazione A. Fabretti
Mauricio Obrutsky, Israel
Paola Altrui — Roma (Italia)
Francesca Pascalicchio
Blanca Moreno
Emilia Machado Santiago. Profesora. Granada ‚España.
Helber Sarria, Madrid, España
Mauricio Rodriguez Ingegnere Colombiano Verona, Italia
Alessandra Sacco
Stefania Militello, precaria, Italia
Adriana Naranjo Hernandez (Arquitecta) Bruxelles ‚Belgique.
Andrea Donofrio ©
Hebe Cue, Internacionalista, México
Nayeli Ceceña, Internacionalista, México
Paola Donofrio, Medico, Italia
Bayardo Ariza Olarte. CCN° 17.178.440. Investigador Social — Activista feminista.
Cristina Ruiz de Arana Marone
Mariella Minnozzi, traduttrice
Daniel Costas Analista– Programador. Miembro de la Comunidad Evangélica Menonita de Burgos – España
anna maria la nave — parma italia
Livia Di Cola
Maria B Martinez Funcionaria Madrid España
Olindo Ionta, ricercatore antropologo
Corrado Borghi dottorando di ricerca, Reggio Emilia, Italia
Francisca Sánchez Delegada de JPIC de CCV
Carlo Parisi
Alvaro Rojas director El Chileno.cl
Jacopo Masi cittadino del mondo
Osvaldo Justo Martinez, architetto, Italia
Benati Roberta modellista Modena –italia
Alejandro Ramírez Jaimes historiador colombiano
Claudia Saavedra 4919326 095969789
Paola Andrea Carrillo Bermúdez, Comunicadora social, Colombia
Maria Fernanda Q. Colombia
Angel Orge empresario España
Valeria Bridi
Dax Toscano Segovia. Comunicador Social y docente universitario. Quito-Ecuador
Marco Giuseppe Polidori, scrittore.
Sara Ciuffi
Alessandra Durante, Milano ass.Dimensioni Diverse
Sara Rossi, giornalista, Italia
Micaela Maccioni, lavoratrice dipendente, Italia
Furio Ottomani-fotógrafo España/italia
Francesca Monaco
Tiziana Melissano, avvocato Lecce
Luigi Consonni Peschiera Borromeo, Milano
Héctor F. Aguilar, Editor revista Integración Latinoamericana, República Bolivariana de Venezuela
Francesca Gisbussi, Italia
Simona Prati, impiegata, Italia
Elisa Parigi, studentessa, Italia
Elisa Favazzo, studentessa, Calcinaia, Pisa
Lorenzo Alessandro Puliti
Serena Torricelli, Italia
Arnaldo Pérez Guerra, CI: 11847338–8, Historiador y Periodista (Chile) Liberacion.cl
Bennabes Béatrice
Federico Leva, studente, Milano
Simone Manzotti
Esteban Cancelado Gómez, defensor de derechos humanos exiliado en España
Annalisa Braga, impiegata, Como
Alessandro Greblo, cooperante, Milano
Ana María Radaelli. Periodista y escritora, Argentina
Michel Caré, Francia, Cineasta
Luis Suárez Salazar, Facultad de Filosofía e Historia, Universidad de La Habana
Linda Dinaro
David Iori, traduttore, Italia
Valerie TECHER France Amérique Latine
Flavio Varriale
Mario H. Calixto Premio Roberth Kennedy de Derechos Humanos 1998.Defensor de DHs de Colombia
Cristina Hirai Vásquez, 0919743799, Ecuador
Enrique Muñoz Gamarra Sociólogo e investigador-Perú
Vera Ferraiuolo
Fabio Pappalardo, Milano
Daniele Donadio, studente, Ancona, Italia
Luca Tano, Bologna, Italia
Ornella Longhi, Bologna, Italia
Laura Lorenzi, politologa, Italia
Maria Silvina Grippaldi, Peacereporter, Italia
Marco Faglioni, Italia
Pedro Tostado Sánchez, DNI nº 00770712M, Sociólogo, Madrid, España
Maria Monteleone Dumas, Italia
Mauro Morbello, cooperante, Perù
Salvatore Fronio, documentarista freelance, Italia
Hendrik Vaneeckhaute, ensayista
Chiara Calzolaio, studentessa, Italia
Carlos Miranda, Ingeniero de Sistemas, Quito, Ecuador — Miami, USA
Anna Maria Visconti, poeta
Graziella Belloni, directora de museo, Suecia
Claudio Avella, studente, Milano
Martina Zampieri, Pianiga (Ve), Italia
José Mª Caravantes García, Informático, Madrid, España
Daniel Sánchez Barbero
Gilberto Jordan, Brasil
Luz Marina Avendaño, Colombia
Ana María Loaiza Giraldo, Docente, Escuela de Trabajo Social, Colombia
Filippo Conti, Italia
David Troncarelli, studente e militante comunista, Italia
Luigi Mochi Sismondi
Giovanna Liberati
Alessandra Salvatori
Giovanni Russotto, Comitato per la Pace “Rachel Corrie”, Valpolcevera (Ge-Bolzaneto), Italia
Maria Eugenia Cardinale
Tullio Massimo, Militare A.M., Italia
Gennaro Pepe
Catherine Marchais, fonctionnaire territorial, Nanterre, France
Monica del Pilar Uribe Marin, Periodista Freelance internacional, Colombia/Inglaterra
Lorena Cotza
Enrique Núñez Aranda, Coordinador Nacional ExPresos Políticos, Miembro de la Comision Etica de Colombia
Fernando Bermúdez López, Teólogo, Escritor, España/Guatemala
Giorgia di Fazzio
Marco Tondella, impiegato, Viverone, Italia
Javier Rodrizales, Escritor
Chiara Bandinelli, Fucecchio (FI), Italia
Maurizio Carena, Italia
Orlando Acosta, Historiador-Realizador de documentales, Caracas-Universidad Central de Venezuela, Venezuela
Marcos Rodríguez Herrera. Médico. Alicante. España
Mariana Contreras, periodista. Uruguay
Claudio Andres Albornoz
Mariló Tudela, ama de casa, Estado Español
Sonia Mireya Pico Diaz, Red La Otra movida, Colombia
Gabriella Saba, giornalista
Tommaso Cornali, Milano
Carlos Silva Villegas, C.I. 5.074.623–2, Albertslund, Dinamarca
Jesús Pescador Santamaría, jubilado, España
Barbara Barbisotti, dottoranda Università degli Studi di Bergamo, Italia
Marco Dispaldro, dottorando
Juan Galán, Unión Universal Desarrollo Solidario
Jorge Lauro, periodista, Uruguay
Angelo M. D’Addesio, web writer IlParoliere, Italia
Marcela Tovar, filosofa, Colombia
Styven Boyacá, estudiante de derecho
Raymond Meriguet, Quito, Ecuador
Davide Piccardo, Colombia
Lucila Reyes Sarmiento, Abogada, Profesora Universitaria, Colombia
Mariana García, historiadora, Rep. Bolivariana de Venezuela
Ernesto Contreras, sociólogo, Rep. Bolivariana de Venezuela
Alejandra Cuenca, periodista, Rep. Bolivariana de Venezuela
Letizia Del Bubba, Livorno, Italia
Reinaldo Villabona, Médico colombiano, New York, NY, USA
Alessandro Armato, Docente e giornalista, Italia
Alberto Chavarro Diaz
Sean O’Donoghue secretario Table de concertation de solidarité Québec-Cuba
Colette Lavergne porta voz Table de concertation de solidarité Québec-Cuba
Simonetta Jaramillo, archivista musicale, Bogotá
Hildebrando Pérez Grande. PERU. Poeta. Premio Casa de las Américas 1978
Franco Bacchiddu
Carmen Morente Muños, Plataforma Simón Bolívar De Granada – España
Vicente Muñiz
Alberto Forte, studente, Milano, Italia
Liliane Cordova Kaczerginski , France/Argentina
Jesús Armando Jiménez Gutiérrez Asesoria Sociomedica Y Epidemiologia Laboral
Albani Paolo, operaio, Italia
Annarosa Pesole, dottoranda, italia
Martina Ambrosini, studentessa, Italia
Manuela Parillo, studentessa, Siena, Italia
Carolina Diaz docente
Marina Limone — Piano di Sorrento (Na)
Pietro Cingolani
Daniela Coppola – Italia
Laura Mastrangelo, matematica, Uruguay/EEUU
Eleonora Masini sociologa Italia
Saverio Musicco, Studente, Trani, Italia
Ugo Puccio
Idoia Ortiz, UN-Habitat, Colombia
Miryam De Franceschi
Alberto Rivarola Villa del Rosario — en la Provincia de Córdoba – Argentina
John Nelson
Adela Britos Mendoza, Argentina
Chiara Sgaramella, studentessa e attivista per i diritti umani, Cerignola, Italia
Alessandra Bisozzi, studentessa, Università degli Studi Roma Tre, Roma
Checco Carletti, studente, Firenze, Italia
Juan Carlos García D., República Bolivariana de Venezuela
Manuel Zani, documentarista, Italia
Francesca Tagliaboschi, Italia
Maurilio Lovatti, Italia
Francesco Zurlo, Italia
Sergio Zurlo, Italia
Lucio Zurlo, Italia
Raffaella Cattaneo, Como, Italia
Francisco Javier Garcés Molina, médico, España
Michele Morgese, insegnante, Italia
Iris del Valle
Gennaro Varriale, Formia (LT), Italia
Claudio Gaetani
Fabio Mancini, studente, Italia
Pietro Bonardi, Idro (BS), Italia
Antonella Mantovani
Piero Deola
Emanuele Zanardini
Giuseppe Paladina, Italia
Tiziano Tissino, Porcìa PN, Italia
Chicco Beiso
Dora Esposito, insegnante, Napoli
Cester Jacques Corse France
Roberto Musilli
Iacopini Alessia, di Montecatini Terme, pistoia
Enrico Peyretti, saggista, Mir-Mn Torino
Corentin Dufau, studente, Italia-Francia
Rosa Ferrante
Lilia Inès Sierra Antropóloga Univ. Nac de La Plata Argentina
Carmen Baez Argentina
Martin Rall, Argentina
Pablo Rall, Argentina
Diana Avila, sociologa, periodista, Dialogo Sudamericano, Perù
Juan Carlos de Altube, Rosario
Ingrid Storgen
Froilán Gonzáles, Storico e scrittore, Cuba
Adys Cupull, Storica e scrittrice, Cuba
Ornella Fraceschinelli, Rogno, Italia
Angelo Brunello, Rogno, Italia
Franco Fuselli, Genova, Italia
Marina Criscuoli Genova, Italia
Filomeno Viscido, Calabritto (AV), Italia
Jesus Marrero
Angela Girone, casalinga, Bari, Italia
Mauro Cassano, studente, Bari, Italia
Giuseppe Cassano, pensionato, Bari, Italia
Nicola Cassano, studente, Bari, Italia
Vincenza Girone, pensionata, Bari, Italia
Nicola Girone, pensionato, Bari, Italia
Giacomo Scala, impiegato, Siena, Italia
Andrea Isunza Vera, académica, México
Barbara Giovine, ama de casa, Fano (PU), Italia
Giancarlo de Silvestri, jubilado, Fano (PU), Italia
Tommaso Iskra de Silvestri, estudiante, Fano (PU), Italia
Tiziana Veronico, precaria, Italia
Hélène Anger, Bibliothécaire, France
