Breve presentazione della Comunità di Pace di San José de Apartadó

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Comunità di Pace San Josè de Apartado

Testo a cura di Colombia Vive! Onlus

Ubicazione: Municipio di Apartadó, dipartimento (equivalente amministrativo delle nostre regioni) di Antioquia, nord ovest della Colombia, vicino alla frontiera con Panama. Esistono forti interessi economici su quest’area per le sue ricchezze minerarie e non solo.
 
Conflitto armato. Attualmente lo scontro in questo territorio vede contrapporsi la guerriglia delle FARC, le Forze Armate Colombiane ed i paramilitari. A partire dalla metà degli anni novanta, i paramilitari irrompono nella regione applicando la strategia del terrore contro la popolazione civile: nella città di Apartadó chiunque sia impegnato in attività sociali viene visto come un nemico, vengono uccisi politici, insegnanti, giornalisti e maestri; mentre, nelle aree rurali (come San José) tutti i contadini sono considerati potenziali guerriglieri. Attraverso i massacri e gli omicidi mirati, i paramilitari tentano di assumere il controllo di San José de Apartadò e del suo territorio. Le continue violenze e minacce indiscriminate, e l’assassinio dei principali Leader comunitari, causano lo sfollamento forzato dei suoi abitanti.
 
Nascita della Comunità di Pace: Con l’aiuto della Chiesa Cattolica e di alcune ONG, i contadini sviluppano una strategia di neutralità e nonviolenza al fine di difendere la propria vita ed il proprio territorio. Il 23 marzo 1997 si firma pubblicamente la dichiarazione costitutiva della COMUNITÀ DI PACE.
 
La Comunità di Pace di San José de Apartadó è composta da 1300 persone che si impegnano a non partecipare, direttamente o indirettamente, alla guerra, a non portare armi, a denunciare pubblicamente le violazioni commesse da ognuno degli attori armati, a partecipare nelle attività di lavoro comunitario, a non reagire alla violenza con la violenza.
 
Aggressione da parte degli attori armati: Dal 1997, la Comunità di San José ha comunicato pubblicamente le violenze subite: persecuzioni giudiziali attraverso false testimonianze, sfollamenti forzati, stupri e soprattutto l’assassinio di 164 suoi membri. Dopo la sua costituzione, la Comunità di Pace ha denunciato sia la guerriglia, sia le Forze Armate Colombiane, sia i paramilitari per i gravi e ripetuti atti di violenza contro i propri membri, azioni che di fatto disconoscono il diritto dei civili a restare neutrali rispetto al conflitto. In base a queste denunce, sono proprio i gruppi illegali paramilitari quelli che hanno aggredito con maggior intensità la popolazione di San José, con la complicità attiva od omissiva delle Forze Armate. Contemporaneamente, è stata testimoniata anche una durissima pressione economica: i furti del denaro ricavato dalla vendita dei loro prodotti, gli incendi delle abitazioni, i blocchi paramilitari permanenti nella strada che collega San José con il Comune di Apartadò ed i blocchi economici.
 
Nel 2005 si sono registrati vari atti tragici, tra i più gravi ricordiamo:
-          il massacro di 8 persone avvenuto il 21 di febbraio, tra le quali morirono i líderes Luis Eduardo Guerra Guerra , Alfonso Bolívar e 3 bambini di 11, 6 e 2 annidi età;
-          l’occupazione da parte della Polizia della Zona Umanitaria di San Josè, azione che ha spinto la Comunità allo sfollamento tempestivo, poiché il suo principio di neutralità non gli permette di vivere nello stesso spazio con un qualsiasi attore armato, dato che questo la converte automaticamente in obiettivo militare dell’attore armato ad esso contrapposto;
-          l’uccisione da parte dell’esercito di Arlen Salas David, Coordinatore della Zona Umanitaria Arenas Altas, lo scorso 17 di novembre.
 
Nel corso del 2006 è stato denunciato l’assassinio da parte dell’esercito nazionale di Edilberto Vasquez Cardona ex coordinatore della Zona Umanitaria di Arenas Altas, di Nelly  Johanna  Durango, il  massacro del 26 dicembre a la vereda La Cristalina e la continua minaccia di nuovi massacri contro la Comunità
Successi raggiunti:
- La Definizione e l’applicazione di un progetto di vita che contrappone la resistenza civile nonviolenta alla guerra e la costruzione di una proposta economica di tipo comunitario, al centro della quale viene messa la soddisfazione delle necessità fondamentali della persona e non l’accumulazione dei beni;
- Il rafforzamento delle Zone Umanitarie come meccanismo di protezione per la popolazione civile e di applicazione del Diritto Internazionale
- La riaffermazione della popolazione civile come soggetto sociale e politico e non come semplice risorsa strategica manipolata dagli attori armati;
- L’accoglienza delle famiglie sfollate della zona per facilitare i loro ritorno appena possibile nella loro terra;
- La produzione biologica e solidale;
- La prevenzione affinché i giovani non si vincolino ai vari gruppi armati;
- La tutela delle vedove e degli orfani
- La formazione per il superamento nonviolento dei conflitti;
- La convivenza di diverse confessioni religiose;
- La difesa dei diritti umani
- Il contrasto della controriforma agraria con la pratica della proprietà collettiva della terra;
- Il superamento delle ineguaglianze nei rapporti di lavoro, attraverso la formazione di gruppi di lavoro nei quali ciascuno è padrone e operaio;
- Il ricordo vivo dei propri “martiri”.
- La costituzione della Rete delle Comunità in Resistenza e la creazione dell’Università Contadina della Resistenza Civile ( come spazio di formazione collettivo dei membri delle diverse Comunità di Pace e in Resistenza Civile)
 
La Comunità di Pace di San José de Apartadò, al pari di altre esperienze indigene, contadine ed afrocolombiane che in Colombia si oppongono in maniera nonviolenta alla guerra, all’ingiustizia ed allo sfollamento forzato, resiste non solo all’inclemenza di un territorio periferico nel quale la malaria e la povertà fanno da sempre parte della quotidianità, ma anche al terrore generato dalle azioni violente dei gruppi armati contro la popolazione civile ed alla tentazione permanente della vendetta, cosa per niente facile quando le aggressioni sofferte permangono nella più totale impunità.
 
Il futuro di questi valorosi contadini e contadine, è intimamente legato alla solidarietà e alla pressione politica internazionale. Per la sua resistenza, per le azioni di vita che offre, per i martiri caduti, per l’impegno deciso ad offuscare il terrore con la speranza, questo esempio straordinario di nonviolenza, in un contesto tremendamente complicato dal conflitto armato, deve essere considerato Patrimonio dell’Umanità
 
Il 23 marzo 2007 la Comunità di Pace compirà 10 anni di resistenza nonviolenta per la difesa della vita e del territorio dimostrando così che la costruzione di un mondo diverso è possibile
Colombia Vive! Onlus - Rete Italiana di Solidarietà con le Comunità di Pace colombiane
Febbraio 2007
 

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