Roberto Barbieri, maestro elementare, Asciano Pisano (PI), Italia
Patrick Clapier, ingénieur CNRS, France
Piero Armenti, giornalista, Caracas, Venezuela
Massimo De Santi, Prof. Universitario, Unione Scienziati per il Disarmo
Roberto Giardelli
Massimo Lauria, studente di dottorato, Italia
Valentino Dusina
Alessandro Uppi, consulente, Italia
Christian Pessina, Finale Ligure, Italia
Mario Enrique Cepeda, Querétaro, Qro., México
José Escoda, Comisión Relaciones Internacionales, Frente Socialista, Puerto Rico
Tommaso Bruni, Torre Boldone (BG), Italia
Livia Fenaroli
Paolo Antoniazzi
Michela Colasanti
Iva Monciatti, Siena
Boiero Enrico, fotografo, Torino, Italia
Katia Valentini, Padova, Italia
Alessandro Rovera, Cuneo, Italia
Paolo Gardella, Italia
Luca Barea
Laura Maragnani, giornalista
Michele Mazzone
Luisa Gladys, Basagoitia, Escritora
Bruno Picozzi, coordinatore internazionale BIPPI
Lorena Giusio, studentessa, Torino
Ivanilde Carvalho, SolidalTour
Roberto Benvenuti, Gruppo Emergency, Firenze
Silvia Casilio, dottore di ricerca in storia contemporanea, Università di Macerata, Italia
Paolo Bartolini, Professore associato in Ingegneria ambientale, Università di Genova, Italia
Umberto Oreste, Napoli
Marta Fiasco
Franco Turigliatto, senatore, Italia
Salvatore Cannavò deputato, Italia
Flavia D’angeli, candidata premier Sinistra Critica elezioni 2008, Italia
Paolo Bitti, Italia
Sara Ballardini, Trento, Italia
Alessandra Ciurlo, Roma
Maria Rita D’Agosto
Koldo Campos Sagaseta
Carlos Tapia Molina medico-psicoterapeuta, Opera (MI)
Mattia Casotti, Reggio Emilia, studente
Miriam Pellegrini Ferri (Partigiana di Giustizia e Libertà)
Spartaco Ferri (Partigiano Divisione Garibaldi)
Luis Feld
Glauco Carvalho Marques 3 788 579 –0 engenheiro eletricista e moro em Florianópolis, Santa Catarina
Claudia Siri
Michele Sini, Sassari
Rafael Díaz Historiador. Universidad Javeriana, Bogotá, Colombia
Raffaella Stello, Venezia, Italia
Alessandro Intravaia, insegnante, Firenze, Italia
Luis Alberto Vanegas Ejecutivo Cut Nacional, Colombia
Paolo Scarioni Lavoratore autonomo Milano
Darsio Cruz
Normanna Albertini — insegnante — Felina (RE)
Francesca Bordini, insegnante di Lettere, Italia
Giuseppe Parietti
Alberto Chavarro periodista y escritor, Madrid-España
Davide Notti Alessandria
Gianluca Ganda Psicologo Milano, Italia
Chiara Manfredini
Maria Rita D’Agosto, Mazzurega – Fumane (Verona) Italia
Jéssica Moraga Caro, enfermera, Chile/Suiza
Emma Pizzini roma italia
Lilian Pizzi, psicologa, Italia
Tonio dell’olio — prete e responsabile area internazionale di LIBERA
Miria Bisi Modena
Roberta Aloisio
Antonella D’Annunzio, docente, Italia
Irene Voltolini, Dublino, Irlanda
Alessio Boni
Claudia Helena Chaverra Brand Docente Medellin
Antonio Castellarin, pensionato
Lillia Francesca, Como, Italia
Daniele Pampanelli, grafico e fotografo, Perugia, Italia
Luca Alessandrelli
Marco Buschi
Federico Serafini, studente, Italia
luigi moser
Boris Budal Gorizia Italia
Rossana Tassone, studentessa
Silvana Mellé-Aosta
Alberico Falanga operatore sociale
Ugo Dornik
Shala Mimosa, interprete, Albania — Italia
Ruggero Iori, studente, Roma, Italia
Luciana Cordoni
Natalia Carvajal, Torino
Cristina Mostosi, designer — Italia
giorgio alice
daniela alice
Laura Fano Morrissey, Italia
Carlos Eduardo Ramirez
Luisa Pastò,studentessa dell’Università degli Studi di Firenze
Stefano Cambi avvocato
Nicoletta Bernardini, Pistoia, Italia
Marco Tondella, impiegato, Viverone (Italia)
Rachele Laversa, insegnante, Italia
Giallombardo Fabio,insegnante, Italia
Rossana Chimenti, Psicoterapeuta, Firenze. Italia
Jorge Ramón Centurión, Treviso, Italia
Nicola Pellichero, missionario laico, Quito (Ecuador)
Carlos Alemán Ocampo, escritor, lingüista, Nicaragua
Santino Di Dio
Menin Rudi, Mira (VE)
Simonetto Guido
Flavia Fortunati, Perugia, Italia
Rayen Kvyeh poeta mapuche
Luciano Carta , infermiere presso l’ospedale Simiani di loiano (BO)
Debora Brandi, dottoranda in linguistica, traduttrice
Guido Cannarsa, Roma (Italy)
Giovanni Giardini, studente, Popoli (PE)
De Carlo Gioacchino
Marco Maffeis studente universitario Nave (bs)
Riccardo Bonora, Lodi
Teresa Franco
Gianni Pezzotti Ph.D En. Università di Roma “Tor Vergata”
Sofía Silva Bogotá
Viviana Saravia Bonifacio Avvocato Peruviano Reg. 39124 Perù
Fabio bertocchi urago d’oglio BS
José Fernando Orozco Jaramillo
Rosanna Barile — Termoli Italia
Elisabetta Zappitelli
Luis Feld Argentina
Virna Masini Riccione (RN) Italia
Ines Mulas, Ozieri (ss), medico
Emanuela Biasiolo –Trento
Euclides Yfran
Jorge Guaneme Colombia
Marisa D’Alfonso, San Salvo (Ch), Italia
Marco Visentin , Spinea (ve) Italia
Consuelo Lozano
Diego Brugnoni, Falconara Marittima (AN)
Monica Lolato, impiegata, Italia
Alessandro Lattanzio, Grafico, Sicilia
Maria Maira, Genova
Daniela Giannetti
Massimo Dalla Giovanna, impiegato, Italia
Silvia D’Alessandro studentessa di “Scienze per la Pace” Università di Pisa, Lucca Italia
Doriana Goracci Capranica (Vt) Italia
Maria Grazia Campari Avvocata Milano
Sara Spegne, Italia
Marco Andreucci, Italia
Pietro Andreucci, Italia
Enrico Di Giacomo — Fotoreporter freelance
César Junca, Colombia
Jahel Martínez Murcia – Colombia
Guillermo Rafael Cohen Docente Chicago, Illinois, USA.
Cristina Martelli — Perugia – Italia
Marco Massetti
Ligorio Rosalba Bologna,
Daniela Zoppi, sociologa, Roma
Paolo Azzurro — Ing. Ambientale — Borsarifiuti.com (Italia)
Francesco Sandroni – Fermo – Italy
Luca De Gennaro. Italia
Tiziana Rossetti Volontaria Internaz. Honduras
Giulio Riggio, Cinisello Balsamo, Italia
Marco Piantadosi, Asti, 25 anni, impiegato e studente
Ludovico Resta, impiegato, Milano Italia
Stefano Cesca sound-videomaker Milano Italia
Marilena Tomaselli
Laura Bianconi, studentessa universitaria
Marco Rivarolo, Genova
Attilio Bongiorni, Piacenza
Hugo Gómez, abogado laboralista, España
Yolanda Castro, Secretaria del Centro Internacional de Estudios Sociopolíticos y de Opinión, España
Riccardo Selva, operaio, Torino
Francesca Mazziotti, insegnante, Italia
Angerlo Scotto, studente, Italia
Giovanni Fossati, informatico, Milano, Italia
Maurizio Carena
Anna Causarano Rete di Solidarietà con Cuba e America Latina Italia
Fabrizio Capasso, Milano, Italia
Brando Frascella, abogado, Italia
Manuela Trovato, studentessa, Italia
Giusepe Aragno, storico, Napoli
Claudio Molinario (UK)
Andrea Ciattaglia, Torino, Italia
Antonella Leoni, Italia
Simone Rivero, Torino
Silvano Rigotti, impiegato, Torino
Omer Marcenaro Ingegnere Meccanico Genova Bolzaneto
Federica Reviglio, Torino, Italia
Barbara Sapienza, impiegata Roma, Italia
Silvia Gorretta, medico veterinario Alessandria
Antonio Gorgellino
Romana Gardani, Parma
Daniela Pappalardo, Monterosso Almo (RG), Italia
Marco Schenone, ingegnere, Genova
Alberto Guaraldo, antropologo, Italia
Daniela Greco, studentessa – cooperante internazionale, Ziguinchor, Senegal
Riccardo Lazzerini, Ingegnere, Italia
Silvia Bergamasco, cooperante internazionale, Ziguinchor, Senegal
Carlo Matteini — Firenze
Gabriella Grasso, Milano
Andrea Castellari, studente, Italia
Carmela Landi
Stefano Decarli, studente, Firenze
Leonardo Donofrio, Presidente associazione IUniScuola
Santiago Barroso
Massimo De Giuli, Milano, Italia
Saretta Marotta, Roma
Luciano Giombini, geologo, Città di Castello (PG), Italia
Luigi Galiazzo, studente, Treviso
Giorgio Guzzetta, Trento, Italia
Luca Pellerano
Mirco Camilletti, operatore internazionale ASCS (Associazione Scalabriniana per la Coperazione e Sviluppo), Colombia
Angelo Coco, Ustica
Giuliana Sabia Di Falco, San Salvo (CH), Italia
Gaia Sangiovanni
Ana Teresa Martínez, Universidad Nacional de Santiago del Estero, Argentina
María Teresa Díez Martín, Historiadora, España
Alfonso Reccia Laureata in giurisprudenza
Felicia Todisco
Angelica Romano, ricercatrice per i Diritti Umani
Emanuele Olivero –Sommariva bosco
Carlos Flores Lizana Antropólogo y padre de familia Sullana, Piura, Perú
Giulia Foresti, studentessa,Torino
Davide Casali, fotografo, Torino
Silvia Giletti Profesor de Lengua española Universidad de Turín (Italia)
Daniela Novelli, educatrice, Milano, Italy
Giovanni Fossati, informatico, Milano, Italy
Salvatore Gensabella San Giovanni. La Punta (CT)
Nunzia Argentiero
Annamaria Taddei
Francesca Fiorini
Tatiana Boldini, Mendrisio, Svizzera
Raffaele Barbiero Forlì
Michele Bendoni, studente, Firenze
Alessandro Ranucci
Marco Morvile
Amelia Rinaldi
Teresa Daniela Zambrano
Giorgio Ferlisi
Paola Merlo (TO)
Anna Ballardini, Trento (Italia)
Paola Vallatta giornalista italiana a Parigi
Irene Calamante
Gaetano Gaglio Echeverria– impiegato-Agrigento/Cartagena de indias
Pinuccia Neve
Violetta Nobili
Luca Damonte
Paola Marzolesi, impiegata Perugia
Sara Mezzari, interprete, Lago di Garda, Italia
Stefano Oteri, Roma, Italia
Paolo Bertagnolli
Emilio Lambiase Italia Cuba Salerno
Elena Maculan, praticante avvocato, Vicenza, Italia
Franca Piccardi
Enrico Piccardi
Gaetano Scuzzarello
Gabriella Pascalicchio

 
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    Valentino ha detto:

    …il sottoscritto ha aderito!
    Ciao.

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    DiarioColombia ha detto:

    aderito or ora, e ripubblicato sul blog…

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    m vallejo ha detto:

    Anch’Io aderisco. Non si puó far finta di non vedere, o guardare da un altra parte quando tutti sappiamo che questo problema è grave quanto quello della guerriglia.
    Speriamo che anche il decreto per lo scambio umanitario sia accettato dalle farc.
    Annalisa dovresti aprire una discussione su questo, magari prima che le Farc si manifestino.

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    Reyna Miranda ha detto:

    Vorrei farti i complimenti per questa iniziativa Annalisa

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    G. ha detto:

    Le Aguilas Negras esistono da circa due anni, sono i paramilitari (o almeno una parte di quelli) che non hanno aderito al cosidetto accordo di pace tra paracos e Uribe. Sono spietati e sanguinari, e bene organizzati. L’esercito fino a poco tempo fa negava l’esistenza delle Aguilas Negras come gruppo organizato, e li definiva delinquenti comuni. Hanno ammazzato anche parecchi paramilitari “smilitarizzati” (si trattava naturalmente di gente della base, semplice manodopera) e i loro familiari, vale a dire che le Aguilas Negras svolgono anche azioni di ritorsione all’interno e di intimidazione.
    Va ricordato che anche Noguera, ex console di Milano che ha dato le dimissioni ed è stato richiamato in patria due anni fa perche accusato da un supertestimone di vari e gravissimi delitti (era l’ex capo della Dia e aveva commissionato centinaia di omicidi di oppositori, tra le varie cose), a quanto mi dicono è stato rimesso in libertà da subito. E’ un pazzo scatenato che vive in una casa piena di armi. Ma è, a quanto pare, un intoccabile.…..io a differenza di voi non penso che Uribe sia un completo delinquente (anche se personalmente lo detesto), ma il grado di impunita che sta comportando questo tentativo maldestro di processo di pace e francamente troppo alto anche per qualunque partigiano della realpolitik.……

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    Anonimo ha detto:

    refuso, volevo dire ex capo del Das.…..

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    Annalisa ha detto:

    Grazie G. carissima per le precisazioni, concordiamo ovviamente su tutto, forse anche sul fatto che un presidente che non si sporca le mani direttamente (se così vogliamo dire..) ma protegge e dà impunità a chi lo fa per lui come lo vogliamo chiamare?
    Ciao.

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    G. ha detto:

    Annalisa, volevo anche dire che ovviamente ho aderito all’appello e grazie a te.…..

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    Alessandro ha detto:

    Io ero presente a quella manifestazione (come osservatore) e posso confermare che quella manifestazione era pesantemente impregnata dalle FARC o da simpatizzanti. Dovreste vedere come hanno lasciato il centro, e cosa hanno scritto sui muri.. Io non capisco perchè in Italia ed in Europa in generale persone che non hanno mai vissuto in Colombia, che no sanno come funzioni questo paese continuino a demonizzare Uribe ed il suo staff. Ma vi rendete conto dell’ appoggio popolare di gui gode? Sapete quanto lo ama la gente qua? Intanto vi lascio qualche buona notizia su ciò che sta avvenendo in Colombia (e di cui sicuramente questo e altri blog non parleranno..):
    http://www.eltiempo.com/economia/2008–03-29/ARTICULO-WEB-NOTA_INTERIOR-4047992.html

    Saluti

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    Gianluca Bifolchi ha detto:

    Io non capisco perchè in Italia ed in Europa in generale persone che non hanno mai vissuto in Colombia, che no sanno come funzioni questo paese continuino a demonizzare Uribe ed il suo staff. Ma vi rendete conto dell’ appoggio popolare di gui gode?

    Tralascerò l’ovvia considerazione che nel 37, l’anno delle leggi razziali Mussolini era all’apice della sua popolarità. Inoltre nessuno ha mai negato che il pinochettismo (che probabilmente ha prodotto meno vittime del paramilitarismo colombiano) aveva il suo ampio seguito popolare.
    Osserverò piuttosto come di frequente appaiano persone che pretendono di parlare con l’autirità di chi è presente sul posto, e naturalmente subito calamitano l’attenzione di tutti. Capita però che nove volte su dieci dicono della realtà di cui sono testimoni le stesse banalità che si sentono al bar la mattina sul governo, e nove volte e mezzo su dieci sono più disinformati delle cose di cui parlano di chi segue quelle stesse vicende al di là di un oceano.
    Naturalmente proprio questo spiega molte cose sulla popolarità di Uribe, e quindi, sia pure in un modo molto diverso da quello che loro immaginano, queste testimonianze sono ugualmente preziose.

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    Alessandro ha detto:

    Io non pretendo di parlare con l’ autorità di chi è presente sul posto. Io PARLO come uno presente sul posto, che vive con persone del posto, che lavora sul posto, e che è piuttosto inserito nel posto.

    Dal momento che lavoro qua con una ONG, che ho studiato qua, e che frequento persone che lavorano per il governo, mi creda caro sig. Bifolchi che se c’ è uno qua che non dice delle banalità, e che conosce la situazione colombiana, quello è proprio il sottoscritto.

    Lei ha mai parlato con dei ragazzi di qua? Sa cosa dicono sempre quando scoprono che sono Europeo?
    “Voi appoggiate la FARC!”
    “Perchè continuate a credere che le FARC ci rappresentino?”
    “E’ facile per voi europei piani di soldi credere nell’ ideale romanitico dei guerriglieri nel vostro salotto di casa col maxischermo!”

    Queste frasi non le dicono solo gli strato 5–6 (la società colombiana è molto classista e divisa in strati che vanno dall’ 1 al 6, per chi non lo sapesse) che frequentano la Javeriana, los Andes, la Sabana, l’ Externado o il Rosario (sono alcune università di qua considerate “la crema y la nata”), bensi anche gli “indigenti” di strada, gli strati 2 che frequentano università nemmeno riconosciute, i tassisti o chi lavora nelle pizzerie.

    Fatelo un giro per Bogotà prima di parlare!

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    Roberto ha detto:

    annalisa, complimenti per l’iniziativa.aderisco appieno all’appello.

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    G. ha detto:

    Alessandro, per quale ong lavori? Se si può chiedere.

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    Annalisa ha detto:

    Alessandro, nessuno mette in dubbio le tue competenze e l’autorevolezza delle tue affermazioni, ma non capisco sinceramente cosa c’entra la giusta condanna che da molti in Colombia e non solo in Colombia è rivolta alle FARC con il fatto che il consigliere di Uribe, accusando delle persone di far parte delle FARC perchè hanno organizzato una manifestazione di “dissenso” con il governo, ne abbia decretato la morte. Com’è, anche tu come Uribe: “o con me o contro di me??”.
    Mi sembra d’altra parte interessante la domanta che ti rivolge G.: per quale ONG lavori? Se si può chiedere. Cordiali saluti.

    • avatar
      Laura Foggiato ha detto:

      La maligna trama del dominio universale opera indisturbata nei reconditi angoli di mondo. Le sue caratteristiche peculiari, oltre alla spietata malvagità, sono il camuffamento nell’ordine della legalità e la sovversione assassina di ogni forma e aspetto di tradizionalismo etico. I suoi interessi particolari ed esclusivi sono il dominio e l’abuso di tutte le risorse. La sua espressione divulgativa si nasconde dietro l’opinione comune, sempre più omogenea, sempre più inconsistente e insignificante. Il dominio si impone nel dire e far sapere solo ciò che vuole, cioè la menzogna. Il dominio si impone distruggendo, con la faccia della legge e degli Stati, uniti, complici e conniventi nell’interesse internazionale. Così, si muore di Stato. Così, si muore di polizia di Stato. E tutto tace. Perché, nella sovversione, lo Stato assassino è la legge. E questa è la giustizia.
      In Colombia, lo Stato, erede del colonialismo sterminatore, agisce, sostanzialmente, con due facce, entrambe armate, entrambe assassine. La sua dichiarata democrazia serve, con zelo particolare, gli Stati Uniti d’America. Circa la metà del territorio colombiano è controllato da movimenti insurrezionali armati; l’altra metà è detenuta da un potere oligarchico e corrotto, strettamente vincolato all’imperialismo statunitense interessato allo sfruttamento indiscriminato delle risorse del territorio in cui impiega la forza militare. Le due principali organizzazioni politico-militari, le FARC (Forze Armate Rivoluzionarie di Colombia) e l’ELN (Esercito di Liberazione Nazionale) hanno utilizzato la lotta armata dagli anni ’50 del ‘900. Dalla seconda metà degli anni ’90, lo Stato e la sua istituzione militare, con la supervisione statunitense, organizzano strategie repressive in funzione controinsurrezionale. Il narcotraffico, da cui lo Stato trae grandi benefici, nella strategia politica legale, viene assimilato idealmente ai corpi combattenti. Così, lo Stato, con la supervisione statunitense, da una parte, nella legalità internazionale, aumenta le politiche economiche di privatizzazione, distruggendo ogni tipo di servizio pubblico e saccheggiando le risorse, mentre, dall’altra, si vanta di combattere il commercio di droga combattendo, invece, i propri oppositori. La lotta contro la droga diventa un comodo paravento per la repressione. Nelle dichiarazioni di legalità internazionali, Narcoguerriglia e Plan Colombia vengono assimilati e confusi. Interessi economici multinazionali e strategico-militari statunitensi, mascherati da un non meglio definito “piano di sviluppo” (Plan Colombia), determinano la distruzione dell’area forestale, la modifica dei corsi dei fiumi, la desertificazione e la cementificazione di vasti territori. Mentre negli interessi di “ammodernamento” del Plan Colombia ci guadagnano esclusivamente le multinazionali. Multinazionali, paramilitari e gruppi armati, per accaparrarsi le ricchezze naturali, hanno scatenato una nuova campagna di sterminio delle popolazioni indigene colombiane. I militari stanno in assetto da combattimento proprio nelle zone più ricche di risorse naturali, tanto bramate dalle multinazionali. Zone ricche di giacimenti petroliferi e di minerali preziosi o zone di ampia biodiversità. Queste ultime stanno diventando sempre più appetibili e le multinazionali non risparmiano mezzi per impossessarsene perché qui possono brevettare piante e animali geneticamente modificati da immettere sul mercato. Le aggressioni militari servono ad allontanare gli indigeni dalle zone di interesse multinazionale. La terra, così bonificata dalla presenza degli Indios, è pronta per le multinazionali. La terra e le risorse naturali, di cui le popolazioni indigene sono tradizionali custodi, sono la causa scatenante della nuova campagna di colonizzazione forzata dei gruppi armati, delle multinazionali e del narcotraffico. In assenza di entità statali e di politiche di assistenza e protezione della popolazione indigena, la guerriglia ha iniziato a compiere incursioni nei territori nativi per tentare di assumere funzioni di controllo ed organizzazione sociale, scatenando la reazione dei grandi latifondisti che organizzano gruppi paramilitari, con l’unico scopo di massacrare gli indigeni. I produttori di coca e i gruppi criminali che monopolizzano la lavorazione e la vendita della droga occupano abusivamente il territorio del popolo nativo Awá,costretto a subirne le tragiche conseguenze e i drammatici effetti ambientali causati proprio dalla coltivazione e la trasformazione della coca, mentre le multinazionali già detengono saldamente il sistema di produzione di frutta tropicale, nella parte settentrionale del dipartimento di Antioquia, impiegando un programma intensivo di deforestazione e sfruttamento delle risorse del sottosuolo. Le corrotte classi dirigenti impongono la strategia della violenza, dello sradicamento, del genocidio etnico alle popolazioni che tentano di opporsi al dissennato “piano di sviluppo” dal disastroso impatto socioambientale. Il cordone paramilitare, al soldo delle multinazionali e del capitale finanziario nazionale, cresciuto grazie al narcotraffico e al riciclaggio di denaro sporco, si stringe intorno agli indigeni. Le popolazioni native sono falcidiate da un’elevata mortalità infantile e possono sperare in un’aspettativa di vita assai bassa. Gli ultimi superstiti delle civiltà precolombiane sono costretti a vivere in condizioni di estrema povertà e quelli di loro che riescono a trovare un lavoro ricevono salari inferiori al minimo legale. In Colombia, i municipi ad alta componente indigena o afrocolombiana sono quelli che registrano i maggiori indici di povertà e di necessità basiche insoddisfatte, mentre, lo Stato apre il dipartimento di Antioquia, con le sue immense risorse di fonti naturali, idriche ed energetiche e con le sue terre fertili, alle bramose mire del capitale internazionale. Le zone più ricche di risorse naturali sono quelle dove è più intenso e violento lo scenario del conflitto colombiano e impera il controllo dei gruppi paramilitari. Nella sequela continua dei massacri taciuti e voluti dal potere internazionale, gli assassinii proseguono con spietata regolarità. E’ una cronaca continua, a volerla registrare. L’esercito colombiano compie continue incursioni contro la popolazione Embera di Antioquia. I paramilitari (Autodifese Unite della Colombia) non esitano a creare posti di blocco per uccidere Campesinos, nei pressi di Urao. Forze miste di polizia ed esercito (aviotrasportate) attaccano gli accampamenti degli indigeni della comunità UWA e con pestaggi e gas lacrimogeni costringono gli Indios a lanciarsi nelle acque del fiume Cubujon, decimando la comunità. Nella zona di Cartagena e nell’area di El Salado, i militari, mentre agiscono per sfollare gli Indios, scelgono di decapitare le loro vittime. Basti pensare che i militari, per compiere le loro stragi, non esitano ad aggredire la gente nei villaggi anche con le motoseghe. L’aeronautica bombarda i villaggi indigeni dell’etnia Puinave, nel municipio di Inirida: per le comunità indigene della foresta amazzonica colombiana, le carneficine subite, se possibile, sono ancora più drammatiche. Nel municipio di Jambalo, elicotteri delle forze armate bombardano una vasta zona rurale, costringendo alla fuga la comunità indigena Paeces.
      Per accelerare la frantumazione sociale e sottomettere la popolazione alla legge del terrore, le organizzazioni paramilitari si sono accanite in particolare contro il municipio di Tierralta. L’esercito colombiano ha invaso gli spazi vitali della comunità indigena dell’Alto Guayabal (Atrato Medio), allestendo infrastrutture militari. La comunità ha subito un bombardamento aereo. “Due aerei e tre elicotteri — hanno denunciato gli indigeni superstiti — sorvolarono la comunità e spararono contro di noi. Quando tornammo al villaggio tre mesi dopo, ci rendemmo conto che erano state assassinate le persone che avevano deciso di non fuggire”. Gli indigeni Wiwa e Kogi sono sottoposti ai lavori forzati dalle Farc. Gli uomini del “Settimo comando operativo” dell’esercito compiono incursioni nei villaggi, rubando le misere provviste e sequestrando i poveri beni delle comunità. I soldati obbligano gli indigeni a compiere lavori forzati, sotto la minaccia delle armi. I gruppi paramilitari sono strumenti armati di morte al servizio del governo al servizio del commercio internazionale. Nella linea d’ombra della legalità, attaccano intere comunità, disseminando orrore e distruzione e costringendo i sopravvissuti ad abbandonare i campi, le case, gli animali e a fuggire verso le periferie delle aree urbane. La gente, privata del diritto di esistenza, in nome del profitto, rappresenta l’orrendo fenomeno dei desplazados cioè dei profughi interni. Soltanto nelle periferie di Bogotà, sono confinati più di due milioni di desplazados, costretti a vivere come mendicanti e puniti, per questo, dalla giustizia statale applicata dai militari. I militari e i paramilitari, in lotta per il controllo del territorio, si accaniscono contro gli Indios detenendoli illegalmente, aggredendoli, minacciandoli e compiendo attentati, impedendo la loro libera circolazione e il loro transito attraverso una parte molto ampia del territorio, limitando il loro accesso alle fonti di sostentamento. La sicurezza alimentare della comunità indigena è seriamente a rischio. I gesuiti di Justitia y Pax denunciano che nella regione del Cauca operino elementi dell’esercito travestiti da paramilitari e che siano particolarmente operativi nelle attività di desplazamiento. La strategia del Governo, nella dinamica di sfruttamento del territorio, è creare destabilizzazione nella lotta tra fazioni. Si mira a distruggere le ultime realtà aborigene utilizzando la più barbarica, brutale violenza, fingendo di combattere il narcotraffico, da cui, invece, si ricava ricchezza. Nella pratica di annientamento colonialista dei territori collettivi delle comunità native della zona di Murindó, è stata gravemente colpita la popolazione indigena, vittima di violenze ed omicidi selettivi, assedi, reclutamenti forzati, detenzioni arbitrarie, desplazamientos di massa e intimidazioni contro ogni forma di organizzazione rappresentativa. L’attacco indiscriminato contro i villaggi delle popolazioni indigene ha come effetto il desplazamiento d’intere comunità e l’atomizzazione delle coltivazioni illecite. A seguito dell’acuirsi dei conflitti militari nella Sierra Nevada di Santa Marta e nella Serranía del Perijá, i Cabildos indigeni hanno richiesto la visita di una missione internazionale di carattere umanitario, per tentare di denunciare un’emergenza che a troppi potentati conviene tenere taciuta. L’appello è stato accolto dall’“Ufficio dell’Alto commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite” e dalla OIM (Organizzazione Internazionale delle Migrazioni) che hanno inviato nella regione propri osservatori, senza, però, poi, nemmeno proporre una qualsiasi forma di azione, in opposizione agli abusi. La missione ha registrato: “l’incremento delle azioni armate, la sostituzione delle autorità statali con quella degli attori armati, i processi di desplazamiento silenzioso, le fumigazioni indiscriminate, l’ignoranza e l’indifferenza del Paese per ciò che sta accadendo nel dipartimento del Cesar, non solo ai popoli indigeni ma anche alla popolazione contadina e urbana” (Utopia N. 9, settembre 2000, pagg. 21–23). Inoltre “l’installazione di check-point da parte delle autodefensas per eseguire omicidi, impedire i liberi spostamenti della popolazione, per sequestrare beni alimentari e ridurre la possibilità di approvvigionamento” (Utopia N. 9) . L’osservazione internazionale ha segnalato il desplazamiento massiccio e forzato di famiglie di varie comunità verso la città di Valledupar, dove sono state relegate in zone marginali, prive di infrastrutture e servizi basici, mentre le autorità locali non hanno organizzato alcun programma di accoglienza sanitaria ed educativa. “L’esercito nazionale effettua pattugliamenti utilizzando militari con il volto coperto da passamontagna: il che viene interpretato come una prova di connessione con i gruppi di autodefensas. Si presenta il reclutamento forzato dei giovani da parte di tutti i gruppi armati, mentre le donne giovani sono sottoposte a pressioni da parte dei gruppi armati per svolgere il compito di informatrici” (Utopia N. 9) . Ancora “il popolo Yukpa è in un processo accelerato di estinzione di fronte all’indolenza dello Stato”. Con la scusa di combattere il narcotraffico — da cui trae beneficio — e darsi una verniciata di legalità, lo Stato, attraverso i suoi militari, distrugge le coltivazioni di yuca, mais, banano e caffè delle comunità, avvelenandole con le fumigazioni, mentre dichiara ufficialmente di voler mettere fine alle coltivazioni di papavero da oppio dei coloni nella Serranía. L’azione militare ha colpito tutte le riserve indigene della regione. Oltre che con le fumigazioni chimiche, i militari hanno aggredito i villaggi indigeni bombardandoli. In Antioquia vivono circa 16.000 indigeni, appartenenti a 4 gruppi etnici: gli Embera, i Chamí, i Tules e i Senúes, su un territorio di 300.000 ettari di boschi naturali e selva. Gli indigeni antioqueños hanno proprie autorità amministrative (chiamate sailas tra i Tules e cabildos tra gli altri gruppi etnici) da 15 anni raggruppate nell’Organización Indígena de Antioquia (OIA), a sua volta parte dell’Organización Nacional Indígena de Colombia (ONIC).Gli indigeni stanno tentanno di opporsi allo sfacelo devastante imposto con la morte e la distruzione dal progresso democratico e legale delle multinazionali e dei militari di Stato. Ne ricevono in cambio solo persecuzioni, carneficine, devastazioni territoriali. Nel silenzio progressista internazionale. Nel silenzio legale internazionale. Lo sfruttamento distruttivo degli elementi naturali ha conseguenze proporzionali e devastanti anche per le realtà etniche. Gli indigeni sono costanti vittime dell’alterazione dei modelli culturali e della sospensione del sistema tradizionale, del desplazamiento forzato della popolazione, delll’inondazione delle terre maggiormente fertili e della distruzione dei luoghi sacri del territorio. “Le nostre comunità hanno dovuto lasciare le riserve e spostarsi verso i centri urbani o verso il vicino territorio di Panama. L’attenzione statale in materia di salute ed educazione si è fatta ancora più precaria e si è registrato un crollo nella qualità della vita in generale. Le sempre più frequenti operazioni di fumigazione delle forze armate hanno pregiudicato il territorio e la salute”. La devastazione ambientale procede accanto ai processi di disgregazione sociale e dei valori culturali tradizionali indigeni. “Si stanno generando alti gradi di violenza tra le giovani generazioni, ci sono attacchi, furti, dispute e morti, ed è il sangue indigeno dei nostri figli che sta pagando la bonanza di quest’affare”. (Rapporto presentato dalla Orewá a Quidbó, nel día de la raza). L’OIA denuncia i continui crimini commessi dai militari di Stato contro le comunità indigene. Si tratta, a tutti gli effetti, di una vera e propria strategia di morte selettiva, in nome della legge e col beneplacito della comunità internazionale, democratica e legale. “I nostri territori sono stati convertiti in un carcere, in un campo di concentramento, dove moriamo per fame, denutrizione, mancanza di vaccini e attenzione medica, paura, incertezza, solitudine. Queste fatti stanno causando lentamente il genocidio del popolo Embera” (Organización Indígena de Antioquia). Da un punto di vista legale, le violenze praticate dai militari vengono giustificate come conseguenza del narcotraffico, quindi, non solo tollerate, ma difese, nonostante la questione della droga venga usata per coprire la realtà impresentabile della sistematica violazione di tutti i fondamentali principi dei Diritti Umani. Oltre le giustificazioni legali, lo stillicidio dei morti ammazzati e delle stragi è costante, mentre i militari e i paramilitari godono di impunità di Stato. Ciò che giustifica in sede legale e statale l’arroganza dei militari è la loro indiscussa impunità, dato che, in Colombia, la giustizia è poco più di una burla, per una precisa scelta politica. Tutte le prove a carico dei militari, colpevoli e responsabili delle più brutali forme di assassinio e tortura, cedono di fronte all’omertà dei giudici, dato che i militari sono assassini di Stato. I giudici non si espongono, i famigliari delle vittime subiscono ritorsioni, salvo poi essere a loro voltà accusati di omertà dai giudici che vogliono mantenere lo spettro della legge. Legge corrotta oltre ogni forma possibile di corruzione. Un esempio, su troppi altri casi di vergogna di assassini di Stato. Le comunità dei fiumi Sinú, Verde e Beguidó hanno presentato un’azione di tutela contro la “Empresa Urrá” (impresa di realizzazione di una devastante centrale idroelettrica, in opera alla società russa Energomachexport e alla società svedese Skanska Conciviles) e il municipio di Tierralta, per denunciare la violazione dei propri diritti fondamentali oltre che la desolazione ambientale e la devastazione sociale. Si sono presentati al Tribunale superiore di Córdova, che, in nome della legge, si è dichiarato “organo non competente”, così come la Corte Suprema d’appello. Amarissima ironia della delinquente legge dello Stato assassino: Urrá è una parola Embera e significa “piccola ape”. Il sistema di realizzazione della centrale idroelettrica sul Río Sinú, nel territorio della riserva indigena, si è impossessato di un termine della lingua nativa. “Un’opera dal devastante impatto ambientale denominata con un elemento della nostra cultura, non come mezzo di riconoscimento ma bensì di sottomissione”, denunciano le comunità indigene. I lavori per la costruzione della centrale hanno causato lo sterminio dei pesci del fiume e della sua conca e hanno distrutto la comunicazione fluviale tra l’alto Sinú e la savana della regione di Córdoba. Inoltre, hanno generato una spirale di inaudite violenze, dagli omicidi dei leader indigeni, agli esodi di intere comunità, all’impoverimento più drastico e generale. 
      Le voci di denuncia dei Gesuiti e dei Francescani cadono nel vuoto dato che USA e Europa (detentori di quella forma di civiltà che meglio vende di questi tempi), per il traffico d’armi e di droga, hanno stretti rapprti commerciali con la Colombia. Mentre tutto tace e acconsente, l’esercito e i paramilitari sono responsabili almeno del 90% delle uccisioni, in Colombia. Mentre tutto tace e acconsente, in Colombia, girano strani intrighi sotto l’ala della polizia che va fiera della propria immunità di Stato e fa sfoggio della propria arroganza. Uno su tutti, il procuratore militare Diego Rafael de Jesus Coley Nieto, padrino della mafia delle polizie colombiane, tanto che anche il narratore Garcia Marquez lo cita come esempio di suprema illegalità. Coley Nieto, che sempre proscioglie ogni militare sospettato, salva la corporazione militare col salvacondotto di innocenza. Quegli stessi militari che eradicano la vita, in nome della legge del vantaggio e del profitto. In nome della legge, nei combattimenti tra forze armate, gruppi guerriglieri e paramilitari, la popolazione viene utilizzata come scudo umano e resa bersaglio di mitragliamenti e bombardamenti. In nome della legge, il governo colombiano fa intervenire l’esercito in Sierra Nevada per sloggiare con la forza le popolazioni indigene e permettere l’utilizzo massiccio del glifosato, composto chimico altamente cancerogeno, utilizzato in forma massiccia su tutto il territorio della Colombia dalle forze armate nazionali e da alcune società private nordamericane. I mezzi aerei delle forze armate hanno colpito le riserve di Awá, nel dipartimento di Nariño, con le fumigazioni del composto cancerogeno glifosato.
      In nome della legge, le comunità indigene continuano a subire, nel silenzio internazionale, le indiscriminate, distruttive campagne militari di eradicazione chimica e fumigazione delle coltivazioni alimentari, realizzate dal governo colombiano con la collaborazione delle agenzie degli Stati Uniti, con conseguenze di morte per i raccolti, la salute di adulti e bambini e con contribuito di morte all’erosione e all’infertilità della terra. “La fumigazione indiscriminata ha lasciato queste comunità senza i loro alimenti mentre le sostanze tossiche sono arrivate anche in ampie aree di bosco umido tropicale primario, in terre non adatte per l’agricoltura, però nelle quali s’incontrano specie animali commestibili e diverse specie vegetali base nella nostra medicina tradizionale”, lamentano i superstiti. In nome del profitto, tutte le comunità discendenti dai nativi sono vittime di uno scontro impari. In Colombia, la distruzione degli indigeni è stata particolarmente drammatica. Il conflitto, voluto e mantenuto strategicamente, e i sistemi distruttivi del modello economico neoliberale attaccano e distruggono proprio le loro ultime comunità superstiti. In nome del profitto, nonostante la costituzione colombiana del 1991 riconosca (nominalmente) agli indigeni il diritto alla titolazione collettiva dei loro territori ancestrali, la grande rilevanza economica delle terre, determina la messa in atto di un vero e proprio processo di pulizia etnica, al solo scopo di soddisfare l’interesse dei più grossi e spietati gruppi transnazionali. In nome del profitto, gli Embera Katío e i Chamie sono le vittime più colpite dai devastanti megaprogetti di sfruttamento delle risorse idriche realizzati da imprese private nazionali e internazionali.
      Mentre la guerra, giustificata dalla legge, prosegue nell’indifferenza generale, i superstiti indigeni Chibcha, del dipartimento del Cesar, dichiarano: “Noi siamo, per essenza e cultura, uomini e donne di pace. (?) Al principio si assegnò ad ogni popolo una legge, una lingua ed un territorio, perché ne avesse cura e compisse la propria missione di popolo. Gli indigeni della Sierra Nevada di Santa Marta hanno la missione di preservare l’equilibrio non solo nella Sierra, ma anche di tutta la Natura; e gli esseri umani fanno parte di questo equilibrio. La Sierra rappresenta una Kankurwa (il tempio sacro) che è il centro cerimoniale. Questa terra è un tempio sacro, che non deve essere violato né utilizzato per fini differenti da quelli di residenza dei quattro popoli che vi abitano e adempimento della legge dell’origine. Il nostro territorio è delimitato dalla linea nera, che è una linea immaginaria che circonda la Sierra e definisce i luoghi importanti di scambio e lavoro spirituale dei nostri Mamos per rispondere alla natura e mantenere l’equilibrio. È per questo che non dobbiamo uscire dalla nostra terra e da questi limiti perché staremmo abbandonando la nostra missione e tutta la nostra cultura”. Quanto diverso invece è lo sprone maligno della conquista monetaria planetaria. In nome della legge, sul monte Inarwa (Alguacil), luogo sacro per gli indigeni, l’esercito nazionale ha montato una base militare e numerose antenne radio. L’occupazione militare continua a provocare violazioni gravissime e conseguenze socioambientali nefaste. Com’è illuminante ascoltare un mito nativo per capire cosa spinga gli assassisi di questi popoli e quali malefici interessi muovano gli Stati e le loro leggi autogiustificative. Il popolo Embera ha per tradizione un vincolo indissolubile col territorio ancestrale e considera che solo in esso sia possibile la vita. Mentre l’internazionalità legale ed economica la sa lunga nel rendere impossibile la vita. Il mito Embera dice: “Karagabí (il Creatore) diede l’acqua al mondo, affinché la formica egoista Jenzerá non la monopolizzasse. Per questo, Jenené (l’albero grande del bosco), fece uscire l’acqua affinché la gente, i pesci e gli animali potessero bere e vivere. Oggi Jenzerá desidera ancora una volta monopolizzare l’acqua; gli si oppone la lotta degli Embera, nuova Jenené, fonte di vita”.Chi è rimasto ad opporsi allo sterminio degli Embera contro la monopolizzazione? Mentre gruppi finanziari internazionali tramano per una totale legittimazione politica del paramilitarismo, reclamandone un’attiva partecipazione di trattativa con le autorità istituzionali. Mentre la realizzazione di megaprogetti distruttivi d’ogni forma di vita sono la base delle politiche economiche e militari del secolo.
      Gli interessi economici che agiscono in Colombia sono molteplici e di rilevanza geostrategica. Il governo colombiano persegue la strategia della privatizzazione, distruggendo popoli e territori, scatenando assassini armati, assolti dalla legge dello Stato, avvantaggiando i poteri economici internazionali, per esempio, della transnazionale texana Reliant, con vasti interessi in Brasile, Venezuela, Salvador e Messico, della texana Enron e della Texas Petroleum — Texaco. Senza dimenticare la Shell alleata della Texas Petroleum e in opposizione finanziara a BP-Amoco ed Esso-Mobil. I gruppi Enron e Reliant sostengono direttamente l’operazione di mercato di Shell e Texaco, con l’appoggio di George Bush e del colombiano Andrés Pastrana, accondiscendente con gli imprenditori del petrolio e dell’energia nordamericani e solerte a difenderne gli interessi. Tutto di guadagnato anche per i gruppi finanziari colombiani: Sarmiento Angulo (con la Corporación Financiera del Valle), Santodomingo e il Sindicato Antioqueño.
      La voce di denuncia dell’Organización Indígena de Antioquia, assediata da militari e paramilitari, continua a rendere noti crimini, violazioni, abusi, rimanendo sempre più inascoltata. “Lo Stato non è mai intervenuto per prevenire crimini e violazioni. Al contrario ha sospeso il processo di attribuzione delle terre e il risanamento dei territori indigeni, promuovendo grandi progetti e opere infrastrutturali senza consultare i popoli interessati, violando i diritti sanciti dalla Costituzione, non compiendo atti concreti nella lotta contro l’impunità di chi viola i diritti umani” (rapporto pubblicato dall’OIA, nel quale si testimoniano le violazioni al diritto internazionale umanitario, registrate negli ultimi anni).
      I movimenti indigeni tentano, nonostante i selvaggi maltrattamenti governativi statali e militari, di continuare ad affermare i loro diritti primordiali e ancestrali. Ma il potere internazionale monetario di sfruttamento mafioso e assassino è troppo armato e ben tutelato. Il governo di Uribe, oltre a praticare una selvaggia politica di tagli ai costi sociali e di privatizzazione di tutte le risorse, è sempre più legato ai paramilitari. Com’è possibile che vengano perseguiti gli assassinii militari più efferati se la presidenza dello Stato opera attraverso la polizia e l’esercito? I diritti ancestrali indigeni continuano a venire abusati. In nome dello sfruttamento intensivo e indiscriminato del territorio. Ogni forma di manifestazione in difesa della Terra viene brutalmente messa a morte dall’invio statale dei Carabineros e degli Escuadrones Moviles Antidisturbios. Di regola i manifestanti vengono, nella migliore delle ipotesi, calpestati dalla Cavalleria dell’esercito. Con la silenziosa acquiescenza della democrazie trafficanti internazionali. Uribe, forte del sostegno internazionale, dopo la sua rielezione, ha rifiutato di sottoscrivere la Dichiarazione Universale dei Popoli Indigeni presso le Nazioni Unite. E queste ultime, mute.
      La Comunità Politica di Avanguardia denuncia l’illegalità sistemica Colombiana riconoscendola legittimata surrettiziamente dalla più generalizzata illegalità unica internazionale. La Comunità Politica di Avanguardia si oppone all’illegalità sistemica Colombiana, rivendicando giustizia per tutti quelli che sono stati assassinati dalla polizia di Stato e che continuano a venire perseguitati e uccisi dagli sterminatori in armi e divise pubbliche e private, nazionali e internazionali.
      Perché il mondo non sia tanto ingiusto e violento.

      Laura FOGGIATO

      Note:

      Fonti documentarie e testimonianze:Antonio Mazzeo, “Violazioni dei diritti indigeni e distruzione delle risorse”, http://www.terrelibere.org/violazioni-dei-diritti-indigeni-e-distruzione-delle-risorse

      Corriere della sera (archivio)

      Rivista Anarchica: Guido Piccolo

      http://www.redcolombia.org

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    Alessandro ha detto:

    Annalisa hai ragione. Sono uscito fuori tema.

    E’ che veramente mi prende male perchè ogni volta che navigo su blog italiani dedicati all’ America Latina, quando si tocca il tasto Colombia solo noto critiche o pareri sfavorevoli ad Uribe, il suo staff o al loro operato.
    Sui blog italiani si tende infatti sempre a prendere in considerazione le parti negative di questo governo e spesso a ingrandirle(al contrario di quanto succede quando si parla di Chavez..).
    Mi sembra, diciamo, che vi sia uno sbilanciamento. Anche consideranto che la situazione in Colombia prima di Uribe era molto, ma molto peggiore. (per farvi un esempio 10 anni fa dove vivo io era impensansabile comprare una casa, ora vi è un boom immobiliare con grandisima richiesta da parte di europei e israeliani).

    Per quanto mi riguarda non ho piacere di darvi i dettagli del mio lavoro. Diciamo che mi occupo di Agricoltura urbana, anche se per poco ancora probabilemte, visto che la paga come insegnante di Italiano che mi hanno proposto sarebbe molto più alta…

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    Annalisa ha detto:

    Alessandro, non credi che dicendo che ci sia un “boom immobiliare con grandissima richiesta da parte di europei e israeliani non voglia affatto dire che in Colombia si stia molto meglio?” E per Colombia non intendo le classi 5 e 6..

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    Alessandro ha detto:

    Se non fosse chi si sta meglio come livello di vita, dei servizi e della sicurezza, come avrei potuto affittare io una casa qui?

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    Gianluca Bifolchi ha detto:

    Per il signor Alessandro

    nel mio precedente messaggio ho detto che il paramilitarismo uribista ha fatto probabilmente più vittime della repressione di Pinochet. Questa affermazione può essere accettata o confutata, dato che le testimonianze prodotte dalla Ley de Paz y Justizia stanno facendo emergere dimensioni da olocausto per il fenomeno dei desaparecidos e delle fosse comuni, e in
    ogni caso ci sono le cifre.
    Lei ignora compleatamente il problema, non le interessa né accettare né confutare, preferendo fare un inno a Uribe che a Bogotà sta facendo fare i salti mortali al mercato immobiliare.
    Essendo qui un ospite ritengo di dover esercitare un po’ di autocontrollo nell’usare etichette, e quindi mi astengo da ulteriori osservazioni sulle sue posizioni.
    Mi limiterò a riportare una citazione nella quale mi sono appena imbattuto chiarendo per esigenze di netiquette che mi sto riferendo ad Uribe e non personalmente a lei.

    “…auguraban ya la extinción del corazón humano –será sólo un hueco lo que simulará latir bajo el pecho de los hombres demo-fascistas…” (García-Olivo P. (2005). El enigma de la docilidad.

    Editorial Virus. España. Pág. 60).

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    Gennaro Carotenuto ha detto:

    Non ricordo più se Uribe abbia oggi un indice di popolarità dell’80 o del 90%. Nessun giornale si permette di discutere questo dato, anzi lo ripetono continuamente, e si capisce perché.

    E’ divertente però notare che quelli che si riempiono la bocca di tali numeri sono gli stessi che considerano (giustamente) irreali i dati sul consenso a Cuba che secondo alcuni altri (che pure criticano quelli del consenso su Uribe) sarebbe del 98%.

    I primi sono anche quelli che si spellano le mani per la crescita economica in Colombia che è più o meno quella di tutto il continente, ma è più bassa di quella venezuelana o anche cubana, sulle quali però c’è il silenzio. Che strano no? Il 5% fa parlare di miracolo economico e col 10% magari, ma in un paese malvisto, tutti zitti.

    “Dovreste vedere come lo amano…” ha scritto l’amico dalla Colombia riferendosi ad Uribe. Ma che è? Padre Pio?

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    Francesco ha detto:

    Ho firmato finalmente anch’io, e ripubblicato.

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    Elisa Da Costa ha detto:

    No comment.

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    M.C. ha detto:

    Gennaro Carotenuto dovrebbe, prima di scrivere sciocchezze, prendere in considerazione i seguenti fatti. 1) L’indice di gradimento di Uribe – che, a quanto pare, è oggi dell’84 per cento – è stato calcolato tale dalla Gallup Colombia, il cui presidente, Jorge Londoño, ha dettagliatamente spiegato in una conferenza stampa attraverso quali metodi di ricerca è giunto a questa conclusione. Sono metodi sbagliati, contraffatti? È possibile. Ma credo che, a questo punto, tocchi a chi, come al Carotenuto, li contesta, spiegare dove stia il trucco. 2) Gli unici che calcolano al 98 per cento il consenso verso il regime castrista non sono “alcuni” – come con calcolata genericità scrive il Carotenuto – ma, ovviamente, gli stessi castristi. I quali queste percentuali le definiscono per decreto legge, senza alcun bisogno di selezionare le metodologie di ricerca. Anzi, senza ricerche di alcun tipo. La cosa davvero divertente – o, se si preferisce, un po’ patetica, è, in realtà, il tentativo di attribuire a “complotti mediatici” di varia natura il fatto che Uribe sia oggi un presidente molto popolare. E che sia popolare proprio in virtù della politica detta della “sicurezza democratica”. O, per dirla più brutalmente, grazie alle Farc ed all’odio – sentimento dalle medesime Farc seminato in abbondanza — che queste ultime oggi raccolgono in tutti gli strati sociali colombiani. Anch’io sono convinto che Uribe sia una iattura. Ma non è certo ignorando la realtà che lo si può combattere.

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    Gianluca Bifolchi ha detto:

    Prima e dopo la crisi delle Ande Rafael Correa è passato dal 60 al 72 per cento di gradimento.
    Dai computer di Reyes risulta che è l’istituto demoscopico delle FARC che fa le interviste e elabora i dati.

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    Gianluca Bifolchi ha detto:

    Dimanticavo. L’indice di gradimento è un concetto democscopico assai astratto, e da sondaggi fatti fare da Uribe per la campagna a favore delle modifiche costituzionali per la seconda rielezione i Colombiani che affermano che voterebbero per lui scendono intorno al 60%.
    Leva i soldi del Plan Colombia e Uribe diventa solo il forte candidato dei narcos.

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    M.C. ha detto:

    Ho provato a prendere il 60 per cento dei colombiani che voterebbero per Uribe ed ho diligentemente sottratto I soldi del Plan Colombia. Ma il risultato che ottengo (ho ripetuto l’operazione diverse volte) e sempre lo stesso: Gianluca Bifolchi vaneggia. Sarebbe interessante sapere dallo stesso Bifolchi come ha fatto, usando i medesimi fattori,ad arrivare alla conclusione che “Uribe è solo un forte candidato dei narco”.

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    Maria Rita D'Agosto ha detto:

    Aderisco con tutta me stessa sempre più inorridita, ma non abituata, a quando accade.

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    Gennaro Carotenuto ha detto:

    Neanche a farlo apposta oggi lavoravo un saggio di Lars Schoultz: Human rights and United States Policy toward Latin America, Priceton University Press, 1981.

    Ebbene Lars Schoultz ricordava come la Gallup avesse come primo committente in America latina il governo presieduto da Augusto Pinochet.

    La storia è simpatica perché per diventare “fornitore” di sondaggi di casa Pinochet, la Gallup fu l’unica a produrre un sondaggio (“sbagliato, contraffatto? È possibile”) che diceva che due terzi dei cileni erano felici con Pinochet. Era il 1975.

    Da quel giorno la Gallup guadagnò molti soldi con Pinochet. Tutti favorevoli.

    “La cosa davvero divertente – o, se si preferisce, un po’ patetica” è che c’è chi crede (o fa finta di credere) che la Gallup, che sia Uribe o Pinochet, sia più seria di chi stabilisce per decreto quanti a Cuba sono a favore del governo.

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    Alessandro ha detto:

    Sig Carotenuto, io a differenza di voi non sono un esperto di sondaggi, ne pretendo di esserlo.
    Posso solo dire due cose, che ho vissuto sulla pelle, in prima persona e non per sentito dire:

    1– Ho un amico contrario ad Uribe (ma comunque ed ovviamente non pro-farc..) che lavora al DANE, e lui stesso un 15 giorni fa mi disse (do una traduzione quasi testuale):
    “non c’è un c***o da fare Uribe, se si votasse oggi, stravincerebbe. Affanculo Chavez e quell’ i****a di un equatoriano, che con sta crisi solo l’ hanno rinforzato”

    2– Vista la vicinanza geografica, mi sono recato 3 volte a Cuba tra l’ hanno scorso e quest’ anno. Bhé, io non so voi, ma io non ho mai trovato un tassista, un gestore di un bar, un cameriere, o un “garzone” che parlassero bene del governo.
    Provate a entrare in cofidenza con un cubano ed a dirgli:
    “o, ma tanto qua tra un po il regime crolla, e dopo te ne potrai andare” la risposta che chiunque dice (CHIUNQUE) è sempre la stessa:
    “magari, sono anni che voi europei ci dite cosi! E qua non cambia mai niente di sta merda!”

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    M.C. ha detto:

    Adorabile Carotenuto! Dunque la prova dell’inattendibilità dei sondaggi Gallup colombiana andrebbe ricercata in un’inchiesta che la Gallup Cilena condusse in Cile 33 anni or sono…Che dire? Mi ha convinto. La popolarità di Uribe è soltanto una prezzolata invenzione. La Gallup non è seria. E certo non sono seri i cubani che, per decreto, hanno stabilito che il livello di popolarità del loro governo non può comunque scendere sotto il 98 per cento. Ma con il suo ultimo post il buon Carotenuto è sicuramente riuscito – in fatto di mancanza si serietà – a batterli entrambi. Bravo.

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    Francesco ha detto:

    Alessandro, c’è una cosa che mi sfugge. Correa sarebbe un’i****a perchè non accetta che un paese straniero invada, bombardi e uccida sul territorio ecuadoriano? Correa sarebbe un’i****a perchè ha fatto ciò che il governante di un qualunque paese realmente sovrano farebbe? Ma come pensi che avrebbe reagito Uribe a parti invertite? Pensi forse che sarebbe stato con le braccia conserte, magari invocando altre bombe?
    E cosa diresti se domani la Francia bombardasse Ventimiglia e facesse una ventina di morti? Ovviamente Prodi o chi per lui non dovrebbe reagire, giusto?
    Ma ti rendi conto di quello che dici????? L’Ecuador cos’è una colonia della grande Colombia?

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    salta70 ha detto:

    altri tre parlamentari colombiani sono finiti in carcere nell’indagine della parapolitica. Siamo arrivati, se i miei conti non sbagliano, a 65 membri del
    Parlamento finiti sotto inchiesta, ed almeno 26, fra deputati e senatori, incarcerati.
    Ah, dimenticavo, sono quasi tutti appartenenti alle formazioni che sostengono il governo. Neppure in Italia sappiamo fare meglio.

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    nic ha detto:

    @Gennaro Carotenuto. Credo che M.C. abbia ragione. Citare le inchieste che Gallup Chile fece per il governo negli anni ’70 non ha senso per due motivi. Il primo: proprio per la sua col lateralità con il pinochetismo la Gallup Chile perse la sua affiliazione con Gallup International e la recuperò solo nell’82 quando cambiò gestione. E fu proprio nella sua ritrovata veste indipendente che nell’88 la nuova Gallup Chile pronosticò la sconfitta di Pinochet nel referendum costituzionale. Secondo motivo: quali che siano state le vicende cilene negli anni ’70, oggi le periodiche inchieste di Gallup Colombia non sono commissionate dal governo e sono, in genere, ritenute credibili . La cosa può fare schifo (e a me lo fa). Ma Uribe è davvero un presidente molto popolare. Non so se nascondere la testa nella sabbia come gli struzzi sia divertente o patetico. Ma certo è che non serve a nulla.

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    Gianluca Bifolchi ha detto:

    MC: Sarebbe interessante sapere dallo stesso Bifolchi come ha fatto, usando i medesimi fattori,ad arrivare alla conclusione che “Uribe è solo un forte candidato dei narco”.

    Rispondo: E’ semplice, si applica l’equazione Mubarak d’Egitto, corretta con tutti i noti coefficienti Pepe Escobar, Cartelo di Medellin e Cartello di Cali con cui la famiglia Uribe ha una vecchia e nota liaison. Risultato: Alvaro è il forte candidato dei Narcos.
    E’ il suo vero fattore competitivo e ciò che lo distingue rispetto a un Alan Garcia qualunque.

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    salta70 ha detto:

    Normalmente Invamer-Gallup trabaja asì: llama por telefono 1.000 personas que viven en Bogotá, Cali, Medellín y Barranquilla. ¿Serà la manera mejor de sentir el puslo de los colombianos?
    Como ejemplo, la multinacional mantuvo durante toda la campaña a la alcaldía de Bogotá el que la victoria sería del candidato conservador y ex alcalde de la ciudad Enrique Peñalosa. Sin embargo, los resultados finales fueron apabullantes. Samuel Moreno, candidato del izquierdista Polo Democrático Alternativo, se imponía con 43,7% de los votos frente al 28,1% que obtuvo Peñalosa.
    Y por terminar recientemente Vicente Martínez, miembro de la Asociación Colombiana de Sociólogos dijo: “Las encuestas políticas en Colombia no se han caracterizado precisamente por su imparcialidad. Gallup es un fiel ejemplo de esta realidad”.

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    Gianluca Bifolchi ha detto:

    Nic: Ma Uribe è davvero un presidente molto popolare. Non so se nascondere la testa nella sabbia come gli struzzi sia divertente o patetico. Ma certo è che non serve a nulla.

    Io non credo che i sondaggi siano truccati, o che lo siano eccessivamente. Mi infastidisce solo che si celebri la popolarità di Uribe dimenticando che è un uomo che ha un enorme potere intimidente e che è il sifone attraverso cui gli USA pompano nell’economia nazionale una quantità di denaro equivalente a quella che va in Israele e in Egitto. Cos’ha in mano l’opposizione legale per opporsi a questo stato di cose? Il problema della parapolitica è dibattuto su tutta la stampa latinoamericana meno che su quella colombiana. Credi che sia un caso?

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    Alessandro ha detto:

    Francesco ma sai fare a leggere?! non è una citazione mia, ma di uno che lavora al DANE!

    ho pure scritto:
    “Ho un amico contrario ad Uribe (ma comunque ed ovviamente non pro-farc..) che lavora al DANE, e lui stesso un 15 giorni fa mi disse (do una traduzione quasi testuale): ecc..”

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    M.C. ha detto:

    Gianluca , la mia impressione è che tu sia un lettore distratto. Le cose migliori sulla parapolitica sono state pubblicate proprio dai media colombiani. Ed è proprio per questo che la Colombia ha forse il più alto numero di giornalisti assassinati del mondo. Tutte le critiche ai metodi della Gallup colombiana sono legittime purché ci si attenga ai fatti (salta70 ne ha indicati alcuni, anche se qua e lá distorti) e non si usi, come fa quel buontempone di Carotenuto, un inchiesta condotta 33 anni fa in un altro paese. Non v’è dubbio che, come tu scrivi Uribe abbia un grande potere d’intimidazione (La Semana proprio a questo dedica la sua ultima copertina). Ma la Gallup non è l’unica a misurare una popolarità le cui origini – la “mano dura” contro le impopolarissime Farc e contro la violenza diffusa – sono del tutto evidenti . E, tuttavia, non è vero che tutti i giochi sono già fatti. proprio l’elezione di Samuel Moreno a Bogotà (travolgente nonostante l’ “empate tecnico” tra lui e Peñalosa pronosticato da Gallup) dimostra che l’opposizione, quando si muove con intelligenza, può – contrariamente a quel che tu pensi – fare molto. Può, anzi, addirittura vincere. Basta che, come dice Nic, non nasconda la testa sotto la sabbia.

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    Gianluca Bifolchi ha detto:

    MC: E, tuttavia, non è vero che tutti i giochi sono già fatti. proprio l’elezione di Samuel Moreno a Bogotà (travolgente nonostante l’ “empate tecnico” tra lui e Peñalosa pronosticato da Gallup) dimostra che l’opposizione, quando si muove con intelligenza, può – contrariamente a quel che tu pensi – fare molto. Può, anzi, addirittura vincere. Basta che, come dice Nic, non nasconda la testa sotto la sabbia.

    Rispondo: Se un anno fa un peone di Totò Cuffaro fosse spuntato qui a dire che il suo nume tutelare è l’uomo più popolare della Sicilia, sarebbe stato ben difficile dargli torto.
    Questo però non avrebbe incrementato di molto la mia stima verso Totò e il suo peone.
    Bene, mi prendo la responsabilità di dire che la base personale del potere di Alvaro Uribe è qualcosa di molto più fetido e sinistro di quella che è alla base della popolarità di Totò Cuffaro.
    Sondaggi taroccati o meno, nessuno “nasconde la testa sotto la sabbia”, e nega l’innegabile, cioè che Uribe è un leader molto popolare.
    Il problema è se si vuole analizzare, con Uribe come con Cuffaro, la struttura di questo potere, o se dobbiamo solo levarci il cappello di fronte a tanta legittimazione democratica.
    Il fatto che anche la Borsellino, sulla carta, avrebbe potuto battere Cuffaro, non assolve Cuffaro e le sue connivenze.
    Quanto al presunto odio per le Farc che ci sarebbe nella società colombiana, andrebbe ricordato che le coopersative CONVIVIR nacquero con l’obiettivo, tra le altre cose, non di combattere le Farc, ma di erodere la loro basi di consenso nelle zone rurali con una strategia di terrore. Il fatto che le rappresaglie naziste per le azioni partigiane non abbiano alienato la popolazione civile contro il movimento partigiano italiano, non dovrebbe far dimenticare che da noi la Resistenza durò meno di

  39. avatar
    Gianluca Bifolchi ha detto:

    beh il messaggio precedente è stato tagliato e io non mi ricordo più quello che volevo dire parola per parola

  40. avatar
    arturo ha detto:

    volete la lista degli agenti segreti di Uribe in Italia ??
    volete la lista dei consiglieri americani che vivono o fanno la spola tra Bogota’ e Washinton ?
    Mentre voi litigate gli agenti lavorano. Anche quelli che raccolgono le firme per segnalarle a Bogota’.
    Certa gente che dice di lavorare con le ong italiane in Colombia per un miserabile compenso sappia che Uribe non paga i leccaculi e che non ha bisogno di avvocati difensori gratuiti. Italiani bulgari del mondo!! Il culo vi trema perche’ sapete bene che i paramilitari o gli squadroni della morte vi prendono quando e come vogliono. Quindi sarebbe meglio stare zitti, occuparsi del proprio lavoro ( ma guarda un po’, una signora di mia conoscenza lavora giusto ad un programma di agricoltura urbana; solo che lei e’ dipendente del Dipartimento di stato e viene adoperata come coordinatrice di programmi sociali in centro america dopo 25 anni di lavoro con la Compagnia!!!!)
    v********o c***one. Magari dormi a casa di Caruso… o no ?

  41. avatar
    Tonio ha detto:

    Arturo ma cosa fumi? Turri gli interventi precedenti condividibili o meno sono stati argomentati e sempre educati.
    Tu mi sembri un povero esaltato ingnorante che parli di gente e cose che neanche conosci..

  42. avatar
    Annalisa ha detto:

    Muchachos, calma por favor..

  43. avatar
    Annalisa ha detto:

    Io invece volevo ringraziare Gennaro Carotenuto per la notizia che ha postato qui, è interessante e rende l’idea anche trent’anni dopo di come generalmente funzionano le cose, certo “modernizzandosi”, immagino a Bogotà o Cali, ora di cena, arriva una telefonate dove si chiede il parere sull’operato di Uribe, suvvia… e questi sono sondaggi seri e affidabili?

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    M.C. ha detto:

    Adorabile Annalisa! Il tuo tentativo di difendere Carotenuto è molto generoso, direi quasi eroico. Ma non cambia la realtà. Il precedente cileno resta ridicolmente fuori tema. Improponibile rimane il parallelo con gli indici di consenso ufficializzati dal regime cubano. Ed anche la tua osservazione sulle “telefonate all’ora di cena”, se mi permetti, fa un po’ ridere. Tutti i sondaggi d’opinione si fanno per telefono. E non vedo quale influenza possa avere l’ora della telefonata (a che ora dovrebbero chiamare, alle due del mattino?). Quello che davvero conta è, mi pare, la qualità della campionatura. La Gallup Colombia è accusata – credo a ragione – di usare campionature che, per distribuzione geografica e di ceto sociale, tendono a gonfiare i risultati a favore d’Uribe. E, per di più d’usare sempre le stesse campionature da ormai troppo tempo. Tutte le critiche, tuttavia, concernono le percentuali degli indici di popolarità misurati da Gallup, non il fatto che – triste ma vero — Uribe sia, comunque, molto popolare.

  45. avatar
    titus ha detto:

    Dei sondagi e dei dogmi

    Uribe avrebbe oltre l’80% di consensi di chi? Dei cittadini colombiani? O degli elettori? Rivolgo una domanda rispettosa a chi potrà rispondermi: qual’è la percentuali dell’astensionismo elettorale?
    Che percentiuale ha votato l’ultima volta?

    I sondaggi, poi, non sono nemmeno un dogma. La Gallup è andata anche nelle zone rurali o si è limitata ai centri urbani? Ha misurato anche l’orientamento pro-Uribe dei 2 milioni di profughi che hanno dovuto abbandonare le loro comunità?

    Se la Gallup è andata a sia nei centri urbani che quelli rurali –e pure in FARClandia– è possibile ignorare la coazione, le violenze ed anche gli omicidi dei paramilitares nelle loro zone?
    Come si crede che i paras abbiano conquistato il potere politico nei comuni, regioni e al senato?
    Gli ha disegnato la campagna elettorale la Gallup?

    Dunque: 80% di che?

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    salta70 ha detto:

    Guardate cosa ho trovato in El Tiempo di ieri rispetto ad una proposta della senatrice governativa, ma un po’ biricchina, Gina Parody, che propone di anticipare le elezioni visto che ormai ci sono oltre 25 deputati e senatori (quasi tutti vicini a Uribe) in carcere per lo scandalo delle infiltrazioni dei paramilitari nelle istituzioni, e altri 65 sono indagati:

    ‘Revocar el Congreso no es el camino’ para resolver crisis de la parapolítica, afirma el Presidente
    ELTIEMPO
    Uribe rechazó la propuesta que adelantan algunos congresistas, como Gina Parody, para adelantar elecciones legislativas.
    “Son saltos que conducen a un gran vacío. O fortalecemos la institucionaldad del Congreso y su institucionalidad, independientemente de sus integrantes, o impulsamos para el país un salto al vacío. Eso último debilita la confianza de los inversionistas”. Perbacco, degli investitori…
    Allora mi sembra che il can can su Ingrid Betancourt sia una monumentale cortina di fumo per coprire problemi non poccoli a casa, no?

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    Annalisa ha detto:

    Cavallini, “adorabile” suona senz’altro meglio di “santa”, come ebbe a dire qualche tua amica tempo fa, anche perchè adorabile lo sono, santa forse meno… -)
    visto che sei in vena di confidenze, volevo dirti che sapendo quanto sia difficile per te restare sereno quando si parla di Cuba o di Carotenuto, immagino che Carotenuto che parla di Cuba sia insopportabile, ma tant’è.. per il resto con un pizzico di acume in più non era difficile intuire l’ironia nel mio commento, volevo dire che immagino come facilmente in Colombia si risponda che Uribe è la manna dal cielo per il paese a qualcuno che telefona a casa tua nel bel mezzo di una cena tranquilla e che evidentemente sa tutto di te. Del resto anche dalle firme dell’appello si vede quanti sono i colombiani che hanno coraggiosamente firmato, mentre purtroppo tantio altri invece hanno scritto dicendo che aderivano pur preferendo non comparire nella lista…e questo la dice lunga, più di ogni sondaggio fasullo della Gallup.

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    M.C. ha detto:

    Hai perfettamente, anzi, adorabilmente ragione, Annalisa. Non ho colto l’ironia del tuo argomentare e, per questo, mi dichiaro colpevole. Avrei dovuto capire subito che quello che scrivi, lo scrivi per farci ridere. Ma sto migliorando: il tuo ultimo post mi ha fatto davvero sbellicare. L’immagine del Gallup-Grande Fratello che terrorizza telefonicamente le famiglie colombiane nel bel mezzo della cena, obbligandole a dir bene di Uribe, è davvero splendida. Più esilarante anche di quell’altra – Facebook è un’agenzia della Cia – che avrei raccontato tempo fa. Anche tu, come il buon vino, migliori col tempo.

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    Disarmonico ha detto:

    E’ anche vero che per ironizzare bisogna avere un metalinguaggio che non molti riescono a conquistare, per condizioni antroposociali.….. Che bello sto pomeriggio vado al Museo Lombrosiano.…

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    V. ha detto:

    …ecco vedi di rimanerci.
    Insieme al tuo metalinguaggio.

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    M Vallejo ha detto:

    Volevo solo congratularmi con le ultime iniziative e notizie che rievocano il dramma terribile dell’altra violenza del paese. Io ho aderito all’appello.
    Mi sento comunque di dissentire (anche se di sondaggi non so niente) nel tentativo di screditare i risultati del sondaggio. Alcuni giorni fa sono stato in Colombia, e forse perche le persone con cui ho a che vedere in Colombia sono di ceto urbano (bogota soltanto) e magari troppo oligarchi per alcuni di questo blog, sicuramente sono elettori attivi e devo dire che non posso altro che confermare il sondaggio. Ho anche tentato di conoscere l’opinione della gente normale richiamando l’argomento Uribe, dal tassista al parrucchiere, la ragazza che fa la manicure, quella che serve i “tintos” e dipendenti delle aziende dove mi recai e vi assicuro che la maggioranza è tremenda.
    Ovviamente sono in disaccordo con Annalisa che questa maggioranza abbia a che vedere con supposti poteri del governo di intimorire le persone, oppure di una agenzia che sa tutto di te, come succedeva quando le farc facevano i sequestri fermando le auto e armati di computer e databases sequestravano la gente.
    Sono d’accordo con Alessandro che incidente di Chavez ed il suo burattino Correa non hanno fatto altro che alimentare questa maggioranza, e poi, l’opposizione in colombia si presta al gioco di Uribe (o con lui o contro di lui) in maniera cosi ingenua che accoglierebbero i guerriglieri delle farc nei loro partiti.

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    Pedro ha detto:

    Me pregunto si el Sr.Vallejo tiene alguna noción de lo que significa el terror de estado.En Colombia, el aparato represivo del estado asesina sitemáticamente a dirigentes sindicales y periodistas que se atreven a alzar la voz frente a los atropellos del gobierno. No es posible realizar una encuesta auténtica donde no existe democracia. Si la mayoría apoya a Uribe … cómo se explica que cada día cientos de colombianos emigren al extranjero en busca de un mejor futuro?

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    M Vallejo ha detto:

    Don Pedro
    Es ese el problema, tratar de oponerse a Uribe en el modo en que ud hace, estigmatizando todo. Yo no estoy desconociendo la violenza contra dirigentes sindicales, ni desconociendo el gravisimo problema. Lo que yo digo es que la oposición podría aprovechar mucho mejor la debilidades de Uribe en lugar de caer en su juego donde uno por mostrar su desacuerdo con Uribe hace oídos sordos a los crimines de las farc, termina hablando de la violencia de estado en toda ocasión y exaltando personajes que el gobierno ha astutamente dibujado como contrarios a Colombia.
    No estoy de acuerdo con la historia que cada dia “cientos” de colombianos emigran… no sé de donde salen todos estos colombianos que emigran. He escuchado solo que las Farc ahora emigran al extranjero pero no he escuchado problemas migración colombiana. Si ud piensa bien, en colombia la oligarquía esta bien, viven bien, la economía va bien no tiene sentido que la gente que tiene las posibilidades de emigran dejen el país.

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    Anonimo ha detto:

    Revise las listas de viaje y comprobará que el exilio colombiano aumenta aceleradamente. Es un dato absolutamente real y no es producto de mi fantasía.Cómo puede asegurar que la economía “va bien” en un país donde existe una guerra interna, la más larga en la historia de Latinoamérica?

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    M Vallejo ha detto:

    Yo creo que se necesita de unas estadisticas mas serias que las listas de viaje para decir que “cientos“de colombiano dejan el pais. Puede ser que la misma gente que sale vuelve y entra.
    Segun ud entonces no se puede hablar de economia que va bien o mal porque hay una guerra? de nuevo estoy en total desacuerdo.
    Segun yo la logica me dice que cuando la economia es sana, hay inversion extranjera en el pais, el problema del secuestro de la guerrilla ha disminuido, las personas que realmente tienen la posibilidad de salir del pais no tienen muchos motivos para hacerlo.
    si ud de verdad encuentra estadisticas buenas, muestremelas, me interesa.

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    Pedro ha detto:

    Según el último censo pulicado por el DANE (Departamento Administrativo Nacional de Estadísitica) que depende del gobierno de Colombia, se estima que 3.331.107.000 ciudadanos residen en el exterior.
    En España, la diáspora colombiana (254.000 personas) ocupa el cuarto lugar como país de origen de inmigrantes legales y superado solo por Marruecos. Rumania y Ecuador.

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    Doppiafila ha detto:

    Mi sono perso gran parte del dibattito, e me ne dispiaccio. Porto il mio “granello di sabbia”, seppur in ritardo. Le inchieste di Gallup sono — come tutte le inchieste — relativamente “piegabili” alla volontá dell’azienda e del committemente. Credo peró (avendole seguite nel tempo) che riflettano una realtá innegabile: presso le famiglie dotate di telefono delle 5 maggiori cittá del paese Uribe é popolarissimo. Secondo me, chi crede che in veritá tutta la Colombia odi segretamente Uribe e che i sondaggi siano solo una manipolazione sbaglia diagnosi — e rischia quindi di sbagliare la cura…
    Quanto ai media colombiani, la mancanza di voci dissonanti é uno dei grand(issim)i problemi colombiani, e non basta una copertina di Semana per colmare il vuoto…
    Saluti, Doppiafila

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    Gianluca Bifolchi ha detto:

    Doppiafila: /Quanto ai media colombiani, la mancanza di voci dissonanti é uno dei grand(issim)i problemi colombiani, e non basta una copertina di Semana per colmare il vuoto…/

    Anch’io ho sollevato la questione dei media colombiani, rispetto alla quale il numero di giornalisti uccisi o costretti all’esilio, non costituisce un argomento decisivo. Al contrario c’è da chiedersi se la lezione non sia servita a rendere docili tutti gli altri.
    Non seguo la stampa colombiana con l’ampiezza e la sistematicità necessarie per avere un’opinione personale basata su cognizione di causa, ma questa accusa è ricorrente negli ambienti giornalistici stessi del paese.
    Ed è certo che sulle agenzie che guardo quotidianamente online (ad esempio novacolombia) il tema della parapolitica è praticamente assente, se non nella forma della cronaca giudiziaria, con gli atti di accusa di connivenza verso questo o quel congressista. Che in realtà è una forma di copertura giornalistica molto limitata, rispetto al giornalismo d’inchiesta.

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    Emanuele ha detto:

    M’associo

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